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Autore: __roje    09/12/2017    1 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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CAPITOLO 28

Cominciò praticamente la missione “lovey-dovey” per Yoshida, e con essa anche una tragedia senza fine fatta di lamentele da parte di Hayato che ci perseguitava ovunque andassimo senza smetterla mai di chiedermi di tornare a casa perché non ne poteva più.
Io dovevo aiutare Yoshida e Hayato faceva di tutto per renderlo difficile fino a quando non fui costretto a dargli qualcosa da fare o avrebbe rotto le palle in eterno e così, nelle nostre giornate di appostamento, gli portavo sempre qualche libro nuovo preso alla biblioteca da fargli leggere.
Erano passati tre giorni da quando io e Yoshida avevamo deciso di osservare da lontano Mina e capire un po’ che tipo fosse per elaborare una strategia adatta per conquistarla visto che la prima volta l’attacco a sorpresa di Yoshida non aveva a funzionato.
“Non credevo che mi sarei trasformato in uno stalker a sedici anni...” osservai la scena davanti a me quasi spaventato che quella fosse la realtà dei fatti. C’era Yoshida con un piccolo binocolo che osservava da dietro un albero una ragazza in lontananza in compagnia delle sue amiche, e mentre Yoshida faceva ciò, alla sua destra appoggiato all’albero c’era Hayato intento a leggere il suo bel libro.
“Ehi!” attirai la loro attenzione finalmente “Questo è illegale e moralmente sbagliato, che stiamo facendo qui dietro e perché hai un binocolo con te?” glielo tolsi di mano.
“Credevo che ci avrebbe aiutato nell’analisi di Mina.”
“Fidati quello ti aiuterà per andare in prigione invece” commentò Hayato intromettendosi come sempre.
Lo guardammo entrambi e tornammo a noi, “Ho detto che ti avrei aiutato ma sono passati diversi giorni e ancora non hai fatto nulla. Vacci a parlare e basta! Chiedile scusa per l’altra volta.”
Yoshida tornò a coprirsi il volto e simulò un pianto, ancora. “E se non bastasse? Non riuscirei a superare l’ennesimo rifiuto. La amo troppo!”
Dovevo ancora ben capire cosa ci trovasse in quella ragazza. “Ora basta!” lo tirai via da quell’albero allontanandolo da una posizione scomoda, e di conseguenza anche Hayato lasciò il suo posto chiudendo il libro e seguendoci lontano da li.
“Se vuoi conquistarla non è questo il modo giusto di farlo. Va da lei e parlarci!”
Yoshida si morse il labbro “Tu la fai facile..” cominciò a dire quasi come stesse per piangere, “io non sono carino e gentile come lo sei tu, e non ho nemmeno la bellezza e i modi di fare del principe. Non ho nessuna speranza con quella ragazza, visto che già la prima volta ho fatto un casino.”
Era insicuro quindi? Mi sorprese scoprire che anche una persona come lui, sempre positiva ed energetica, potesse avere un crollo.
“Sei gentile anche tu Yoshida.” Attirai la sua piena attenzione e mi fissò senza capire inizialmente cosa volessi dire, in tutta risposta per quella sua reazione spaesata gli sorrisi e mi resi conto di aver attirato anche l’attenzione di Hayato a pochi metri da noi. Mi avvicinai allora al mio amico e poggiai una mano sulla sua spalla. “Hai più qualità di quanto credi. Sai al posto tuo non so come avrei reagito nel sapere che un mio amico esce con un altro ragazzo, ma tu sei stato gentile e non mi hai giudicato. E non lo hai fatto nemmeno quando volevo tenerti lontano, sei stato un buon amico senza chiedere mai nulla in cambio. Tu credi che io sia carino? Ho più difetti di quanto pensi e anche quello li dietro di te” e indicai Hayato.
“Ehi!” borbottò alle mie spalle.
“Ma il punto è questo, che nessuno è perfetto e piuttosto che fare il conteggio delle cose che non hai dovresti guardare invece ciò che ti valorizza. Sei una persona solare, gentile e altruista verso il prossimo e Mina apprezzerà di sicuro tutto questo se tu glielo mostrerai.”
Yoshida aveva spalancato gli occhi. Era la prima volta che gli parlavo in quel modo, e aprivo il mio cuore rivelandogli quanto in realtà fosse una persona speciale per me, e forse se ne era accorto.
“Aki...”
