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Autore: credo_nei_sogni    08/12/2017    1 recensioni
Perché Harry aveva capito cosa fosse accaduto non appena era entrata nella stanza col volto rigato di lacrime. Aveva capito tutto non appena la ragazza gli aveva buttato le braccia al collo e aveva pianto appoggiandosi sul suo petto, come faceva da bambina.
E per un attimo, al Salvatore del mondo magico, parve possibile cancellare gli ultimi mesi. Ma una voce sempre più insistente gli ricordava che per nessun motivo avrebbe riportato indietro il tempo. Nonostante tutto, non avrebbe voluto mai altro. Se non lei.
[...]
Hermione respirava a fatica, mentre tutti i suoni scomparivano e venivano sostituiti dal martellare incessante del suo cuore. Draco era lì, diverso dal giovane ragazzo che aveva conosciuto. Anni prima aveva sognato quella scena, in cui lei lo avrebbe stretto forte. Ma in quel momento, non poteva fare altro che starsene in silenzio, ad osservarlo. I suoi occhi di ghiaccio sembravano lanciare fulmini, tanta la rabbia che provava dentro. E la donna fu quasi presa dai sensi di colpa, prima di scuotere la testa e ritrovare la compostezza. Lei non doveva più nulla a Draco Malfoy. L'uomo che le aveva spezzato il cuore. L'uomo che odiava più di tutti.
Genere: Drammatico, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Potter, Hermione Granger, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da Epilogo alternativo, Più contesti
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Birthday morning

Quella del 20 Settembre era una mattina ancora piacevolmente calda, e l'intero castello sembrava circondato da una nube di tranquillità.
Merito degli alunni ancora addormentati, o forse dei professori rilassati per una giornata senza lezioni.
Essendo però Hogwarts, la pace non poteva certo durare a lungo.
Ci pensò Hermione Granger, quella mattina, a rompere quel silenzio idilliaco creatosi.
Usando il camino del suo ufficio, riuscì a mettersi in contatto col suo migliore amico in men che non si dica.
<< Hermione, come mai già in ufficio? >> fece Harry Potter, coprendo uno sbadiglio con la mano.
<< Dovevo parlarti, ora. >>
La faccia scura di Hermione scosse l'uomo che subito drizzò la schiena, sentendo il sonno abbandonarlo velocemente.
<< Quando, di preciso, tu e Rose avevate intenzione di dirmi che il figlio di Draco frequenta Hogwarts? >> 
Il tono di Hermione non aveva subito alcuna alterazione: era piatto, come se stesse descrivendo il cielo grigio di una giornata cupa e triste.
Ed Harry capì subito che stava per esplodere.
<< Ascoltami Herm... Rose mi ha chiesto di non dirti nulla. E sinceramente credo avesse ragione. Non c'è alcun motivo di arrabbiarti... >> cominciò Harry, rendendo le sue parole le gocce che fecero traboccare il vaso.
<< MA COSA DIAVOLO AVETE IN TESTA? DAVVERO CREDEVATE NON FOSSE IMPORTANTE FARMI SAPERE CHE LUI AVESSE UN FIGLIO? CHE ROSE HA UNA SOTTOSPECIE DI FRATELLO A SCUOLA CON SÉ? >>
Il Salvatore del Mondo Magico tacque, lasciando che la sua amica si sfogasse.
Dentro di sé, sapeva di aver sbagliato.
Ma come avrebbe potuto dirle che quell'essere schifoso che non aveva mai dimenticato l'aveva cancellata, rifacendosi una vita?
Rendendosi conto dello stato d'animo dell'uomo, la donna si zittì.
Capiva cosa aveva spinto le due persone a cui teneva di più a comportarsi in quel modo.
<< E Rose.. lei..? >>
<< Sta bene >> la tranquillizzò subito Harry, sorridendole dolcemente << All'inizio era sconvolta ovviamente, ma ora va tutto bene e... credo che semplicemente non sappia come comportarsi con lui >>
Hermione sorrise di rimando: sua figlia era forte e aveva un cuore immenso, poteva cavarsela anche senza di lei.
E sapere che Harry, colui che non l'aveva mai abbandonata, fosse un punto di riferimento anche per la sua Rose la riempiva di gioia.
<< Parlando di Rose... credi sia presto per scriverle? >> cambiò argomento la donna.
L'uomo sorrise, raccontando alla Granger ciò che stavano preparando.

