Fanfic su attori > Ryan Reynolds
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Autore: bebe    01/12/2017    1 recensioni
Una ragazza ricca, figlia unica di un famoso produttore, fidanzata con il rampollo di un'altra agiata famiglia californiana, ovviamente approvato dal padre, incontra un attore più grande di lei, con un intenso passato sentimentale e se ne innamora. ricambiata. Ma riuscirà il loro sentimento a resistere alle malelingue, ai pettegolezzi, ed all'ostilità del padre di lei?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Che hai lì? Mi sembra di sentire un buon profumino” gli domandò Victoria, forse anche per spezzare la tensione fra Ryan ed  Andrew.

Ryan sorrise e posò la confezione di una nota pasticceria di New York sul bancone della cucina.

“Sei peggio di un cane da tartufo” ridacchiò “E’ la torta di mele della Magnolia Bakery, la tua preferita. Ci sono passato davanti ed ho pensato di entrare per prendertene una, così se ti prende una delle tue voglie, saremo preparati” rispose sorridendo.

Poi tornò a guardare Andrew.

“Forse è meglio che vi lasci soli. Ne approfitto per fare alcune commissioni” riprese a dire, pronto a togliere il disturbo, perché era certo che suo ‘suocero’ non smaniasse per stare nella stessa stanza con lui.

“No, non serve. Resta pure, noi qui avevamo quasi finito. Non devi andartene perché ci sono io, questa è casa tua e poi conto di passare spesso a trovare Victoria e non voglio costringerti ogni volta ad eclissarti” osservò Andrew.

“Noi due non siamo partiti esattamente col piede giusto e non fingerò di aver cambiato idea su di te, continuo ad avere alcuni dubbi, ma quello che più mi importa è che mia figlia stia bene e sia felice ed è chiaro che è felice qui con te, quindi credo che potremmo mettere da parte ostilità ed antipatie e cercare non dico di essere amici, ma quantomeno di comportarci civilmente per il bene di Victoria, che ne dici?” rimarcò, addirittura porgendogli la mano.

Le sue parole spiazzarono Ryan, che di certo non si aspettava di sentire Avery così disponibile nei suoi confronti.  Spostò lo sguardo da Andew a Vicky, che li stava osservando quasi in apnea, altrettanto sorpresa dal discorso del padre.

“Dico che si può fare” rispose, abbozzando un sorriso e stringendo la mano all’uomo “Forse l’unica cosa che abbiamo e che avremo mai in comune è Victoria, e presto anche Alex, ed entrambi vogliamo vederla felice. E magari un giorno, con un po' di fortuna, capirà che non sono poi così male” aggiunse, sorridendo più tranquillo. Entrambi, però, si voltarono, quando sentirono Vicky tirare appena sul col naso.

“Oh non badate a me, per carità!” disse, soffiandosi il naso “E’ colpa di questi dannati ormoni! Piango anche davanti ai cartoni, è ridicolo” aggiunse con un’aria buffa, facendo ridere i due uomini.

“Resti per pranzo, papà?” domandò poi, quasi speranzosa.

Andrew sembrava combattuto, ma alla fine accettò l’invito e si fermò da loro per pranzo. Era stato sincero con Ryan, non aveva cambiato idea dalla mattina alla sera rispetto a lui, ma ora era certo di aver preso la decisione giusta, perché nessun pregiudizio o preconcetto nei confronti di quell’uomo, che oggettivamente non conosceva, poteva giustificare il protrarsi della guerra fredda con sua figlia. Adorava Vicky ed aveva sofferto molto nello starle lontano, anche se era stata una sua scelta. Intanto, passando del tempo con lei e Ryan, aveva l’opportunità di imparare a conoscerlo, ed in effetti si rese conto quasi da subito, solo osservandolo interagire con la figlia ed aiutarla in cucina, che non era così male come se l’era immaginato. Sicuramente ci sarebbe voluto del tempo per lui per arrivare ad accettarlo ed accoglierlo a braccia aperte in famiglia, ma intanto era un inizio, piccoli passi verso la reciproca conoscenza. Andrew si fermò pochissimo a New York in quell’occasione, ma subito dopo la trasferta di lavoro a Londra, tornò nuovamente nella Grande Mela per passare del tempo con la figlia, anche perché la data del parto ormai si avvicinava.

