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Autore: __roje    01/12/2017    2 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CAPITOLO 26

Quel pomeriggio sarebbe finito molto male. Dovevo far ricorso a tutta la mia pazienza per non andare li e uccidere Hayato che faceva di tutto per farmi innervosire, e ci riusciva alla grande.
Yoshida aveva notato il mio pessimo umore e cercava di smorzare la tensione chiedendo alla sua amica Mina a cosa volesse giocare. Chissà come, eravamo stati trascinati in una stupida sala giochi.
“Yoshida-kun vorrei provare quel gioco lì!” squittì la ragazzetta afferrando il braccio di Yoshida e in tutta risposta quest’ultimo divenne rosso come un pomodoro.
Lanciai un altra occhiata verso Hayato e lo trovai tutto contento che se ne stava con un altra tipa accanto ad un gioco qualsiasi. Odiava le sale giochi eppure stava recitando perfettamente la parte del principe, e la ragazza sembrava apprezzare molto la cosa sorridendo come un ebete. Quel maledetto.
Nel frattempo a me era andata anche peggio. Altro che terza amica, la cara Mina si era portata con se il fratello, un ragazzo esile e molto timido che se ne stava per le sue preferendo il silenzio piuttosto che chiacchierare un po’ con me. Questa mia situazione non aveva fatto che ridere ancora di più Hayato che gongolava alla grande dentro di se. Sarebbe stato un pomeriggio eterno quello.
Feci un respiro profondo e tentai ancora una volta con un approccio amichevole. “Allora ti chiami Yuya vero?” cercai di iniziare una conversazione ma il ragazzo a stento sollevò lo sguardo dal cellulare per guardarmi. Ero così disgustoso? Quell’atteggiamento fece morire ogni mia voglia di parlarci. “Non vuoi giocare proprio a nulla? Tua sorella e Yoshida sono andati lì vedi?” e indica alle nostre spalle.
Yuya parve seguire la direzione da me indicata ma tornò con la testa sul cellulare poco dopo.
Mi chiedevo una cosa: come mai tutti i tipi strani dovevano capitare proprio a me? E da lontano dovevo anche sorbirmi le risatine che Hayato e quella tipa. Non erano posizionati assai lontano da dove ero, per questo sapevo che lo stava facendo di proposito. Ne fui certo quando mi fulminò con un occhiata di scherno. A quel punto avevo raggiunto il punto di non ritorno e al diavolo tutto! Mi misi in piedi e mi parai proprio davanti a Yuya facendogli ombra, il ragazzo mi parve anche abbastanza confuso.
“Lo so che sei troppo impegnato a non interagire con il tuo prossimo ma oggi tu mi farai compagnia o giuro che questo tuo cellulare me lo metto sotto i piedi e lo faccio diventare coriandoli. Ok?” sorrisi gentilmente per smorzare il tono aggressivo appena usato.
Yuya sbiancò e mi fissò incredulo che gli avessi preso il cellulare con prepotenza mettendomelo in tasca. Lo vidi smarrito, cercava probabilmente la sorella per chiederle aiuto ma non gli diedi il tempo di fare nulla. Lo afferrai per un braccio e in malo modo lo tirai via da quel divanetto trascinandolo accanto ad un gioco qualsiasi e costringendolo praticamente a giocarci. Inizialmente non voleva neppure sedersi il poveretto. “Seduto!” Tuonai severo e il ragazzo obbedì come un bravo cucciolo.
Mi sentii stranamente meglio sebbene stessi sbagliando a prendermela con quel ragazzo ma facendo così riuscii a distrarmi un po’ e potei giocare a qualcosa finalmente. Passarono così due orette li dentro, mentre Yoshida cercava di conquistare la sua bella, e Hayato faceva il cretino.
Poco dopo decidemmo di andare a mangiare in un piccolo locale proposto sempre da Mina, chissà perché Yoshida le dava tutta questa libertà di decidere dove andare. Non era certo il capo gruppo, ma la lasciammo fare visto che molti di noi nemmeno si parlavano.
Una volta nel locale ordinammo del sushi e qualcosa di fritto, ma il principe volle mantenere la sua parte del perfetto ragazzo e ordinò tutte cose leggere quando poi a casa mangiava come una fogna. Falso!
