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Autore: Freuda Weasley    01/12/2017    1 recensioni
Di cosa parla questa storia? Di una ragazza in ricerca di avventure e della sua identità. La troverà? Beh, il suo cammino è molto lungo, pericoloso, (estenuante), e sarà ricco di sorprese! Tornate nella Terra di Mezzo ancora una volta, al fianco di Thorin Scudodiquercia e della sua compagnia! Stessa meta, stessi personaggi, ma... stesso viaggio?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fili, Kili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                              Profezie alla luce della luna



 
Il gorgoglio dell’acqua che scorreva furiosa per il letto del fiume la scosse dolcemente dal sonno, nonostante la sua violenza. Quando Ionis aprì gli occhi, fu investita da un raggio di sole e dall’odore dell’erba. BlackDust era già in piedi, faceva colazione con della frutta caduta, a qualche decina di metri da lei. Ionis si alzò sorridendo, dimenticando per un momento tutto quello che l’aveva turbata la sera prima, e si avvicinò all’acqua. Era gelata, ma piacevole sulla pelle e quando si fu bagnata anche la testa, si sentì veramente sveglia. Si voltò al rumore di passi leggeri sull’erba umida, le ciocche gocciolanti attaccate al viso. Davanti a lei, dall’altra parte del fiume, c’era un’elfa: alta come un fuso, bionda, la chioma divisa in due lunghe trecce lungo il busto. Non sembrava affatto felice di vederla. Ionis non si mosse dalla sua posizione, aspettò che fosse l’altra a parlare. Dallo sguardo della donna, era evidente che disprezzasse l’ospite, inginocchiata nel fango, a lavarsi in una fonte. Si schiarì la gola rumorosamente e poi finalmente parlò.
‘Ionis Oqea, presumo.’ Neanche ora lei si alzò.
‘Esatto.’ La sua risposta fu anche più fredda.
‘Il nostro Signore Elrond vi ha fatto preparare una stanza. Se volete seguirmi.’
‘Ho già spiegato al vostro re le mie attitudini verso qualunque camera voglia offrirmi. Credevo di essere stata chiara.’
‘Forse non riuscite a comprendere. Dove dormire, è naturalmente affar vostro. Certo non abbiamo intenzione di rinchiudervi, se siete abituata a una vita più… selvatica; scegliete gli alberi, la terra, la nuda roccia se preferite. Ma nella vostra stanza troverete una vasca, per lavarvi in un ambiente più consono e privato, delle provviste, potrete posare i vostri bagagli e indossare abiti meno… vissuti. Usufruirne è a vantaggio vostro; non dovete dimostrare nulla.’
‘Sarebbe veramente indecoroso da parte mia calpestare tanta generosità, né intendo farlo; accetterò l’offerta di re Elrond. Non sia mai che vi sentiate minacciati, o ancor peggio a disagio, dalla mia presenza.’
‘Oh,ci vuole ben altro per farci crollare. Abbiamo già ospitato nani prima d’ora, e anche di peggio. Voi sarete una passeggiata.’ L’elfa dai capelli dorati si voltò sorridendo sarcastica e si incamminò.
‘Lo prendo come un complimento.’ Sussurrò Ionis subito prima di seguirla. A passi pesanti, attraversò il corso d’acqua, orgogliosa e fiera; l’acqua le arrivava fin sopra il ginocchio, ed era gelida, ma non le importava. Senza il minimo sforzo, senza una parola, si arrampicò per la sponda opposta. ‘Ora la rozza e selvaggia sorella del mercenario è anche fradicia’ pensò, con aria di sfida, fissando la schiena dell’accompagnatrice. Di certo la disprezzava tanto quanto ammirava suo fratello e Ionis gongolava al pensiero. Avrebbe reso la sua permanenza fastidiosa per gli elfi quanto lo era per lei, e anche di più. L’elfa bionda non si era ancora voltata ; la portò oltre le cascate, dentro un giardino, fin nel loro castello, in un labirinto di corridoi e porte di legno finemente decorate. Neanche una volta controllò che l’altra la seguisse. E non lo fece finché non si fermò davanti a una di quelle ricche porte. Quando si girò verso di lei, manifestò una sorpresa fin troppo costruita:
‘Non pensavo foste qui dietro! Ero certa sareste rimasta incatenata ai vostri assurdi principi per il resto della giornata! Sono contenta che dimostriate un minimo di senno stamani!’ il suo sguardo era atrocemente sarcastico, ma Ionis non si lasciò intimidire. 
‘Non ho dubbi.’ Le regalò un sorriso e aggiunse:
‘Quando mi viene presentata un’occasione così sentitamente proposta, tendo ad accettarla sempre; dopotutto, siete stati così disponibili! Prego, sarò subito dietro di voi!’
L’elfa bionda stirò gli occhi fino ad avere due fessure strettissime al posto delle palpebre, girò su un fianco, molto lentamente, afferrò le maniglie e spalancò le ante.
 
