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Autore: __roje    05/12/2017    1 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CAPITOLO 27

Il weekend finì molto velocemente e senza rendermene conto si era tornati a lunedì. Tornare a scuola significava tornare alla routine di tutti i giorni, ognuno a casa propria e di nuovo semplici vicini di casa, ma come potevo far finta di nulla e tornarmene a casa così come se nulla fosse accaduto. Anche solo guardare mia madre avrebbe significato provare un senso di colpa disumano: ‘ciao mamma, hai presente quel ragazzo, sì proprio il nostro vicino di casa con il quale ero solito giocare? Beh in un solo weekend ci sono andato a letto diverse volte e abbiamo trascorso tre giorni da veri sposini.’ Quel pensiero mi diede un senso di repulsione misto a senso di colpa, pensai a tutto ciò mentre ero immerso nella vasca con tutto l’intento di farmi un bel bagno rilassante prima di uscire, ma la situazione aveva preso un inspiegabile piega strana.
“Principe dei miei stivali mi spieghi perché sei nella vasca con me?” non potei fare a meno di sentirmi a disagio sebbene negli ultimi giorni ci avessi vissuto praticamente insieme e la scena di lui nudo doveva ormai essere qualcosa di già risaputo, ma il mio corpo provava strane emozioni quando se lo trovava davanti senza vestiti.
“Dovevi fare il bagno quindi mi sono aggregato.”
Ero un dannato pervertito gay anch’io. Però ero giustificato, cioè spiegatemi come si fa a non reagire dinanzi ad una vista del genere: Hayato era seduto dinanzi a me, le ginocchia uscivano fuori dall’acqua calda a causa del poco spazio e se ne stava col torace esposto e le braccia - definite da fasci di muscoli – poggiate sui bordi della vasca, i capelli biondi bagnati e gettati all’indietro e gli occhi blu che luccicavano. Sembrava l’immagine di una qualche rivista di play boy eppure quel ragazzo era reale! Maledzione!, pensai dentro di me e cercai di tenere lontano ogni pensiero impuro ma lui lo rendeva molto difficile e in tutta risposta il principe sbadigliò ancora assonnato e gli strofinò un occhio con il dorso della mano. Sembrava un bambino.
“Non ho il coraggio di guardare in faccia mia madre... con che coraggio mi farò vedere a casa...” mi coprii la faccia con entrambe le mani e cercai di mettere in ordine i pensieri e la rassegnazione di quello che ormai era il mio presente.
“Non pensavi a tua madre stanotte.” Mi urtò il sul commento e in tutta riposta gli tirai un calcio sott’acqua colpendolo dritto nella coscia. Hayato sussultò spaventato, “Perdono, perdono, perdono!”
“E’ una cosa seria! Mi hai corrotto.. fino a tre giorni fa ero un ragazzo normale e adesso mi trovo a fare il bagno con te!”
Hayato sogghignò e si sporse in avanti verso di me sempre più umido e bagnato, cazzo! “Pensala così, ma fino a tre giorni fa eri un comune sfigato e ora sei nella vasca più desiderata del Giappone” e mostrò il suo ego.
Sapevo che avrebbe detto una delle sue stupidaggini e lo guardai male facendo sollevare ancora di più gli angoli di quel suo sorriso compiaciuto.
“A volte mi chiedo se tu faccia sul serio o meno... mi spaventi.”
Fece spallucce “Chissà. Allora Aki-chan posso insaponarti i capelli?” e aveva afferrato chissà da dove il flacone di shampoo mostrandomelo con un aria particolarmente felice. La mia reazione fu opposta, lo fissai sgranando gli occhi e le guance mi divennero di fuoco. Immediatamente volli uscire da quella vasca e partì il panico, tra lui che mi teneva giù nell’acqua cercando di aiutarmi e io che cercavo di scappare dalla sua presa, cosa che non riuscii a fare. Accidenti a lui...