A quel punto si avvicinò anche Hayato “Parlale o potresti rimpiangere di non averlo fatto” aggiunse anche lui e mi rivolse un occhiata accompagnata da uno strano sorrisetto.
Yoshida parve quasi commosso per quelle parole “Ragazzi... io davvero non so che dire...”
Ridacchiai “Scemo. A noi non devi dire niente, ma Mina è li che aspetta le tue scuse.”
Improvvisamente una botta di energia colpì in pieno Yoshida che raddrizzò schiena e gonfiò il petto, recuperando anche colorito e quella grande vitalità che lo caratterizzava. Si fece finalmente avanti per parlare con la ragazza che amava ma proprio mentre era sul punto di andarci si fermò di colpo, guardò davanti a se ruotando la testa prima verso destra e poi verso sinistra e a quel puntò si girò verso di noi con un espressione seria.
“NON CI SONO PIU’!” esclamò spaventato.
Corsi verso di lui dando un occhiata “Cosa? Sono già andate via?”
Yoshida tornò improvvisamente nel suo baratro di disperazione e si rannicchiò su se stesso. Hayato mi affiancò per dare una controllata e appurò che non erano più nei paraggi. “Wow ha già perso la sua occasione.” Asserì osservando cosa era accaduto.
“No! Cerchiamole su, non possono essere andate lontane. Dividiamoci: Hayato controlla tutta l’area di sinistra, io andrò dritto mentre tu Yoshida controlla a destra, ci terremo aggiornati tramite i cellulari.”
“Oh no” si lamentò Hayato e si beccò una gomitata da parte mia.
Yoshida si riprese un po' e piagnucolò il mio nome come un bambino ferito. Cercai di rincuorarlo con un sorriso “La troveremo” e ci dividemmo così come era stato deciso.
Cominciai a correre in lungo e largo senza una meta. Sembravo uno stupido ed era incredibile che mi stessi ammazzando a correre per trovare una ragazza che nemmeno era la fidanzata di Yoshida, mi stavo spingendo anche troppo oltre e la mia mente lo stava gridando ma non le diedi ascolto.
Mi guardai intorno più e più volte in cerca del viso minuto di Mina ma niente, e ogni tanto controllavo il cellulare sperando che gli altri avessero avuto più fortuna ma ancora niente. Forse erano andate via per davvero. Stavo per arrendermi, avevo deciso di fermare anche gli altri e di lasciar perdere per quella giornata. Ero sul punto di farlo quando qualcosa mi balzò agli occhi non poco lontano dal fiume che attraversava quel parchetto. Non lontano da dove ero io vidi che si ergeva un piccolo ponte e su di esso c’era qualcuno, mi resi conto di aver trovato ciò che cercavo.
La mia gioia fu però subito spazzata via da un grido disperato che proveniva proprio da li.
“QUALCUNO CI AIUTI!”
Aveva gridato così una delle amiche di Mina e mi resi conto immediatamente di cosa stessero facendo. Notai che una di loro pendeva dal ponte, mentre altre due tentavano di tirarla su senza riuscirci.
Quella scena mi seccò la bocca e bloccò ogni mio pensiero, normalmente si doveva chiamare aiuto ma li non c’era nessuno e se fossi tornato indietro lei sarebbe caduta sbattendo la testa, così presi l’unica decisione giusta in quel momento e corsi nella loro direzione, più veloce che potevo.
“Aiutooo!” gridò ancora la stessa ragazza di prima andando avanti e indietro sul ponte mentre altre due tentavano di tenere su l’amica ma inutilmente.
“Resisti Mina! Non lasciare le nostre mani!” diceva un’altra e la ragazza continuava a pendere su di un fiume che era quasi del tutto asciutto quindi praticamente sarebbe atterrata su del fango duro.
Mi avvicinai rapido con fiato sempre più corto e mi maledissi per quella poca resistenza. “SPOSTATEVI!” gridai loro e immediatamente le sostituii afferrando con entrambe le mani le braccia di Mina, nel disperato tentativo di tirarla su. E come avevo immaginato nemmeno io ero abbastanza forte da riuscirci e Mina cominciò tirarmi verso il basso.
La sporgenza del ponte era in pietra e sentivo che la pelle cominciava bruciare per la trazione che stava esercitando la mia presa per tenere su Mina. Faceva dannatamente male!
“Chiamate qualcuno presto!” gridai disperato.
