“Che hai lì? Mi
sembra di sentire un buon profumino” gli
domandò Victoria, forse anche per spezzare la tensione fra
Ryan ed Andrew.
Ryan sorrise e posò la
confezione di una nota pasticceria di
New York sul bancone della cucina.
“Sei peggio di un cane da
tartufo” ridacchiò “E’ la
torta di
mele della Magnolia Bakery, la tua preferita. Ci sono passato davanti
ed ho
pensato di entrare per prendertene una, così se ti prende
una delle tue voglie,
saremo preparati” rispose sorridendo.
Poi tornò a guardare
Andrew.
“Forse è meglio
che vi lasci soli. Ne approfitto per fare
alcune commissioni” riprese a dire, pronto a togliere il
disturbo, perché era
certo che suo ‘suocero’ non smaniasse per stare
nella stessa stanza con lui.
“No, non serve. Resta pure,
noi qui avevamo quasi finito.
Non devi andartene perché ci sono io, questa è
casa tua e poi conto di passare
spesso a trovare Victoria e non voglio costringerti ogni volta ad
eclissarti”
osservò Andrew.
“Noi due non siamo partiti
esattamente col piede giusto e
non fingerò di aver cambiato idea su di te, continuo ad
avere alcuni dubbi, ma
quello che più mi importa è che mia figlia stia
bene e sia felice ed è chiaro
che è felice qui con te, quindi credo che potremmo mettere
da parte ostilità ed
antipatie e cercare non dico di essere amici, ma quantomeno di
comportarci
civilmente per il bene di Victoria, che ne dici?”
rimarcò, addirittura
porgendogli la mano.
Le sue parole spiazzarono Ryan, che
di certo non si
aspettava di sentire Avery così disponibile nei suoi
confronti. Spostò
lo sguardo da Andew a Vicky, che li
stava osservando quasi in apnea, altrettanto sorpresa dal discorso del
padre.
“Dico che si può
fare” rispose, abbozzando un sorriso e
stringendo la mano all’uomo “Forse
l’unica cosa che abbiamo e che avremo mai in
comune è Victoria, e presto anche Alex, ed entrambi vogliamo
vederla felice. E
magari un giorno, con un po' di fortuna, capirà che non sono
poi così male”
aggiunse, sorridendo più tranquillo. Entrambi,
però, si voltarono, quando
sentirono Vicky tirare appena sul col naso.
“Oh non badate a me, per
carità!” disse, soffiandosi il naso
“E’ colpa di questi dannati ormoni! Piango anche
davanti ai cartoni, è ridicolo”
aggiunse con un’aria buffa, facendo ridere i due uomini.
“Resti per pranzo,
papà?” domandò poi, quasi speranzosa.
Andrew sembrava combattuto, ma alla
fine accettò l’invito e
si fermò da loro per pranzo. Era stato sincero con Ryan, non
aveva cambiato
idea dalla mattina alla sera rispetto a lui, ma ora era certo di aver
preso la
decisione giusta, perché nessun pregiudizio o preconcetto
nei confronti di
quell’uomo, che oggettivamente non conosceva, poteva
giustificare il protrarsi
della guerra fredda con sua figlia. Adorava Vicky ed aveva sofferto
molto nello
starle lontano, anche se era stata una sua scelta. Intanto, passando
del tempo
con lei e Ryan, aveva l’opportunità di imparare a
conoscerlo, ed in effetti si
rese conto quasi da subito, solo osservandolo interagire con la figlia
ed
aiutarla in cucina, che non era così male come se
l’era immaginato. Sicuramente
ci sarebbe voluto del tempo per lui per arrivare ad accettarlo ed
accoglierlo a
braccia aperte in famiglia, ma intanto era un inizio, piccoli passi
verso la
reciproca conoscenza. Andrew si fermò pochissimo a New York
in quell’occasione,
ma subito dopo la trasferta di lavoro a Londra, tornò
nuovamente nella Grande
Mela per passare del tempo con la figlia, anche perché la
data del parto ormai
si avvicinava.
