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Autore: Nene_92    12/12/2017    8 recensioni
 INTERATTIVA - (ISCRIZIONI CHIUSE )
(la storia fa parte della serie "Grimm")
 
Inghilterra, 2022
Eleonore Grimm, durante un pomeriggio passato con i nipoti, racconta loro la fiaba di Cappuccetto Rosso. Quello che non si aspetta è di trovare, in mezzo al diario di Jacob, una misteriosa lettera che sembra essere indirizzata proprio a lei.
 
Durmstrang, 1802
Per la prima volta nella storia, Hogwarts viene lasciata fuori dal Torneo Tremaghi.
Quell'anno infatti, a giocarsi la Coppa saranno gli Istituti di Durmstrang, Ilvermony e Murrinh-Patha.
Tra i tanti studenti desiderosi di partecipare, si trovano anche loro: Jacob e Willhelm Grimm, i famosi fratelli delle fiabe "horror" babbane.
Hanno solo 17 anni, non sono ancora famosi. O almeno non lo sono ancora nel mondo babbano, visto che nel mondo magico la loro famiglia è invece nota da secoli come "il terrore dell'Europa".
Eppure, gli eventi che li travolgeranno quell'anno, saranno proprio lo stimolo che li porterà a scriverle.
.
Volete sapere come? Non vi resta che leggere.
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto, Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimm'
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Prima di lasciarvi alla lettura vi informo di una cosa: il personaggio di Christopher Flangan è eliminato (troverete la cosa anche nel capitolo). E' già la seconda storia dove l'autrice mi è scomparsa nel nulla.

Per rispondere alle domande più gettonate del capitolo scorso:
- il proverbio orientale delle tre scimmiette è "non vedere il male, non sentire il male e non parlare male", che ovviamente aveva un significato completamente diverso rispetto a quello odierno
- no, non ho mai parlato dei genitori di Jacob e Willhelm prima dello scorso capitolo, quindi sfogatevi pure con le ipotesi su di loro ;)

- auguroni a Tayou per la sua laurea!



Per gli altri rimasti buona lettura! ;)




- Vacanze primaverili -



Vacanze primaverili, 15 - 25 aprile 1803



"Clem... è successo qualcosa di strano, al Castello, mentre ero via?"


Durmstrang


"Posso rimanere qui se vuoi."
Non era la prima volta che Clementine affrontava il discorso e glielo chiedeva.
La ragazza aveva insistito più e più volte, nell'arco della settimana, per convincerlo a farla rimanere, ma Trystifer era stato irremovibile: "Non vedi la tua famiglia da mesi, è giusto che tu vada. L'avevi detto chiaramente di voler tornare a casa in queste vacanze: non cambiare programma soltanto per me."
"Sì ma... Chris..." Aveva provato ad insistere lei, assistendo così alla sofferenza immediata creatasi nel volto del ragazzo sentendo nominare il suo più caro amico.
"Se dovesse ricomparire, ti scriverò subito. Ma una pausa da tutto questo te la meriti." Aveva affermato Trys, dandole una spintarella verso il cortile del Castello, dove la delegazione della scuola australiana stava caricando i bagagli. "Vai adesso."



Appoggiando la testa allo scaffale della libreria che aveva consultato fino a pochi secondi prima, Trystifer emise un sospiro di stanchezza.

Era rimasto solo.

Quando era scomparso Levi, in quello che ormai gli sembrava un secolo prima, si era sì rattristato, ma aveva anche trovato la forza dentro di lui per andare avanti e cercare di capire cosa stesse succedendo.
La forza per combattere.
Invece era scomparso anche Chris.

E lui non poteva sentirsi più svuotato di così.


-*-*-*-


Stati Uniti d'America, casa Jones



Vedendo Tyler praticamente stritolato nell'abbraccio di un anziano signore, Heidi e Reyna si scambiarono un sorrisino divertito.

Erano entrambe purosangue, non abituate a gesti di affetto provenienti da familiari. Perciò la scena che si parava davanti ai loro occhi era qualcosa di alquanto esilirante.

"E voi dovreste essere miss Black e miss Volkova, dico bene? ... Lascia andare tuo nipote, Joseph, o finirai per soffocarlo!" Lo richiamò immediatamente sua moglie "Benvenute nella nostra proprietà. Lasciate pure i bagagli qui, se ne occuperanno gli elfi domestici." Le accolse con un caloroso sorriso, facendosi avanti per abbracciarle.
E lasciando immediatamente perdere quello slancio affettivo dopo aver riconosciuto la rigidezza delle due ragazze.

