Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: _kookieo    13/12/2017    8 recensioni
“Quella notte qualcuno tra le nuvole lassù sembrava aver deciso di voler ricordare ai mortali il vero significato della stagione che loro definivano con il nome inverno. La temperatura aveva raggiunto i -10°, quattro gradi più sotto delle minime medie invernali per la città di Seoul. […] Non avrebbe potuto esserci un contrasto maggiore tra ciò che si stava consumando all’esterno e l’atmosfera nell’appartamento 503.” 
 
Uniti da una salda amicizia, i giovani Jin, Yoongi, Jimin, Namjoon, Hoseok, Taehyung e Jungkook trascorrono sereni la loro vita a Seoul, riempiendo l’uno le giornate dell’altro da ormai alcuni anni. Ora che la fine di dicembre si avvicina è tempo di organizzare la loro solita festa di fine anno. Ci sono però sentimenti non ancora espressi che combattono sempre più per venire alla luce e che sconvolgeranno l’alba del nuovo anno. I ragazzi dovranno imparare che quello che sembra essere un equilibrio perfetto in realtà può imprigionare e immobilizzare come ghiaccio e che se si vuol vivere davvero bisogna permettere al sole di entrare.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Note dell’autrice (1): Avevo anticipato sulle scorse note che avrei dato informazioni sull’epilogo. Alla fine l’ho messo qui, all’interno di questo capitolo, separato dal resto giusto appena appena dalla scritta “[Epilogo]. Per cui yep, questo è proprio l’ultimissimo capitolo. Ci vediamo nelle note sotto. Buona lettura, Elle ♥~

 

 

CAPITOLO XVII

 

“Ho scoperto una cosa importante, Ben […], e cioè che la realtà è sempre

più sopportabile del suo fantasma, anche se è peggiore! Non volevo figli,

ora ne ho due, bè non è questa la cosa orribile, la cosa orribile è di aver

avuto tanta paura di questa meraviglia…”

 

(Daniel Pennac, Il paradiso degli orchi)

 

 

 

23 gennaio 2017

Jimin non ne poteva più di piangere. Era sempre stato un ragazzo piuttosto incline alle lacrime, ma nell’ultimo periodo ne aveva versate davvero troppe, si sentiva un miserabile. Aveva pianto di rabbia, di paura, di dolore e poi di felicità. E adesso erano arrivate le lacrime di rimorso, iniziate il momento in cui l’aria gelida di fine gennaio aveva toccato il suo viso, appena fuori dal palazzo dove vivevano Jungkook e Hoseok. La calma del ragazzo lo aveva spiazzato. Sembrava quasi che fosse pronto a ciò che era successo e il modo in cui aveva accettato le sue parole aveva profondamente colpito Jimin. Sperava che ciò che gli aveva detto, ovvero che gli credeva, fosse la verità. Gli era sembrato sincero, ma lui non era Taehyung. Taehyung avrebbe capito subito con un solo sguardo i sentimenti del più piccolo. Si chiese se l’amico avesse fatto bene a riporre in lui tutta quella fiducia. Il modo in cui Jungkook aveva però parlato di Taehyung aveva dato modo a Jimin di credere che si sarebbe ripreso prima del previsto. Era sicuro, nel profondo dentro di sé, che prima o poi avrebbe capito che per loro non ci sarebbe mai stata nessuna possibilità perché lui stesso era già destinato a un’altra persona. Anche il suo cuore era già occupato, ma, esattamente come era stato per lui, anche Jungkook doveva ancora capirlo. Questo pensiero lo aveva confortato per un po’, il tempo del tragitto in ascensore, ma poi gli era tornato in mente il modo in cui il più piccolo lo aveva abbracciato e si era sentito di nuovo lo stomaco affondare. Si, Taehyung gli sarebbe stato accanto e prima o poi Jimin era sicuro che lo avrebbe risvegliato, ma ciò non toglieva il fatto che soprattutto all’inizio per Jungkook sarebbe stata dura. E Jimin a questo pensiero si era di nuovo messo a piangere. Aveva guardato l’ora e fatto una telefonata. Yoongi aveva risposto con la sua solita voce roca e strascinata che si era poi fatta subito più presente quando aveva sentito i singhiozzi di Jimin. Era uscito da poco dal lavoro e stava rientrando in quel momento, e dunque aveva detto a Jimin di andare da lui e Jimin ci si era precipitato. Al suono del campanello Yoongi era scattato, urlando a Jin, solo insieme a lui in casa, chiuso nella propria camera, di non preoccuparsi e aveva poi portato velocemente Jimin in camera. Il momento in cui aveva chiuso la porta Jimin aveva ripreso a versare quelle lacrime che aveva dovuto trattenere con sforzo mentre era nel bus, e Yoongi lo aveva stretto, rimanendo un po’ in piedi con lui e poi mettendosi seduto sul letto e facendo accoccolare Jimin vicino. Il più piccolo si era sfogato un altro po’, mentre Yoongi lo aveva tenuto tra le sue braccia accarezzandogli dolcemente i capelli e sussurrandogli che tutto si sarebbe sistemato.  

– Mi dispiace, piango in continuazione, non ce la faccio più. Ma oggi è stato… difficile, Yoongi. Così difficile.

– Ovviamente, ma andrà tutto bene. Kookie ti ha detto che ha capito, no?

– Si, ma io mi sento così schifoso, uno schifo assoluto.

– Jiminah, no! – Yoongi aveva a questo punto quasi gridato e lo aveva preso per le spalle, costringendolo a guardarlo – Non sei uno schifoso, non devi dire una cosa del genere! Non devi nemmeno pensarla perché non è così! Non è così! Mi hai capito?

– Però…

– No. Non ti permetto di parlare in questo modo. Hai detto tutto a Taehyung, no? E anche lui ha capito. Lui, che è il tuo migliore amico, ma che chiaramente a quanto mi hai detto prova anche qualcosa di forte per Jungkookie. E ti ha detto la stessa cosa, ciò che hai fatto è comprensibile. Non c’era cattiveria nel tuo cuore, questo ti avrebbe reso uno schifoso.

– Yoongi-hyung, io però sapevo quello che stavo facendo, mi sono attaccato a lui per trovare conforto dal fatto che tu te ne fossi andato.

– Ma è forse una colpa quella di aver cercato la felicità? – il tono di Yoongi era ora più morbido, stava cercando di arrivare con delicatezza al cuore di Jimin e convincerlo delle sue parole – Io ho fatto lo stesso, Jiminah. Ti ho abbandonato, sperando di ritrovare la serenità lontano, in un altro posto. Non ha funzionato, mi sono reso conto di aver fatto la scelta sbagliata, ma non l’ho fatto apposta. In quel momento ho creduto davvero che fosse l’unica soluzione per tornare a stare bene. E invece ti ho fatto male, senza saperlo. Ma tu stesso mi hai detto l’altra sera che non dovevo farmene una colpa, no? – gli dette un piccolo bacio sulla punta del naso – Tu hai agito come me. Hai cercato di essere felice e hai cercato questa cosa in una persona. Jungkookie non ti ha detto di essere stato contento all’idea di averti aiutato? È vero, non ha funzionato, ma hai dimostrato di avergli dato un’enorme fiducia, di aver messo nelle sue mani la tua felicità. Sarà forse difficile affrontare questo rifiuto all’inizio, ma pensa al dopo. Taehyung gli sarà vicino e io spero come te che presto le cose tra loro vadano come sarebbero sempre dovute andare. Jungkook anche sarà felice con qualcuno che lo ama davvero e il ricordo che gli rimarrà di te sarà di quello di una persona che lo ha ritenuto così speciale da poter essere l’unico a cui affidare quel briciolo di speranza di felicità che gli era rimasta. Non smetterà di volerti bene Jiminah, sono sicuro che continuerai ad occupare uno spazio di riguardo nel suo cuore.

– Sei… sicuro?

– Si, e questo è il tuo hyung che ti parla, non il tuo fidanzato. Quindi non c’entra niente il fatto che ti amo, sono convinto di quello che dico perché la maturità della mia età me lo permette.

Jimin non rispose a queste parole e si fece invece tutto rosso. Non riuscì a trattenere un sorriso mentre nascondeva il viso nella maglia di Yoongi.

– Che hai adesso? Ti ho convinto così facilmente?

– Si… no cioè non è quello – sollevò gli occhi luminosi su Yoongi – non mi avevi mai detto che mi ami prima. Non esplicitamente.

Yoongi spalancò gli occhi e arrossì anche lui.

– N-no? Non avevo… cioè io… e-era ovvio, nel senso…

Jimin scoppiò a ridere e gli dette un bacio profondo e intenso, che Yoongi non si aspettava.

– Anche io ti amo. Così tanto che non immagini – disse buttandogli le braccia al collo – Grazie. Quello che hai detto è vero. Mi ci vorrà forse un po’ a convincermene, ma sono sicuro che prima o poi tutti staremo bene.

– Ne sono convinto anche io – rispose Yoongi sorridendo e tenendolo stretto. Jimin si fece cullare un po’ da quelle calde braccia e poi parlò di nuovo:

– Yoongi…

– Mh?

– Hai chiamato Hoseok-hyung?

Yoongi emise un suono gutturale, tra l’infastidito e il sofferente, e Jimin scoppiò a ridere.

– Ti ha chiamato lui vero? Cosa ti ha detto? Ti ha fatto implorare il suo perdono, non è così??

– Jiminaah, basta dai, non ne voglio parlare – disse Yoongi facendo una smorfia e nascondendo a stento un sorriso – Mi ha chiamato dopo di te, mentre stavi venendo qui, ci siamo chiariti e basta. Smettila di ridere!

– Te la farà scontare, ne sono sicuro.

– La farò scontare io a te se non la pianti subito.

– Vorrei proprio sapere come, hyung.

Yoongi assottigliò gli occhi:

– Vuoi scommettere?

Jimin ebbe la cattiva idea di scommettere.

 

****

– Credi che Jin-hyung abbia sentito qualcosa? – chiese Jimin preoccupato mentre Yoongi se lo attirava a sé unendo in un abbraccio il calore dei loro petti nudi. Non erano andati troppo oltre, Yoongi su questo continuava ad essere irremovibile, ma al di là a sufficienza perché Jimin si facesse a un certo punto un po’ troppo sonoro. L’idea che Jin-hyung potesse aver sentito qualcosa lo metteva in un imbarazzo incredibile, come ne aveva provato poche volte in vita sua. Yoongi ridacchiò e gli baciò la testa:

– Non credo, le pareti non sono poi così sottili e probabilmente sarà concentrato su altro. In ogni caso, non sarebbe la fine del mondo, è più grande di noi e vaccinato, ne sarebbe meno sconvolto di quanto credi.