In realtà poi il termine
fissato dalla ginecologa per la
gravidanza passò e solo dopo un’altra settimana,
quando ormai Victoria temeva
che avrebbero dovuto indurle il parto, che Alexander decise di venire
al mondo.
Le contrazioni iniziarono la mattina prestissimo, e dopo la corsa in
ospedale,
ci vollero altre 10 ore prima che il principino si decidesse a vedere
la luce.
Il parto era stato naturale e doloroso, in certi momenti la ragazza
pensava non
sarebbe mai riuscita a farcela, ma poi le bastò vedere il
musetto dolce del suo
frugoletto per dimenticare tutto e capì cos’era
l’amore incondizionato ed
immediato, perché era esattamente quello che aveva provato
da subito, appena i
suoi occhi avevano incontrato quelli del piccolo Alexander. Ryan era
lì
ovviamente, le era rimasto accanto per tutta la durata del travaglio e
del
parto, incassando anche epiteti poco carini che la ragazza, presa dai
dolori
delle contrazioni, gli aveva rifilato, oltre alle strizzate degne di
una morsa
d’acciaio alle mani, ed ora fissava lei e
quell’aquilotto con aria adorante e
gli occhi lucidi. Non era il primo figlio per lui, ma era come se lo
fosse, la
gioia e l’eccitazione si rinnovavano ogni volta, ed era il
primo maschietto.
“Ciao campione!”
disse, con la voce rotta, allungando
l’indice verso la manina di Alex, che subito
l’afferrò, facendoli sorridere
entrambi.
“Però! Che
presa!” ridacchiò fiero il neo papà.
“Sei stata bravissima! Ti
amo” aggiunse in un soffio,
posando un bacio morbido sulla fronte di Vicky.
Le infermiere poi si occuparono di
entrambi, e solo dopo
un’oretta riportarono la mamma ed il piccolo nella loro
stanza, dove Ryan li
aspettava insieme ad Andrew ed a Charlotte, che era riuscita ad
arrivare a New
York un paio di giorni prima del parto.
I
primi giorni furono frenetici ed intensi, come sempre accade con un
neonato.
Victoria era riuscita a riposare un po' solo durante i due giorni in
ospedale,
ma appena a casa naturalmente iniziò il tour de force. Aveva
imparato a
cambiare i pannolini, e le infermiere le avevano dato dei suggerimenti
sull’allattamento, ma il bello veniva ora, con la pratica sul
campo. Alex,
tutto sommato, era anche abbastanza bravo, ma si svegliava
puntualissimo ogni
tre ore per la poppata e quando aveva fame, strillava come una sirena,
tanto
che spesso Vicky temeva che avrebbe finito con lo svegliare anche i
vicini.
Ryan la aiutava come poteva, ma non poteva sostituirla per i pasti del
piccino.
Però era sempre pronto a cambiargli i pannolini, ed era
dolcissimo col
piccolino. Sembrava l’unico in grado di farlo calmare quando
piangeva, lo
cullava con una pazienza infinta finchè
l’aquilotto non si arrendeva al sonno.
