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Autore: Toujours Pur    01/12/2017    2 recensioni
Ci sono amori destinati a durare per sempre, nonostante gli errori.
Tratto dal primo capitolo
"Se solo fosse stata meno orgogliosa lo avrebbe rincorso."
"Ma c’era l’orgoglio di Benji, lui non l’avrebbe mai perdonata."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si dice che ciò che non ciò che non ci uccide fortifica, e Charlotte nella sua vita più volte aveva sperimentato la veridicità di quelle parole, ma in quel momento il dolore che provava era così profondo e dilaniante da non permetterle di scorgere una via d'uscita. Voleva reagire, però il pensiero continuava a fermarsi su quel giorno che aveva cambiato tutto. Poche parole che avevano sancito una condanna. Una condanna che non era solo sua, ma anche di Benji. Lei non poteva dargli la cosa che più desiderava, una famiglia e dei figli, e ogni volta che lo guardava la voragine che aveva nel petto diventava sempre più grande e profonda. Si sentiva terribilmente in colpa e in lei si stava facendo di nuovo largo la voglia di sparire, la stessa che aveva provato anni prima. Benji, invece, si sentiva come un animale ferito in gabbia. Vedeva il dolore di Charlotte, ma non riusciva a trovare il modo di arrivare a lei. Da quando l’avevano dimessa ed erano tornati a casa, la vedeva persa dietro ai suoi fantasmi che lui non poteva combattere, nonostante lo volesse con tutto se stesso. Lei era l’unica che poteva vincere la battaglia, lui poteva solo accompagnarla in quel cammino, tenendole la mano più forte che poteva.

Benji entrò nel grande salone del suo appartamento, si guardò intorno e individuò la fidanzata. La ragazza era seduta al tavolo e guardava fuori dalla grande finestra, davanti a lei una massa di documenti finanziari in attesa di essere esaminati. Vederla lì, estraniata da tutto e tutti, lo faceva sentire impotente. Fu in quel momento che gli tornò alla mente ciò che era accaduto durante il ricovero di lei.

Era tornato a villa Price poco dopo che Charlotte, sfinita per il lungo pianto, si era addormentata. In lui si agitavano tanti di quei sentimenti contrastanti, da non riuscire a razionalizzare il tutto. Entrò in casa con un gran mal di testa, sua madre gli corse incontro e lo abbracciò forte, ma lui in quel momento voleva essere lasciato in pace e stare da solo, però l’apprensione di una mamma non si ferma davanti a nulla.
“Benji come stai? E Charlotte?” domandò con preoccupazione Camille Price.
Il ragazzo la guardò con occhi vacui, per poi accorgersi che la madre stava aspettando una risposta.
“Come vuoi che stia” le rispose con rabbia, “sta come una a cui è appena crollato il mondo addosso. Si è addormentata sfinita dal pianto”, dopo cercò di andare al piano di sopra. Tuttavia la donna non voleva demordere, non prima di essersi assicurata dello stato del figlio.
“Voglio sapere anche come stai tu” asserì con insistenza.
Il ragazzo sbuffò irritato e si passò nervoso una mano tra i capelli, poi a denti stretti le rispose: “Sto bene, almeno per quanto bene possa stare uno che ha appena perso un figlio. Adesso se non ti dispiace voglio andare di sopra e riposare un po’, domani andrò in ospedale.”
Camille tentò di trattenere il figlio, ma Micheal Price le mise una mano sulla spalla e le fece capire di lasciarlo andare. Una volta chiuso nella sua stanza, Benji comprese la portata di tutto quello che era successo. Una rabbia cieca si impossessò di lui, riuscendo addirittura a sopraffare il dolore. Fu con questo stato d’animo che il portiere iniziò a buttare all’aria e a distruggere tutto quello che gli capitava a tiro, urlando tutta la sua ira e il proprio dolore. Quando anche l’ultimo suppellettile andò in frantumi, cadde in ginocchio come una marionetta a cui hanno tagliato i fili, e finalmente pianse. Pianse per lei, per lui, per quel bambino che non sarebbe mai nato e per tutti quelli che non avrebbero potuto avere.
La signora Price, appena sentì i primi rumori, si alzò dalla poltrona e fece per andare nella stanza del figlio, ma nuovamente il marito la bloccò.
“Lascialo sfogare, ne ha bisogno. Così domani davanti a lei sarà più sereno e potrà aiutarla al meglio.”