In realtà poi il termine fissato dalla ginecologa per la gravidanza passò e solo dopo un’altra settimana, quando ormai Victoria temeva che avrebbero dovuto indurle il parto, che Alexander decise di venire al mondo. Le contrazioni iniziarono la mattina prestissimo, e dopo la corsa in ospedale, ci vollero altre 10 ore prima che il principino si decidesse a vedere la luce. Il parto era stato naturale e doloroso, in certi momenti la ragazza pensava non sarebbe mai riuscita a farcela, ma poi le bastò vedere il musetto dolce del suo frugoletto per dimenticare tutto e capì cos’era l’amore incondizionato ed immediato, perché era esattamente quello che aveva provato da subito, appena i suoi occhi avevano incontrato quelli del piccolo Alexander. Ryan era lì ovviamente, le era rimasto accanto per tutta la durata del travaglio e del parto, incassando anche epiteti poco carini che la ragazza, presa dai dolori delle contrazioni, gli aveva rifilato, oltre alle strizzate degne di una morsa d’acciaio alle mani, ed ora fissava lei e quell’aquilotto con aria adorante e gli occhi lucidi. Non era il primo figlio per lui, ma era come se lo fosse, la gioia e l’eccitazione si rinnovavano ogni volta, ed era il primo maschietto.

“Ciao campione!” disse, con la voce rotta, allungando l’indice verso la manina di Alex, che subito l’afferrò, facendoli sorridere entrambi.

“Però! Che presa!” ridacchiò fiero il neo papà.

“Sei stata bravissima! Ti amo” aggiunse in un soffio, posando un bacio morbido sulla fronte di Vicky.

Le infermiere poi si occuparono di entrambi, e solo dopo un’oretta riportarono la mamma ed il piccolo nella loro stanza, dove Ryan li aspettava insieme ad Andrew ed a Charlotte, che era riuscita ad arrivare a New York un paio di giorni prima del parto.  I primi giorni furono frenetici ed intensi, come sempre accade con un neonato. Victoria era riuscita a riposare un po' solo durante i due giorni in ospedale, ma appena a casa naturalmente iniziò il tour de force. Aveva imparato a cambiare i pannolini, e le infermiere le avevano dato dei suggerimenti sull’allattamento, ma il bello veniva ora, con la pratica sul campo. Alex, tutto sommato, era anche abbastanza bravo, ma si svegliava puntualissimo ogni tre ore per la poppata e quando aveva fame, strillava come una sirena, tanto che spesso Vicky temeva che avrebbe finito con lo svegliare anche i vicini. Ryan la aiutava come poteva, ma non poteva sostituirla per i pasti del piccino. Però era sempre pronto a cambiargli i pannolini, ed era dolcissimo col piccolino. Sembrava l’unico in grado di farlo calmare quando piangeva, lo cullava con una pazienza infinta finchè l’aquilotto non si arrendeva al sonno. Si era calato nuovamente ed in maniera naturale nel ruolo di papà, già allenato con le prime due figlie, ed era davvero bravissimo col piccolo. Era paziente, dolce, attento e molto premuroso. Ma anche Victoria se la cavava bene, meglio di quanto si era immaginata. Certo, accudire un neonato era molto impegnativo, e spesso si era chiesta se ce l’avrebbe fatta, ma era rimasta spiazzata nel constatare quanto le venisse naturale seguire il paperotto, come se avesse sempre fatto la mamma. E non si stancava mai di osservarlo, soprattutto quando dormiva pacifico o quando era in braccio a Ryan e lo osservava curioso, studiandolo, sgranando i suoi occhioni. Era un’impresa per i due genitori dormire, più che altro cercavano di coordinarsi coi tempi di Alex e di riposare quando lui dormiva, ma a volte era difficile. Victoria si sentiva una specie di mucca ambulante, ed anche Ryan era esausto. Nelle primissime settimane, com’era prevedibile, non furono mai da soli, c’era sempre qualcuno ad aiutarli, o zia Charlotte oppure Andrew, ed erano volati dal Canada anche la madre di Ryan, Tammy, ed uno dei fratelli, Terry. Per Vicky era stata una specie di battesimo del fuoco, era molto nervosa e tesa per l’incontro con i Reynolds. Era la primissima volta che incontrava Tammy, non si erano ancora mai viste e temeva di essere giudicata e che la donna fosse mal disposta nei suoi confronti, ma per fortuna, le cose andarono meglio di quanto sperasse, probabilmente anche grazie all’arrivo del nipotino. Tammy era talmente eccitata per essere diventata nuovamente nonna, che mise da parte qualsiasi riserva, un po' come stava facendo Andrew con Ryan. Terry, invece, si dimostrò da subito molto gentile e disponibile con Vicky, era un tipo sveglio, spiritoso, aveva lo stesso senso dell’umorismo di Ryan, e la fece sentire da subito parte della tribù Reynolds, invitandola ad andare a trovarli appena possibile a Vancouver, così avrebbe potuto conoscere anche gli altri fratelli e tutti i nipoti.