 
 
Erano appena le otto e mezza eppure ero già stremato, quel ragazzo riusciva a togliermi tutte le energie e ora dovevo tornare a casa mia per prepararmi per la scuola. Non riuscivo a credere che fosse solo l’inizio di un’altra lunga settimana, non riuscivo proprio ad immaginare cosa mi sarebbe capitato.
Aprii la porta cercando di non essere sentito ma fu troppo tardi, dal nulla sbucò Mei con una fetta di pane in bocca e si mise a correre venendomi incontro, si incollò alle gambe come un polpo.
“E’ tornato il fratelloneee!”
“Mei dai fammi entrare almeno” cercai di scollarmela da dosso e come pensai, a seguirla c’era anche la mamma intenta ad asciugare dei piattini per la colazione.
“Oh sei tornato finalmente.”
Annuii “Sì, sono a casa ma devo andare a cambiarmi.”
“E Hayato-kun? Non fa colazione con noi?”
Il suono di quel nome mi irritò ricordando l’episodio nella vasca “No, se ne sta a casa sua almeno questa volta” dissi ciò e sparii di sopra. Ero finalmente tornato alle mie cose, al mio letto e alla mia stanza. Sembrava tutto diverso intorno a me ma ero io quello che era un po’ cambiato, cioè a conti fatti non c’era nulla di diverso eppure non riuscivo a togliermi dalla testa quella sensazione. Non riuscivo a smettere di pensare che fino alla settimana scorsa ero un ragazzo normale che si faceva gli affari suoi, anzi no, c’era già Hayato con me ma ancora non mi ero reso conto di cosa volesse dire stare con qualcuno per davvero. Mi sentivo stranamente più maturo. In SOLI tre giorni?!
Mi gettai sul letto stranamente stanco, ma in realtà ero contento anche se non lo davo a vedere. Mi voltai verso la mia stanza e notai che era tutto come lo avevo lasciato, sì, ero io ad essere diverso e andava bene così perché era stata una mia scelta e non me ne ero pentito affatto.
Mi cambiai velocemente indossando i vestiti della divisa, e dopo una rapida colazione e diverse domande da parte di mia madre riuscii a scappare via, un po’ in ritardo come al solito.
Una volta fuori trovai una scena un po’ nuova ad aspettarmi: c’era Hayato fermo accanto all’ingresso del mio giardino, indossava la sua divisa. Bello come un modello di qualche magazine. Era incredibile che non solo avevo il ragazzo, ma era anche il più figo per davvero e istintivamente immaginai che faccia avrebbero fatto quelle oche delle sue ammiratrici se lo avessero saputo. Purtroppo però doveva restare un segreto e quella soddisfazione non me la sarei mai tolta.
Lo raggiunsi “Potresti smetterla di farmi sentire come una di quelle ragazzine da shoujo manga? E’ nauseante e nuoce a quel poco di virilità che ancora mi rimane.”
Hayato lasciò il muretto sul quale si era appoggiato e prese a camminare insieme a me “Quand’è che avrei intaccato la sua virilità eh?” ridacchiò.
Lo fulminai con lo sguardo rammentando dei dolori che ancora avevo “SUL SERIO?”
“Okay scusa, scusa. Allora pranziamo insieme oggi?”
“Non farò altro che vedere te tutto il giorno, tutti i giorni da ora in poi è così?”
Hayato mi fissò severo “Mi pare ovvio.”
Perché ci provavo? Lui nemmeno ci pensava che magari avrei voluto raccogliere dei momenti per stare da solo. Ormai tutte le mie giornate erano piene di lui, mattina, pomeriggio o notte che fosse non importava. Era ovunque! Me lo ritrovavo nei pensieri, nella realtà e la notte nel mio letto.
“Certe volte mi fai paura...”
Hayato rise e mise le mani in tasca “Non è questa la reazione che vorrei ma va bene lo stesso.”
Era piacevole riuscire a conversare così naturalmente. Non c’erano più silenzi imbarazzanti tra di noi, e un po’ attraverso le prese in giro e i suoi momenti di dolcezza riuscivo a godermi quegli attimi. Si, magari non avevo più troppo tempo da passare da solo ma ero contento così. Ovviamente non sarei andato a dirglielo, questo avrebbe solo fatto crescere di più il suo ego.