Si era calato nuovamente ed in maniera naturale nel ruolo di
papà, già allenato
con le prime due figlie, ed era davvero bravissimo col piccolo. Era
paziente,
dolce, attento e molto premuroso. Ma anche Victoria se la cavava bene,
meglio
di quanto si era immaginata. Certo, accudire un neonato era molto
impegnativo,
e spesso si era chiesta se ce l’avrebbe fatta, ma era rimasta
spiazzata nel
constatare quanto le venisse naturale seguire il paperotto, come se
avesse
sempre fatto la mamma. E non si stancava mai di osservarlo, soprattutto
quando
dormiva pacifico o quando era in braccio a Ryan e lo osservava curioso,
studiandolo, sgranando i suoi occhioni. Era un’impresa per i
due genitori
dormire, più che altro cercavano di coordinarsi coi tempi di
Alex e di riposare
quando lui dormiva, ma a volte era difficile. Victoria si sentiva una
specie di
mucca ambulante, ed anche Ryan era esausto. Nelle primissime settimane,
com’era
prevedibile, non furono mai da soli, c’era sempre qualcuno ad
aiutarli, o zia
Charlotte oppure Andrew, ed erano volati dal Canada anche la madre di
Ryan,
Tammy, ed uno dei fratelli, Terry. Per Vicky era stata una specie di
battesimo
del fuoco, era molto nervosa e tesa per l’incontro con i
Reynolds. Era la
primissima volta che incontrava Tammy, non si erano ancora mai viste e
temeva
di essere giudicata e che la donna fosse mal disposta nei suoi
confronti, ma
per fortuna, le cose andarono meglio di quanto sperasse, probabilmente
anche
grazie all’arrivo del nipotino. Tammy era talmente eccitata
per essere
diventata nuovamente nonna, che mise da parte qualsiasi riserva, un po'
come
stava facendo Andrew con Ryan. Terry, invece, si dimostrò da
subito molto
gentile e disponibile con Vicky, era un tipo sveglio, spiritoso, aveva
lo
stesso senso dell’umorismo di Ryan, e la fece sentire da
subito parte della
tribù Reynolds, invitandola ad andare a trovarli appena
possibile a Vancouver,
così avrebbe potuto conoscere anche gli altri fratelli e
tutti i nipoti.
Le settimane passarono velocemente, e
poi i mesi e quasi
senza che se ne rendessero conto, si ritrovarono al primo compleanno di
Alexander, che decisero di festeggiare sia a NY, con nonno Andrew e zia
Charlotte, che a Vancouver. Quell’occasione sarebbe stata la
primissima
trasferta di Vicky in Canada, ed il primo volo in aereo per Alex. Per
fortuna,
non aveva preso dal padre l’antipatia per gli aerei. Aveva
piangiucchiato un
po' durante il decollo, ma poi si era addormentato ed aveva continuato
a
dormire placidamente per tutto il volo, fino a Vancouver. Era cresciuto
molto,
tanto che Tammy quasi stentò a riconoscere il nipotino,
nonostante Vicky e Ryan
inviassero loro una marea di foto via mail. In quel particolare
periodo,
sembrava somigliare più a Victoria, aveva i suoi occhi
azzurri, ma il taglio
era quello di Ryan, ed aveva i capelli biondo cenere, ma sicuramente
sarebbe
cambiato ancora molto di lì in poi. Per
l’occasione Blake aveva permesso a Ryan
di portare con sé anche James ed Ines, così la
gioia della nonna paterna fu
completa. Ormai erano una grande famiglia allargata e quando si
riunivano con
gli altri fratelli Reynolds, diventavano una vera e propria
tribù. Victoria si
chiedeva dove Tammy e le cognate trovassero tanta energia per cucinare
per
tutta la famiglia. Ovviamente non bastava una tavolata per riunirli
tutti, ma
in fondo era anche quello il bello. Le feste o i pranzi passati con
tutti i
Reynolds, con quel chiasso e quelle chiacchiere e risate erano sempre
indimenticabili. Ormai la ragazza si era inserita bene in famiglia,
aveva vinto
anche le ultime resistenza di mamma Reynolds, che voleva solo vedere il
figlio
più piccolo, il suo cocco a detta di tutti, felice e sereno,
esattamente come
desiderava suo padre per lei.