Le settimane passarono velocemente, e poi i mesi e quasi senza che se ne rendessero conto, si ritrovarono al primo compleanno di Alexander, che decisero di festeggiare sia a NY, con nonno Andrew e zia Charlotte, che a Vancouver. Quell’occasione sarebbe stata la primissima trasferta di Vicky in Canada, ed il primo volo in aereo per Alex. Per fortuna, non aveva preso dal padre l’antipatia per gli aerei. Aveva piangiucchiato un po' durante il decollo, ma poi si era addormentato ed aveva continuato a dormire placidamente per tutto il volo, fino a Vancouver. Era cresciuto molto, tanto che Tammy quasi stentò a riconoscere il nipotino, nonostante Vicky e Ryan inviassero loro una marea di foto via mail. In quel particolare periodo, sembrava somigliare più a Victoria, aveva i suoi occhi azzurri, ma il taglio era quello di Ryan, ed aveva i capelli biondo cenere, ma sicuramente sarebbe cambiato ancora molto di lì in poi. Per l’occasione Blake aveva permesso a Ryan di portare con sé anche James ed Ines, così la gioia della nonna paterna fu completa. Ormai erano una grande famiglia allargata e quando si riunivano con gli altri fratelli Reynolds, diventavano una vera e propria tribù. Victoria si chiedeva dove Tammy e le cognate trovassero tanta energia per cucinare per tutta la famiglia. Ovviamente non bastava una tavolata per riunirli tutti, ma in fondo era anche quello il bello. Le feste o i pranzi passati con tutti i Reynolds, con quel chiasso e quelle chiacchiere e risate erano sempre indimenticabili. Ormai la ragazza si era inserita bene in famiglia, aveva vinto anche le ultime resistenza di mamma Reynolds, che voleva solo vedere il figlio più piccolo, il suo cocco a detta di tutti, felice e sereno, esattamente come desiderava suo padre per lei.

I bambini crescevano bene, James ed Ines continuavano a stare da loro un paio di giorni la settimana e per la notte a week end alterni, Alex diventava sempre più vispo e vivace, ormai trotterellava per la casa e ben presto divenne necessario traslocare in una più grande. Non fu semplice per Ryan e Vicky lasciare quell’appartamento, dove avevano passato i loro primi tempi dopo il trasferimento di lei da Los Angeles, avevano tanti bei ricordi lì, Alexander ci aveva passato il suo primo anno di vita, ma ormai stavano stretti e non avevano altra scelta. Riuscirono a trovare una casa adatta a loro, sempre a New York, in una zona residenziale, tranquilla e con del verde. Era la classica abitazione e newyorkese con una piccola scalinata in ferro battuto all’ingresso, disposta su due piani, con 5 camere da letto, così ogni bambino avrebbe avuto la sua stanzetta ed in più ne sarebbe rimasta una per gli ospiti, 3 bagni, cucina, salotto, lavanderia e giardino sul retro. Era perfetta per loro e non servivano grossi restauri, giusto una rinfrescata alle pareti. Riuscirono a traslocare in tempo per il Natale, che festeggiarono proprio lì, con Andrew e Charlotte ed anche Skyler, che si era unita a loro per le feste col neo marito. Negli ultimi anni le cose erano molto cambiate anche per lei ed alla fine aveva ceduto alla corte impenitente di un avvocato, e lo aveva sposato.