"Noi dobbiamo ringraziare voi per l'invito e per l'ospitalità." Ribattè Heidi, indirizzando alla donna un ampio sorriso.
"Sciocchezze!" Rispose la donna sventolando la mano, come per scacciare una mosca fastidiosa. "Gli amici di Tyler sono sempre i benvenuti qui. Più che altro mi dispiace che abbiate perso un'intera giornata per arrivare qui dalla Prussia solo per accontentare mio nipote, quando magari avreste approfittato volentieri delle vacanze primaverili per rivedere la vostra famiglia."
"Assolutamente no, signora. Di questo non si deve affatto preoccupare." Replicò però subito Reyna.

Non ci fu bisogno di uno scambio di sguardi tra le due, per capire cosa stesse pensando l'altra: se in tale occasione non fosse arrivato l'invito di Tyler, entrambe avrebbero passato quel breve periodo di vacanza a Durmstrang.

"E poi è bello poter visitare posti nuovi."






"Non ti preoccupare."
Reyna stava mettendo via alcuni vestiti nella cassapanca in fondo al letto quando la voce di Heidi la raggiunse.
"Di che cosa?" Domandò distrattamente, continuando con la sua opera di riordino.
"So perfettamente che Tyler ha invitato anche me solo per non far sembrare troppo... importante... l'invito nei tuoi confronti." Si spiegò meglio la tedesca, mentre Reyna si dimostrava per la prima volta vagamente imbarazzata "Perciò, quando vorrete passare del tempo da soli, farò in modo di agevolarvi per quel che potrò." Le promise indirizzandole una strizzatina d'occhio "Questa per me sarà davvero una vacanza."



-*-*-*-

Australia, Villa Lohan


"Campionessa di Murrin Patha! Ancora non posso credere che un tale onore sia capitato proprio a te!"

Quelle erano state le prime parole che Kathleen aveva sentito pronunciare dalla madre, non appena aveva messo piede in Australia.
Non un "ciao", non un "bentornata", non un "mi sei mancata".
Solo un enorme sproloquiare a vanvera su questioni inerenti il sangue l'onore di famiglia e il fatto che lei, Kathleen, venendo scelta dal Calice di Fuoco, se ne era dimostrata finalmente all'altezza.
Niente di niente, invece, nessuna domanda sui pericoli e i rischi affrontati fino a quel momento.
Sul fatto che sua figlia stava rischiando la vita praticamente ogni giorno.

Ostentare, ostentare, ostentare.

Non esisteva altro per la signora Lohan.

Non era sempre stata così, la madre di Kathleen.
Inglese purosangue ed ex Grifondoro, imparentata con famiglie purosangue del calibro dei Black e dei Malfoy, aveva ottenuto sempre ottimi risultati scolastici. Che però non le erano serviti a nulla: appena presi i MAGO infatti, era stata costretta dalla famiglia a sposare Hank Lohan, purosangue australiano che aveva sempre fatto fatica ad accettare.

E pian piano tutti i suoi sogni giovanili, compreso quello di diventare una delle rare donne Auror presenti al Dipartimento, erano sfumati insieme alla sua voglia di vivere.
Piano piano, senza neanche rendersene conto, si era tramutata proprio in ciò che la società purosangue le chiedeva: una perfetta casalinga, dedita soltanto alla casa e pronta a riversare tutta la sua attenzione nella preparazione di ricche feste e banchetti, atti soltanto a dimostrare quanto la sua famiglia contasse all'interno del mondo magico.

Probabilmente qualsiasi altra madre si sarebbe dimostrata in apprensione nel venire a sapere che la sua primogenita stava letteralmente rischiando l'osso del collo, ma Amanda Lohan non sembrava minimamente propensa a cedere a tale sensazione.
E Kathleen, sentendo le lacrime premere agli angoli degli occhi per uscire copiose, decise che avrebbe fatto di tutto per smuoverla da tale apatia.

"Se soltanto voi sapeste cosa sta accadendo a Durmstrang, madre, non direste tali parole." Esordì, tirando su con il naso.
Poi, senza aspettare un gesto di permesso, iniziò a raccontarle ogni singolo dettaglio di quegli ultimi mesi passati nell'Istituto nordico.

Sperando che ciò servisse per smuovere il cuore ormai di pietra della donna.