I bambini crescevano bene, James ed
Ines continuavano a
stare da loro un paio di giorni la settimana e per la notte a week end
alterni,
Alex diventava sempre più vispo e vivace, ormai
trotterellava per la casa e ben
presto divenne necessario traslocare in una più grande. Non
fu semplice per
Ryan e Vicky lasciare quell’appartamento, dove avevano
passato i loro primi
tempi dopo il trasferimento di lei da Los Angeles, avevano tanti bei
ricordi
lì, Alexander ci aveva passato il suo primo anno di vita, ma
ormai stavano
stretti e non avevano altra scelta. Riuscirono a trovare una casa
adatta a
loro, sempre a New York, in una zona residenziale, tranquilla e con del
verde.
Era la classica abitazione e newyorkese con una piccola scalinata in
ferro
battuto all’ingresso, disposta su due piani, con 5 camere da
letto, così ogni
bambino avrebbe avuto la sua stanzetta ed in più ne sarebbe
rimasta una per gli
ospiti, 3 bagni, cucina, salotto, lavanderia e giardino sul retro. Era
perfetta
per loro e non servivano grossi restauri, giusto una rinfrescata alle
pareti.
Riuscirono a traslocare in tempo per il Natale, che festeggiarono
proprio lì,
con Andrew e Charlotte ed anche Skyler, che si era unita a loro per le
feste
col neo marito. Negli ultimi anni le cose erano molto cambiate anche
per lei ed
alla fine aveva ceduto alla corte impenitente di un avvocato, e lo
aveva
sposato.
Dopo essere rimasti entrambi fermi ai
box per godersi il
primo anno di vita del figlio, sia Ryan che Victoria tornarono
gradualmente al
lavoro. Lui aveva accettato un paio di ruoli per film le cui riprese si
sarebbero svolte proprio a New York, per non allontanarsi dalla
famiglia e per
non costringere Vicky a volare in capo al mondo con Alex per
raggiungerlo, e
poi in estate sarebbero volati a Vancouver tutti insieme per le riprese
dell’ennesimo sequel di Deadpool. Lei, invece, si stava
occupando di una sorta
di succursale della Avery Production che Andrew aveva deciso di aprire
nella
Grande Mela. Ormai la vita di sua figlia era lì, e lui
stesso non escludeva
affatto di potersi a sua volta trasferire lì un giorno,
forse nemmeno troppo
lontano, così aveva deciso di iniziare a gettare le basi in
vista della
pensione e del trasferimento. In realtà non vedeva
l’ora di cedere l’onere
dell’attività a Victoria e di fare solo il nonno.
Adorava Alexander, lo viziava
indegnamente, come fanno puntualmente i nonni, ed adorava passare anche
del
tempo con le figlie di Ryan, quando erano in visita a casa loro. Jamie
ed Ines
si divertivano sempre con lui, lo consideravano come una sorta di Babbo
Natale,
forse per la barba che portava.
I rapporti fra Ryan e Blake erano
molto migliorati col
tempo. Non che potessero definirsi amici, visti i loro trascorsi, ma
erano
cordiali l’uno con l’altra e collaboravano per il
bene delle loro figlie. Blake
si era risposata con un regista emergente, ed era diventata la sua
musa, tanto
che ormai girava solo film diretti dal marito, con successi
altalenanti, ma
sembrava finalmente soddisfatta ed appagata.
Sembrava che tutto, finalmente, si
fosse risolto e
sistemato, che tutti i tasselli del puzzle fossero finiti al loro
posto.
L’unica cosa che mancava, forse, era il matrimonio. In
realtà non ne avevano
mai parlato. Fra loro era nato tutto in maniera inaspettata ed
imprevista,
avevano forse bruciato le tappe, e si erano ritrovati ad essere una
famiglia
senza averlo programmato, ma era esattamente quello che volevano, e
nonostante
qualche discussione, più che fisiologica in una coppia,
soprattutto dopo
l’arrivo di un figlio, nessuno dei due si era mai pentito
delle scelte fatte.