Dopo essere rimasti entrambi fermi ai box per godersi il primo anno di vita del figlio, sia Ryan che Victoria tornarono gradualmente al lavoro. Lui aveva accettato un paio di ruoli per film le cui riprese si sarebbero svolte proprio a New York, per non allontanarsi dalla famiglia e per non costringere Vicky a volare in capo al mondo con Alex per raggiungerlo, e poi in estate sarebbero volati a Vancouver tutti insieme per le riprese dell’ennesimo sequel di Deadpool. Lei, invece, si stava occupando di una sorta di succursale della Avery Production che Andrew aveva deciso di aprire nella Grande Mela. Ormai la vita di sua figlia era lì, e lui stesso non escludeva affatto di potersi a sua volta trasferire lì un giorno, forse nemmeno troppo lontano, così aveva deciso di iniziare a gettare le basi in vista della pensione e del trasferimento. In realtà non vedeva l’ora di cedere l’onere dell’attività a Victoria e di fare solo il nonno. Adorava Alexander, lo viziava indegnamente, come fanno puntualmente i nonni, ed adorava passare anche del tempo con le figlie di Ryan, quando erano in visita a casa loro. Jamie ed Ines si divertivano sempre con lui, lo consideravano come una sorta di Babbo Natale, forse per la barba che portava.

I rapporti fra Ryan e Blake erano molto migliorati col tempo. Non che potessero definirsi amici, visti i loro trascorsi, ma erano cordiali l’uno con l’altra e collaboravano per il bene delle loro figlie. Blake si era risposata con un regista emergente, ed era diventata la sua musa, tanto che ormai girava solo film diretti dal marito, con successi altalenanti, ma sembrava finalmente soddisfatta ed appagata.

Sembrava che tutto, finalmente, si fosse risolto e sistemato, che tutti i tasselli del puzzle fossero finiti al loro posto. L’unica cosa che mancava, forse, era il matrimonio. In realtà non ne avevano mai parlato. Fra loro era nato tutto in maniera inaspettata ed imprevista, avevano forse bruciato le tappe, e si erano ritrovati ad essere una famiglia senza averlo programmato, ma era esattamente quello che volevano, e nonostante qualche discussione, più che fisiologica in una coppia, soprattutto dopo l’arrivo di un figlio, nessuno dei due si era mai pentito delle scelte fatte. Erano innamorati ed affiatati e si sentivano già una famiglia a tutti gli effetti, anche senza fede all’anulare. In cuor suo, tuttavia, Victoria sperava sempre che un giorno Ryan le avrebbe fatto la proposta, ma non aveva mai affrontato direttamente l’argomento con lui, forse perché temeva che, dopo due divorzi, lui non volesse più saperne. Non voleva metterlo sotto pressione, obbligarlo a fare qualcosa che evidentemente non era pronto a fare, né rischiare di rovinare il loro rapporto e turbare l’ottimo equilibrio che avevano trovato solo per avere un pezzo di carta che la riconosceva come signora Reynolds.

Il tempo passava velocemente, forse anche troppo, ed in men che non si dica, i due si ritrovarono diretti, insieme ad Alex, che aveva ormai quasi tre anni, a Los Angeles per la cerimonia dei Golden Globes. Ryan era stato nominato, come accadeva ormai quasi puntualmente, per Deadpool, in diverse categorie, fra cui miglior attore, ma finora non aveva mai vinto. Era comunque contento, perché ricevere delle nominations ad un premio prestigioso come i Golden Globes era già un’immensa soddisfazione per lui, un riconoscimento che non avrebbe mai nemmeno sperato di ricevere nei dieci anni che gli erano serviti anche solo per avere l’ok per la produzione del primo. Quel film era una specie di quarto figlio per lui, e ne andava fiero. Soprattutto, era orgoglioso di poter condividere quel momento con Victoria. Lei ancora detestava cordialmente le occasioni mondane, negli ultimi anni non erano stati particolarmente attivi da quel punto di vista, e fatta eccezione per le prime dei film di Ryan, lei si era tenuta volentieri in disparte, preferiva lavorare dietro le quinte, collaborare col padre nella produzione di films, ma senza poi partecipare all’aspetto mondano del lavoro. Ma quella serata era speciale per Ryan e lei non poteva né voleva mancare. Per l’occasione, aveva indossato un abito di Reem Acra, con corpetto dorato, senza spalline, e gonna vaporosa di tulle nero, sandali nelle tonalità dell’oro e nero di Paul Andrew, gioielli d’oro giallo con diamanti neri di David Yurman. I capelli, biondo miele, erano raccolti in una treccia morbida laterale, ad incorniciarle il visto radioso, truccato in maniera leggera per farle risaltare gli occhi luminosi. Era bellissima, e Ryan rimase quasi senza fiato, quando lo raggiunse di sotto. Ad onor del vero, nemmeno lui era male, anzi, era perfetto fasciato nel suo tuxedo blu notte di Armani, con tanto di papillon. Il sale e pepe nella barba e nei capelli lo rendevano irresistibile.