-*-*-*-


Stati Uniti d'America, Villa Duchannes - Ravenwood


"Livvy"

 Avendo sentito il suo nome, Deliverance arrestò il passo lungo il corridoio e si voltò.

Peccato che in giro per il corridoio dell'enorme villa, a parte lei, non ci fosse nessuno.

Pensando di esserselo sognato, la ragazza fece spallucce e riprese la sua solita andatura per dirigersi verso la biblioteca, dove la aspettava lasciato a metà un tema su una pozione particolarmente ostica.

"Livvy"

Quella seconda volta non l'aveva sognato: qualcuno l'aveva davvero chiamata.
Peccato che il corridoio continuasse ad essere ostinatamente vuoto.

"Livvy."

La ragazza arrestò nuovamente il passo, intenzionata a guardarsi intorno con circospezione.
Magari era la sua cuginetta che si era nascosta dietro ad uno dei tendoni per farle uno scherzo? No, era impossibile: Reece non avrebbe mai retto lo scherzo così bene, si sarebbe smascherata subito scoppiando a ridere.

"Non ci riuscirai mai Deliverance.

Spalancando gli occhi e iniziando a tremare, la tuonoalato si rese conto di avere finalmente riconosciuto quella voce: apparteneva a sua zia Madailene, la madre di Reece.
Una strega delle tenebre morta cinque anni prima.

"Passerai dalla nostra parte Liv. Non riuscirai mai a rimanere nella luce. Entro l'estate sarai nostra."



-*-*-*-


Durmstrang

Era quasi convinto di essere l'unico a dover spedire una lettera a quell'ora del mattino, ma quando Ashton aprì la porta della guferia dovette ricredersi: nella stanza era infatti presente anche Mike, piegato sul tavolo e intento a firmare e poi sigillare una lettera.
Dal momento che la sua era invece già terminata, Ash si limitò a rivolgere un cenno di saluto al compagno, prima di dirigersi verso il trespolo dove aveva adocchiato un gufo ai suoi occhi promettente, che scattò immediatamente sull'attenti non appena capì di essere stato scelto arruffando le piume.

Sorridendo divertito per lo scatto dell'animale, Ash allungò una mano per accarezzarne il soffice piumaggio, poi si apprestò a legargli la lettera alla zampa.

Nel frattempo Mike, che aveva terminato la lettera, si alzò in piedi per fare altrettanto.
"Anche tu qui? Pensavo che a quest'ora non ci fosse nessuno in giro." Commentò sbadigliando, dirigendosi a sua volta verso un trespolo contenente dei gufi della scuola.
"Ho pensato che essendoci poche persone non avremmo dovuto litigarci i gufi, visto che non ne dispongo di uno personale." Replicò Ash con una scrollata di spalle, avendo ormai terminato le manovre con il pennuto. "Insomma, io ho soltanto un gatto." Aggiunse quasi come a volersi giustificare.
"Ho pensato più o meno la stessa cosa, visto che ho un gatto anche io." Lo rassicurò immediatamente Mike "E poi... non riuscivo a dormire." Aggiunse con un filo di voce, quasi in imbarazzo.
"Un'altra delle tue visioni?" Domandò a quel punto Ashton, sentendo un brivido gelato corrergli lungo la spina dorsale.
"Non proprio... è più una sensazione alla bocca dello stomaco, che non mi lascia mai del tutto tranquillo." Provò a spiegare l'altro "Ma non saprei spiegare bene in che cosa si potrebbe concretizzare." Ammise con un pizzico di delusione.

"Hai scritto ai tuoi?" Cambiò improvvisamente il discorso il bunyip, desideroso come non mai di cambiare argomento.
"Sì, al mio fratellino." Confermò lo yowie annuendo "Anche se una versione molto... riveduta e corretta... di ciò che succedendo qui." Ammise "E, a proposito, volevo ringraziarti per essere rimasto a Durmstrang con me, anzichè tornare in Australia."
"Non preoccuparti Mike, va bene così: le festività non mi sono mai piaciute più di tanto. E se un amico è in difficoltà è mia abitudine cercare di aiutarlo." Lo rassicurò immediatamente Ashton. "Non ti avrei mai lasciato solo."


-*-*-*-


Stati Uniti d'America, Villa Crawley


Probabilmente se sua madre l'avesse vista in quella circostanza avrebbe borbottato in maniera scandalizzata qualcosa sul fatto che "Le signorine purosangue non si comportano di certo in tale maniera", ma la signora Crawley in quel momento era in città per varie commissioni e non sarebbe tornata prima di sera, perciò Camille si sentiva in diritto di approfittarne il più possibile.