– Si, ma-

– Jiminah, avrebbe comunque da farsi perdonare troppe volte in cui è toccato a me essere testimone oculare dei suoi sollazzi notturni con Namjoon per venire a lamentarsi. No, aspetta! Non oculare, ew, no no! Volevo dire… come si dice? Testimone uditivo?

– Non ne ho idea – rispose Jimin ridacchiando.

– Beh, hai capito cosa intendo. Stai tranquillo piccolo. Jin-hyung non ha subìto traumi – prese ad accarezzare i capelli scuri di Jimin – Ti sei un po’ calmato? Eri troppo sconvolto quando sei arrivato.

Jimin annuì:

– Si, sto meglio. Ho fatto bene a venire qui.

– Si che hai fatto bene – rispose Yoongi baciandolo sulla guancia e prendendogli una mano – Puoi venire sempre quando ti senti giù – gli baciò una spalla – e quando ti senti su – gli baciò la fronte– e quando ti senti in mezzo – gli baciò le labbra e soffocò così la risata appena nata in Jimin.

– Hyung… – disse Jimin cercando di inserire le parole in quei brevi attimi di pausa che le labbra di Yoongi gli concedevano. Era completamente immerso in quel bacio e solo a fatica lo interrompeva negli istanti necessari a riprendere fiato – dovremmo… Yoongi… devo andare…

Il mormorio assente con cui Yoongi rispose gli fece capire che avrebbe dovuto avere un po’ più di polso se avesse voluto fermare il più grande. Gli prese le spalle delicatamente e lo scansò da sé – Taehyungie mi sta aspettando per cena, devo davvero andare.

Yoongi alzò gli occhi al cielo, ma si arrese. Mentre si rimettevano le loro magliette Jimin chiese a Yoongi se non fosse il caso di parlare con Jin e Namjoon.

– La mia intenzione era venire qui venerdì intorno alle sei e parlarci, perché ho così tanto da fare all’accademia che credevo di non avere tempo prima di quel giorno. Ma visto che c’è stato questo cambio di programma forse dovremmo approfittare – mise la sua piccola mano su quella più grande di Yoongi – insieme. Si meritano qualche spiegazione e dei ringraziamenti, non trovi?

Yoongi fu d’accordo e sebbene affrontare determinati discorsi non fosse semplice per lui, mentre la mano calda di Jimin teneva la sua più fredda per fargli strada nel corridoio sentì che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa. Jimin bussò alla porta di Jin e il ragazzo lo invitò ad entrare.

– Jiminie? Ah, mi pareva di aver sentito la tua voce! – esclamò Jin facendo un giro di 180 gradi sulla sua sedia girevole e voltandosi verso Jimin e Yoongi. Alle sue spalle lo schermo della televisione era acceso su quella che sembrava essere la partita un videogioco. Jimin si fece rosso e spalancò gli occhi:

– C-che intendi? Hai s-sentito la mia v-

– Hyung, Jiminah è qui perché ci sono delle cose che deve dire. – Yoongi tagliò corto prima che Jin con un’altra parola mandasse Jimin in iperventilazione – quando torna Namjoonah?

– Oh? Joonie? – Jin gettò uno sguardo al vetro dell’orologio da polso – dovrebbe essere qui a momenti. Voleva vedere un film che proprio non mi interessava quindi alla fine è andato da solo – disse ridacchiando all’idea e tirandosi in piedi – vuoi parlare con lui? Ti posso fare qualcosa di caldo nel frattempo.

– Magari, grazie hyung! – esclamò Jimin uscendo dalla camera seguendo Jin. Yoongi disse dal fondo della fila:

– Allora cioccolata calda con panna.

– Yoongiah, tu non prendi mai la panna!

– No, no, infatti io non la voglio – rispose Yoongi a Jin. Il più grande rimase interdetto e Yoongi sentì il bisogno di dare spiegazioni anche se avrebbe voluto evitare – Hai detto sì a qualcosa di caldo, Jiminah, credevo che dunque avresti scelto la cioccolata calda e so che ti piace con la panna.

Jimin divenne tutto rosso a queste parole e si ritrovò a balbettare:

– S-si, era… era proprio quello che volevo.

Jin corrugò la fronte, ma non disse nulla. Mandò solo una preghiera telepatica a Namjoon affinché si sbrigasse a tornare a casa il prima possibile dato che lui stava morendo di curiosità.

Namjoon non arrivò al 503 prima di un’altra ventina di minuti, di cui Jin sentì tutto peso poiché non vedeva l’ora di sapere cosa ci fosse di così importante di cui parlare. Quando sentì la porta di casa sbattere si precipitò di corsa dal ragazzo, chiamando il suo nome e acciuffandolo prima che rientrasse in camera propria per trascinarlo subito in cucina.

– Mi fai togliere il cappotto almeno? Sono tutto umido, non voglio prendere freddo!

– Ti scaldo dopo io, Joonie, promesso, ma adesso vieni! Guarda, c’è qui Jiminie e deve parlarti con Yoongiah. Parlarci. Ti abbiamo aspettato fino ad ora, non puoi farci attendere ancora.

Namjoon si sentì, come spesso gli accadeva con Jin, messo con le spalle al muro e si arrese con un sospiro.

– Cosa succede di così urgente? – disse con pazienza appoggiando il cappotto bagnato sul tavolo. Fu Jimin ad iniziare:

– Io e Yoongi-hyung volevamo farvi delle scuse ufficiali... ma anche dei ringraziamenti. Le scuse sono per tutto il disagio che abbiamo creato nell’ultimo periodo mentre i ringraziamenti per ciò che avete fatto per sistemare la situazione tra di noi. Taehyungie mi ha detto tutto e se non fosse stato per ciò che avete fatto forse noi…

– Non ci saremmo messi insieme – concluse la frase Yoongi.

Con grande sollievo dei due ragazzi, le reazioni di Jin e Namjoon furono positive, esattamente come lo era stata quella di Hoseok, e una volta passato il primo momento di fatto di vari “davvero??” “Yoongiah in una relazione? Sogno o son desto?!” “ma quando è successo?”, Jimin e Yoongi fecero a turno per raccontare tutto quello che era accaduto tra di loro. Jin aveva occhi sognanti, felicissimo per i suoi due amici e quando Jimin fece un profondo inchino di ringraziamento si alzò dalla sua sedia con gli occhi lucidi e lo abbracciò forte dicendogli quanto fosse contento che tutto si fosse risolto. Namjoon rimaneva più composto, ma era evidente che anche a lui tutta la situazione faceva piacere dal modo orgoglioso in cui guardava Yoongi. A un certo punto fu necessario affrontare più in dettaglio il discorso di Jungkook e così Jimin raccontò agli hyung quello che era accaduto tra lui e Tae e poi come era andata quel pomeriggio dal più piccolo. Era ancora un po’ doloroso ripercorrere tutta la vicenda e i propri errori per Jimin ed era in special modo preoccupato del giudizio di Jin, il quale sapeva avere una predilezione particolare per Jungkook. Finito di parlare era tutto rosso, con Yoongi che gli passava una mano di incoraggiamento dietro la schiena.

– Jin-hyung, credi che sia una persona orribile? Perché ancora continua a pensare che lo sia.

– No, ovviamente non lo credo, né lo crederò mai – rispose Jin con dolcezza – Senz’altro non avrai agito nel migliore dei modi, ma il fatto che tu ti senta così in proposito è di per sé già una prova che non sei assolutamente una persona orribile. Ammetto che sì, quando ho iniziato ad avere il sospetto che tu ti sentissi molto legato a Yoongi, ma comunque continuassi ad uscire con Jungkook, mi sono preoccupato, ci ho pensato su un bel po’. Ma non l’ho mai fatto con in mente l’idea che tu stessi agendo con malignità. Ero più che altro interessato a capire cosa ti stesse spingendo a fare ciò e adesso so che era il dolore. E chi sono io per decidere come sia giusto reagire al dolore? Anzi, mi dispiace davvero che tutti noi non ti siamo stati più vicini. Se ci fossimo parlati prima forse avremmo chiarito subito tantissime cose e io stesso ti avrei detto molto tempo fa di fermarti con Jungkook e correre da Yoongiah. Ma non mi sono mai messo a sedere vicino a te, e mi dispiace per questo Jiminie.

– Dispiace anche a me – fece eco Namjoon – anche tu Yoongi-hyung… non stavi bene e me ne ero accorto, eppure non ho fatto molto in proposito, anzi nulla a dire il vero. Ed è stato Hoseok a tirare fuori con me il discorso, altrimenti forse io neppure lo avrei fatto. Siamo amici eppure… scusami.

Yoongi scosse la testa e Jimin mormorò un grazie che gli uscì dal cuore. Voleva così bene a tutti loro ed esattamente come gli era già capitato sia con Taehyung che con Hoseok si chiese perché avesse aspettato tanto tempo a confidarcisi. Lasciò il 503 confortato, sentendo che forse da questo momento, senza più conti in sospeso da chiudere, le cose potessero finalmente iniziare ad andare davvero meglio.

****

I due giorni che seguirono furono particolarmente indaffarati per Jimin. Diverse coreografie dovevano essere finalizzate e le prove lo lasciavano sfiancato. Anche Hoseok si trovava un po’ nella stessa situazione e per questo i due ragazzi non riuscirono a trascorrere molto tempo insieme tranne che nella breve pausa pranzo che era loro concessa. Però Jimin notò con grande gioia che tutto sembrava essere tornato come prima con il più grande e, anzi, gli sembrò di scorgere ancora più tenerezza nel modo in cui il ragazzo gli si rivolgeva. Forse davvero adesso vedeva in lui un fratello minore. Jimin si accorse che la burrasca era definitivamente passata anche con Taehyung. La sera del martedì, quando era tornato a casa, aveva raccontato quello che era successo da Jungkook e Taehyung aveva approvato ciò che gli aveva detto. Tacitamente, aveva poi fatto capire a Jimin che da lì in poi si sarebbe occupato di tutto lui e così fu. Jungkook non scrisse a Jimin ed evitò i contatti con lui, come ovviamente il più grande si era aspettato. Fu tuttavia Taehyung a riempire momenti di vuoto del più piccolo, facendogli compagnia quando non aveva lezione sacrificando in alcuni casi anche le sue. Fu in questo modo che Jimin riuscì comunque a tenersi aggiornato sul come Jungkook stesse affrontando la situazione. Grazie alle informazioni fornitegli da Taehyung, venne a sapere che il più piccolo sembrava star gestendo il tutto meglio del previsto, sicuramente intristito, ma a detta dell’amico ancora in “fase di stabilizzazione”, come si era espresso testualmente. Era sua opinione che Jungkook al momento, tra l’altro non aiutato in questo dai suoi numerosi impegni universitari e la preparazione del loro progetto di fotografia, fosse ancora spaesato rispetto a ciò che era successo, essendoselo aspettato da un lato, ma pur sempre avendo sperato fino all’ultimo che non accadesse dall’altro.