“Sei bellissima” le disse, quasi senza fiato, guardandola come se la vedesse per la prima volta.

“Grazie! Anche tu sei molto affascinante!” rispose vispa, sistemandogli il farfallino.

“Sono quasi sempre vestita comoda per correre dietro ad Alex in casa, volevo solo sentirmi un po' più sexy e femminile stasera, anche perché non voglio farti fare brutta figura sul red carpet” rispose sorridendo.

“Non mi faresti fare brutta figura nemmeno se uscissi con addosso un sacco di iuta! Sei sempre bella, anche e soprattutto quando rincorri Alex in casa e ci giochi” rispose, guardandola con aria adorante.

“Belli!” esclamò Alex, indicando i genitori, in braccio al nonno, che si era affacciato dal salotto. Sarebbe rimasto a casa insieme al bimbo, barattando più che volentieri una serata mondana con una col nipote.

“Visto come sono belli mamma e papà? “ rimarcò sorridendo Andrew “Adesso però andate! Noi qui abbiamo da fare! Dobbiamo finire il puzzle degli Avengers!” aggiunse più eccitato del nipotino.

“Avengers?” rimarcò Ryan, inarcando un sopracciglio “Mai niente di Deadpool, vero? Neanche per caso. Che strano!” aggiunse, fintamente polemico.
“Deadpool non è adatto ad un bimbo così piccolo” rispose tranquillo Andrew. Negli ultimi anni aveva avuto modo di imparare a conoscere il compagno della figlia e si era dovuto ricredere su di lui. Era una brava persona, adorava Victoria e stravedeva per il piccolo di casa. Si era reso conto che molti pregiudizi che aveva nei suoi confronti erano del tutto infondati e che si era sbagliato nel giudicarlo così male e così avventatamente.

Salutati nonno e pargolo, Ryan e Vicky uscirono di casa e salirono sulla limousine che li avrebbe accompagnati al Beverly Hilton, dove si sarebbe tenuta la premiazione.

“Facciamo un brindisi” propose Ryan, non appena l’auto partì, versando dello champagne in uno dei flute che erano stati preparati per loro sulla limo.

“Brindiamo a noi, e a questa serata! Comunque vada, sarò felicissimo! Tanto so che non vincerò! C’è ancora Gosling fra gli altri candidati, ma mi va bene lo stesso! E’ già una vittoria la nomination e poi arrivo con la donna più bella mai vista” precisò vispo, sporgendosi per baciarla “Non bevi?” le domandò.

“No, preferisco di no. Sono nervosa, sai che reggo poco le bollicine! Che figura ti farei fare se inciampassi nell’abito sul red carpet?” rise.

“Andrà bene e non inciamperai! Non ti lascerei mai inciampare!” la rassicurò, baciandola ancora.

Nel giro di una ventina di minuti, arrivarono a destinazione. Si capiva chiaramente dal rumore in sottofondo e dalle grida dei fans che aspettavano i loro idoli che erano arrivati al Beverly Hilton. Ryan scese dalla limo e fece il giro per aprire la portiera a Vicky.

“Inizia l’immersione!” rise lei, sistemandosi l’abito e seguendo poi Ryan sul red carpet. Mano nella mano, posarono insieme per i fotografi che chiamavano a gran voce. Da fuori poteva sembrare facile e divertente posare in quelle occasioni, ma Victoria trovava che fosse peggio di una visita dal dentista! Sorridere quasi a comando, voltarsi da questa o quella parte. Certo, andare in miniera era decisamente peggio, ma lei ancora non si era abituata a quel risvolto della medaglia. Ryan, invece, sembrava totalmente a suo agio, forse perché era felice, soddisfatto di quanto aveva fatto, professionalmente e personalmente, e fiero di essere lì con Victoria. Dopo una decina di minuti passati a posare, Ryan la lasciò solo per firmare autografi e fare selfies con alcuni fans, e per rispondere a poche domande dei giornalisti presenti.