Non che stesse facendo nulla di sbagliato: la sua sorellina le aveva chiesto di raccontarle una storia, attirando così immediatamente l'attenzione di tutti gli altri bambini presenti nella stanza.
Camille si era così ritrovata circondata da tutti i più piccoli della famiglia - tra fratelli minori, nipotini e cuginetti era presente una vera e propria ciurma alla villa in quel periodo - e senza starci troppo a pensare si era stesa sul pavimento, di fianco al camino spento, lambicandosi il cervello per qualche minuto per trovare una storia che si adattasse un po' alle esigenze di tutti.

"Dai Cami, raccontaci qualcosa sul Torneo!" La pregò sua cugina Mandy, con gli occhi che le luccicavano.
Avendo iniziato a frequentare Ilverlmony solo quell'anno, non aveva avuto la possibilità di candidarsi per il Tremaghi perciò nutriva una sorta di venerazione per la cugina, che aveva invece avuto tale possibilità. E appena aveva rivisto Camille aveva iniziato a riempirla di domande al riguardo, tempestandola ogni volta che ne trovava l'occasione.
E, ovviamente, Camille aveva dovuto fornirle una versione molto più concisa e "ripulita" degli avvenimenti. 

"Sì quaccosa del Tonneo!" Trillò deliziata Kayla, che a malapena si reggeva in piedi.
"E i Grimm? Hai conosciuto i Grimm?" Intervenne invece Logan, sbracciandosi per farsi notare, eccitato come non mai. D'altra parte i suoi genitori l'aveva cresciuto con il mito dei Grimm. Non era un caso se era da quando aveva sette anni che diceva di voler diventare un Auror.

Trovandosi con le spalle al muro, Camille si ritrovò costretta a cedere. "E va bene: sì, ho conosciuto i Grimm visto che sono stati loro ad organizzare il Torneo Tremaghi." Iniziò a raccontare, catturando immediatamente tutta l'attenzione su di sè e vedendo Logan trattenere pesantemente il respiro. "E se fate i bravi vi racconto come si è svolta la Prima Prova."

Ovviamente in modo riveduto e corretto. Aggiunse nella sua testa.



-*-*-*-


Durmstrang


... potevo girare attorno alle fiamme ma non avrei mai arrivato in tempo: ò direttamente saltato.
Così ò raggiunto la povera ragazza che strillava spaventata e la ò salvata. Poi...


"Oh per Ecathe, cosa vedono i miei poveri occhi!"

Patton era talmente tanto coinvolto nella scrittura, una lettera per suo padre con la quale voleva narrare tutte le sue imprese eroiche, che non aveva sentito Liam arrivargli alle spalle, perciò sobbalzò spaventato non appena quest'ultimo comparve dietro di lui.

"Io 'ho', tu hai, egli ha!" Decantò Liam con voce alquanto ironica "Serve l' 'h'! 'Io ho' si scrive 'i-o h-o' non 'ò'!" Continuò facendo lo spelling e segnalando al compagno i diversi errori grammaticali disseminati per la lettera, indicandoli uno ad uno con l'indice "Senza contare le altre storpiature grammaticali!" Continuò a prenderlo in giro, sottraendogli la lettera con un velocissimo gesto della mano e iniziando a leggerla ad alta voce, modulando la voce in base ai vari errori o costrutti grammaticali errati che trovava qua e là. "Ma sai scrivere almeno Pat? No perchè se tu passassi sui libri di grammatica il tempo che passi ad accusare me di essere un vampiro, credo che la tua lettera sarebbe un capolavoro della letteratura." Continuò imperterrito e crudele ridendo, riuscendo a sottrarsi da tutti i tentativi dell'altro di riappropriarsi delle sua lettera, sventolandogliela di tanto in tanto con fare provocatorio davanti al naso, prima di sottrarsi nuovamente alla sua presa.
"RIDAMMELA IMMEDIATAMENTE!" Protestò Patton "E per tua informazione quelli non sono errori di grammatica: sono messaggi in codice che solo mio padre è in grado di decifrare! E' ovvio che tu non riesci a capirci nulla!"
"Sì certo, il codice degli analfabeti!" Lo prese ancora in giro Liam ridendo, prima di restituirgli di sua spontanea volontà la lettera. "Ecco Powell, tieni pure la tua preziosa lettera e completala! Secondo me manca il paragrafo dove ti vanti di avere inventato la pietra filosofale!" Lo derise un'ultima volta, prima di dileguarsi velocemente dalla camera da letto. "Adesso, se non ti dispiace, vado a disseminare altri cadaveri in giro: come ben sai, i vampiri hanno bisogno di sangue!" 