Taehyung avrebbe voluto vederlo più reattivo. Gridare e tirare pugni all’aria, piangere e diventare rosso, ma Jungkook continuava a comportarsi così come Jimin gli aveva riferito si era comportato la sera in cui ci aveva parlato: in modo quieto, tollerante, paziente. Era triste e Taehyung questo lo vedeva, però avrebbe voluto che fosse meno silenzioso a riguardo, perché sebbene riuscisse a vedere che il ragazzo si sarebbe ripreso meglio di quanto sperato, credeva che quel momento di sfogo, anche magari di rabbia, fosse necessario per dare una chiusura a tutta la storia. O comunque per segnare un punto di inizio dal momento in cui avrebbe iniziato a cercare di mettersela alle spalle. Invece era lì, sempre vicino a lui se non si trovava a lezione, seguendolo fedelmente come un’ombra, cercandolo appena spariva per più di due minuti – “Kookie, sono solo andato a prendere un caffè, la fila al bagno era lunga” – e trovando solo nei giochi e rituali del loro piccolo mondo privato qualcosa che gli facesse brillare di più gli occhi. Stava parlando proprio di questo la sera del giovedì ad uno Jimin stanchissimo, seduto sul divano vicino a lui, quando venne interrotto dal suono di un telefono.

– Jiminie, è il tuo.

  Vero! – esclamò Jimin alzandosi per andare a prendere il telefono che aveva lasciato sul tavolo – Magari è Yoon- sì, è lui! Pronto?!

Vedendo illuminarsi il volto del ragazzo, fino a pochi attimi prima segnato dalla stanchezza della giornata trascorsa in accademia, Taehyung capì che ormai le emozioni che aveva provato per Jimin il giorno in cui aveva litigato con lui erano completamente sparite e non poteva al contrario fare a meno di provare gioia alla vista della felicità del suo migliore amico. Si convinse in quel momento che quello che era sembrato a tutti per tantissimo tempo un qualcosa da evitare, un tema di cui non discutere, una situazione a cui non pensare per paura di distruggere qualcosa aveva poi invece plasmato la realtà in una forma forse ancora migliore di quella di partenza. La telefonata di Jimin con Yoongi fu molto breve e Taehyung si chiese cosa stesse succedendo quando Jimin chiuse la chiamata saltellando sul posto e ridendo come un bambino, gli occhi a mezzaluna due fessurine.

– Viene qui! Yoongi-hyung viene qui a cena!

– Come? Ora?

– Si! L’ultima volta che ci siamo visti è stato martedì sera perché poi io ieri non ho avuto le forze per andare al 503 e la stessa cosa è successa oggi. Così a lui è venuta l’idea di auto invitarsi. Ci credi, Taehyungie? Nemmeno quarantotto ore e già non riesce a starmi lontano!

Taehyung scoppiò a ridere, contagiato dall’entusiasmo di Jimin.

– È meglio che tu non ripeta questa cosa davanti a hyung altrimenti potrebbe decidere di farti ricredere non cercandoti per un mese.

– Non lo farebbe mai – rispose Jimin sorridendo e diventando poi serio –  e poi che ne sai che non me lo abbia detto proprio lui? Con testuali parole “Nemmeno quarantotto ore che non ti vedo e già non riesco più a starti lontano”? – Taehyung sollevò le sopracciglia e Jimin scoppiò a ridere, rendendosi conto da solo di ciò che stava dicendo – Il motivo però è questo, io lo so anche se non lo dice.

Taehyung era d’accordo, ma rimase in silenzio per non fomentare ancora di più il fermento di Jimin, il quale sembrava poter schizzare via dalla propria pelle per l’entusiasmo da un momento all’altro.

– Hyung! – esclamò Jimin aprendo la porta quando finalmente Yoongi si presentò.

– Jiminah, cosa urli come se fossi sorpreso? – disse il più grande entrando al riparo nella casa calda – ti ho detto che stavo venendo!

– Credo non sia sorpresa, hyung – Yoongi si girò e vide Taehyung appoggiato a braccia conserte sullo stipite della porta della cucina, un sorriso dipinto sul volto –Jiminie ha iniziato a saltellare non appena ha riappes-

– Non devi andare a cucinare, TaeTae??! – urlò Jimin interrompendolo e diventando rosso davanti alle risate sommesse di Taehyung e Yoongi.

– Tae –  disse Yoongi al ragazzo sorridendo timidamente e facendogli un cenno che Taehyung ricambiò.

– Hyung.

Il muto dialogo dei loro sguardi mise fine a ogni equivoco, ogni dissapore, e parlò di accettazione dell’altro e di reciproca fiducia. Jimin prese Yoongi sottobraccio e iniziò a guidarlo verso la propria camera.

– Vieni a toglierti il cappotto. Taehyungie penserà ad iniziare a cucinare.

– Va bene Jiminie! Non c’è di che Jiminie! – urlò ironico Taehyung rientrando in cucina.

Quando Jimin ebbe fatto entrare Yoongi in camera e chiuso la porta, non dette al ragazzo nemmeno il tempo di toccare il primo bottone, allacciandogli le braccia dietro al collo e unendo con foga le loro labbra. Yoongi reagì subito con la stessa intensità e portò Jimin contro di sé stringendolo in vita, dimentico all’improvviso anche del suo cappotto bagnato. Un po’ senza fiato, Jimin si staccò da lui e gli sussurrò:

– Mi sei mancato.

– Anche tu Jiminah –Yoongi rispose con voce bassa portando la bocca vicino al lobo di Jimin e mordendolo piano – per questo sono venuto.

Jimin chiuse gli occhi e si lasciò andare alla piacevolezza datagli dalla sensazione delle labbra di Yoongi che si muovevano lungo il suo collo e risalivano poi alla sua bocca.

Uno starnuto interruppe la magia del momento.

– S-scusa, hyung.

Yoongi ridacchiò:

– No, è colpa mia, ti ho passato tutto il freddo – lasciò andare Jimin e si tolse finalmente il cappotto – non vorrei che il piccolo Jiminie si ammalasse di nuovo per colpa mia.

– Però se accadesse tu potresti venire a farmi da infermiere. Non ti piacerebbe?

– Scordatelo – fu la risposta decisa di Yoongi – fare il crocerossino non fa per me.

– Sei sicuro? – Jimin gli si strinse a un braccio e gli si fece di nuovo vicino. Yoongi gli appariva così bello avvolto in quel maglioncino di lana nero a collo alto e a Jimin venne voglia di stuzzicarlo un po’ – pensa a quando dovrei spogliarmi per il troppo caldo…

– Martedì sera non ricordo che avessi granché caldo, eppure sono riuscito a farti spogliare lo stesso – gli sussurrò Yoongi all’orecchio e Jimin si sentì di nuovo diventare rosso – anzi – se il ragazzo voleva giocare sporco, anche lui lo avrebbe fatto – mi sembra che volessi anche spogliarti di più.

Jimin ingoiò e lo interruppe mortificato:

  Va bene, ho capito, hai vinto tu.

Yoongi sorrise con affetto e gli prese il viso tra le mani per lasciargli un bacio delicato impresso sulle labbra morbide prima di avviarsi fuori dalla camera.

Raggiunsero Taehyung in cucina e iniziarono insieme i preparativi per la cena. L’atmosfera fu tranquilla e rilassata e Jimin fu felice che la promessa del migliore amico di cercare di andare d’accordo con Yoongi fosse rispettata. Sembravano entrambi a loro agio, addirittura in più occasioni si coalizzarono contro di lui, prendendolo di mira con qualche battuta o frecciatina. Jimin non poteva fare altro che godersi il tutto con un’espressione serena e la calma nel cuore. Solo ad un certo punto si rattristò, mentre mangiavano, e sia Yoongi che Taehyung se ne accorsero. Un’ombra gli era passata davanti, l’ombra di una serata molto simile, sempre a tre, in cui solo uno dei fattori era diverso. Chissà come stava adesso Jungkook. A Jimin mancava e si chiese se tra loro sarebbe mai tornata l’amicizia di un tempo o dovesse arrendersi all’idea di averlo perduto per sempre. Se avesse fatto una scelta simile lui non avrebbe potuto biasimarlo, ma ne avrebbe sofferto.

– Jiminah – la voce di Yoongi lo scosse – tutto bene?

– Si – rispose Jimin sommessamente – si tutto bene, stavo solo pensando. Ecco, non voglio davvero rattristare nessuno – guardò di sfuggita Taehyung – ma noi tre qui, a cenare insieme e ridere… mi ha fatto tornare in mente quella sera in cui Jungkookie rimase qui a mangiare, ricordi Taehyungie? La situazione era molto simile e… e nulla, mi sono rattristato perché vorrei sapere come sta. Ovviamente non mi ha cercato in questi due giorni ma…

Jimin aveva lasciato andare le bacchette e adesso guardava il suo piatto con sguardo triste. Taehyung e Yoongi si guardarono, entrambi tristi e preoccupati. Yoongi portò un braccio dietro le spalle di Jimin mentre Taehyung prese a parlare:

– Allora Jiminie, innanzitutto Kookie al momento non è solo. Hoseok sa tutta la situazione e io stesso ci ho parlato per chiedergli di rimanere con lui più tempo che può quando non ci sono io. Stasera aveva deciso per intrattenerlo di chiedergli di insegnargli a cucinare qualcosa e poi dopo cena voleva proporgli di vedere un film che era da tanto che Kookie voleva vedere. Jiminie, non lo stai abbandonando, mi hai capito? È solo un bene che adesso però ci sia un po’ di distanza tra voi due.