Erano innamorati ed affiatati e si sentivano già una
famiglia a tutti gli
effetti, anche senza fede all’anulare. In cuor suo, tuttavia,
Victoria sperava
sempre che un giorno Ryan le avrebbe fatto la proposta, ma non aveva
mai
affrontato direttamente l’argomento con lui, forse
perché temeva che, dopo due
divorzi, lui non volesse più saperne. Non voleva metterlo
sotto pressione, obbligarlo
a fare qualcosa che evidentemente non era pronto a fare, né
rischiare di
rovinare il loro rapporto e turbare l’ottimo equilibrio che
avevano trovato
solo per avere un pezzo di carta che la riconosceva come signora
Reynolds.
Il tempo passava velocemente, forse
anche troppo, ed in men
che non si dica, i due si ritrovarono diretti, insieme ad Alex, che
aveva ormai
quasi tre anni, a Los Angeles per la cerimonia dei Golden Globes. Ryan
era
stato nominato, come accadeva ormai quasi puntualmente, per Deadpool,
in
diverse categorie, fra cui miglior attore, ma finora non aveva mai
vinto. Era
comunque contento, perché ricevere delle nominations ad un
premio prestigioso
come i Golden Globes era già un’immensa
soddisfazione per lui, un
riconoscimento che non avrebbe mai nemmeno sperato di ricevere nei
dieci anni
che gli erano serviti anche solo per avere l’ok per la
produzione del primo.
Quel film era una specie di quarto figlio per lui, e ne andava fiero.
Soprattutto, era orgoglioso di poter condividere quel momento con
Victoria. Lei
ancora detestava cordialmente le occasioni mondane, negli ultimi anni
non erano
stati particolarmente attivi da quel punto di vista, e fatta eccezione
per le
prime dei film di Ryan, lei si era tenuta volentieri in disparte,
preferiva
lavorare dietro le quinte, collaborare col padre nella produzione di
films, ma
senza poi partecipare all’aspetto mondano del lavoro. Ma
quella serata era
speciale per Ryan e lei non poteva né voleva mancare. Per
l’occasione, aveva
indossato un abito di Reem Acra, con corpetto dorato, senza spalline, e
gonna
vaporosa di tulle nero, sandali nelle tonalità
dell’oro e nero di Paul Andrew,
gioielli d’oro giallo con diamanti neri di David Yurman. I
capelli, biondo
miele, erano raccolti in una treccia morbida laterale, ad incorniciarle
il
visto radioso, truccato in maniera leggera per farle risaltare gli
occhi
luminosi. Era bellissima, e Ryan rimase quasi senza fiato, quando lo
raggiunse
di sotto. Ad onor del vero, nemmeno lui era male, anzi, era perfetto
fasciato
nel suo tuxedo blu notte di Armani, con tanto di papillon. Il sale e
pepe nella
barba e nei capelli lo rendevano irresistibile.
“Sei bellissima”
le disse, quasi senza fiato, guardandola
come se la vedesse per la prima volta.
“Grazie! Anche tu sei molto
affascinante!” rispose vispa,
sistemandogli il farfallino.
“Sono quasi sempre vestita
comoda per correre dietro ad Alex
in casa, volevo solo sentirmi un po' più sexy e femminile
stasera, anche perché
non voglio farti fare brutta figura sul red carpet” rispose
sorridendo.
“Non mi faresti fare brutta
figura nemmeno se uscissi con
addosso un sacco di iuta! Sei sempre bella, anche e soprattutto quando
rincorri
Alex in casa e ci giochi” rispose, guardandola con aria
adorante.
“Belli!”
esclamò Alex, indicando i genitori, in braccio al
nonno, che si era affacciato dal salotto. Sarebbe rimasto a casa
insieme al
bimbo, barattando più che volentieri una serata mondana con
una col nipote.
“Visto come sono belli
mamma e papà? “ rimarcò sorridendo
Andrew “Adesso però andate! Noi qui abbiamo da
fare! Dobbiamo finire il puzzle
degli Avengers!” aggiunse più eccitato del
nipotino.