-*-*-*-


Australia, Villa Wilson


Impalata e costretta nel bustino del suo sontuosissimo - ed alquanto esagerato - abito da cerimonia, Madison era ferma in mezzo alla stanza dei banchetti, dove in quel momento si stava tenendo l'ennesimo ricevimento organizzato nel giro di pochi giorni da sua madre.

Un'altra delle feste dove la dirawong veniva esibita come un oggetto.
E nelle quali sua madre sperava di riuscire a trovarle un buon pretendente.

Non a caso le aveva già presentato almeno dieci ragazzi diversi, quasi nella speranza di veder scattare la famosa scintilla negli occhi della figlia.
Ma Madison non li aveva quasi neanche degnati di uno sguardo, nonostante fosse stata costretta dagli sguardi ammonistrici della donna ad accettare gli inviti a ballare della maggior parte di loro.

In realtà ne avrebbe fatto molto volentieri a meno.
Non era mai stata attratta da quelle cose: il sangue puro, il lusso, la ricchezza e l'ostentazione.
Tutto ciò che quelle cose le avevano regalato era stata soltanto un'infanzia fredda ed infelice: sin da che aveva ricordi, sua madre era sempre stata distante da lei e le aveva imposto un'educazione rigida e ferrea, completamente inadatta ad una bambina piccola.

E, ovviamente, era stata la donna a costringerla a tornare in Australia.
Ovviamente era stata più che felice di averla lasciata a Durmstrang, durante le vacanze natalizie. A Madison era bastato accennare 'casualmente' al Ballo di Yule per ottenere il suo benestare.
Ma non c'era stata la minima possibilità di replicare per quelle vacanze: sua madre l'aveva voluta a casa a tutti i costi. E la ragazza, alla fine, aveva dovuto cedere.

Così, dopo aver ingoiato l'ennesimo sospiro a vuoto, Madison si ritrovò a pensare a come avrebbe preferito rimanere cento volte a Durmstrang piuttosto che un solo minuto in più in compagnia di quella donna.

E quello la diceva lunga su tutto quanto.


-*-*-*-


"Come vanno le cose tra te e Bianca?" Domandò Jacob, mentre sistemava alcune armi appena finite di affilare dentro ad una sacca.
"Vogliamo parlare con Elijah della... situazione... 
prima delle vacanze primaverili." Lo informò il minore "Tu sei proprio sicuro di non avere problemi... per il... cambio?"
Jacob gli rispose scrollando le spalle. "Lo sai come la penso. Non abbiamo una reale scelta, in proposito. Quindi tantovale prendere quella meno dolorosa per tutti. E poi, almeno per me, una vale l'altra. Almeno saprò che il mio fratellino è felice." Concluse battendogli una mano sulla spalla.

(da cap. 23 - Cappuccetto Rosso)



Durmstrang


Prima di abbassare la mano per battere le nocche sul legno, Bianca prese un profondo sospiro, ripensando a ciò che lei e Willhelm, presente al suo fianco, stavano per fare.

Perchè non si trattava soltanto di affrontare suo padre Elijah - e di conseguenza Philippe - per far loro modificare due contratti di matrimonio.

Si trattava soprattutto di guardare suo padre negli occhi e nascondergli una parte della verità.
Di solito lei era parecchio brava a simulare. Ma con suo padre non aveva mai funzionato.
E, in quel caso, si trattava di qualcosa di troppo grosso.

Gli uomini che aveva ucciso nel bosco solo pochi giorni prima, per aiutare la lupa mannara di Jacob, come avevano scoperto soltanto in un secondo momento non erano emissari di chi aveva attaccato Durmstrang.
Erano emissari di Elijah, mandati apposta per uccidere la lupa.
In pratica, non solo avevano ucciso e torturato degli alleati di suo padre, ma non erano neanche riusciti a carpire nulla di nuovo su ciò che stava accadendo, visto che avevano catturato le persone sbagliate.
E Ghita, la madre che Will non sapeva di avere - una hexenbiest - li aveva aiutati.