Una delle ragazze mi sentì e corse via dal ponte in cerca di qualcuno nei paraggi, mentre le altre due cercarono di aiutarmi e disperatamente tentarono di tirarla su ma le loro braccia ormai non arrivavano più all’amica sempre più in basso e io con il busto sempre più in sporgenza. Rischiavo di seguirla nella caduta.
Mi ritrovai faccia a faccia il volto grondante di lacrime della povera Mina che mi fissava disperata, senza più voce per gridare. Sembrava sotto shock e mi chiedeva con i suoi occhi di non mollare la presa ma ero ormai arrivato al limite, sentivo la pelle strapparsi.
Hayato, pensai mentre tutto quel dolore mi attraversava il corpo. Avevo in testa il suo viso e cosa mi avrebbe detto in un momento del genere, chiamandomi probabilmente debole e stupido. Cercai allora di accumulare le ultime forze e di tirarla su in una volta sola ma nel momento stesso in cui tentai di farlo una delle mani cedette, e restai legato a lei a stento con una e vidi tutta la scena. Una scena che non dimenticherò più.
Praticamente la mano non rispose più ai miei ordini e Mina si allontanò da me cominciando la sua caduta verso il basso. Mentre lei cadeva io la fissavo, osservavo il mio soccorso fallito e mi domandai perché fossi stato così stupido da non cercare aiuto. Che stupido ero stato e istintivamente chiusi gli occhi per non guardare più ciò che avevo fatto e vi fu il tonfo.
“Minaa!” gridarono in coro le due amiche. Avevo ucciso una persona? Avevo ucciso la ragazza di Yoshida e ora come lo avrei affrontato, ero proprio un pessimo amico dopotutto. “State bene?!” gridò un altra.
Fu allora che riaprii gli occhi e guardai nuovamente verso il basso sporgendomi e la scena che vidi fu praticamente da fiaba cavalleresca. Era incredibile!
Non so come, non so quando ma era apparso Yoshida e si era gettato per prenderla al volo ma il risultato era stato ben diverso dalla sua idea originaria e si era ritrovato tramortito in pieno dal peso di Mina e ora lui era sdraiato a terra e sporco di fango mentre la ragazza era sopra di lui e si muoveva.
Temetti che ad essere ferito fosse lui ma non fu così, Yoshida mosse le gambe e poi aprì gli occhi sorridendo a Mina che poverina, lo guardò incredula di una simile cosa. Scoppiò a piangere come una bimba e Yoshida in tutta risposta le accarezzò la testa dicendole qualcosa che non capii.
Sorrisi davanti a tale scena. Era un finale perfetto e Yoshida si era rivelato per ciò che era realmente, un eroe.
Mi staccai dal cornicione del ponte e controllai i graffi riportati e notai che era principalmente un gomito a farmi male, il destro, e infatti dopo una prima analisi notai che avevo dei graffi che sanguinavano. Era un dolore che però avrei potuto sopportare, mi dissi. Era andato tutto bene.
“Sei ferito? Vuoi un po’ d’acqua?” mi venne vicino una delle due ragazze, amiche di Mina e la ignorai li per li. Ero ancora molto scosso da ciò che era accaduto.
“Aki!”
Solo il suono di quella voce però seppe restituirmi un po’ di lucidità, e fu l’unico viso che riuscii a mettere a fuoco in quel momento. Quando vidi Hayato alla base del ponte, sudato e con l’affanno, gridare il mio nome sentii dentro di me la voglia irrefrenabile di gettarmi contro di lui e lasciarmi avvolgere dal suo abbraccio. Avevo avuto così tanta paura poco fa.
Era affiancato dalla stessa ragazza di prima che era corsa a chiedere aiuto e subito ci raggiunsero sul ponte. Hayato mi si avvicinò rapido e con gesto brusco mi controllò prima il viso e poi il braccio per osservare i graffi. “Stai bene?! La ragazza ha detto che stavi cercando di tirare su una sua amica.”
“Va tutto bene, Yoshida l’ha presa al volo. Letteralmente” ridacchiai.
Hayato mi fissò preoccupato “Dobbiamo disinfettare i tuoi graffi e anche quei due devono essere visitati” asserì dopo aver dato una sbirciata giù dal ponte notando che Yoshida e Mina si erano rimessi in piedi senza problemi ma erano ricoperti di fango e la ragazza continuava a piangere.
