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Autore: holyground    11/12/2017    4 recensioni
Tauriel torna nel Reame Boscoso distrutta dalla morte di Kili. Teme di affrontare il lutto, teme l'oblio, teme il dolore. Così si rivolge a chi ha permesso al suo cuore di diventare di ghiaccio pur di superare la sofferenza: Thranduil.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tauriel, Thranduil
Note: Movieverse | Avvertimenti: Violenza
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15

 

day slowly turning into night

my hands are shaky and I don't feel right

again

my friend

 

 

oh, I’m just waiting on the wild sun

 

 

baby, are the lies they told us all true?

I don't know what to do

I don't know how to stop this time

 

maybe all the dreams I had were never real

I don't know how to feel

I don't know how to feel this

 

 

oh, I’m just waiting on the wild sun

 

 

- wild sun, the strumbellas

 

 

————————————————————————————————————————

 

 

  Thranduil voleva ricordare il sapore di Tauriel per sempre. Imprimerlo nella memoria e sulla lingua, per continuare a gustarla anche quando era lontana. 

  Voleva stringerla fino a marchiarle la pelle, lasciare il proprio segno infuocato su quel candore etereo, di modo che lei avvertisse il suo tocco anche quando erano separati.

  Voleva che tutti sapessero che lei era sua e lui era suo, che si appartenevano ed erano destinati, che erano legati non solo dall’amore, ma soprattutto dal dolore.

  Voleva che fosse sua per sempre.

  La voleva.

 

§

 

  Tauriel aveva dimenticato il pugnale. Aveva dimenticato di aver picchiato il re, di averlo atterrato, di avergli mancato di rispetto ‒ di nuovo. Perché adesso lui era su di lei, i loro corpi erano un’unica entità, e lui non l’avrebbe lasciata andare.

  Prima di potersi trattenere, iniziò a piangere. Quando Thranduil sentì il sapore delle lacrime tra le loro bocche, la allontanò da sé per osservarla in volto. Lei teneva gli occhi tenacemente chiusi.

  «Tauriel, guardami.»

  Le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi serrati, e Thranduil avvertì un moto di tenerezza nel pensare che anche nel dolore, anche nei suoi momenti più deboli, si manteneva ostinata come sempre. Le carezzò una guancia, e il gesto si portò via una lacrima.

  «Apri gli occhi, meleth nîn. Guardami.»

  La dolcezza in quel tono e in quella carezza la convinsero ad assecondarlo. Aveva avuto paura di aprire gli occhi, di vedere di nuovo l’espressione dura del re, di sentirlo dire ancora una volta che non potevano fare ciò che stavano facendo, perché non era permesso, non era lecito. Ma quando i loro sguardi si incontrarono Tauriel fu invasa da un’ondata di affetto e sicurezza e amore. Un amore ancora imperfetto, certo, macchiato dal sangue, contaminato dal dolore, indebolito dalla caparbietà; ma inequivocabilmente amore.

  «Ce l’hai fatta, Tauriel.»

  Altre lacrime le scesero dagli occhi; dolore, sollievo e paura si mescolarono in una confusione di sentimenti. Scuotendo la testa, si liberò dalla stretta di Thranduil e gli voltò le spalle.

  «Non ho fatto niente.» replicò. «Mi hai provocato. E mi hai lasciato vincere.»

  «Non ti ho lasciato vincere.» disse lui. «Non l’ho mai fatto.»

  «Hai avuto pietà di me.» Tauriel si voltò di scatto, il volto contorto in una smorfia d’ira. «Della povera, piccola Tauriel, che non riesce più a fare niente da sola.»

  Thranduil scosse la testa in modo concitato.

  «Non è questo…»

  «È forse un tuo modo perverso per assicurarti che non me ne andrò? Sai essere così crudele?»

  «Hai frainteso.»

  «Prenderti gioco di me non ti assicurerà la mia presenza al tuo fianco. Preferisco lasciare il regno piuttosto che essere il tuo animale da compagnia.»

  «Tauriel, farn

  La voce del re riecheggiò nel bosco, autoritaria e risoluta; non ammetteva repliche. Ma Tauriel non era mai stata brava a tenersi i propri pensieri per sé.

  «Mi hai umiliata.» disse, e adesso la foresta echeggiava con le sue parole, ben più potenti dell’urlo del re. «Mi hai tenuta con te solo per imprigionarmi, reprimendo la mia libertà, perché non sopportavi di perdere il controllo su un altro dei tuoi preziosi sudditi. Perché Legolas se n’è andato, e tu hai sfogato il tuo dolore su di me! Non hai potuto trattenere lui, così hai impedito a me di lasciarti!»

  «Ti ho tenuta con me perché non potevo sopportare di tornare senza di te!»

  Forse nelle parole di Tauriel c’era del vero. Forse la sua presenza sopperiva alla mancanza di Legolas; forse lei era l’unico appiglio di Thranduil ad una vita passata, una vita di cui anche Legolas faceva parte; forse suo figlio aveva lasciato un vuoto che solo un altro tipo di amore avrebbe potuto riempire. Forse Thranduil avrebbe dovuto imparare a discernere il suo amore per Legolas dall’amore in generale, e non lasciare che il primo contagiasse il secondo. 