“Avengers?”
rimarcò Ryan, inarcando un sopracciglio “Mai
niente di Deadpool, vero? Neanche per caso. Che strano!”
aggiunse, fintamente
polemico.
“Deadpool non è adatto ad un bimbo così
piccolo” rispose tranquillo Andrew.
Negli ultimi anni aveva avuto modo di imparare a conoscere il compagno
della
figlia e si era dovuto ricredere su di lui. Era una brava persona,
adorava
Victoria e stravedeva per il piccolo di casa. Si era reso conto che
molti
pregiudizi che aveva nei suoi confronti erano del tutto infondati e che
si era
sbagliato nel giudicarlo così male e così
avventatamente.
Salutati nonno e pargolo, Ryan e
Vicky uscirono di casa e salirono
sulla limousine che li avrebbe accompagnati al Beverly Hilton, dove si
sarebbe
tenuta la premiazione.
“Facciamo un
brindisi” propose Ryan, non appena l’auto
partì, versando dello champagne in uno dei flute che erano
stati preparati per
loro sulla limo.
“Brindiamo a noi, e a
questa serata! Comunque vada, sarò
felicissimo! Tanto so che non vincerò!
C’è ancora Gosling fra gli altri candidati,
ma mi va bene lo stesso! E’ già una vittoria la
nomination e poi arrivo con la
donna più bella mai vista” precisò
vispo, sporgendosi per baciarla “Non bevi?”
le domandò.
“No, preferisco di no. Sono
nervosa, sai che reggo poco le
bollicine! Che figura ti farei fare se inciampassi nell’abito
sul red carpet?”
rise.
“Andrà bene e
non inciamperai! Non ti lascerei mai
inciampare!” la rassicurò, baciandola ancora.
Nel giro di una ventina di minuti,
arrivarono a
destinazione. Si capiva chiaramente dal rumore in sottofondo e dalle
grida dei
fans che aspettavano i loro idoli che erano arrivati al Beverly Hilton.
Ryan
scese dalla limo e fece il giro per aprire la portiera a Vicky.
“Inizia
l’immersione!” rise lei, sistemandosi
l’abito e
seguendo poi Ryan sul red carpet. Mano nella mano, posarono insieme per
i
fotografi che chiamavano a gran voce. Da fuori poteva sembrare facile e
divertente posare in quelle occasioni, ma Victoria trovava che fosse
peggio di
una visita dal dentista! Sorridere quasi a comando, voltarsi da questa
o quella
parte. Certo, andare in miniera era decisamente peggio, ma lei ancora
non si
era abituata a quel risvolto della medaglia. Ryan, invece, sembrava
totalmente
a suo agio, forse perché era felice, soddisfatto di quanto
aveva fatto, professionalmente
e personalmente, e fiero di essere lì con Victoria. Dopo una
decina di minuti
passati a posare, Ryan la lasciò solo per firmare autografi
e fare selfies con
alcuni fans, e per rispondere a poche domande dei giornalisti presenti.
Una volta entrati in sala, si
accomodarono al tavolo a loro
assegnato, dove’erano stati sistemati anche il regista di
Deadpool 3, alcuni
colleghi di Ryan, ed un paio di produttori che Vicky conosceva bene. La
serata
scivolò via velocemente, grazie anche alla conduzione
frizzante di Seth Meyers,
e solo verso la fine arrivò il momento della premiazione per
la categoria
Miglior Attore. Ryan era convinto di non farcela, così
quando Gal Gadot, che
presentava il premio insieme a Robert Downey Jr, pronunciò
il suo nome, Vicky
dovette rifilargli un paio di pizzichi sul braccio per convincerlo che
aveva
davvero vinto e che o stavano aspettando sul palco.