– Di cosa hai paura Jiminah? – aggiunse Yoongi con voce bassa e morbida.

– Io… io ho paura che non mi voglia più parlare. Che decida di non vedermi più e… e lo so che è egoistico forse da parte mia, ma ho bisogno di sapere che prima o poi le cose torneranno come prima perché la sua amicizia… per me era importante e mi manca davvero tanto.

– Jiminie, su questo devi credermi. Jungkookie non ne fa una colpa a te di ciò che è successo.

– Si ma io mi sento in così in colpa lo stesso, perché tra l’altro non gli ho nemmeno saputo dire la verità! Ho dovuto nascondergli un sacco di cose e-

– Jimin, basta – il tono di Yoongi era fermo, così come il modo in cui gli strinse la mano – Taehyung è stato il primo a consigliarti di essere cauto sulle cose da dire, e lui ne sa più di tutti noi su Jungkookah. La verità è importante, ma non è sempre, in qualsiasi caso, la scelta migliore per la persona che deve riceverla. A volte rischia di essere solo un modo per scaricare la nostra di coscienza, assecondando il nostro bisogno di sentirci “onesti”, ma andando a danneggiare incredibilmente chi è di fronte a noi. La verità va usata nel momento in cui può migliorare una situazione, non peggiorarla. Se tu andassi adesso a raccontare esattamente come tutto si è svolto a Jungkook, ti sentiresti davvero meglio sapendo di avergli causato un dolore ancora più grande? Tra l’altro che lui sappia di preciso ciò che è accaduto al momento non è rilevante, perché non cambia comunque lo stato delle cose, ovvero che io e te stiamo insieme. Un giorno sono sicuro che sarà pronto per sapere tutto, ma non adesso. Adesso ciò a cui tu e tutti noi dobbiamo pensare è rendergli più semplice questo momento. Per cui Jimin non devi più pensare a questa cosa e soprattutto non devi piangere, non te lo consento più. Te lo abbiamo detto tutti. Tutti. Io, Taehyungie qui, Hobi e persino Namjoonah e Jin-hyung. Jungkookie non ti toglierà la sua amicizia né ti escluderà per sempre dalla sua vita. Forse sì, non sarà con te agli inizi esattamente come prima, ma piano piano, con il tempo, il vostro rapporto si ricostruirà. Anzi, scusami, ho usato il termine sbagliato. Non deve ricostruirsi perché nulla si è rotto. Si trasformerà. Prenderà un’altra sembianza, ma sarà tanto saldo quanto lo era prima – Jimin stava guardando Yoongi con un’espressione che esprimeva tutto lo sforzo che il ragazzo stava mettendo nel cercare di convincersi delle sue parole e Yoongi decise dunque di essere ancora più diretto. Jimin seguì il suo sguardo quando lo puntò su Taehyung – Quanto tempo gli dai? – disse con un piccolo ghigno – Io non dico più di sei mesi.

Jimin ci mise qualche secondo a capire, ma poi i suoi occhi si illuminarono e sorrise anche lui, guardando Taehyung con affetto:

– Forse anche di meno, perché il mio Taehyungie è eccezionale.

Taehyung guardò entrambi confuso, ma arrossì leggermente, avendo un piccolo presentimento su ciò a cui Yoongi e Jimin si stavano riferendo.

– D-di che state parlando?

Jimin mise i gomiti sul tavolo e appoggiò la testa alle mani:

– Quanto ancora hai intenzione di aspettare prima di dirgli qualcosa?

Yoongi scoppiò in una risatina e si sentì solidale con Taehyung, il quale era intanto arrossito in modo preoccupante per essere Taehyung e era quasi caduto dalla sedia.

– No-non so cosa tu stia dicendo Jiminie!

– Su, su, che ho capito tutto. Com’è, il confidarsi vale solo per me? Anzi, avresti dovuto dirmelo prima, non sarei nemmeno mai uscito con lui se avessi capito quanto ci tieni.

Taehyung era diventato un groviglio di parole incoerenti e mentre Jimin ghignava sotto i baffi Yoongi decise di andare in suo aiuto, riassumendo velocemente il concetto essenziale:

– Noi tifiamo per te, Taehyungie. Per voi.

Taehyung si portò una mano al viso, ancora completamente rosso:

– P-prima… prima devo togliergli quell’invadente del mio migliore amico dalla testa. Poi vedremo cosa si può fare. Jiminie, se torni sui tuoi passi sappi dunque che stavolta non avrò pietà.

– Hai capito Jiminie? – disse Yoongi solleticando Jimin dietro un orecchio – Gli hai davvero fatto solo un favore a toglierti di mezzo. E no – disse poi incredibilmente serio e quasi minaccioso rivolgendosi a Taehyung, la mano sempre dietro l’orecchio di Jimin – non tornerà sui suoi passi.

Jimin e Taehyung scoppiarono a ridere.

 

27 gennaio 2017

 

Yoongi osservava il grande edificio con espressione indecifrabile. Fermo dall’altro lato del marciapiede poteva abbracciare con lo sguardo tutta la facciata grigia e parte del giardino, sentendoli quasi familiari. Il campus della facoltà di arti figurative non era poi molto diverso da quello che aveva frequentato lui quando ancora andava all’università. Si chiese se dentro anche fosse simile, ma pensò poi che probabilmente no. Lo scheletro forse, ma tutto il resto, l’anima stessa del luogo, sarebbe stato differente. Si decise ad incamminarsi verso il largo ingresso che fino a quel momento aveva solo guardato con sospetto dicendosi che il grado di somiglianza dell’edificio a quello che aveva frequentato lui era assolutamente irrilevante in una situazione del genere. Fu solo quando finalmente dovette varcare la soglia che ne capì invece l’importanza. Fingere di trovarsi in un luogo conosciuto, vissuto, sperimentato, forse lo avrebbe aiutato a mitigare la sensazione di estraneità che provava rispetto a quello che stava per andare a fare. Anche lui in quel momento si sentiva come un involucro a cui avessero messo dentro un’anima differente. Come spesso d’altronde gli era capitato di sentirsi negli ultimi giorni. Non avrebbe mai creduto di trovarsi in questa posizione, pronto a parlare e far parlare, diretto volontariamente verso un incontro che si sarebbe potuto trasformare facilmente in uno scontro. Eppure questa era la scelta giusta. Doveva farlo, doveva parlare con Jungkook. Non poteva ignorarlo e non voleva farlo. Aveva bisogno di ringraziarlo, aveva bisogno di scusarsi. Aveva bisogno di capire come stesse, e questo anche per amore di Jimin. Il modo in cui Jimin la sera prima era di nuovo quasi scoppiato a piangere, tornando su un punto che Yoongi credeva fosse chiarito una volta per tutte, lo aveva convinto a questo passo. Voleva leggere di persona negli occhi di Jungkook il perdono perché sapeva che né Jimin né lui avrebbero mai potuto mettere radici su un terreno dove ancora circolavano dei fantasmi. Voleva poi anche dare al ragazzo un’occasione per urlargli contro o dargli un pugno, se ne avesse avuto voglia. Non si sarebbe tirato indietro. In tempi diversi, tutti questi motivi per cui era necessario che parlasse con il più piccolo sarebbero stati sufficienti per spingerlo esattamente nella direzione opposta, ma non oggi. Oggi Yoongi varcò quella soglia a testa alta e avanzò a passo deciso nei corridoi ormai semi vuoti, salì i gradini di pietra fino al secondo piano e pose fine alla distanza che lo separava da Taehyung e Jungkook.

Avendogli mandato un messaggio poco prima, Taehyung lo stava aspettando a metà del corridoio e gli venne incontro quando lo vide fare capolino dalle scale. I due ragazzi avevano preso accordi per questo pomeriggio la sera prima, quando Yoongi aveva chiesto a Taehyung se potesse aiutarlo a trovare un momento in cui parlare faccia a faccia con Jungkook. Il ragazzo aveva proposto questa occasione poiché si sarebbero trovati entrambi alla facoltà di arti figurative per dare una mano con l’allestimento delle aule dove si sarebbe esibita la mostra conclusiva del progetto fotografico a cui avevano lavorato. L’esposizione si sarebbe tenuta il lunedì ed essendo il campus chiuso sia il sabato che la domenica il loro insegnante aveva proposto che ci si iniziasse a portare avanti con il lavoro quel giorno, preparando le sale che aveva prenotato per l’occasione.

– Yoongi-hyung! Sei venuto davvero.

– Sono venuto davvero.

Taehyung sorrise e gli fece strada:

– Ho detto a Kookie che andavo al bagno, stiamo allestendo un’aula che si trova nell’altro corridoio, ora ti ci porto. Siamo gli ultimi due rimasti quindi puoi stare tranquillo che nessuno vi disturberà, io incluso. Me ne andrò a prendere qualcosa da mangiare al distributore e rimarrò lì buono buono. Eccoci qui – disse poi sottovoce – è quella porta lì, Kookie è dentro.

– Grazie, Taehyungie.

– E di cosa? Volevo ringraziare io te in realtà. Hai avuto… insomma credo sia stato un bel pensiero questo di venire a parlare con Kookie e sono sicuro che farà tanto bene anche a lui. Stai tranquillo. Kookie è triste, ma non c’è un solo frammento di ostilità in lui.

Yoongi annuì e si fece coraggio, confortato dalle parole di Taehyung. Forse non lo avrebbe preso a pugni alla fine e l’idea lo rassicurò. Tra tutti i suoi amici, Jungkook era davvero l’ultimo di cui avrebbe voluto assaggiare il gancio destro.

– Jungkookah?

Il ragazzo si girò di scatto quando sentì il suo nome da una voce diversa da quella di Taehyung e ci mise qualche secondo a rendersi conto della persona che aveva davanti, così fuori contesto lì.

– Y-yoongi-hyung? – esclamò con occhi stupiti facendo cadere la fotografia cartonata che aveva in mano e che stava per sistemare. Si chinò velocemente a raccoglierla e la appoggiò sul tavolo, indietreggiando poi un po’ verso il vetro della finestra – sc-scusami, non mi aspettavo… cerchi Tae?