“Secondo te Yoshida è arrabbiato con me? Non lo sento da quel pomeriggio e non risponde ai miei messaggi.”
“Che te ne frega” sbuffò seccato.
“E’ una cosa seria Hayato!”
Hayato guardò dinanzi a se e parve vedere qualcosa “Beh puoi chiederglielo di persona” sorrise divertito.
Aveva visto davvero qualcosa o meglio qualcuno, e quando mi girai a guardare nella stessa direzione trovai Yoshida pallido e con un aurea nera che lo circondava. Era terrificante e si avvicinò in maniera ancora più spaventosa afferrandomi, e circondandomi con il suo enorme braccio.
In tutto ciò Hayato si spostò semplicemente e rimase li a gustarsi la scena palesemente divertito.
“A-k-i” scandì ogni lettera del mio nome con una voce bassa e piena di risentimento.
“B-buongiorno..” sorrisi cercando di sforzarmi ma quella presa mi preoccupava, mi girai verso Hayato bisbigliandogli di aiutarmi ma in tutta risposta scosse la testa e incrociò le braccia contro il petto continuando ad osservare tutto ciò. Cos’era il cinema?
Yoshida avvicinò pericolosamente il suo lugubre viso al mio. “Per colpa tua Mina non mi ha più chiamato. Per colpa tua ho perso la donna della mia vita!!” e cominciò a scuotermi per le braccia.
“Hai mai pensato che forse è scappata perché ti ha guardato bene in faccia?” si intromise cattivo Hayato.
Yoshida gli lanciò un occhiataccia e l’altro rispose con una risata di scherno. Bene, si prospettava proprio una bella mattina.
“Forse ha avuto da fare no?” cercai un modo di tranquillizzarlo e fui immediatamente fulminato da un occhiata glaciale, “Come non detto...”
“Ti ricordo che hai avuto 300 favori da parte mia e ORA mi devi almeno il tuo aiuto visto il casino che avete creato la scorsa volta tu e il tuo fidanzatino.”
Pronunciò ogni singola parola quasi con il tono di una minaccia, mi voltai nuovamente verso Hayato in maniera più disperata “E-e tu non dici nulla? C’eri pure tu quel giorno!”
“Amico tuo, problema tuo” rispose sollevando una mano in segno di distacco. Lo odiavo!
Yoshida si strinse di più a me “Allora Aki-chan mi aiuterai? Veeero?”
“Aiutatemi...”
Aspettammo la pausa pranzo affinché Yoshida potesse spiegarci ogni cosa, e decidemmo di farlo lontano da orecchie indiscrete visto che c’ero immischiato anch’io in tutta quella faccenda.
La cosa che più mi stupì fu che Hayato restò tutto il tempo con noi beccandosi tutte le occhiatacce possibili da Yoshida che non ne poteva più della sua presenza.
“Ma possibile che ti segua come un cane ovunque!” urlò ad un certo punto preso dall’esasperazione.
Hayato in tutta risposta addentò il suo panino comprato alla caffetteria e tirò fuori tutta la sua altezzosità “Smettila di urlare o mi rovini il pranzo.”
“ECCO PERCHE’ LO ODIO!” mi gridò contro Yoshida sempre più stremato.
“Su su cerchiamo di calmarci tutti su. Tu smettila di fare così” diventai più duro nel rivolgermi ad Hayato che sembrava divertirsi un mondo a rendere di cattivo umore Yoshida.
“Io non sto facendo nulla, è il tuo amico che sta dando di matto per una che nemmeno stava insieme a lui.”
Lo fissai truce “Sarai il prossimo ad essere scaricato se non smetti di puntualizzare la cosa” lo minacciai e finalmente qualcosa sembrò scalfire quella sua orribile corazza dorata da principe e Hayato mi osservò abbassando un po’ la cresta, addentò il suo panino restando in silenzio. Sorrisi soddisfatto della cosa ma mi resi conto di non aver affatto vinto, e me ne accorsi da un sorrisetto nascosto che Hayato cercò di non dare a vedere.