  Ma se a Tauriel era stato concesso di tornare a casa era perché, dal momento in cui gli aveva puntato l’arco contro nel mezzo della battaglia, Thranduil si era rifiutato di immaginare un futuro senza di lei. Perché quando l’aveva trovata in mezzo alla neve a piangere sul corpo del nano che aveva amato, aveva sperato di poter meritare un amore simile, di meritarlo da lei.

  Gli occhi di Tauriel erano grandi e lucidi. Thranduil poteva vedere i dubbi che l’avevano assalita, l’insicurezza nei confronti delle sue parole, l’incertezza nell’interpretarle. Aveva davvero detto ciò che lei pensava?

  «Non potevo perderti.»

  «Allora perché trattarmi così? Perché ignorarmi per settimane dopo avermi dato tanto?»

  «Perché non ero convinto di poterti dare di più. E tu meriti di più, Tauriel.»

  «Anche tu.»

  Thranduil sollevò lo sguardo, e vide che lei gli stava tendendo la mano. SI avvicinò con cautela, come di fronte ad una creatura del bosco per evitarle di spaventarla e farla fuggire.

  Le dita di Tauriel volarono leggere al suo volto, gli sfiorarono appena la guancia, tremanti e incerte. Thnrauil rabbrividì. Lo stava toccando come se fosse fragile, come se potesse rompersi, come se lo considerasse prezioso. L’affetto di Tauriel era qualcosa a cui ancora faticava a credere. Le aveva dato così tanti motivi per odiarlo. Quando gli passò il pollice sulle labbra, la bocca gli schiuse leggermente, e quasi sentì il sapore di lei; avvertì una fitta allo stomaco quando si rese conto che era un sapore che conosceva bene, e non che immaginava e basta, non più.

  L’attimo dopo non era più lì: aveva raccolto il pugnale e glielo stava porgendo.

  «Aiutami. Ti prego.»

  Le girò intorno, chiuse la mano intorno al pugnale sopra quella di lei, l’altra mano poggiata sul suo fianco morbido. Thranduil fece ruotare il polso per soppesare l’arma, guidando allo stesso modo quello di Tauriel, e insieme affondarono la lama in un nemico invisibile.

  Tauriel sentì le proprie labbra piegarsi in un sorriso: era da tempo che non faceva un affondo con un’arma. Thranduil era lì a guidare ogni suo movimento. Col passare della notte, con Tauriel che acquistava sempre più sicurezza nel maneggiare il pugnale, si sontrarono in veri e propri duelli; fino a che, al sorgere del sole, Tauriel aveva messo da parte i propri fantasmi, gli spettri che le avevano infestato la mente avvelenato gli arti, i mostri che si era portata dietro dalla guerra e quelli che condivideva con Thranduil.

  «Mi hai salvato.» disse Tauriel a Thranduil.

  «E tu hai salvato me, maethor nîn.» disse Thranduil a Tauriel.

  C’era ancora tanto da imparare. C’erano altri demoni da combattere, altri fantasmi da affrontare; altre giornate in cui il vuoto sarebbe stato incolmabile; altre notti passate a sconfiggere le paure, passate a pregare per un nuovo sole, a sperare in un giorno più luminoso. Ci sarebbe stato altro dolore, accompagnato da insicurezza e inadeguatezza. Ci sarebbe stata innocenza, e momenti in cui l’innocenza sarebbe stata messa da parte. Ci sarebbe stata comprensione, indulgenza e amore. Soprattutto amore.

  Il sole era sorto. Era un nuovo giorno.

 

 

————————————————————————————————————————

 

 

as the world comes to an end

I'll be here to hold your hand

 

because you're my king and I'm your lionheart 

 

 

- king and lionheart, of monsters and men

 

 

 

 

 

 

 

 

meleth nîn = amore mio

maethor nîn = mia guerriera

farn! = basta!

 

 

 

 

il giorno si trasforma in notte

mi tremano le mani e mi sento sbagliata

di nuovo

amico mio

 

oh, aspetto solo il sole selvaggio

 

sono vere tutte le bugie che ci hanno detto?

non so cosa fare

non so come fermarmi stavolta

 

forse tutti i sogni che ho fatto non erano reali

non so come sentirmi

non so come sentire questo

 

oh, aspetto solo il sole selvaggio

 

§

 

mentre il mondo si avvicina alla sua fine

io sarò lì per stringerti la mano

 

perché tu sei il mio re e io il tuo cuor di leone

 

 

 

 



Be’, è finita. Spero abbiate apprezzato il finale. Sono davvero contenta di aver concluso questa storia, e devo tutto a chi mi ha convinto a riprendere il lavoro dopo più di un anno, a chi ha recensito in modo sempre così fantastico, e a chi ha amato la storia in silenzio. 

Non posso dire che sarà l’ultima volta che scrivo di questi due, li porto nel cuore. 

Grazie a tutti.

  
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