– No, non cerco Taehyung. Cercavo proprio te – Yoongi vide Jungkook dischiudere le labbra, ma senza dire nulla. Si capiva che era spaesato. Anche Yoongi un po’ ci si sentiva, ma era più grande ed era in una posizione tale per cui spettava a lui fare uno sforzo – Volevo parlarti perché ci sono delle cose che voglio dirti. Riguardo… Jiminah.

Jungkook sospirò e scosse la testa:

– Hyung, non-

– No – Yoongi avanzò e si mise in piedi vicino a Jungkook – Non trovo… giusto. Giusto è la parola. Non trovo giusto essere felice con lui senza prima averti parlato o dato l’opportunità di… – si interruppe e lo guardò con timore – ..vuoi darmi un pugno? Puoi farlo, non mi tirerò indietro.

Jungkook spalancò gli occhi:

– Cosa? Un pugno? Hyung, no, no che non voglio darti un pugno, perché mai dovrei?! – Il sospiro di sollievo che si levò dal petto di Yoongi suscitò una risatina in Jungkook – Quando avrò l’omicidio nei miei propositi, lo farò.

– Omicidio? Ehi modera i termini. Non sono così fragile, resisterei benissimo all’impatto.

– Benissimo?

– Benissimo.

– Proviamo allora.

Yoongi indietreggiò di un passo e Jungkook scoppiò a ridere.

– Hyung, non ti faccio niente davvero.

Yoongi alzò gli occhi al cielo:

– Impudente sempre e comunque vedo, non importa la situazione. Te la faccio passare solo perché ho un debito nei tuoi confronti.

– Debito? – Jungkook tornò serio.

– Io… volevo ringraziarti. È per questo che sono qui, oltre che per il pugno. Volevo dirti grazie per come ti sei preso cura di Jimin. Spero tu non ti offenda per queste parole, non voglio che suonino come un “grazie per avermi tenuto bene il ragazzo mentre io ero via”. Non è assolutamente questo che voglio dire. Lo so che il concetto forse alla fine sembra quello, ma ciò che io vorrei dirti è che Jimin non sarebbe davvero dove è ora se tu non fossi stato al suo fianco. E non sarebbe dove è ora nemmeno se tu non ti fossi dimostrato così comprensivo con lui quando ti è venuto a parlare per spiegarti la situazione. Nonostante tu lo avessi assicurato che poteva stare tranquillo, era devastato lo stesso, sai? Mi ci è voluta quasi un’ora per farlo smettere di piangere. Con questo non voglio dire che tu debba sentirti in pena per lui, semmai dovrebbe essere il contrario e lo so che non è Jiminah ad avere il diritto di piangere. Però credo sia necessario che tu questo lo sappia per capire che probabilmente se tu non ti fossi dimostrato così dolce con lui non so se sarebbe mai riuscito nemmeno a stare davvero con me. Aveva bisogno del tuo perdono, anche se non avrebbe forse nessun diritto a chiedertelo, e lo stesso vale per me. Io posso solo ringraziarti e scusarmi, ma non dovrei stare qui a farti certe richieste eppure… eppure ho bisogno di sapere che tu stai bene. Che starai bene. Che potrai perdonarci. Puoi farlo, Jungkookie?

La voce di Yoongi, leggermente tremula per l’emozione nel pronunciare con quel diminutivo il suo nome, colpì profondamente Jungkook. Non si sarebbe mai aspettato un discorso del genere proprio da Yoongi. Non si sarebbe in effetti proprio aspettato affatto un discorso. Il venire a conoscenza del fatto che Jimin avesse pianto per lui e il vedersi adesso Yoongi, Yoongi!, di fronte alla ricerca del suo perdono fecero capire a Jungkook, l’illuminazione fu improvvisa, come il suo posto sarebbe stato sempre e comunque vicino a queste persone. Ci tenevano a lui. Gli volevano bene. Gli volevano realmente bene. Gli apparve chiaro come il sole ed era questo qualcosa di cui aveva bisogno ancora più che dell’amore di Jimin. Capì finalmente di aver trovato un luogo protetto, in cui poter rimanere, dove nessuno lo avrebbe più ferito. E allora le parole furono facili, i suoni uscirono fluidi, spontanei:

– L’ho già fatto, hyung – disse, e capì dagli occhi di Yoongi che il ragazzo ci credeva, perché riusciva a vedere che era vero – dunque niente pugno.

Yoongi ridacchiò, prendendo l’occasione per chiudere gli occhi e spannarli un po’ dal sottilissimo velo bagnato che li aveva ricoperti:

– Questo è davvero un sollievo.

– Hyung, sei libero di non crederci ovviamente, ma io vorrei davvero che voi foste felici. E non voglio che Jiminie-hyung pianga più per me, questo devi dirglielo. Ricordagli ciò che gli ho già detto, non amo perdere quindi voglio che almeno questa sconfitta non sia stata vana. Voglio che il suo sorriso sia sempre splendente e so che tu saprai tenerlo acceso, hyung, non ne ho dubbi. Se so che farai questo, mi faccio da parte senza rimorsi. Credo che l’idea di farmi da parte mi avrebbe riempito di vergogna fino a poco tempo fa. Avrebbe significato arrendersi, non dimostrare di volere davvero ciò che si insegue. Forse ti avrei effettivamente dato un pugno – Yoongi ridacchiò – Ma adesso non più. Ci ho riflettuto un po’ in questi ultimi giorni e credo di aver capito… di essermi convinto che amare sia anche questo. Mettere da parte il proprio egoismo per capire qual è davvero il bene per l’altra persona. In questo momento penso che il modo migliore per dimostrare a Jiminie-hyung quanto tenga a lui sia proprio fare spazio a te.

Yoongi si chiese perché un ragazzo più piccolo di lui avesse capito in due giorni ciò a cui lui era arrivato dopo due intere settimane. E anche di più. È vero, si era fatto da parte anche lui per il bene di Jimin, e questo almeno non poteva rimproverarselo. Però il modo in cui si era comportato dopo era imperdonabile, perché anche se credeva che stesse con un’altra persona, Jimin rimaneva pur sempre un amico e lui quando era partito aveva davvero assecondato solo sé stesso.

– Sei un ragazzo in gamba, Jungkookie.

Jungkook fece spallucce e si mise le mani nelle tasche:

– Non lo ero abbastanza però – continuò prima che Yoongi avesse il tempo di pensare a qualcosa da dire, guardando fuori dalla finestra verso un punto oltre l’orizzonte – Ho cercato di rendermi interessante facendogli fare mille cose, portandolo in giro. Gli avrei voluto offrire il mondo.

– Io il mondo da offrirgli non ce l’ho – disse sommessamente Yoongi – Ho sì e no me stesso.

– Già, ed è proprio quello il punto. Jimin non aveva bisogno del mondo, e io non me ne sono accorto.

  Il mondo puoi offrirlo a qualcun altro Jungkookah. So che puoi.

Jungkook si drizzò meglio in piedi, scostando la spalla dalla finestra a cui si era appoggiato.

– Ho chiuso con mondi da offrire, hyung. Da oggi in poi cercherò di volare più in basso, al massimo offro un gelato. Anche se a Jimin avevo offerto una cioccolata e non mi pare sia servito – disse con una mezza risatina nervosa.

Yoongi lo guardò un attimo fisso, indeciso se parlare ancora o no, e alla fine disse: 

– Jungkook, io non sono un professionista in materia d’amore, ma posso darti un consiglio?

 Jungkook fece per aprire la bocca ma Yoongi lo interruppe subito:

– Ho deciso, te lo do. Il mondo tu ce l’hai, ma non è fuori, è dentro. Ci credo davvero in ciò che ho detto prima, sei un ragazzo in gamba, lo dico perché lo penso. Apri meno la porta, e di più il tuo cuore – Si fermò un secondo – Oddio, ho davvero detto una cosa del genere?

Jungkook non riuscì a trattenere una risata, seppur debole. Era a metà tra l’esilarante e l’imbarazzante ascoltare il suo hyung parlargli di cose del genere. Aveva ragione però.

– Beh, se il pugno allora non vuoi darmelo, io direi che dopo questa uscita, i miei doveri di hyung sono completamente compiuti. Non voglio rubarti altro tempo. Un’ultima cosa però. Stasera… se non volessi venire perché… non lo so, non devi sentirtela per forza.

Jungkook gli lanciò uno sguardo sorpreso:

– Perché non dovrei venire? No, hyung, verrò, ovviamente verrò. Siete le uniche persone che mi abbiano mai regalato la loro amicizia in tutta la mia vita. Non ho intenzione di perdere tutto questo, per nessun motivo al mondo.

Yoongi gli sorrise e allungò una mano per strizzargli un braccio con affetto prima di allontanarsi. Mentre Yoongi si allontanava, Jungkook sentì tante emozioni affiorargli in gola, tutte insieme, e si trovò ad avere difficoltà a gestirle. Il desiderio dello hyung di parlare con lui lo aveva toccato molto e l’idea di non aver davvero perso né Jimin né Yoongi gli aveva dato sollievo. Però il vedere Yoongi uscire dall’aula aveva in qualche modo reso finale il suo distacco da Jimin. Lo aveva concretizzato ancora di più e la verità e il peso del significato di ciò lo colpì all’improvviso. E poi c’erano state quelle ultime parole, che gli erano entrate davvero dentro e avevano preso a rendere alcune cose più chiare nella sua mente. Realizzò meglio dove aveva sbagliato. Aveva sempre voluto fare troppo, sempre. Ma Yoongi e Jimin erano la prova che quando si è felici con una persona non si ha bisogno di riempire il tempo insieme perché la compagnia l’uno dell’altro è sufficiente. Non si ha bisogno di pensare costantemente a cosa fare o come comportarsi. E non era perché non le si voglia abbastanza bene o non si voglia riempire la sua vita. Il punto è che ciò che davvero la riempie sono soprattutto le emozioni che l’uno dà all’altro, e questo può accadere ovunque. Tutto il resto viene dopo. Pensò che doveva essere un po’ come quando sei con un amico e stare in silenzio ognuno a leggere per conto suo ma seduti su un divano vicini riempie il pomeriggio e il cuore. Quando i minuti più belli sono quelli trascorsi a ridere delle cose più stupide e banali. Quando basta sentire l’altro vicino per sentirsi completamente rilassato. Jungkook pensò che se l’amore era davvero così allora doveva essere davvero molto simile all’amicizia, perché al momento mentre cercava di pensare a con chi si sentisse in questo modo il viso di una sola persona prendeva forma nella sua mente.