Rose sentiva i raggi del sole attraversare il vetro, ma rifiutò di aprire gli occhi.
Aveva perso la cognizione del tempo e dello spazio, ma era abbastanza certa che quel giorno non ci fossero lezioni. Ergo: poteva restare a letto fino ad ora di pranzo.
Quando sentì dei rumori aprì di scatto gli occhi, già pronta ad incenerire Milah con uno sguardo, ma incontrò subito il verde luminoso di quelli di Harry.
<< Buon diciassettesimo compleanno, streghetta >> le disse l'uomo ridendo per la faccia sconvolta di lei che, dopo essersi ripresa, gli buttò le braccia al collo.
Quando si staccò dall'abbraccio, notò subito il vassoio con la colazione e un piccolo pacchetto di velluto nero.
Il Salvatore del Mondo Magico, notando lo sguardo della ragazza, lo prese per porgerglielo.
<< Spero ti piaccia... >>
All'interno c'era un semplice ciondolo di forma ottagonale di un verde intenso, luminoso.
Prendendolo in mano, non poté far a meno di notare il peso, eccessivo per un accessorio di quelle dimensioni.
<< È un vero smeraldo?! >> fece sconvolta, voltandosi verso Harry, che annuì.
<< Non posso accettarlo Harry, ti sarà costato un milione di galeoni >> continuò, venendo immediatamente zittita.
<< Certo che devi accettarlo, non voglio sentire scuse... Ora tieni, tua madre ti ha spedito questa lettera. Leggila, fai colazione e vestiti. Ti aspetto in Sala Grande fra mezz'ora >>
Le baciò la fronte e poi uscì dal dormitorio femminile di Serpeverde, noncurante delle milioni di regole della scuola che aveva appena infranto per fare gli auguri alla sua Rose. 
La ragazza, rimasta sola, ripose subito il prezioso gioiello nel baule, per poi aprire la lettera mentre sgranocchiava i biscotti al cioccolato.

Amore mio, 17 anni.
Mi sembra solo ieri, quando da bambina ti intrufolavi nel mio letto per la paura dei mostri sotto il letto. Ora sei una donna, anche se lo eri già, nonostante cercassi di ignorarlo.
Ti auguro solamente di essere forte, come lo sei sempre stata, di essere felice, come spero essere riuscita a renderti in questi anni, e di ottenere dalla vita tutto ciò che desideri.
Un bacio, mamma.
P.S. Non mi sono dimenticata il regalo, ma dovrai aspettare le vacanze per riceverlo.


Rose sorrise, abbozzò una breve risposta, e poi si diresse in bagno per una doccia veloce.



<< Ci metterà secoli, ne sono sicuro >> sbuffò James, addentando un toast rubato dai tavoli della Sala Grande.
Avevano programmato una giornata fuori - i pochi vantaggi di avere un genitore a scuola - per i 17 anni di Rose, e lui sapeva perfettamente che lei li avrebbe fatti ritardare.
Sebbene sia Teddy che Harry fossero concordi con lui, quest'ultimo gli lanciò uno sguardo ammonitore continuando a chiacchierare con Albus e Lily.
Ma, per fortuna, la festeggiata comparve circa dieci minuti dopo, nei suoi jeans strappati e una semplice maglia a maniche lunghe azzurra.
<< Auguri Rose! >> urlarono in coro i gemelli, correndo ad abbracciarla.
Fu poi il turno di James, che con il suo solito modo di fare spiritoso (che nascondeva non poco egocentrismo) le ricordava che ormai era entrata nella fase anziana e che sarebbe stata una rompiscatole più del solito.
Teddy rise, prima di stringere Rose in un abbraccio, sollevandola da terra.
<< Auguri R., ti voglio bene >> le fece, facendola girare.
<< Allora, vogliamo andare? >> chiese Harry con un sorriso, mettendosi alla guida di quella loro strana, grande e bellissima famiglia.