“Non avrei mai creduto che tu potessi conoscere Hayato Maeda” commentò Mina osservando Hayato.
“Oh beh veniamo dallo stesso dojo siamo amici da anni... vero princ- ehm Maeda-san?”
Hayato lo fissò prima cupo e poi sfoderò un falsissimo sorriso di complicità “Certo Yoshida-kun, siamo amicissimi da secoli!” sorrise nel dirlo e ci fece rabbrividire.
“Hayato-kun è davvero dolcissimo!” commentò l’altra oca e da quando aveva iniziato a chiamarlo per nome? La cosa mi irritò ancora di più ma cercai di non darlo a vedere.
Mina rispetto all’altra ochetta sembrava una normalissima ragazza della nostra stessa età, era molto minuta però ma molto carina nel complesso. Aveva occhi e capelli neri, niente di particolare ma armoniosa nel complesso. Non riuscivo a credere che quello fosse il tipo di ragazza che piaceva al mio amico. Beh, io ero l’ultima persona che poteva dare un giudizio visto che di ragazze non ne capivo assolutamente niente, e da quando Hayato era riapparso nella mia vita probabilmente nessuna più si sarebbe avvicinata visto come aveva reagito l’ultima volta in presenza di Mayu.
Yuya nel frattempo se ne stava incollato al suo piatto di sushi e quella serata sarebbe trascorsa così, pensai, fin quando Mina non si accorse della mia presenza.
“Frequenti anche tu il corso di judo?” domandò improvvisamente.
“No, non ho mai fatto judo in vita mia.”
Ne parve sorpresa “Oh scusami, pensavo di si. Hai il corpo di un ragazzo che pratica sport per questo ho chiesto, è vero Fukako?” chiese l’appoggio dell’altra tipa che dovette un attimo distrarsi dal principe.
“Beh sì, è messo bene.”
Mi stavamo facendo qualche sorta di complimento? Me ne resi conto quando notai l’espressione seccata di Hayato che per un attimo era stato eclissato. Ne approfittai dunque. “Non ho mai fatto sport ma me lo dicono spesso, credo sia genetica ahahah” commentai da idiota ma almeno avevo trovato il modo di fargliela pagare per tutte le frecciatine di quel pomeriggio.
“Peccato che la genetica non faccia miracoli per tutti” commentò il principe acidamente.
Lo fissai schifato che si fosse intromesso e Yoshida fu il primo a rendersi conto di cosa stava per accadere.
“Dopo chi vuole andare al karaoke?” domandò per cambiare argomento.
A quel punto Hayato pose fine alla farsa e si sollevò buio come non mai “Al diavolo tutto, io me ne vado a casa” disse semplicemente e lasciò il ristorante senza aggiungere altro.
Era incredibile che avesse improvvisamente mostrato la sua faccia a gente estranea. Di solito era una persona che ci teneva a mostrarsi carino e gentile col prossimo, e ora invece aveva deciso il contrario. A quel punto guardai Yoshida, quest'ultimo capì che lo avrei seguito ma non disse nulla e mi fece cenno con la mano di andare sebbene fossi super mortificato per tutta quella situazione creata da entrambi.
Con la mano gli simulai un ‘perdonami ti prego’ e con la bocca mimò ‘sparisci, su.’ Non lo avrei mai ringraziato abbastanza per tutta quella pazienza nei miei confronti, era un vero amico.
Uscii dal locale con la paura che se ne fosse già andato, il cuore mi tamburellava contro lo sterno e mi domandai com’è che improvvisamente la mia rabbia fosse andata via.
Più che il suo atteggiamento, erano stati i suoi modi gentili ad innervosirmi soprattutto se rivolti verso un altra persona che non fossi io, poi quando aveva mostrato la sua vera faccia e quella Fukako avevo sentito una sensazione di sollievo.
Mi guardai in giro e trovai Hayato seduto su una panchina poco più avanti dal locale. Che ci faceva ancora li.. Mi avvicinai cautamente ma in modo che mi sentisse. “Sei uno stupido” dissi.