– Kookie? –  una voce inconfondibile lo strappò via dai suoi pensieri.

  Tae?

L’amico stava facendo capolino con la testa dalla porta. Aveva visto Yoongi uscire e si era dunque precipitato da Jungkook.

– Posso entrare Kookie?

Jungkook annuì. Taehyung entrò timidamente, chiudendosi piano la porta alle spalle. Appariva così esile nella felpa verde troppo larga. Aveva dovuto rimboccare le maniche e il maglioncino gli arrivava quasi fino a metà coscia. Gli si fermò davanti.

– Non… non deve essere stato facile... Sono qui se hai bisogno.

Il ragazzo più piccolo lo guardò negli occhi, quei grandi occhi che lo conoscevano così bene. Aveva un unico grande desiderio al momento, il bisogno di fare una cosa che fino ad ora aveva sentito di non potersi concedere, né davanti a Jimin né Yoongi, e nemmeno quando era da solo. Ma davanti a Taehyung, con Taehyung, sentiva che avrebbe potuto. Si lanciò di getto incontro all’amico e il corpo di Taehyung solo a malapena resistette all’impatto con il fisico più forte dell'altro. Sentì le braccia di Jungkook attorno a sé e le sentì stringerlo in un forte abbraccio, a cui reagì subito portandogli a sua volta le braccia attorno alla vita. Arrivarono poi dei piccoli singhiozzi attutiti, prima più sommessi, poi via via più forti, e vide le spalle dell’amico scosse da singulti. Lo strinse maggiormente e Jungkook gli si avvinghiò ancora di più. Finalmente era riuscito a piangere.

 

 

 

[Epilogo]

 

Yoongi era seduto sulla sedia, vicino alla scrivania, una candela al limone che bruciava lì vicino spargendo una corolla di luce con la sua piccola fiamma. Sulle sue ginocchia Jimin, al momento impegnato a leggere un messaggio appena ricevuto da Taehyung. Yoongi lo osservava tranquillo, gli occhi pieni di amore e la mano che scorreva morbida tra i capelli del più piccolo e gli massaggiava dolcemente la testa. Mentre Jimin iniziava a rispondere al messaggio, stanco di guardare solamente Yoongi se lo avvicinò di più mettendogli la mano dietro la nuca e prese a dargli tanti bacini sonori sulla guancia. Jimin ridacchiò, piegando leggermente la testa di lato a causa del leggero solletico.

– Hyuuuung, due secondi e ho fatto!

Yoongi si staccò da lui contando fino a due, tempo che fu sufficiente a Jimin per premere il tasto “invia”, e riprese poi il suo assalto alle guanciotte del ragazzo. Jimin tornò a ridere e Yoongi pensò che se lo avessero mai costretto a scegliere un unico suono da ascoltare a ripetizione per tutta la vita sarebbe stato quello. Il tintinnio fresco della risata di Jimin lo rimetteva in pace con il mondo e l’universo e perfino le persone e avrebbe fatto di tutto per continuare ad ascoltarlo ogni giorno.

– Chi era?

– Taehyungie. Sta arrivando con Kookie, non sono riusciti a prendere il bus in tempo e quindi hanno dovuto aspettare venti minuti alla fermata. Devo dire a Tae di prendere qualcosa stasera, fa davvero freddo e non voglio si ammali.

Faceva effettivamente molto freddo. La temperatura di per sé non era eccessivamente bassa perché stava nevicando, ma comunque tirava un vento sferzante che faceva tremare ogni cosa, inclusi i vetri della camera di Yoongi.

– Hai sentito cosa ti ho detto prima?

– Mh? Si… si, ho sentito. Però hyung, non credo che-

– Non credi cosa? Qual è il problema?

Jimin si spostò un po’ sulle gambe di Yoongi per sistemarsi meglio e portò le braccia fasciate dal maglioncino di lana color mattone attorno alle spalle del ragazzo.

– Il problema, hyung, è che non credo di esserne capace. Non credo di poter rendere giustizia alla tua musica.

Yoongi portò gli occhi al cielo:

– Jiminah, di cosa vai parlando? Chi altri sarebbe capace di danzare sulla mia musica e rendergli giustizia meglio di te?

Jimin sollevò il viso verso il soffitto, pensandoci su. Uno sguardo malizioso gli fece stendere le labbra in un sorriso:

– Non lo so, Hoseok-hyung per esempio.

– Aaaah, adesso ti butto fuori dalla finestra!

Jimin scoppiò a ridere di nuovo mentre Yoongi lo scuoteva un po’ abbracciandolo poi stretto, sorridendo anche lui.

– Sono serio, Jiminah – disse poi, il volto affondato nella spalla di Jimin, la voce leggermente attutita dalla maglia pesante contro la sua bocca – non vorrei nessun altro a fare una cosa del genere. Non sono nemmeno musiche che ho intenzione di far sentire a nessuno. Ma… fin da quella volta – sollevò il viso e scostò appena Jimin da sé per guardarlo negli occhi e unire le loro fronti – fin da quella volta in cui mi ti avvicinasti mentre suonavo, ho sempre voluto comporre qualcosa solo per te, anche se non credo avrei mai avuto il coraggio di dirtelo – così dicendo chiuse gli occhi e appoggiò le proprie labbra su quelle del ragazzo, iniziando a baciarlo intensamente e con dolcezza, fermandosi solo ogni tanto per cercare di convincerlo – che ne dici?... per favore… sarai ricompensato…

– Beh, se… se me lo chiedi… così… – Jimin si stava sciogliendo sotto il calore delle labbra di Yoongi e la fiamma che accendevano nel suo corpo – potrei... ripensarci…

Yoongi emise un sospiro di soddisfazione e rendendo il bacio ancora più profondo prese Jimin in braccio e lo portò sul suo letto, distendendosi poi sopra di lui mentre il più piccolo si aggrappava alla sua maglietta. Si spostò lasciando una scia di piccola baci lungo il viso di Jimin, arrivando all’orecchio, scivolando poi sul collo, fermandosi infine alla spalla, che scoprì spostando il maglione e che poi mordicchiò piano.

  Sei convinto?

– Mh-mh, però…

Yoongi si spostò più in basso, sollevò il maglioncino e posò le proprie labbra sullo stomaco di Jimin, ormai percorso da brividi.

– Però? – disse con voce roca, interrompendo la sequenza di baci e piccoli morsi che gli stava lasciando sull’addome.

Jimin gli affondò le mani tra i capelli:

– Convincimi un po’ di più.

Yoongi sorrise e stava per mettere in atto il suo proposito quando una voce squillante vi si insinuò in mezzo.

– Yoongi, è or-aaaah! Oddio scusate!! No-non volevo!

Yoongi emise un suono gutturale di frustrazione e non poté trattenersi dal lanciare un urlo contro Hoseok:

– MA VUOI BUSSARE PRIMA DI ENTRARE IN CAMERA DELLA GENTE??!

Jimin esplose in una risata, non riuscendo nemmeno ad essere imbarazzato di fronte a quella scena. Yoongi stava quasi emettendo fumo dalle orecchie, mentre Hoseok, ormai passato il primo attimo di sorpresa, continuava a ridere e giustificarsi dicendo che ovviamente non poteva trattare Yoongi come “la gente”.

– Dobbiamo mangiare, cosa ne potevo sapere che vi sareste messi proprio ora a… a…– si portò una mano alla bocca per cercare di porre un freno alle risate, alimentate ancora di più dallo sguardo furente di Yoongi.

– Hoseokie-hyung, è tutto ok! Non era nulla di importante.

Yoongi guardò Jimin corrucciato:

Era importante. Ti avevo quasi convinto.

– Puoi convincermi dopo – disse allegro Jimin facendogli l’occhiolino e scendendo con un saltino dal letto – grazie per averci chiamati – disse poi rivolto a Hoseok.

– Per fortuna sono arrivato adesso e non più tardi – fu la risposta del più grande – La cena è pronta, Jin-hyung la sta portando in tavola ora visto che finalmente Taehyungie e Kookie sono arrivati. Ah, una cosa – aggiunse serio guardando Yoongi e Jimin a turno – stanno salendo ora. Mi dispiace chiedervelo, ma… potreste magari ridurre al minimo gli scambi di effusioni? Per Jungkookie?

– Che coinquilino premuroso che sei Hobi.

– Geloso, Yoongiah?

Jimin ridacchiò e rivolse a Hoseok un sorriso per rassicurarlo:

– Certo hyung, lo sappiamo, stai tranquillo.

Mentre finiva la frase i tre ragazzi sentirono la porta di casa aprirsi e delle risate riecheggiare all’interno trascinate dal rimbombo del pianerottolo. Taehyung e Jungkook entrarono in sala e Hoseok gli andò incontro dal corridoio guardandoli con affetto. Era sempre tranquillo quando Jungkook era con Taehyung, perché sapeva che in un modo o nell’altro il ragazzo avrebbe trovato il modo di rilassarlo. Hoseok sapeva che il varcare la soglia del 503 quella particolare sera per Jungkook non sarebbe stato semplice, ed eccolo qui adesso, gonfio nel suo piumino, le guance e il naso arrossati dal freddo, che entrava in casa con le risate ancora in gola. “Effetto Taehyung”, così lo aveva chiamato Hoseok.

– Ben arrivati! – Jin era in piedi presso il tavolo, intento a mettere nei piatti generose mestolate di ramyeon fumante – Lasciate pure i cappotti sul divano e venite veloci che qui sennò si fredda tutto. Joonie, prendi i tovaglioli, che li ho scordati!

– Li avevo già presi – rispose tranquillo Namjoon uscendo dalla cucina con in mano due bottiglie di birra e un mazzetto di tovaglioli rossi tenuti fermi sotto il braccio.

– Che bravo che sei – gli disse Jin quando gli fu vicino, ridacchiando e scompigliandogli un po’ i capelli. Jungkook e Taehyung avevano abbandonato alla svelta i loro cappotti infreddoliti e si stavano adesso dirigendo di corsa alla tavola, piombando seduti sulle proprie sedie e chiedendo di poter iniziare subito a trangugiare le loro porzioni.

– Da quanti anni non mangiate? – esclamò sorpreso Jin guardandoli ad occhi spalancati mentre anche Namjoon prendeva il suo posto alla sinistra di Jungkook.