Una volta entrati in sala, si accomodarono al tavolo a loro assegnato, dove’erano stati sistemati anche il regista di Deadpool 3, alcuni colleghi di Ryan, ed un paio di produttori che Vicky conosceva bene. La serata scivolò via velocemente, grazie anche alla conduzione frizzante di Seth Meyers, e solo verso la fine arrivò il momento della premiazione per la categoria Miglior Attore. Ryan era convinto di non farcela, così quando Gal Gadot, che presentava il premio insieme a Robert Downey Jr, pronunciò il suo nome, Vicky dovette rifilargli un paio di pizzichi sul braccio per convincerlo che aveva davvero vinto e che o stavano aspettando sul palco.

Ancora incredulo, ma felicissimo, Ryan guadagnò il palco, portando con sé il regista del film ed iniziò i ringraziamenti di rito. Era visibilmente emozionato ed eccitato, sembrava un bambino davanti all’albero di Natale. Aveva lavorato sodo per anni per arrivare dov’era e Victoria era così fiera di lui e felice che finalmente avesse ottenuto un riconoscimento. Lui non era solito eccedere in parole smielate ed in dichiarazione d’amore pubbliche, ed anche in quell’occasione, dopo aver ringraziato gli addetti ai lavori, aveva tenuto per ultima, ma non certo per importanza, Victoria, limitandosi a ringraziarla per averlo sempre supportato e sopportato e per averle regalato un mini Deadpool, cioè Alex. Considerati i suoi standards, era anche troppo per lui, lei lo sapeva ed a maggior ragione si era emozionata nel vederlo sul palco con quel premio in mano ed a sentirlo parlare di lei.

Ovviamente, dopo la premiazione, Ryan si trovò travolto da un ciclone di interviste, foto, e poi l’after party. Solo a notte fonda, lui e Victoria fecero ritorno a casa. Le luci erano tutte spente, sia nonno Andrew che Alex erano a letto da ore, ormai, la casa era tutta per loro. Per prima cosa, Vicky si sfilò i tacchi, mentre Ryan, ormai libero del papillon, che era finito nella clutch di lei, e senza giacca, recuperò una bottiglia di vino e due bicchieri dalla cucina, prima di raggiungerla.

“Ultimo brindisi, prometto!” le disse ridendo.

“Direi che è stata una serata perfetta, Mr Deadpool” rise Vicky osservandolo “Sei felice?” gli domandò, accarezzandogli un braccio.

Lui ci pensò su qualche istante.

“Si. E no” ammise. Lei lo fissò con aria interrogativa.

“Non sei mai contento tu!” lo prese in giro “Sei stato bravissimo su quel palco ed io sono molto fiera di te. Lo sarei anche senza Golden Globe, ma so che ci tenevi. E te lo meritavi” aggiunse, sporgendosi per baciarlo.

Lui ricambiò quel bacio, ma quando si staccò lei riconobbe nel suo sguardo quel particolare guizzo che compariva sempre, quando tramava qualcosa. Lo stesso che anche Alexander sembrava aver ereditato.

“Che ti frulla per la testa?” gli domandò divertita.

“No, niente. Solo, pensavo che per rendere perfetta questa serata, manca una cosa” riprese a dire, fissandola intensamente.

Lei era un po' incerta, non era sicura di aver capito a cosa si riferisse.

“Amore, io sono stanca morta, e poi di sopra c’è anche mio padre. Non possiamo rimandare il festeggiamento privato a domani?” rimarcò incerta.

“No, no, non intendevo quello! Cioè, non che mi farebbe schifo, ma la presenza di tuo padre inibisce anche me!” rise “Intendevo un’altra cosa” rispose, per poi alzarsi ed andare a frugare nella tasca della giacca, da cui tirò fuori una scatolina di velluto blu, quelle tipiche delle gioiellerie.