Hayato sollevò la testa per guardarmi e mi bagnai nei suoi occhi blu che mi fissarono con veleno in quel momento. “Voglio tornare a casa.”
“E perché sei ancora qui fuori?”
“Non posso andarmene senza di te, idiota” lo disse con un lieve rossore sulle guance andando contro il suo orgoglio. Era rimasto per me.
Lo stava facendo di nuovo. Voleva abbattere ogni mia difesa, voleva farmi dimenticare il motivo per cui ero arrabbiato con lui facendo così ma non doveva riuscirci. “Fottiti. Prima mi dici tutte quelle cose e poi fai così, sei bipolare o cosa?! Non posso stare insieme a qualcuno che diventa improvvisamente un altro.”
Hayato si rimise in piedi e me lo trovai faccia a faccia “Credi che io mi arrabbi per nulla? Ti rendi conto che mi hai chiesto di uscire con un altra davanti al mio ragazzo? Sei stato tu a chiedermelo eppure eri l’unico arrabbiato che le stessi così appiccicato. Metti pace nella sua testa idiota!”
Improvvisamente mi costrinse a pensarci su, alla richiesta assurdo che gli avevo fatto e in effetti, avevo fatto una cosa sbagliata. Avevo chiesto una cosa assurda e proprio a lui. Si era comportato di conseguenza e aveva adempiuto al suo compito, l’unico che si era arrabbiato ed era artefice della richiesta ero io, quindi sì, ero stato incoerente.
“Ora non fare quella faccia afflitta” aggiunse vedendo la mia espressione pensierosa.
“Ho messo in difficoltà tutti oggi, sono stato uno stupido!”
Hayato poggiò una mano sulla mia testa e cominciò a premere costringendomi ad abbassare la testa e continuò a fare pressione ripetutamente per scuotermi il cervello “Sì, hai fatto una cazzata delle tue.”
Non sapevo che altro aggiungere perché chiedergli scusa era troppo banale. Avevo assecondato Yoshida per ricambiare un favore senza valutare ciò che stavo facendo e avevo costretto tutti a dover affrontare quell’assurda situazione. Com’è che certe volte il cervello nemmeno mi funzionava?
Strinsi gli occhi sperando che quel momento di puro imbarazzo svanisse velocemente e che Hayato continuasse a premere sulla mia testa in eterno perché non avevo il coraggio di guardarlo in faccia, ma così come aveva iniziato smise e dovetti sollevare la testa e nel guardarlo in faccia trovai finalmente un sorriso sincero dipinto sul suo bellissimo viso. Ne rimasi folgorato.
“Sono il peggiore...”
“Si lo sei, baaka” ridacchiò nel dire l’ultima parola e mi sollevò il viso aiutandosi con le dita della mano “ma non saresti tu se non fossi così sciocco.”
“Questa cosa non mi consola sai, è comunque un insulto...” Hayato scoppiò a ridere. Era da un po’ che ci pensavo. Da quando avevo scelto di ricambiare i suoi sentimenti Hayato era diventato molto più onesto con me e con se stesso, e aveva cominciato a ridere quando l’occasione lo richiedeva e ciò mi rendeva felice ma al tempo stesso mi preoccupava. Se le altre persone si fossero accorte di quanto Hayato fosse così bello mentre sorrideva avrei dovuto combattere con mezzo Giappone per tenerlo con me, per questo motivo preferivo nascondere a tutti che lui potesse sorridere in quel modo.
“Sono stanco e ho fame, possiamo andare a casa ora o mi tiri fuori qualche altra sorpresa?”
Gli sorrisi “Andiamo a casa.”
Tornando a casa Hayato fece una cosa nuova, mi sfiorò le dita della mano e le afferrò cercando di non dare a vedere che mi stesse tenendo per mano e fu una sensazione piacevole, lo lasciai fare, sebbene non potessimo spingerci a tanto per strada ma così come lo stava facendo andava bene mantenendo una distanza ravvicinata e senza congiungere completamente le nostre mani. Volevo che lo facesse e speravo che una volta a casa sua ci saremmo potuti godere ancora del tempo da soli come la notte scorsa, e il solo pensiero di ciò fece battere forte il mio cuore.
 
  
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