“Mamma
sono a casa.”
Boruto
chiuse la porta alle sue spalle e camminò fino in cucina dove trovò sua madre
ai fornelli. Nell’aria c’era un buon odore di…
“Stai
facendo gli Hamburger!”
All’Uzumaki
brillarono gli occhi. Sua madre gli stava facendo il suo piatto preferito.
Che bello, stasera mi
abbufferò di Hamburger!
“Vai
a posare lo zaino in camera, fra poco si cena.”
Boruto
obbedì e corse verso la stanza, buttando lo zaino sul letto e scendendo un
attimo dopo. Guardandosi intorno, però, notò qualcosa di strano.
“Dov’è
Himawari?”
Dov’era
sua sorella? Perché non era corsa a salutarlo? Perché non era ad aiutare la
mamma a preparare la tavola e la cena?
“Tua
sorella per stasera starà dal nonno e dalla zia Hanabi.”
“E
perché?”
“Deve
fare un allenamento particolare per il Byakugan.”
“Himawari
è sempre impegnata con gli allenamenti. Fra quelli col nonno e la zia e quelli
con Temari-sama non c’è praticamente mai a casa, come papà.”
Se
ne rese conto un attimo dopo averlo detto. Aveva paragonato sua sorella a suo
padre. La stessa assenza, la stessa stilettata di dolore. Strinse la mascella e
nascose la tristezza dietro un’alzata di spalle, andandosi a sedere a tavola
mentre sua madre posava i piatti su di esso.
“Boruto.”
“Mh.”
“Siediti
a mangiare. Parliamo un po’.”
“E
di cosa dovremmo mai parlare, scusa?”
Se
ne pentì un attimo dopo, notando lo sguardo ferito di sua madre nascosto un
attimo dopo da uno sguardo severo.
“Non
volevo, scusa.”
Regnò
un silenzio pesante, fatto di frasi e gesti non fatti, rotto solo dal rumore
delle bacchette.
“In
un certo senso posso capirti.”
Quella
semplice frase aveva attirato tutta l’attenzione del biondo, che adesso pendeva
dalle labbra di sua madre. Come poteva capirlo se lui non aveva mai detto a
nessuno, tranne ai suoi amici, come si sentiva davvero? Forse voleva parlare di
quando, qualche giorno fa, aveva risposto in quel modo a quello scemo di suo
padre?
“Tuo
nonno fin da bambina, e parecchi anni dopo, mi ha trattata e vista sempre come
una debole. Ero il disonore della famiglia e non ero degna di portare il nome
degli Hyuga.”
“Ma
che dici? Il nonno non…”
“Lo
farebbe mai? Ne sei convinto? Tuo nonno non era come lo conosci adesso. Ci sono
voluti anni, guerre e tuo padre per farlo cambiare.”
“Che
c’entra papà?”
Hinata
gli sorrise, mettendogli nel piatto un altro hamburger, mentre per lei si
versava un bicchiere d’acqua.
“Tuo
padre ha contribuito nel far cambiare tuo nonno nei miei confronti e ha dovuto
sudare sette camice per farsi accettare.”
Al
sol ricordare quegli avvenimenti un sorriso comparve sul suo volto. Boruto si
sorprese nel constatare che per lui e Himawari sua madre aveva un altro
sorriso. Simile, ma non come quello che Hinata aveva ogni volta che parlava di
Naruto.
“Quello
che voglio farti capire è questo. Tuo padre ha vissuto la solitudine in prima
persona. È testardo, agisce d’istinto e si caccia spesso nei guai, ma non è
solo questo. È un gran lavoratore, un amico fidato, qualcuno che si è fatto in
mille per i suoi amici e ha teso la mano ai suoi nemici. Ha reso il suo
Villaggio la sua famiglia quando quest’ultima lo ha additato come mostro per
una colpa che non ha. Tutto il Villaggio della Foglia è la sua famiglia, non
solo noi e fa di tutto per proteggerci. Può non essere il padre migliore del
mondo e puoi anche pensare che non tenga a noi o che pensi solo al lavoro visto
che è Hokage. Ma ora ti faccio una domanda. Tu cosa avresti fatto al posto suo?
Come avresti agito? Prima di additare una persona e farle del male con parole
che non si merita mettiti nei suoi panni.”
Hinata
posò le posate sul piatto e prese una mano del figlio fra le sue, stringendola
appena.
“Tuo
padre ti ama, cercate di venirvi incontro. Puoi farlo?”
“Vedremo.”
Borbottò
qualcos’altro, distogliendo lo sguardo dal sorriso di sua madre e cercando di
non arrossire. Sua madre lo aveva costretto, gentilmente, a mettersi nei panni
di suo padre, andandogli incontro.
Non ti prometto
nulla!
“Grazie.”
“Quindi
papà lo ami.”
“Darei
la mia vita per lui.”
“E
lui? Farebbe altrettanto?”
“Sì.”
Quel
secco monosillabo non diede possibilità di ribattere, facendolo finire di
mangiare per poi andarsene in camera sua. Chiuse la porta alle sue spalle e si
sdraiò a letto, guardando il soffitto. Quella chiacchierata con sua madre lo
aveva colpito più di quanto desse a vedere, ma una frase gli rimbombava nelle
orecchie quando si alzò da tavola.
“Tu e tuo padre siete
molto più simili di quanto pensi.”
“Io
non sono simile a quello scemo di mio padre.”
Mise
su il broncio, chiudendo gli occhi e riaprendoli un attimo dopo, dopo aver
sentito la porta di casa aprirsi e chiudersi.
Non può essere…
Aprì
la porta senza fare il minimo rumore ed uscì dalla stanza, camminando verso la
cucina. Sentì distintamente la voce di suo padre e la risata di sua madre.
“È
andata bene oggi?”
“Quelle
pratiche non finivano più. Sia io che Shikamaru avevamo bisogno di tornare a
casa.”
“Hai
mangiato?”
“No,
ma ho preso del ramen da Ichikaru.”
Hinata
rise, seguita a ruota da Naruto. L’unica cosa che vide Boruto, affacciandosi
alla cucina senza farsi vedere dai suoi genitori, fu la carezza gentile che suo
padre fece a sua madre.
Che smielato!
Ritornò
in camera sua e chiuse la porta a chiave, buttandosi a letto.
Io non sono simile a
mio padre e mai lo sarò!