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Autore: maggy_is_a_penguin    09/12/2017    0 recensioni
io provavo tutto e tu non provavi nulla, forse è per questo che ci siamo allontanati.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Aprii gli occhi, il buio pesto mi avvolgeva, guardai l’orologio che avevo lasciato sul comodino la sera prima: erano le 3:24 di martedì notte, sapevo che avrei dovuto dormire, ma il mio cervello non ne voleva sapere nulla di spegnersi: il giorno dopo avrei avuto una giornata pesante.
La mia testa era piena di pensieri, così piena che sembrava la ciotola delle caramelle dopo il giorno di halloween. Ma c’era un solo pensiero che dominava sugli altri: il pensiero dei tuoi occhi di colore diverso, uno grigio chiaro e l’altro marrone mi tenne in uno stato di dormiveglia per tutto il tempo, e in quel momento decisi che non sarei più riuscita a dormire.
La verità è che mi mancavi: vederti andare via, allontanarti da me, la sera prima, mi lasciò un vuoto nel petto. Non era cambiato niente tra di noi, o almeno lo speravo. In quell’ultimo periodo avevo spesso la sensazione che non fossimo più così tanto legati l’uno all’altra: lunghi silenzi si intraponevano tra di noi, incapaci di scacciarli via. Ci perdevamo nei nostri pensieri, la nostra mente viaggiava in universi lontani, senza però riuscire a esprimere ciò che ci passasse per il cervello. Talvolta litigavamo, per motivi stupidi, è vero, ma ogni volta mi sentivo un poco più lontana da te: nessuno dei due faceva mai il primo passo per chiedere scusa, eravamo entrambi molto testardi. Le nostre litigate sono sempre state molto distruttive: ricordo una volta che avevo rotto un vaso di tua madre, nel tentativo di lanciartelo addosso, oppure un’altra volta che mi stavi per tirare uno schiaffo, ma ti sei trattenuto perché le donne non si picchiano.
Quella sera avevo come la sensazione che i tuoi sentimenti per me non fossero così forti come lo erano all’inizio, che si fossero indeboliti. Probabilmente questo è il motivo per cui non riuscii a dormire: mi mancavi, nonostante non ti vedessi da poche ore. Volevo sentire la tua voce, profonda ma che quando esultavi sembrava quella di un ragazzino, quella voce piena di calore, che quando mi agitavo troppo era l’unica cosa che riusciva a farmi calmare. Volevo baciare le tue labbra, soffici, che probabilmente erano un po’ sproporzionate rispetto al resto del viso, ma gli davano quel fascino che è difficile da trovare in altre persone. Volevo sentire le tue braccia di nuovo intorno a me, erano muscolose, ma che quando le cingevi attorno alla mia vita mi trattavano come se fossi il più fragile dei fiori. Volevo sentire di nuovo il tuo profumo, un profumo che ormai era diventato così familiare che era strano quando non lo avevo impresso sulla pelle.
Con te mi sentivo a casa, eri il mio punto di riferimento, la mia ancora. Non riuscivo a stare senza di te, e forse è questo il motivo per cui te ne stessi andando via da me. Ero troppo attaccata a te, ero innamorata di te, provavo dei sentimenti così forti per te che quando non eri con me mi sentivo vuota. Tu, al contrario, volevi stare da solo, quando ci vedevamo ti sedevi lontano da me, non troppo, ma abbastanza che i nostri vestiti non si toccavano neanche.
Io provavo tutto e tu non provavi nulla.
Forse è per questo che ci siamo allontanati.
Quella notte non mi sentivo a mio agio, nonostante stessi dormendo nel letto in cui ho sempre dormito. Mi sentivo dispersa, avevo bisogno di vederti.
Presi in mano il cellulare, le mie dita si mossero veloci a comporre il tuo numero, che conoscevo a memoria. Non riuscii a schiacciare il tasto per chiamarti, rimasi lì, immobile, a fissare lo schermo del cellulare, persa nei miei pensieri. Non potevo chiamarti, sentire la tua voce, nonostante ne avessi altamente bisogno: non avrebbe fatto altro che farmi del male.
La verità è che le cose tra di noi erano cambiate, i miei sentimenti per te non si erano indeboliti, ma i tuoi si. Potevo vederlo nelle tue iridi di colore diverso quado si incatenavano alle mie. Non mi guardavi più come eri solito fare: non mi guardavi più come se fosse l’ultima volta che mi avresti vista. Non mi baciavi più come se fosse l’ultima volta che mi avresti baciata.
Fu in quel momento, alle 3:27 di martedì notte, che capii che tu non ci saresti più stato: dovevo andare avanti da sola, ed ero sicura che lo avrei fatto a testa alta. 
   
 
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