A Vicky bastò vedere quella piccola confezione per sussultare. Lo stomaco le sfarfallava, ma non voleva saltare a conclusioni affrettate. Lui era così fuori di testa a volte, che poteva benissimo trattarsi di orecchino o di un ciondolo, anche se il tipo di scatolina suggeriva ben altro contenuto.

Lui la fissò per qualche istante, con quello sguardo così intenso, e poi si avvicinò a lei e si mise addirittura in ginocchio, come voleva la prassi in quelle circostanze.

“Non mentivo in auto, prima della cerimonia, quando dicevo che mi bastava la nomination, perché il premio più grande per me siete tu, Alex, Jamie ed Ines. Senza di voi, sarei perso. So che non abbiamo mai parlato seriamente di matrimonio, tu non mi hai mai chiesto niente, ed io mi sento sposato con te anche senza anello al dito, ma credo sia arrivato il momento di fare le cose per bene. Quindi…” rimarcò, aprendo la scatolina e svelandone il contenuto, cioè un solitario montato su un anello di oro bianco “Victoria Avery, vuoi fare di Wade Wilson un uomo onesto e sposarmi?” le domandò sorridendo emozionato.

Lei quasi non lo fece finire di parlare e disse subito si, allacciandogli le braccia al collo e baciandolo con trasporto.

“Mi sembri contenta” ridacchiò lui, prendendola affettuosamente in giro e stringendola a sé “Ti amo” le sussurrò poi all’orecchio.

“Anch’io ti amo!” rispose lei, prima di baciarlo ancora.

Avrebbero continuato ancora, ma in fondo Ryan era un uomo insospettabilmente romantico, così si staccò per infilarle l’anello al dito. Le stava perfetto.

“Adesso me lo concedi un brindisi? E’ tutta la sera che ci provo, ma tu trovi scuse, anche durante la cena della premiazione! Adesso non rischi più di inciampare” osservò, riempiendole il bicchiere.

Lei sorrise vispa.

“Non posso bere” rispose.

“Come non puoi bere?” le domandò lui, senza capirne la ragione.

Lei ridacchiò e si alzò.

“Non sei l’unico capace di stupire con effetti speciali, Reynolds! Anche io so calare l’asso!” riprese a dire con aria sibillina. Poi prese la sua mano e la posò sul suo pancino, ancora piatto.

“Non posso bere perché sono incinta. Aspettiamo un bambino” gli rivelò infine.

Lui sgranò gli occhi, non nascondendo la sua sorpresa, ma anche la sua eccitazione.

“Davvero?” esclamò entusiasta.

Lei annuì. “So che non abbiamo parlato di allargare la famiglia, ma non siamo neanche stati attenti. Sarà un caos in casa con tre figli ed un neonato, ma per fortuna Jamie ed Ines sono grandine ora!” aggiunse.

“Da quanto lo sai?” le domandò.

“Circa una decina di giorni. Sono di otto settimane, dovrebbe nascere in agosto” aggiunse.

“Perché non me l’ hai detto subito?”-

“Bè, eri così agitato per i Golden Globe che non volevo aggiungere altra carne al fuoco. E poi pensavo che se non avessi vinto sarebbe stata comunque una bella consolazione o un doppio successo in caso di vittoria. Non lo sa ancora nessuno, non l’ho detto nemmeno a papà e zia Charlotte. Dovevi essere tu il primo a sapere”- gli rispose.

“Grazie”- le disse dal profondo del cuore, anche se sapeva bene che non c’erano parole sufficienti per ringraziarla davvero di tutto quello che aveva fatto per lui, di come aveva sopportato la situazione quando la loro storia era iniziata e le critiche dopo che era diventata di dominio pubblico “Sono così felice e ti amo così tanto, che non saprei nemmeno spiegarlo”

“E’ stato un piacere. Comunque non ho fatto tutto da sola!”  gli rispose divertita “Anche io sono felice! Speravo che mi chiedessi di sposarti, ma sarei stata bene lo stesso. Mi sentivo già sposata con te, ma visto che hai presto questo bell’anello e mi hai fatto una dichiarazione con tutti i crismi, sposiamoci presto!” aggiunse vispa, prima di baciarlo nuovamente, lasciando che fossero i baci e le sue attenzioni a dimostrargli concretamente quanto profondamente anche lei lo amasse.

 

 

THE END

 

 

 

  
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