Hermione aveva appena finito di bere il suo caffè mattutino, quando Ginny Weasley entrò di corsa nell'ufficio.
<< C'è qualche problema.. >> tentò di chiedere la donna, per poi essere immediatamente zittita dall'amica.
<< Spiegami perché al San Mungo è arrivato un tuo gufo con un curriculum lavorativo di Draco Malfoy. Ora. >>
La Granger abbassò lo sguardo, maledicendosi per la millesima volta.
Aveva ceduto, com'era prevedibile.
Non avrebbe mai potuto abbandonare Draco, nonostante tutto.
Non dopo averlo rivisto.
Non dopo che il suo sguardo sembrava aver mandato all'aria 17 anni tentando di dimenticarlo.
E lo odiava talmente tanto, perché doveva farlo. Doveva odiare lui, per non odiare sé stessa. Per non odiare il modo in cui, incondizionatamente, stupidamente e irrimediabilmente lo amava ancora.
<< È...complicato Ginny >> si limitò a dire, cercando di chiudere l'argomento in fretta e furia.
Ma la rossa era tutt'altro che disposta a lasciar correre.
<< HERMIONE! PER GODRIC GRIFONDORO! AVRESTI DOVUTO PRATICAMENTE BUTTARLO FUORI DA QUESTO EDIFICIO, SE NON DA TUTTA LA DIMENSIONE MAGICA... QUEL FURETTO PLATINATO, MALEFICO E MISERABILE NON MERITA ALTRO >> urlò e la ricevente di tutte queste grida si chiese se l'avesse udita l'intero Ministero, per poi ricordare che l'ufficio era insonorizzato.
Stava per ribattere, quando dei colpi alla porta le interruppero.
<< Avanti >> fece Hermione, drizzandosi sulla sedia, mentre Ginny continuava a lanciarle sguardi infuocati.
Quando, con un sorriso nervoso stampato in faccia, proprio Malfoy entrò nella stanza, agli occhi della castana parve che la bocca della Weasley quasi toccasse terra.
<< Oh, scusate, non volevo interrompervi... Ginevra, è un piacere rivederti >> disse l'uomo, col suo solito tono austero, cercando di essere gentile.
Non aveva mai apprezzato la Grifondoro, tantomeno quando aveva piantato Blaise per quell'idiota di Potter, ma non voleva certo comportarsi come un despota, quando era la migliore amica di Hermione.
<< Fortuna io non possa dire lo stesso di te, Malfoy >> ribatté la donna, con un sorriso talmente gelido che la temperatura dell'intera stanza parve colare improvvisamente.
Poi, prima di notare lo sguardo astioso dell'uomo e quello sconsolato della mora dagli occhi ambrati, uscì fuori facendo in modo di sbattere la porta.
<< Ehm...ti chiedo scusa...per Ginny >> disse la donna, alzandosi in piedi.
<< Non c'è problema...sono passato solo per ringraziarti e, ho pensato di portarti questi >> fece lui, porgendole un mazzo di peonie.
Hermione spalancò gli occhi alla vista di quel fiore che tanto amava, sorpresa dal fatto che lui lo ricordasse.
Lo ringraziò con un mezzo sorriso, e la stanza si riempì di un evidente imbarazzo; entrambi non sapevano come comportarsi, dopo 17 anni lontani, con le proprie colpe ed i propri rimorsi, erano lì. Come se niente fosse successo. 
Come se non fosse stato mai amore.
L'arrivo di Poppy, la civetta color sabbia di Rose, disciolse l'atmosfera creatasi, portando alla donna la risposta della sua piccola.
Draco, trovatosi di fianco a lei, non riuscì ad evitare di lanciare uno sguardo curioso alla lettera, ma si sorprese a fissare la mano sinistra della Granger: non c'era nessuna fede nuziale.
<< È tua figlia? >> le chiese, con la prima cosa gli venisse in mente.
<< Ehm...sì, è lei...oggi è il suo compleanno >> scattò subito Hermione, conservando la lettera nel suo cassetto e fissando l'uomo con fare nervoso.
<< Tanti auguri allora..sarà meglio che io vada. Buona giornata Hermione >>
Quando Draco richiuse la porta dietro di sé, Hermione si buttò a peso morto sulla sedia, stringendo la punta del naso tra l'indice e il pollice. Come sarebbe riuscita ad uscire da quella voragine chiamata Draco Lucius Malfoy?