– Hyung, siamo rimasti al freddo per mezz’ora, non abbiamo più forze vitali! Necessitiamo calore anche all’interno! – si difese Taehyung.

– Ci siamo tutti tanto, iniziate pure – disse Hoseok arrivandogli alle spalle e mettendosi a sedere di fianco a lui. Comparvero anche Jimin e Yoongi che presero il loro posto alla destra di Hoseok. Jimin salutò Taehyung con un cenno della testa e fece poi un piccolo sorriso a Jungkook.

– Ciao Jungkookie.

– Ciao Jiminie-hyung – rispose il ragazzo ricambiando con un sorriso timido, ma dolce – Yoongi-hyung.

Yoongi anche gli sorrise, provando all’improvviso una tenerezza incredibile per quel giovane e promettendo a sé stesso di essere più attento da quel momento in poi con lui e soprattutto tenersi informato sugli sviluppi con Taehyung. Perché Yoongi era convinto, come ne era convinto anche Jimin, che presto ci sarebbero stati sviluppi. Dovevano esserci e sarebbe stato il primo a felicitarsene.

Sebbene tutti fossero al corrente della situazione tra Jimin e Jungkook, nessuno lasciò che questo contagiasse l’atmosfera della tavola. Yoongi e Jimin tennero fede alla promessa fatta ad Hoseok e rimasero discreti, senza ostentare un bene che non avevano bisogno di ribadirsi ogni secondo per sapere che c’era. Anche ognuno degli altri ragazzi fece del suo meglio per allietare il più possibile la serata, parlando di argomenti leggeri, scherzando ed evitando questioni che potessero in qualche modo scuotere la sensibilità del più piccolo. Senza essersi detti nulla, lavorarono in gruppo affinché la cena si svolgesse nel modo più sereno e tranquillo possibile, e quando delle lacrime di divertimento affiorarono sugli occhi di Jungkook all’ennesima battuta infelice di Jin, tutti e sei provarono la stessa gioia. Ce l’avrebbe fatta. Tutti loro ce l’avrebbero fatta. Fintanto che fossero rimasti uniti e avessero continuato a proteggersi a vicenda, avrebbero potuto affrontare qualsiasi cosa, qualsiasi cambiamento, qualsiasi difficoltà. La primavera era dentro di loro e avrebbero trovato la strada per sbocciare anche in mezzo al più glaciale degli inverni.

****

– Allora – disse Jin alzandosi dalla tavola – adesso chi vuole può aiutarmi a sparecchiare e mettere un po’ a posto, poi direi che fra… – guardò il vecchio orologio appeso al muro – facciamo venti minuti ci ritroviamo tutti sul divano. C’è un bel film che io e Joonie vogliamo farvi vedere.

– Che film è? – chiese Hoseok sorpreso, seguito dai mormorii di assenso di tutti gli altri.

– È una sorpresa – gli rispose Jin strizzandogli un occhio.

– Perché Namjoonah ride? – chiese di nuovo Hoseok, insistente e con sguardo improvvisamente preoccupato – È un horror? Io non li vedo i film horror!

Risatine dai vari lati della tavola.

– No, non è un film horror, Hoseokie, fidati, dai! Non sarà nulla che attenterà alla tua vita.

Con questo, Jin radunò un po’ di piatti e si avviò in cucina, seguito da Namjoon, che ancora ghignava, e Yoongi, e segnando così la rottura delle file per tutto il resto del gruppo. Taehyung afferrò prontamente Jungkook per un polso e se lo trascinò dietro fino al divano, dove lo fece mettere seduto vicino a lui. Il più piccolo come al solito lo seguì senza porsi domande, e quando si fu seduto gli prese un braccio e gli appoggiò il mento sulla spalla, guardando con curiosità lo schermo del cellulare tra le mani di Taehyung.

– Devo farti vedere un video divertentissimo, aspetta che lo ritrovo.

– Okay – rispose Jungkook tranquillo, mettendosi più comodo e avvolgendo ancora meglio il braccio di Taehyung. Si sentiva rilassato quando aveva il calore dell’amico vicino. Era per lui come una copertina magica, un punto fermo capace di donargli la serenità e ricordargli che c’erano ancora cose belle al mondo. È vero, con Jimin era stato sconfitto, ma non tutto era perduto, aveva ancora Taehyung. Finché lo avesse avuto al suo fianco, Jungkook sentiva che avrebbe potuto perdere ancora altre mille sfide. La vittoria più bella della sua vita l’aveva già avuta incontrando questo ragazzo e la sua amicizia e il suo affetto erano ciò che di più prezioso possedesse. Si sentì strano quando realizzò che sentiva di poter in qualche modo trovare la sua strada anche senza Jimin, ma che sarebbe stato del tutto perso senza Taehyung a guidarlo. Si chiese cosa potesse significare e gli strinse il braccio un po’ più forte.

– Kookie, guarda che non scappo – gli disse la voce allegra di Taehyung interrompendo i suoi pensieri – mi stai stringendo un po’ troppo, io non sono robusto come te.

Jungkook chiese scusa ridacchiando e allentò leggermente la presa, non mettendo però fine alla loro vicinanza. Le risate di Hoseok e Jimin dalla cucina, confuse al rumore dell’acqua e di stoviglie battute tra loro, gli fecero tornare in mente Jimin, e Yoongi e ciò che era avvenuto nell’ultima settimana. Sollevò lo sguardo su Taehyung, all’improvviso consapevole di tutto quello che l’amico stava facendo pur di distrarlo e tenerlo al sereno. Si mise ad osservare per un momento i suoi lineamenti delicati e la sua espressione concentrata. Sembrava così fragile ed etereo, quasi come se appartenesse ad un altro mondo, ma ecco che gli stava offrendo riparo per la centesima volta. Gli si scostò appena e poi lo avvolse all’improvviso, con dolcezza, ma in modo fermo, lasciando Taehyung senza fiato per la sorpresa e facendogli quasi cadere di mano il telefono. Lo tenne qualche secondo tra le sue braccia, mentre il cuore di Taehyung prendeva ad accelerare ad ogni secondo passato in quell’abbraccio caldo. Jungkook parlò sottovoce, con emozione:

– Grazie Taehyung.

Taehyung chiuse un attimo gli occhi, e respirò profondamente, inalando a fondo quell’odore così buono di sapone fresco che Jungkook aveva sempre su di sé. Scosse poi la testa, perché Jungkook non doveva ringraziare. Si staccò delicatamente dalla morsa del più piccolo e lo guardò in viso.

– Sempre qui – gli disse con dolcezza. I due ragazzi si guardarono sorridendo e si rimisero poi nella posizione di partenza, ma Taehyung con le guance un po’ più rosse e Jungkook con il cuore un po’ più leggero.

****

Seduti tutti sul divano, tranne Jimin e Hoseok che avevano deciso di mettersi per terra, i sette ragazzi attendevano che Namjoon premesse play e che questa volta non ci fossero intoppi. La prima volta che aveva preso in mano il telecomando lo aveva fatto accidentalmente cadere mentre si metteva a sedere sul cuscino e così le pile erano schizzate via e Hoseok e Jimin avevano dovuto precipitarsi a gattoni a fermarle dalla loro corsa rotolante alla conquista degli angoli più nascosti del salone. Dopo questo incidente Namjoon aveva spinto il tasto sbagliato chiudendo dunque sia il lettore dvd che la televisione. Ora tutti speravano fosse la volta buona. Così fu. Salutato da un boato di gioia, lo schermo finalmente prese vita e i colori iniziarono a muoversi al suo interno. La musica e il video di presentazione della 20th Century Fox allungò la suspense dell’audience, ormai completamente catturato e nella snervante attesa di vedere quale fosse il film che Namjoon e Jin volevano tanto mostrare. La prima immagine arrivò. La ripresa non era ferma, ma un po’ tremolante, come se fosse stata girata da una mano amatoriale. Uno zoom su quello che sembrava essere un palco e una voce distinta, ma chiaramente registrata in diretta e non doppiata come in un film, iniziò il suo discorso. Hoseok scattò in piedi urlando, ma Namjoon, il quale si era aspettato questa reazione, gli fu subito addosso, fermandolo prima che potesse spegnere la televisione o staccare la presa o andare a togliere direttamente la luce all’intero palazzo. Lo sollevò da terra prendendolo da dietro e bloccandogli le braccia mentre il ragazzo continuava a gettare urletti scalciando. Tutti i ragazzi stavano ridendo eccetto Jimin, al quale fu necessario un attimo di più per capire cosa stesse succedendo. Guardò meglio lo schermo. Era Hoseok dentro quella TV. Ma certo, doveva essere il video del suo spettacolo, quello che lui aveva perso!

– VI AVEVO DETTO CHE NON VOLEVO CHE VENISSE TIRATO FUORI!

– Hoseokah!! Smettila di dimenarti, noi vedremo questo filmino, e tu verrai legato se necessario – gli urlò addosso Namjoon tra le risate.

Yoongi si teneva lo stomaco per il ridere, scosso da convulsioni, crollato per terra, mentre Taehyung e Jungkook si erano praticamente gettati l’uno addosso all’altro per sorreggersi a vicenda. Jin anche era a corto di fiato quando cercò di parlare:

– Hoseok... Hoseokie! M-mi spiace… – risata – non voleva..mo.. – altra risata – non volevamo ma era davvero troppo bello per non ri..riproporlo! – scoppiò di nuovo a ridere, mentre gli ormai gemiti di disperazione di Hoseok avevano suscitato la risata anche di Jimin.

– Ma questo quindi è lo spettacolo degli hyung? Hobi-hyung non puoi farci spegnere, io non ho visto nulla, non è giusto!

– Jiminie ha ragione, Hobi – disse Jin respirando affannosamente.

– Mi avevi detto che non si trattava di niente che attentasse alla mia vita! Questo è un attentato alla mia dignità, come potete essere così subdoli?! Avete anche aggiunto il video iniziale per farmi credere fosse un film vero! – gettò gli occhi su Namjoon torcendo il collo, quel tanto che poteva considerata la sua posizione, con il ragazzo alle sue spalle che ancora lo teneva fermo stringendolo forte attorno alla vita –Vi meritate a vicenda! Entrambi due serpi!

– Hoseokah, basta! Ti hanno visto decine e decine di persone quella sera, che problema ti fai con noi?

