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Autore: Echocide    01/12/2017    3 recensioni
Una piccola raccolta di missing moments dedicata alla serie 'Quantum Universe'.
01. Come Adrien e Rafael si conobbero...
A pelle, sentiva proprio che quella sarebbe stata una persona da tenere alla larga: troppo sicuro di sé, troppo sfrontato, troppo…tutto.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Scene
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 743 (Fidipù)
Note: E finalmente si ritorna! Si riprende a postare dopo un mese di riposo! Che cosa strana riprendere, devo dire, dopo tutto questo tempo: che dire? Si ricomincia con Scene - che era veramente tanto che non aggiornavo - e dopo Manon e Jérèmie è arrivato il turno di Thomas. Questo capitolo si colloca, esattamente, dopo il 64 di Miraculous Heroes 3 con i pensieri del giovane sulla battaglia avvenuta e sulle sue sensazioni.
E non vi sto ad annoiare più di tanto, anche perché oggi...beh, oggi... ok, non vi dico niente, semplicemente vedrete.
Passo quindi alle classiche informazioni di rito: vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

 

Lei era a pochi passi di distanza, lo sguardo rivolto verso di lui che implorava aiuto, la bocca che si muoveva e sussurrava il suo nome ma nessun suono giungeva alle sue orecchie, mentre sentiva addosso le catene che lo trattenevano: non poteva raggiungerla, non poteva salvarla.
Poteva semplicemente osservare e rimanere impotente.
Debole e inutile.
Thomas si svegliò con il respiro ansante, ritrovandosi a osservare il soffitto immerso nel buio notturno mentre il corpo era ancora in balia delle sensazioni che aveva provato: il cuore batteva nel petto, le gambe tremavano e la sua mente sembrava non riuscire a staccarsi dal sogno che aveva appena fatto.
No, non sogno.
Ricordo era il termine più corretto, perché ciò che aveva appena rivissuto era l’illusione che l’emissario di Qionqgi gli aveva propinato durante l’ultimo scontro; chiudendo gli occhi poteva rivedere Place d’Italie immersa nella sua caotica tranquillità e la sensazione che tutto andava per il meglio, fino a quando non l’aveva vista al centro della piccola area verde che fungeva da fulcro della rotatoria.
Lei era lì, in balia di quei soldati neri che aveva visto quel giorno al centro commerciale con la madre, la prima volta che aveva avuto un incontro ravvicinato con gli altri: Manon era in mano loro e, sebbene sapesse benissimo che gli uomini di Maus erano stati sconfitti, non aveva potuto far altro che rimanere impalato e completamente succube della paura.
Voleva salvarla ma il suo corpo non riusciva a muoversi.
Voleva aiutarla ma era…era…
Debole. Troppo debole.
Lasciò andare l’aria, tirando a sedere sul letto e passandosi le mani sul volto, cercando di scacciare gli ultimi strascichi del sogno mentre un sorriso lieve gli piegò le labbra quando sentì Nooroo borbottare qualcosa nel sonno: non era sicuro di cosa aveva detto ma era certo di aver captato parole come ‘Stark’ e ‘sfiga’.
Rimase a fissare il punto dove aveva posizionato la cesta in cui il kwami dormiva, continuando a tenere il sorriso appena accennato in volto: Nooro era fiducioso e credeva in lui, due cose che non comprendeva del piccolo folletto.
Non era forte.
Non aveva l’esperienza degli altri.
Non era neanche la vera scelta del maestro, dato che lui aveva optato per sua sorella, sbagliando però camera nel momento di lasciare il Miraculous.
Non era nulla, se non un ragazzino patetico e debole che, anche quella volta, non era riuscito a far niente.
Sbuffò, lasciandosi cadere sul letto e fissando nuovamente il soffitto della propria camera, stringendo appena il lenzuolo fra le dita e cercando di bloccare, per quanto possibile, i pensieri senza successo: troppa la tentazione di mettersi a paragone con gli altri, di venire sconfitto dal confronto.
Non aveva l’esperienza di Adrien, l’estro creativo nel combattimento di Rafael o la prestanza fisica di Wei.
Non era neppure intelligente quanto Alex.
Non aveva l’educazione militare di Felix o la saggezza di Fu.
Non aveva la sicurezza di Gabriel.
Non era come nessun’altro degli uomini del gruppo.
Non aveva nulla, se non la sua debolezza.
Come poteva definirsi eroe di Parigi? Come poteva combattere e pensare di proteggere qualcuno? Di proteggere lei?
Con quale mezzo? Con quale forza?
L’ultimo scontro con Qionqgi aveva riportato a galla tutto questo, mettendolo davanti a ciò che sapeva benissimo ma preferiva ignorare: avrebbe dovuto lasciare il Miraculous, riconsegnarlo al maestro non appena appreso tutto ma l’idea di essere un supereroe lo aveva tentato, lusingato e non era stato capace di rinunciare, di consegnare il Miraculous e fare finta che non fosse successo niente.
Un altro sinonimo della sua debolezza.
Si girò nel letto, aggrottando lo sguardo quando vide il led del proprio cellulare lampeggiare: allungò la mano e recuperò l’apparecchio dal comodino, osservando l’anteprima di un messaggio e poi l’orario. Perché Manon gli scriveva a quell’ora?
Si sistemò meglio sotto le coperte, aprendo il testo e sorridendo quando si accorse, fin dalle prime righe, cosa l’amica gli aveva mandato: aveva concluso una fanfiction su una delle sue coppie preferite di un anime che stava seguendo e aveva sentito il bisogno di condividere con lui il tutto.
Ridacchiò, mentre leggeva il commento spassionato della ragazzina e sentendo finalmente le spire del sogno lasciarlo libero: niente catene che lo trattenevano, niente pensieri che lo angosciavano e gli sbattevano in faccia la reale situazione.
Avrebbe continuato il giorno successivo, ripreso dove il messaggio di Manon lo aveva interrotto.
Adesso voleva semplicemente lasciarsi contagiare dalla passione e dalle emozioni che la ragazzina gli aveva scritto.
 

   
 
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