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Autore: Federico    23/06/2009    1 recensioni
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Genere: Drammatico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Sulle rotte dei pirati

 

Donquijote Doflamingo- Oro e piacere

 

Rotta Maggiore

Alle prime luci dell’alba il vascello pirata “Royal Flamingo”, le vele e la bandiera decorate con uno strano teschio sorridente con sovrapposta una sbarra nera, era ancora all’ancora, silenzioso.

Nelle grande e lussuosa cabina di poppa, intanto, qualcuno si destò e scese dal letto sbadigliando.

Donquijote Doflamingo, capo dell’omonima ciurma, su cui pendeva una tagli di 340 milioni di berry, si trovò davanti due dei suoi tanti schiavi, deferenti e vestiti umilmente, rapiti in chissà quale razzia, che gli porsero gli occhiali da sole e lo aiutarono a indossare un grosso cappotto rosa e una pesante catena d’oro al collo.

Il pirata si sedette affamato al tavolo della colazione e gli furono serviti in brocche e piatti di porcellana cioccolata calda, pane, prosciutto e frutta tropicale.

Pochi minuti dopo che ebbe finito il pasto la porta della cabina si aprì cigolando e all’entrata si affacciò un ragazzo biondo, avvolto in una pesante giacca blu sotto di cui indossava una canottiera rosa, le braccia tatuate, il viso solcato da una cicatrice e solitamente beffardo e maligno, ma ora stranamente rispettoso.

“Oh, signor Bellamy ( lo so che non era nella sua ciurma, ma era comunque un suo subordinato e lo vedevo bene in questo ruolo nda)” disse pulendosi la bocca con un fazzoletto di lino.

“Signor comandante, ci preparavamo a salpare e ho pensato di avvertirvi”.

I due uscirono dalla cabina e si incamminarono per il ponte, fra gli sbuffi degli uomini che lavoravano all’argano e si arrampicavano sui pennoni imprecando.

In poco tempo il veliero acquistò velocità e si diresse in mare aperto; lo scafo pitturato di rosso- rosastro e la polena a forma di fenicottero potevano trarre in inganno chi non conoscesse la nave possentemente armata e il suo equipaggio assetato di sangue.

Doflamingo avrebbe voluto rivolgersi al suo primo ufficiale, così leale e ardimentoso in battaglia, in termini meno formali, ma preferiva non usargli trattamenti di favore perché la sua popolarità fra i marinai sarebbe decaduta parecchio se avesse concesso troppo a quell’attaccabrighe di Bellamy.

“A proposito signor Bellamy, andreste in cabina a prendere la mia spada?” gli chiese.

Il biondo fece appena in tempo a tornare e il capitano ad infilarsi l’arma nella cintura che l’uomo di vedetta urlò sporgendosi dalla coffa: “Nave in vista! Nave a tribordo!”.

Gran parte della ciurma si accalcò alla fiancata per vedere meglio, e l’ufficiale di guardia ringhiò abbassando il cannocchiale e agitando i pugni: “E’ la Marina! Riconoscerei quel fottuto simbolo da cento miglia con gli occhi bendati! Che siano maledetti”.

“Gente, ai posti di combattimento, subito!” ordinò perentorio il comandante mentre i centoventi uomini d’equipaggio correvano su e giù e scendevano dagli alberi e Bellamy rideva satanico portando la mano all’impugnatura del coltello che nascondeva nella tasca dei pantaloni.

“Ma sì, venite pure. Vi aspettiamo calorosamente” pensò ironico Doflamingo sorridendo e appoggiandosi al parapetto, mentre le palle di cannone sparate dal vascello nemico affondavano in acqua vicino al battello pirata sollevando fragorosi spruzzi.

 

***

Neanche dieci minuti dopo era tutto finito.

Era bastato che il capitano con un pugno di uomini abbordasse la nave per provocare una strage.

Doflamingo, seduto sulla fiancata, aveva usato i propri poteri per manovrare gli avversari e costringerli a uccidersi a vicenda, con suo grande spasso.

Bellamy, grazie al frutto del diavolo che aveva mangiato, si era messo a rimbalzare fra il ponte e gli alberi sparando con la pistola e prendendo a pugni o a coltellate chiunque gli capitasse a tiro.

Anche gli altri avevano fatto la loro parte, menando colpi furiosi a destra e manca.

Il capitano prese a calci un marine sanguinante, e, accorgendosi che era ancora vivo, lo infilzò nella gola con la spada, quindi passò le mani sulla ricca elsa dorata e pulì con un fazzoletto la lunga lama, fino a poco prima custodita al sicuro nel fodero e ora lorda di sangue scarlatto.