 
Ionis scese la scalinata con noncuranza e fierezza. La sala circolare ai piedi degli scalini si affacciava al panorama della valle con un’ampia terrazza; era lì che un banchetto addobbato di musica e risate attendeva gli ospiti. I suoi compagni erano già tutti lì e si guardavano intorno con circospezione, a disagio. Alcuni avevano provato a fare conoscenza, ma i loro tentativi erano stati accolti da sarcasmo e successivamente non avevano più provato. Gli elfi erano contenti di avere nani tra loro solo per avere l’opportunità di punzecchiarli con le loro battute pungenti e infide. Tutti i membri della Compagnia erano davanti a lei, circondavano un enorme tavolo intagliato, incorniciati da lanterne. Molti elfi accanto a loro ridevano e banchettavano. Elrond era a capo tavola, Gandalf e Thorin accanto a lui. Quella sera il vento era fresco e Ionis senti un piacevole brivido scenderle lungo la schiena e sfiorarle la pelle. Stava sorridendo. Ultimo scalino. Poi vide il tavolo. Lo vide davvero. Che cosa ho fatto? Troppo tardi.  Torna indietro. Ora. Tutti la stavano guardando. Troppo tardi, troppo tardi!! Non si torna indietro. Comincia a camminare. Non c’è altro che tu possa fare. Improvvisamente tutto le ricadde addosso e capì cosa avesse fatto. Lei non era così, ma non c’era nessuno a poterlo comprendere. Solo a giudicare, come stava facendo lei stessa. Passo dopo passo, tutti la videro. Quegli sguardi, tutti su di lei, non l’avrebbero fatta sentire così male, se la sua ragione non avesse deciso di mostrarsi proprio in quel momento. Perché sono stata così infantile? Credi davvero di essere superiore? Come ti senti adesso? Davvero così grande?
Nella stanza che l’elfa bionda le aveva mostrato non c’era solo un bagno caldo ad aspettarla. Le avevano preparato un abito magnifico, sembrava aver catturato la luce splendente della luna piena; era disteso sul letto, ad aspettare solo che lei lo prendesse. La stoffa era leggera e di ottima fattura. E appena l’aveva visto era riuscita a pensare solo a quanto avrebbe ferito i suoi ospiti se avesse adottato un piccolo ritocco, cosa avrebbero pensato quegli ospiti che non potevano vederla per quella che era, che non riuscivano ad accettarla. Troppo elegante, aveva pensato.  Io non metto le sottane. Un insulto per un atto di gentilezza e ospitalità; ecco come lo aveva accolto nella sua mente. La gonna, il pezzo mozzafiato del vestito non c’era più. Era stata tagliata nel mezzo, per lungo, fino al corpetto. Al suo posto, ora erano le gambe di un pantalone goffo e ridicolo, ricucito da mani inesperte e incapaci. Ciò che quella gonna era diventata poteva non sembrare così terribile, ma era un simbolo. Un simbolo di rivalsa e vendetta. Il tentativo di un grido. La natura non si può cambiare, l’animo non può essere piegato, o è questo quello che si ottiene: un obbrobrio senza forma. Ionis si sedette in quel silenzio così duro. Forse nessuno colse la tua tortura. Forse si soffermarono su quello che credevano fosse uno scherzo. Gandalf certo era contrariato, ma Elrond non sembrava dar peso alla cosa, nonostante gli dispiacesse di certo. Nessuno disse o fece nulla per farla sentire a disagio. Ionis sentì il cuore battere con più forza, ma sempre lentamente, come se volesse scappare dal petto. Non aveva ancora alzato lo sguardo e non lo fece mai.
Sussurrò un ‘Scusatemi…’, si alzò in tutta fretta e fuggì da quella luce e quel chiacchiericcio. Si rifugiò nell’oscurità e nell’aria fredda vicina al fiume, le lacrime le pungevano le guance, rannicchiata nell’erba.
Dopo essere rimasta immobile in quella posizione per un tempo infinito, cominciò a rabbrividire: mano a mano che ci si avvicinava al cuore della notte, un velo di gelo avvolgeva la valle sempre più a fondo. Quel dannato vestito era troppo leggero. Quando non sentì quasi più le mani e non rimanevano più che le lacrime a scaldarla, Ionis si alzò e tornò verso il palazzo pieno di luci. Decisa a non voler incontrare nessuno, vagò nei dintorni senza una meta. Tornò infine alla stanza e trovò qualcosa di inaspettato sulla cassapanca ai piedi del letto: uno splendido arco giaceva sul legno, sfiorandolo con delicatezza ma annunciando la sua potenziale forza, i flettenti attentamente intagliati come le corna di un cervo. Sul letto c’era un’unica freccia. Due oggetti che non erano nella stanza quando l’aveva lasciata. Si strappò il vestito bianco di dosso e lo gettò nelle fiamme del camino; non voleva vederlo mai più, non voleva che alcuno lo vedesse, doveva sparire! Fosse stato altrettanto facile cancellare la sua colpa. Le fiamme che lo avvinghiavano era le stesse che sentiva intorno al cuore e alla testa. Indossò quegli abiti di cuoio così familiari, che l’avevano sempre accompagnata, con i quali si sentiva al sicuro, che trovò però così freddi…
 