Non che fosse servito trovare i corpi, ad Elijah, per capire che qualcosa non era andato nel verso giusto.
Era da quella sera che il Preside sembrava un vero e proprio leone in gabbia. E più di una volta le aveva chiesto se sapesse dove diavolo era finito il suo fidanzato.
Ma, almeno su quello, Bianca non aveva avuto bisogno di mentire: non aveva la minima idea di dove si trovasse Jacob, così come non lo sapeva neanche Willhelm.

"Coraggio... parliamo con tuo padre. Poi, se ne usciamo vivi, cerchiamo anche di capire in quale guaio si stia andando a cacciare mio fratello." Borbottò Will, facendola riemergere dai suoi pensieri e trovando il coraggio di bussare al suo posto.

Certo, facile come bere un bicchiere d'acqua.


-*-*-*-



"Sei vergine?" Domandò Ghita.
"Ma cosa...?" Fu solo in grado di boccheggiare Sascha, diventando del medesimo colore dei propri capelli.

"Stammi bene a sentire: io non sto giocando." Sbottò a quel punto la donna "Sei purosangue, questo si vede dalla tua aura. Peccato che su di te sia presente la maledizione della luna piena. Perciò Jacob mi ha chiesto di fare un incantesimo per scoprire alcune cose sul tuo passato, incantesimo che non funzionerà se sei stata 'manomessa'."

(da cap. 21 - Ricerche e gite a Durmsburg)



Un leggero tremolio attraversò un piccolo punto dell'infinito prato, spezzando l'aria fino a quel momento immobile.
Poi, praticamente dal nulla, due figure comparvero all'orizzonte, quasi come sputate fuori dalla terra stessa.

"Prendi piccole boccate d'aria con il naso: se lo fai con la bocca aumenti solo il senso di nausea." Suggerì Jacob, scrutando con sguardo indagatore l'ambiente attorno a loro, quasi come in cerca di un segnale di pericolo.
"Come hai detto che si chiama... questa cosa?" Boccheggiò Sascha tossendo.
"Smaterializzazione." Replicò lui semidivertito, incrociando le braccia al petto. "E' così che ci muoviamo spesso, noi maghi."
"Beh, come mezzo di trasporto fa davvero schifo." Replicò lei, con il respiro mozzato, alzando finalmente il busto e iniziando a guardarsi intorno.
"Soltanto le prime volte, poi ci si abitua." Fu il commento di Jacob.
"Dove siamo comunque?" Domandò a quel punto la lupa con curiosità, vedendo soltanto un'infinita distesa d'erba che si estendeva attorno a lei. "Avevi detto che mi avresti riportato a casa... ma io vedo solo un prato."

"Ma tu sei a casa." Replicò il Grimm, estraendo un coltello dalla cintola e passandoglielo. "E adesso, mi serve il tuo sangue."
"Dovrei dissanguarmi da sola?" Replicò Sascha con tono ironico, inclinando la testa e strizzando gli occhi per osservare il ragazzo di fronte a lei.

A quella accusa, Jacob roteò gli occhi e sbuffò. "Chiariamo una cosa, Sascha: ho avuto migliaia di occasioni per ucciderti, in questi mesi, se ti avessi voluta morta. O avrei potuto lasciar fare il lavoro sporco a qualcun altro, appena una settimana fa, anzichè strappargli il cuore dal petto. Quindi perchè pensi ancora che io voglia ucciderti? Pungiti il dito col coltello e lascia colare il sangue a terra: ne basteranno poche gocce. Fidati."

Dopo un attimo di esitazione, la ragazza fece quanto il purosangue le aveva detto.

Non appena le gocce raggiunsero il terreno, il panorama attorno a loro cambiò: non erano più nel mezzo di un enorme ed infinito prato, ma a pochi passi da un maestoso castello, dall'aria piuttosto antica.

"Ma cosa...?" Domandò Sascha incredula, sbattendo ripetutamente le palpebre.

"I tuoi antenati hanno posto incantesimi di protezione molto potenti sulle vostre proprietà: soltanto i discendenti di sangue vi possono accedere. Tu sei l'ultima della tua dinastia." Le spiegò Jacob "Te l'ho detto stamattina, che ti avrei riportato a casa. Perciò bentornata, Eleanor Welfenbuttel."


---------


BOOM!
Come al solito vi lascio sempre dei finali tranquilli vero? :P

Prossimo capitolo direi che si ritorna dalle vacanze e alle lezioni, ma vi chiedo comunque se vorreste far fare qualcosa di particolare ai vostri OC (per MP entro il 17/12).

A presto!


  
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