Mentre ricordava, Charlotte si accorse di lui. Lo fissava eppure era come se non lo vedesse davvero. Gli occhi della ragazza apparivano lontani, lei era lì, ma la testa era altrove, un luogo che lui non poteva raggiungere. Poi come se fosse improvvisamente tornata alla realtà, gli sorrise. Era un sorriso spento, che non arrivava agli occhi, almeno però era un piccolo passo in avanti.

“Ciao” disse Charlotte con voce bassa, dando l’impressione che se avesse parlato a voce più alta l’equilibrio precario si sarebbe rotto.

Benji le si avvicinò e, dopo averle posato un delicato bacio sulla testa, affermò: “Il dottore ti ha detto di non stancarti troppo. Lo sai che non ti fa bene in questo periodo.”

La ragazza si rabbuiò e dopo aver guardato i fogli davanti a lei, iniziò a raccoglierli con rabbia. Il portiere non era preparato a quella reazione, in quel periodo l’unica emozione della fidanzata era stata la malinconia, così non si accorse che il vulcano Charlotte stava per esplodere.

“Il dottore non può togliermi il lavoro, non può proibirmi l’unica cosa che sono capace di fare nella mia vita” rispose quasi sibilando.

“Char, ma cosa diavolo stai dicendo?” chiese confuso.

“Lascia perdere” controbatté lei, facendo per andarsene.

“No che non lascio perdere. Spiegati, fammi capire” disse il campione fermandola per un braccio.

Gli occhi di lei bruciarono di rabbia e lacrime trattenute. “Sto dicendo che non me ne importa nulla di quello che ha detto il dottore!” esclamò con forza. “Se anche lo ascoltassi, se facessi quello che mi ha detto, il risultato non cambierebbe. Avrò sempre lo stesso problema, che me ne stia buona o che salti da una parte all’altra del mondo. Per non parlare del fatto che ho condannato anche te a tutto questo. Che te ne fai di una donna che non può darti un figlio?” concluse lasciando la stanza in lacrime.

Benji spiazzato ci mise un po’ a reagire, ma appena si fu ripreso la seguì. Trovò Charlotte seduta sul letto che piangeva in silenzio, le si avvicinò e si inginocchio davanti, poggiando le mani sulle gambe di lei per fargli sentire la sua vicinanza. Quando fu certo di avere la sua attenzione, iniziò a parlare.

“Char, ascoltami bene” cominciò cercando di trovare le parole giuste da dirle, dato che per lui parlare apertamente di sentimenti era qualcosa di enormemente difficile. “Tu sei la cosa migliore che mi sia successa in tutta la mia vita. Non negherò di desiderare tanto un figlio, ma desidero che sia nostro. Neanche quando stavo con Julia, e parlavamo di matrimonio, ho mai pensato a dei figli. Inoltre il dottore non ha detto che non possiamo, avremmo solo qualche difficoltà in più, ma noi non ci siamo arresi mai davanti a niente e non inizieremo di certo adesso. E poi potremmo sempre adottare. Quindi smettila di logorarti l’anima pensando di avermi condannato all’infelicità. Ti amo e sei tu la donna con cui voglio stare e invecchiare” disse accarezzandola contento perché per la prima volta da quando tutto era iniziato lei sorrideva per davvero.

Dopo le parole di lui, la ragazza si sentiva pronta ad affrontare quelle che sarebbero state le insidie del futuro. Era fiduciosa, per la prima volta dopo tempo, di non essere sola e di non essere un peso per l’uomo che di fronte a lei la guardava con amore e dolcezza. Spesso dimenticava che Benji non era come i suoi genitori, che qualsiasi cosa sarebbe successa, lui non l’avrebbe mai lasciata sola.

“Sono la donna più fortunata al mondo ad averti. Sei speciale e io ti amo immensamente” gli disse dandogli un dolce bacio sulle labbra.


Angolo autrice
Salve a tutti. Mi scuso per non aver pubblicato prima, ma sono stata impegnata con la tesi e i preparativi per la discussione. Finalmente anche il master sta per finire.
Grazie a chi segue la mia storia, a chi legge in silenzio, e alle due splendide lettrici che lasciano sempre un loro pensiero dandomi la possibilità di migliorarmi.
Spero che questo capitolo vi piaccia. Un' ultima cosa, più che altro una curiosità, come la immaginate Charlotte?
Un saluto, Anny

 

  
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