 
 
 
 
 
I tiri andavano tutti a segno o quasi; era molto difficile centrare un albero dal fusto non esattamente largo. Colpiva sempre la corteccia troppo all’esterno. Scoccava i tiri uno dopo l’altro, ma mai aveva usato quella freccia, e sul tronco non restavano che segni. La furia con cui susseguiva i colpi era brutale e incontrollata; insonne, arrabbiata, ma più di ogni altra cosa, davvero abbattuta, voleva solo liberarsi dell’irritazione che la logorava. Da poco i primi raggi avevano illuminato la chioma sibilante del suo silenzioso avversario, quando dei fruscii le suggerirono l’avvicinamento di qualcuno. Con la coda dell’occhio, riconobbe il portamento di Thorin Scudodiquercia. Con uno scatto improvviso, tanto veloce che il nano si bloccò, la ragazza afferrò la freccia ai suoi piedi, tese l’arco fino ad affondare le dita nella guancia e scoccò. Centro.
‘Ionis.’ Lei si voltò lentamente, distogliendo quasi con difficoltà lo sguardo dal tronco, e il re quasi non riconobbe quello sguardo così scuro.
‘Partiamo subito. Andiamo.’ Si voltò per avviarsi, ma lei non si mosse.
‘Ci sono novità?’ lui si fermò, ma senza voltarsi.
‘La mappa è stata decifrata.’ Riprese a camminare e la lasciò lì da sola.
La ragazza guardò l’arco e poi di nuovo il suo comandante, sempre più lontano. C’era ancora una cosa da fare prima di andar via. Corse, corse come per afferrare il vento e la terra ruotò velocemente per cercare di tenere il passo con le sue falcate. Voleva parlare con Elrond, prostrarsi ai suoi piedi e chiedergli scusa e pregarlo ancora e ancora. Non c’è tempo. Correndo nel labirinto di corridoi, riconobbe la porta della sua stanza e senza neanche pensarci, la spalancò. Lasciò l’arco esattamente dove e come l’aveva trovato e ripartì per raggiungere i suoi compagni. Quell’arco era lì per un motivo la notte prima, di certo Elrond voleva darle un messaggio e lei aveva risposto. Non avrebbe imbracciato armi che non fossero sue. Non avrebbe combattuto. Non era certa di quale messaggio si trattasse, sperava solo che il signore degli elfi cogliesse il suo.
 
 
 
 
Si riunì presto con la Compagnia, si fece strada tra loro senza guardare nessuno.
‘Vestito nuovo?’ sentì chiedere Dwalin, ma neanche lo considerò. Procedeva come per un obiettivo preciso.
La sua strada conduceva solo a BlackDust, agli unici occhi capaci di calmarla. Gli circondò il muso con le mani e spinse la fronte contro quella del destriero. E lui parlò con quella voce che solo lei era capace di ascoltare.
‘Pronta?’ 





Angolo dell'autrice
Salve a tutti!! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate! Il prossimo arriverà per Natale, continuate a seguirmi se siete curiosi di sapere come abbai potuto fare Ionis a scalfire il tronco senza alcuna arma apparente. 
Al prossimo capitolo!
Freuda Weasley
 
  
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