Si avvicinò di nuovo una delle amiche di Mina “Ecco io avrei dei tovaglioli per pulire il taglio” disse.
Hayato non la guardò nemmeno “Ok andranno bene. Tu non scappare!” e mi afferrò per il colletto.
La ragazza a quel punto, mentre era intenta a passargli i tovaglioli recuperati nella borsa, si fermò di colpo e cominciò a fissare Hayato sgranando prima gli occhi e poi portò una mano davanti alla bocca per nascondere lo stupore ma era troppo evidente. Osservai meglio quella ragazza, non mi ero affatto accorto di chi si trattasse, era Mayu.
“Ma tu sei Hayato Maeda...” scandì chiaramente il suo nome e fu come una pugnalata nel petto. L’ultima cosa che volevo era che quei due si incontrassero e senza rendermene conto era appena successo.
Hayato si girò appena per guardarla, non riconoscendola poi però parve prestare maggiore attenzione e prima o poi avrebbe unito i puntini. “Non posso crederti sei Hayato! Ma è meraviglio Aki-chan, siete ancora amici dopo tutto questo tempo!” sorrise mostrando le sue gote rosee.
Fu allora che Hayato ebbe l’illuminazione e sgranò gli occhi quasi terrorizzato di avere davanti un fantasma.
“Mayu Shinohara?” scandì quel nome quasi con un filo di voce e improvvisamente un ombra attraversò lo splendido viso di Hayato rendendolo cupo.
Mayu gli sorrise “E’ da tanto che non ci vediamo. Non sei cambiato affatto, sei sempre bellissimo” a quel puntò lo superò e col tovagliolo stretto in mano afferrò dolcemente il mio braccio per asciugarmi il sangue “è un brutto taglio Aki-chan ma passerà. Sei stato davvero coraggioso prima” mi sorrise.
Hayato non ce la fece più a quel punto e mi tirò via afferrandomi per un braccio, una rabbia smisurata in viso tanto da arrivare a digrignare i denti per trattenersi. Miyu invece rimase molto confusa per quel gesto.
“Hayato...” dissi cercando di calmarlo.
“L’altra volta pure...” ebbi un sussulto e sapevo perfettamente a quale volta si stesse riferendo, il terrore cominciò ad invadermi e nel tentativo di dire qualcosa restai invece in silenzio in preda al panico “anche l’altra volta era lei...” disse tenendo il viso nascosto sotto i capelli e stringendo i pugni contro le cosce.
Avevo sbagliato a tenergli nascosto quella cosa? Forse si, dal suo punto di vista, ma se solo avessi avuto la forza in quel momento di dirgli che avevo avuto paura dal primo momento che l’avevo incontrata. La stessa paura che stavo provando in quel momento e cioè che tutto potesse andare improvvisamente a rotoli.
“Mayu! Yoshida-san e Mina-chan stanno benissimo per fortuna!” fu l’altra ragazza in lontananza a rompere quel silenzio e quella tensione. Mayu come se non fosse accaduto nulla corse verso la sua amica.
“Hayato” mi rivolsi a lui con l’intento di sfiorargli la mano ma lui la ritirò bruscamente cacciandomi e finalmente mi mostrò il suo viso, sul quale c’era disegnata una maschera di rabbia e disperazione.
“Non toccarmi!” gridò infatti.
“Hayato aspetta! Non è come pensi!”
Ma fu inutile, Hayato cominciò ad allontanarsi da me e prese la strada per andare via da lì e neppure una volta di girò indietro. Allora, l’unica che potevo fare era corrergli dietro, fermarlo e spiegargli tutto per bene. Dirgli che era stato uno stupito malinteso e che l’unico per me era solo lui. Non ne ebbi però modo, infatti Yoshida mi fermò notando il sangue che scorreva dal gomito e tutto divenne offuscato. Non perché stessi svenendo, o stessi male fisicamente ma perché non c’era più Hayato con me e ciò che avevo temuto era in realtà accaduto e di nuovo, ancora una volta mi era stato portato via.
Hayato.


Note autrice: Sotto consiglio di una persona che mi farebbe piacere chiamare amico, ho scelto di aprire una pagina su facebook riguardo le mie storie e gli aggiornamenti in generale. E' anche un modo per parlare, e conoscersi in qualche modo.
Pagina Ufficiale
E' ancora da allestire, infatti al momento fa un po' ca***re.
  
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