Il pub MerissaMagò era perlopiù vuoto, se non per alcuni gruppetti sparsi per i tavoli.
Nato da solo qualche anno, era divenuto un centro di ritrovo molto apprezzato dai giovani, anche per gli studenti di Hogwarts nei giorni loro concessi a Diagon Alley.
Gestito da Merissa e Conrad Marshall, gli zii di Camille, era un normale pub "babbano", che aveva scatenato non poca curiosità nei maghi.
I due coniugi, lui maganò e lei babbana, avevano deciso di iniziare lì la loro attività, sicuri che avrebbero fruttato e così era stato.
Harry, Rose, James, Albus, Lily e Teddy sembravano aver svaligiato l'intera cucina, dato che il cameriere non riusciva più a trovare un posto per posare il quarto piatto di noodles.
<< E questo chi l'ha ordinato? >> fece Harry, nascondendo un sorriso divertito.
James alzò il braccio, avendo la bocca piena del suo MaxiBurger.
<< Spiegami come fai a non prendere neanche un grammo >>  sospirò Albus con fare ironico.
<< Sono una divinità, semplice >> esclamò il maggiore dei fratelli Potter beccandosi uno scappellotto sulla nuca da Rose.
<< Sei solo un buffone >> lo prese in giro.
<< Egocentrico >> continuò Taddy con un sorrisetto.
<< Insopportabile, aggiungerei >> finì Albus.
<< Ma prego, continuate pure.. >> sbuffo James, incrociando le braccia con fare offeso.
<< Dai, Jamie, ti amiamo per quello che sei >> rise Lily, dando un bacio sulla guancia al fratello maggiore che subito la strinse in un abbraccio.
Non c'era una persona al mondo a cui James tenesse più che a sua sorella, un sentimento da lei pienamente ricambiato.
Harry rise, sentendosi in armonia con i suoi figli, cosa che non succedeva da un po'.
Lui e James ancora non riuscivano ad avere una conversazione da soli, ma l'uomo sentiva che il tempo avrebbe aggiustato tutto: i suoi figli erano il suo mondo, la sua felicità.
L'uomo si sentì abbracciare da dietro, e i biondi capelli di Rose gli annebbiarono la vista mentre la ragazza gli baciava la guancia.
<< Grazie di questa bellissima giornata, Harry >> gli disse, per poi tornare al suo posto.




Ad Hogwarts i membri del settimo anno di Serpeverde erano in subbuglio, e tutto a causa di Andrew.
Il ragazzo si era intestardito a voler organizzare una festa a sorpresa per la sua Rose, e voleva che ogni cosa fosse perfetta per la sua ragazza.
Solo a pensarci, un brivido gli attraversava la schiena.
Lo desiderava, desiderava che Rose Granger diventasse la sua ragazza a tutti gli effetti.
Ma non voleva rischiare di affrettare tutto, di rovinare quello che erano, di non essere alla sua altezza così aveva deciso di migliorarsi, di diventare il tipo di ragazzo che lei meritava al suo fianco.
<< Bibite... ci sono, festoni e decorazioni quasi del tutto sistemate...credo che siamo quasi pronti >> gli comunicò Milah, dandogli un colpetto affettuoso sulla spalla.
<< Menomale >> fece lui, lasciando la ragazza ad occuparsi degli ultimi preparativi.
Secondo Taddy, il loro rientro era previsto per le 19.00. Ciò significava che aveva solo tre ore per decidere cosa regalare alla ragazza.
Aveva passato settimane a rifletterci (un vestito? Troppo scontato; un libro? Prevedibile; un accessorio? Troppo insignificante) e ancora non riusciva a decidersi.
Voleva sorprenderla, renderla felice per quanto fosse nelle sue capacità.
Poi si rese conto che c'era una sola cosa che lui potesse donare a Rose, l'unica cosa che le avrebbe dimostrato quanto la amasse.
E, con una carica che non avrebbe mai pensato di poter provare, corse al suo dormitorio.
In attesa di una serata che sarebbe stata indimenticabile.
   
 
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