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Autore: holyground    02/12/2017    1 recensioni
Tauriel torna nel Reame Boscoso distrutta dalla morte di Kili. Teme di affrontare il lutto, teme l'oblio, teme il dolore. Così si rivolge a chi ha permesso al suo cuore di diventare di ghiaccio pur di superare la sofferenza: Thranduil.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tauriel, Thranduil
Note: Movieverse | Avvertimenti: Violenza
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  Tauriel era diventata piuttosto brava a ignorare i pensieri spiacevoli. Ogni volta che ne avvertiva uno farsi strada nella mente, lo bloccava e lo mandava via, concentrandosi su cose diverse, piccoli particolari che le facevano superare la giornata. Allora era facile non pensare che le stagioni cambiavano ma lei ancora non riusciva a impugnare un’arma; era facile accettare che ormai sarebbe stato il Capitano Belthil a gestire la sicurezza del regno, forse per sempre; era facile ignorare il modo in cui il re la ignorava. 

  Passava le giornate in armeria, a pulire spade e pugnali, a riparare frecce e archi, e quando i soldati rientravano dalle ronde o dalle esercitazioni senza neanche degnarla di uno sguardo, passava il resto del tempo ad immaginare come sarebbe stato essere lì fuori con loro. Si sentiva inutile. Combattere era ciò a cui aveva dedicato la vita, e adesso che non poteva cosa avrebbe fatto? Cos’era? Chi era?

  Le sembrava di essere sospesa in un tempo che scorreva senza di lei. Vedeva i progressi e i successi degli altri, e si sentiva bloccata. La sua stessa vita stava scorrendo senza di lei. Si chiedeva perché il tempo nel presente sembrasse così infinito e lento per poi scappare in un attimo ed essere già passato. Avvertiva il peso degli anni, delle cose che non aveva fatto, delle persone che aveva perso. Non si sentiva più se stessa. Percepiva ancora qualcosa, dentro, che aveva il potenziale di risvegliarla e di farla ritornare ad essere, ma non riusciva ad aggrapparvisi o a tirarlo fuori. Forse era questo che significava lasciarsi morire. Ma Tauriel non voleva morire. Aveva ancora delle ragioni per vivere, e ritornare a combattere era una di quelle.

  Se solo avesse saputo cosa fare.

 

§

 

  Tauriel aveva perso il suo fuoco, e Thranduil se ne addossava la colpa.

  Vederla così spenta gli faceva avvertire un dolore al petto, peggiore di qualsiasi ferita avesse mai avuto. La osservava trascinarsi nell’apatia della vita come se non appartenesse veramente a quel mondo. Come se il suo posto non fosse da nessuna parte. E Thranduil avrebbe voluto dirle che le avrebbe mostrato lui il suo posto, che lui sapeva a chi apparteneva, qual era la sua casa. Ma lei lo avrebbe ascoltato? Dopo il modo in cui l’aveva respinta? 

  Era stato sul punto di darle tutto, tutto se stesso e tutto quello che aveva. Poi lo aveva visto: lei non era pronta. Credeva che lui avrebbe potuto salvarla, che quello che c’era tra loro avrebbe potuto regalarle un posto nel mondo, o quanto meno un po’ di pace per la sua mente seviziata. Ma Thranduil non poteva darle la salvezza, non come le sue lebbra avevano chiesto e non come avevano chiesto i suoi occhi. Il loro era un tipo di amore che non portava alla salvezza. Perché, negli occhi di Tauriel, Thranduil aveva visto la propria stoltezza. Se solo lei lo avesse sfiorato, guardato, baciato ancora una volta… Lui l’avrebbe condotta alla dannazione. Perché era vero che lei non era pronta, ma lui era altrettanto impreparato. Non ricordava più in che modo si amasse una donna. Temeva che ad ogni suo tocco la pelle di lei sarebbe bruciata, fino ad annerirsi, fino a scomparire. 

  Ora si ritrovava costretto ad osservare Tauriel appassire come un fiore dimenticato.

  «Non posso salvarti, Tauriel.» aveva deciso di dirle un giorno di molte settimane prima. «Solo tu puoi farlo.»

  Quelle parole non avevano scalfito la neutra espressione dell’elfa, che si era limitata a voltarsi e lasciarlo solo, con l’amaro in bocca e nel cuore. Ciò che aveva visto nel volto di lei quel giorno infestava i suoi incubi: rassegnazione, la rassegnazione più totale ad una vita che non era vita.

  Non siamo fatti per sopravvivere. Pensava spesso a quelle parole; quando era più giovane, avevano avuto un significato diverso. Solo ora sentiva di comprenderne appieno ogni sfumatura.

  Tauriel non era fatta per sopravvivere. Meritava una vita che fosse piena, piena di felicità, di dubbi, di passi falsi, di lacrime amare e dolci, di risate e di amore. Amore. Quante cose non poteva darle. Quante mura e catene e obblighi li imprigionavano.

  Erano entrambi così testardi; si ritrovò a sorridere mentre lo pensava. Tauriel gli aveva sempre dato del filo da torcere, e lui sapeva che non se ne sarebbe mai stancato. Mai si sarebbe saziato delle  sue proteste, del modo in cui sollevava il mento quando veniva interrotta, del modo in cui schiudeva leggermente le labbra quando sapeva di non poter dire ciò che stava realmente pensando. Del suo fuoco.

  Forse non poteva darle felicità e risate e amore, ma le avrebbe dato la forza per ritrovare se stessa. E se la dannazione era tutto ciò che lui poteva prometterle, allora le avrebbe insegnato a farsi strada tra le fiamme della perdizione.

 

  
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