Ancora incredulo, ma felicissimo,
Ryan guadagnò il palco,
portando con sé il regista del film ed iniziò i
ringraziamenti di rito. Era
visibilmente emozionato ed eccitato, sembrava un bambino davanti
all’albero di
Natale. Aveva lavorato sodo per anni per arrivare dov’era e
Victoria era così
fiera di lui e felice che finalmente avesse ottenuto un riconoscimento.
Lui non
era solito eccedere in parole smielate ed in dichiarazione
d’amore pubbliche,
ed anche in quell’occasione, dopo aver ringraziato gli
addetti ai lavori, aveva
tenuto per ultima, ma non certo per importanza, Victoria, limitandosi a
ringraziarla per averlo sempre supportato e sopportato e per averle
regalato un
mini Deadpool, cioè Alex. Considerati i suoi standards, era
anche troppo per
lui, lei lo sapeva ed a maggior ragione si era emozionata nel vederlo
sul palco
con quel premio in mano ed a sentirlo parlare di lei.
Ovviamente, dopo la premiazione, Ryan
si trovò travolto da
un ciclone di interviste, foto, e poi l’after party. Solo a
notte fonda, lui e
Victoria fecero ritorno a casa. Le luci erano tutte spente, sia nonno
Andrew
che Alex erano a letto da ore, ormai, la casa era tutta per loro. Per
prima
cosa, Vicky si sfilò i tacchi, mentre Ryan, ormai libero del
papillon, che era
finito nella clutch di lei, e senza giacca, recuperò una
bottiglia di vino e
due bicchieri dalla cucina, prima di raggiungerla.
“Ultimo brindisi,
prometto!” le disse ridendo.
“Direi che è
stata una serata perfetta, Mr Deadpool” rise
Vicky osservandolo “Sei felice?” gli
domandò, accarezzandogli un braccio.
Lui ci pensò su qualche
istante.
“Si. E no”
ammise. Lei lo fissò con aria interrogativa.
“Non sei mai contento
tu!” lo prese in giro “Sei stato
bravissimo su quel palco ed io sono molto fiera di te. Lo sarei anche
senza
Golden Globe, ma so che ci tenevi. E te lo meritavi”
aggiunse, sporgendosi per
baciarlo.
Lui ricambiò quel bacio,
ma quando si staccò lei riconobbe
nel suo sguardo quel particolare guizzo che compariva sempre, quando
tramava
qualcosa. Lo stesso che anche Alexander sembrava aver ereditato.
“Che ti frulla per la
testa?” gli domandò divertita.
“No, niente. Solo, pensavo
che per rendere perfetta questa
serata, manca una cosa” riprese a dire, fissandola
intensamente.
Lei era un po' incerta, non era
sicura di aver capito a cosa
si riferisse.
“Amore, io sono stanca
morta, e poi di sopra c’è anche mio
padre. Non possiamo rimandare il festeggiamento privato a
domani?” rimarcò
incerta.
“No, no, non intendevo
quello! Cioè, non che mi farebbe
schifo, ma la presenza di tuo padre inibisce anche me!” rise
“Intendevo
un’altra cosa” rispose, per poi alzarsi ed andare a
frugare nella tasca della
giacca, da cui tirò fuori una scatolina di velluto blu,
quelle tipiche delle
gioiellerie.
A Vicky bastò vedere
quella piccola confezione per
sussultare. Lo stomaco le sfarfallava, ma non voleva saltare a
conclusioni
affrettate. Lui era così fuori di testa a volte, che poteva
benissimo trattarsi
di orecchino o di un ciondolo, anche se il tipo di scatolina suggeriva
ben
altro contenuto.
Lui la fissò per qualche
istante, con quello sguardo così
intenso, e poi si avvicinò a lei e si mise addirittura in
ginocchio, come
voleva la prassi in quelle circostanze.