Tornai dunque al povero Yoshida “Allora, che cosa è successo precisamente dopo che noi due siamo andati via? Avete avuto grossi problemi?”
Yoshida si calmò un po’ e cominciò finalmente a parlare “In verità no. Dopo che voi siete andati via l’unica che ha dato di matto è stata Fukoka ma solo perché era andato via il principe.” Quella notizia mi irritò e suscitò in Hayato una sonora risata che spensi con una gomitata. “Dopodiché abbiamo lasciato il locale, e mentre Yuya ha accompagnato Fukoka a casa io e Mina siamo rimasti a fare un giro. Sembrava tutto perfetto fino a quando..” e nascose il viso tra le mani simulando un pianto.
“Cazzo hai fatto qualcosa di sconveniente” commentò Hayato a quel punto.
“Sconveniente? Cos- eh?! Davvero?!”
Yoshida sollevò il viso sempre più contrito “Ho cercato di rubarle un bacio e lei in tutta risposta mi ha dato uno schiaffo ed è scappata via. Sono il peggioreeee!” e tornò a disperarsi nascondendo il viso tra le mani.
“Incredibile, è un vero idiota” tornò a puntualizzare Hayato.
“E’ così grave quello che ha fatto? Non capisco. Sembrava divertirsi molto con lui.”
Hayato sospirò e si toccò la fronte “Come si vede che non avete alcuna esperienza di ragazze” osservò.
“Ehi!”
“Le ragazze giapponesi sono molto timide rispetto alle straniere, qui se solo osi sfiorarle con un dito danno di matto. Figuriamoci tentare di baciarle al primo appuntamento, è andato troppo di fretta e il risultato è stato che lei è scappata via impaurita.”
Yoshida sollevò il viso “Esatto! Principe-sama la prego mi dia il suo sapere!” afferrò entrambe le mani di Hayato che in tutta risposta si liberò disgustato tornando a rivolgersi a me.
“Per questo il tuo amico è un idiota.”
Inarcai un sopracciglio dopo tutta quella spiegazione, qualcosa non mi tornava. “La differenza con le ragazze straniere eh.. e tu che diamine ne sai?”
Hayato sussultò “S-sono stato all’estero idiota!”
“Già. L’estero.”
Yoshida si mise in mezzo “Devo riconquistarla assolutamente! Ho sbagliato e devo chiederle scusa solo così Mina mi perdonerà e diventare la mia ragazza. Giusto?!”
“Faresti prima a cercarne un altra-”
Tappai la boccaccia di Hayato con una mano “Esatto. Devi fare questo e vedrai che vorrà di nuovo parlare con te. Si è solo spaventata, nulla di grave” e sotto le mani sentii Hayato borbottare qualcosa di indecifrabile ma l’espressione seccata che aveva ne riassumeva un po’ il senso.
“Vi prego aiutatemi! Non ho nessun altro” e Yoshida si prostrò in un inchino perfetto.
Non avrei mai potuto dirgli di no. Non dopo tutto quello che aveva fatto per me, e il modo gentile che aveva usato per accettare la mia di relazione. Era il minimo che potessi fare per un amico dopotutto.
Gli sorrisi “Certo!” e Hayato continuò a borbottare cose senza senso riguardo tutta quella faccenda.


Note autrice: Mi dispiace dell'attesa ma sono stati giorni di caos tra tutti gli impegni che avevo. Scrivo questa nota solo per avvisarvi che dopo il capitolo 28 ci saranno tre capitoli speciali sul primo incontro tra Aki e Hayato, mentre verso Natale ne uscirà un altro (sempre speciale) a tema festività.
Detto questo vi ringrazio dei commenti, delle visualizzazioni, insomma di tutto! Al prossimo aggiornamento <3
  
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