Un altro tentò di parlare, probabilmente per chiedere pietà, ma le parole gli morirono in gola perché Cirkeys, secondo ufficiale e grande amico di Bellamy, gli staccò la testa con il suo grosso pugnale.

“Questi bastardi non si meritano nient’altro” sentenziò acido facendo scorrere il dito lungo la lama per controllare che fosse ancora affilata a dovere.

Stavano per andarsene quando sentirono un fruscio e si accorsero di un marinaio che, appostato su un pennone, prendeva di mira il comandante pirata con un moschetto.

Con un tranquillo gesto della mano, Doflamingo lo costrinse a gettare l’arma, quindi egli stesso salì in piedi sulla fiancata e saltò giù.

La differenza fu che lui atterrò sulla “Royal Flamingo”, mentre l’altro precipitò nel vuoto gridando.

“Che ne facciamo capo della nave? Volete che la prendiamo a rimorchio?” chiese Bellamy.

“No, un veliero mi basta e avanza. Bruciatela o lasciatela andare alla deriva” replicò lui senza nemmeno voltarsi. “A proposito: Bellamy, Cirkeys, avete combattuto bene, quindi aspettatevi una quota extra di bottino. In più stasera siete tutti invitati a cena nella mia cabina”.

 

***

La sera trascorse veloce, e i convitati tracannarono fiumi di rum e vini fra i più pregiati del mondo, certo frutto di mille abbordaggi.

Per Bellamy, Cirkeys, il nostromo, il navigatore e il capo cannoniere erano rare le occasioni in cui cenavano nella grande e lussuosa cabina di poppa e non nel piccolo e puzzolente quadrato ufficiali, e ciò significava che il capitano era ben disposto nei loro confronti.

La stanza, interamente in legno pregiato, era tappezzata da tende e tappeti di seta intrecciati con oro e diamanti, predati da ricchissime navi, e da manifesti da ricercato di Doflamingo, in segno di narcisismo e vanteria.

Dopo il pasto, il comandante estrasse da una scatoletta argentata una coppia di dadi d’avorio e invitò gli altri a una partita.

“Come ben sapete signori” disse lui gettando i dadi e ottenendo dieci “la mia filosofia di vita è: goditi tutto finché puoi, e non avere rimpianti”.

“Ce ne eravamo accorti già da quando ci siamo imbarcati la prima volta signore” replicò Cirkeys fra il serio e il sarcastico. “Oh! Sembra che io abbia ottenuto due sei!”.

Doflamingo gli consegnò con assoluta noncuranza e una grossa risata una borsa piena di monete d’oro zecchino, quindi continuò: “Il mio stile di vita vi sembrerà esagerato e tendente al lusso e alla strafottenza, ma solo così l’uomo può vivere felice e senza preoccupazioni”.

“Senza dubbio capitano” annuì Bellamy mezzo ubriaco e probabilmente non molto cosciente.

“Che senso ha fare la vita del pirata, breve, pericolosa e faticosa, vagando per anni fra mari insidiosi e isole deserte, schiacciando chiunque incontri sul tuo cammino, se poi devi morire affogato, di febbre, avvolto nel tuo sudore, con una spada in corpo, tagliato in due da una cannonata o appeso a una forca fra lo scherno di quelli che fino al giorno prima ti idolatravano?”.

Tutti tacquero, in attesa della risposta a quella domanda retorica.

“Il senso lo ottieni se puoi vivere al calduccio o al fresco, con una bottiglia di rum in mano, una bella ragazza al tuo fianco, una montagna d’oro e gemme ai tuoi piedi e il tuo nome sulla bocca di tutti! Così deve ragionare un pirata, non come quegli stupidi che vivono inseguendo chimere e ideali…Citrulli…Non hanno ancora capito che con i sogni non ci si riempie la pancia e che uno come Gold Roger non nascerà mai più! Dovremmo spazzare via tutta quella gentaglia, e costruire una nuova generazione di bucanieri fedeli a me e a me soltanto. Una nuova era!”.

Tutti farfugliarono sottovoce fra di loro e, dopo aver escluso che il capitano fosse ubriaco, convennero che aveva ragione e decisero di suggellare le sue parole con un brindisi.

“Alla nuova era della pirateria! E alla salute del nostro beneamato condottiero, Donquijote Doflamingo!” gridarono sbattendo i boccali e ingoiando soddisfatti il vino dolce e nerastro.

  
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