“Non mentivo in auto, prima
della cerimonia, quando dicevo
che mi bastava la nomination, perché il premio
più grande per me siete tu,
Alex, Jamie ed Ines. Senza di voi, sarei perso. So che non abbiamo mai
parlato
seriamente di matrimonio, tu non mi hai mai chiesto niente, ed io mi
sento
sposato con te anche senza anello al dito, ma credo sia arrivato il
momento di
fare le cose per bene. Quindi…”
rimarcò, aprendo la scatolina e svelandone il
contenuto, cioè un solitario montato su un anello di oro
bianco “Victoria
Avery, vuoi fare di Wade Wilson un uomo onesto e sposarmi?”
le domandò
sorridendo emozionato.
Lei quasi non lo fece finire di
parlare e disse subito si,
allacciandogli le braccia al collo e baciandolo con trasporto.
“Mi sembri
contenta” ridacchiò lui, prendendola
affettuosamente in giro e stringendola a sé “Ti
amo” le sussurrò poi
all’orecchio.
“Anch’io ti
amo!” rispose lei, prima di baciarlo ancora.
Avrebbero continuato ancora, ma in
fondo Ryan era un uomo
insospettabilmente romantico, così si staccò per
infilarle l’anello al dito. Le
stava perfetto.
“Adesso me lo concedi un
brindisi? E’ tutta la sera che ci
provo, ma tu trovi scuse, anche durante la cena della premiazione!
Adesso non
rischi più di inciampare” osservò,
riempiendole il bicchiere.
Lei sorrise vispa.
“Non posso bere”
rispose.
“Come non puoi
bere?” le domandò lui, senza capirne la
ragione.
Lei ridacchiò e si
alzò.
“Non sei l’unico
capace di stupire con effetti speciali,
Reynolds! Anche io so calare l’asso!” riprese a
dire con aria sibillina. Poi
prese la sua mano e la posò sul suo pancino, ancora piatto.
“Non posso bere
perché sono incinta. Aspettiamo un bambino”
gli rivelò infine.
Lui sgranò gli occhi, non
nascondendo la sua sorpresa, ma
anche la sua eccitazione.
“Davvero?”
esclamò entusiasta.
Lei annuì. “So
che non abbiamo parlato di allargare la
famiglia, ma non siamo neanche stati attenti. Sarà un caos
in casa con tre
figli ed un neonato, ma per fortuna Jamie ed Ines sono grandine
ora!” aggiunse.
“Da quanto lo
sai?” le domandò.
“Circa una decina di
giorni. Sono di otto settimane,
dovrebbe nascere in agosto” aggiunse.
“Perché non me
l’ hai detto subito?”-
“Bè, eri
così agitato per i Golden Globe che non volevo aggiungere
altra carne al fuoco. E poi pensavo che se non avessi vinto sarebbe
stata
comunque una bella consolazione o un doppio successo in caso di
vittoria. Non
lo sa ancora nessuno, non l’ho detto nemmeno a
papà e zia Charlotte. Dovevi
essere tu il primo a sapere”- gli rispose.
“Grazie”- le
disse dal profondo del cuore, anche se sapeva
bene che non c’erano parole sufficienti per ringraziarla
davvero di tutto
quello che aveva fatto per lui, di come aveva sopportato la situazione
quando
la loro storia era iniziata e le critiche dopo che era diventata di
dominio
pubblico “Sono così felice e ti amo
così tanto, che non saprei nemmeno
spiegarlo”
“E’ stato un
piacere. Comunque non ho fatto tutto da sola!” gli rispose divertita
“Anche io sono felice!
Speravo che mi chiedessi di sposarti, ma sarei stata bene lo stesso. Mi
sentivo
già sposata con te, ma visto che hai presto questo
bell’anello e mi hai fatto
una dichiarazione con tutti i crismi, sposiamoci presto!”
aggiunse vispa, prima
di baciarlo nuovamente, lasciando che fossero i baci e le sue
attenzioni a
dimostrargli concretamente quanto profondamente anche lei lo amasse.
THE END