Le parole di Yoongi misero un freno alle lamentele di Hoseok, il quale decise di arrendersi completamente e appoggiò semplicemente la nuca sulla spalla di Namjoon, emettendo mugolii di scontento. Una volta sicuro che non avrebbe fatto più resistenza Namjoon lo lasciò andare e Hoseok andò a mettersi nuovamente al suo posto sul divano, un cuscino in mano che poi si portò sulla faccia, coprendosi per evitare almeno di guardare ciò che le orecchie non potevano censurare, le sue battute imbarazzanti e le grasse risate dei suoi amici. Pensò che questa parte gli aveva dato fin troppi grattacapi e portato fin troppi problemi. Sarebbe stato l’ultimo anno che avrebbe acconsentito ad un ruolo del genere. Il pensiero però non lo consolò del tutto, perché sapeva che comunque ormai questo unico errore era stato registrato in modo permanente ed era convinto come era convinto del suo stesso nome che nemmeno nei venticinque o anche trenta gennai a venire i suoi amici gli avrebbero fatto la grazia di dimenticarsene. Ma va bene così, pensò, fintanto che fra venticinque o trenta gennai saremo ancora a ridere insieme, mi va bene così.

****

Nell’esatto istante in cui la lancetta dei minuti combaciò con quella delle ore, si udì un tonfo e un sonoro crash. Tutti e sette i ragazzi, che in quel momento si trovavano radunati per terra al centro della sala a giocare ad un gioco di società, girarono prontamente la testa in direzione del rumore. L’urletto di Jin e Taehyung si confuse sopra la voce di Hoseok:

– Cosa è successo?!

– Non lo so, adesso vado a vedere – Jin si alzò velocemente da terra, imitato da tutti gli altri, e corse verso la porta della cucina, da cui il rumore sembrava provenire – Nooo!! Come è potuto accadere?!

– Cosa? – chiese Jungkook preoccupato accorrendo da Jin con Namjoon al suo fianco.

– L’orologio! L’orologio è caduto!

Anche le ultime quattro paia di gambe si mossero a questo annuncio. In pochi secondi si formò un piccolo crocicchio che aveva al suo centro Jin. Teneva l’orologio con il vetro ormai rotto tra le mani, fermo alla mezzanotte spaccata, guardandolo con sconcerto e tristezza.

– Era lì da anni… il chiodo ha ceduto… come…

– Beh – cercò di dire Yoongi, con cautela – credo che la vera domanda sia piuttosto come sia potuto rimanere appeso tutto questo tempo. Senza offesa Namjoonah.

Namjoon scosse la testa, non potendo negare la verità dell’affermazione di Yoongi.

– Si, ma… non lo so… è… – a Jin sembravano mancare le parole e continuava ad osservare i resti dell’orologio pensieroso, così Hoseok andò in suo aiuto.

– Lo abbiamo appeso da tanto tempo, in effetti dispiace. Mi sento strano a vedere quel pezzo di muro vuoto.

I mormorii di assenso degli altri ragazzi indicarono che tutti erano d’accordo. Nessuno si sentiva tranquillo quando dei cambiamenti avvenivano al 503. Yoongi si avvicinò alla parete ed esaminò meglio il buchino che il chiodo caduto aveva lasciato.

– Comunque, anche se è vero che quel chiodo sfidava le leggi della fisica, chissà perché gli è venuto di cadere proprio ora.

– Già, e a mezzanotte in punto – fece eco Jimin – È talmente preciso come attimo che mi mette un po’ i brividi onestamente.

– Jiminie, non credo sia un fantasma, se è a quello che stai pensando.

– Taehyungie, non credo ai fantasmi!

– No, certo che no – rispose ironico Taehyung con un ghigno. Gli altri risero con lui mentre Jimin si metteva a dargli dei piccoli colpetti di rimprovero sulle braccia. Jin trasse un profondo sospiro:

– Sapete cosa? Si, è un momento preciso. È un nuovo giorno, anche se è notte e non ce ne rendiamo conto. Chi lo sa, forse è un segno. Fuori il vecchio dentro il nuovo. Sono due anni che temo che questo orologio cada e adesso che è accaduto mi sento quasi più leggero.

Jin andò in cucina per buttare il vecchio orologio nella spazzatura e prendere la scopa per ripulire il pavimento dai pezzi del vetro.

– In che senso? – chiese Namjoon dando voce alla domanda di tutti.

– Nel senso che lo avevi appeso tu. E in qualche modo l’idea che l’orologio cadesse era per me associata all’idea che tu te ne andassi – un coro di “awwww” lo fece diventare rosso, mentre teneva lo sguardo per terra fisso sui coccetti che stava radunando – Si, insomma, credevo portasse sfortuna. E invece se penso a come mi sento ora… – si fermò e guardò Namjoon negli occhi – mi chiedo come abbia potuto mai vedere un legame tra la nostra felicità e uno stupido orologio. Era un ricordo sì, ma ce ne faremo altri. Ora che ci penso, non c’è niente qui dentro che appartenga a tutti, e non ci saremmo mai decisi a togliere questo orologio, quindi è stato solo un bene che sia caduto. Ne prenderemo subito un altro e lo sceglieremo stavolta tutti insieme, che ne dite?

Guardò uno per uno i ragazzi i quali sembrarono essere d’accordo sull’idea.

Jimin si mise con un saltello a sedere sul tavolo:

– Come siamo finiti a fare dissertazioni filosofiche su un orologio caduto?

Hoseok lo imitò, mettendoglisi di fianco:

– È che Jin-hyung ha passato troppo tempo con Namjoonah, prima non era così. Ormai legge il senso dell’esistenza anche nelle bucce di mela.

La risata di Jin si propagò dalla cucina, dove era andato velocemente a buttare i cocci, mentre Namjoon ribattè:

– Però sai Hoseokah, il senso della tua di esistenza nella nostra vita ancora non l’abbiamo scoperto, nonostante il tempo passato a leggere le bucce di mela.

– Davvero Namjoon? Sei convinto di ciò che dici? – Hoseok aveva un ghigno in viso che confuse Namjoon, ma gli fu chiaro alle parole di Jin, tornato ora di fianco a lui.

– Joonie, non ci saremmo mai incontrati senza Hoseokie, direi che ha avuto un bel senso, no?

Namjoon divenne rosso, mentre tutti intorno a lui ridacchiavano e Hoseok urlava:

– Bam! Colpito e affondato!

Jin dette un bacio affettuoso sulla guancia a Namjoon e si rivolse poi agli altri:

– Che facciamo? Riprendiamo a giocare?

Lo sbadiglio di Jungkook fece da risposta.

– Vuoi tornare a casa Kookie? Anche io ho un po’ sonno in effetti, si è fatto tardi e non ce ne eravamo accorti – gli chiese Hoseok.

– Mmh, non vorrei però interrompere per tutti…Immagino che soprattutto Jiminie-hyung voglia continuare, visto la bellissima partita che stava facendo...?

– Jungkookie, credo davvero che per te sia arrivata l’ora di andare a dormire – gli rispose Jimin mentre il ragazzo se la rideva sotto i baffi.

– In effetti era chiaro che stessi vincendo io – intervenne Taehyung – per me possiamo anche interromperla qui.

Presi un po’ tutti dal sonno, i ragazzi concordarono e decisero di interrompere la partita. Hoseok e Jungkook furono i primi ad andarsene. Jungkook si sentiva davvero molto stanco e nessuno poteva biasimarlo, in particolar modo Hoseok e Taehyung, gli unici a conoscenza per il momento dell’incontro tra lui e Yoongi. Era stata una giornata, e una settimana, intensa per il giovane e questa sera era stata un banco di prova fondamentale che doveva avergli richiesto molte energie. Mentre Hoseok e Jungkook lasciavano la casa, Taehyung si mise a dare una mano a Namjoon a riordinare per terra, mentre Jin si occupava di mettere a bollire l’acqua per prepararsi una tisana per la notte.

– Taehyungah – la voce di Yoongi lo sorprese alle spalle, bassa e roca come sempre – va bene se tornate a casa fra un altro po’? Non voglio fare ostaggi, ma…

– Uh? – Taehyung guardò Yoongi e poi Jimin dietro di lui – Ah, ma certo! Si, si, non dobbiamo andare subito. Cioè, posso anche andare da solo.

– No, no, non occorre! – rispose pronto Jimin – torno a casa con te, ma-

– Jiminie, non ho paura di dormire da solo una notte – gli disse Taehyung sorridendogli e avvicinandoglisi per prendergli una mano. Gliela strizzò e lo incoraggiò – davvero.

Jimin annuì e ricambiò il sorriso dell’amico, convintosi. Fu così dunque che dopo pochi minuti la porta del 503 si chiuse anche dietro a Taehyung. Jin e Namjoon si ritirarono anche loro, tazze fumanti in una mano, le dita dell’altra intrecciate. Dettero la buonanotte a Yoongi e Jimin, che si trovavano in cucina intenti anche loro a farsi una tisana, e scomparvero entrambi dentro la camera di Jin. Quando i due ragazzi si furono allontanati Yoongi prese Jimin per la vita e lo strinse a sé, felice di trovarsi finalmente solo con lui.

– È andata bene questa sera, vero?

– Si – rispose Jimin appoggiandosi contro il suo petto e chiudendo gli occhi – meglio di quanto avrei creduto.

Yoongi lasciò un piccolo bacio sulla testa di Jimin. L’indomani mattina gli avrebbe detto del suo incontro con Jungkook, sperando che almeno le parole stesse del giovane potessero donargli la serenità che attendeva. Stasera però voleva che fossero solo loro due.

– Rimani qui un attimino? Devo andare a prendere una cosa.

– Oh? Si, certo, ti aspetto qui.

Jimin lo lasciò andare e nell’attesa che Yoongi tornasse iniziò a riempire le tazze con l’acqua calda. Accese poi le luci del balcone della cucina ed uscì fuori. Faceva freddo e ancora nevicava, ma Jimin sentiva il bisogno in quel momento di tornare a rimmergersi nell’atmosfera ghiacciata. Si sentiva così bene, così caldo dentro in quel momento e non poté fare a meno di ripensare alla fredda notte di Capodanno. Anche lì stava congelando eppure le emozioni che aveva provato erano state tra le più forti di tutta la sua vita. Ripensò anche alle parole di Yoongi sul quadro di Jin e pensò che forse adesso iniziava a capirle. Ovviamente il suo hyung aveva ragione e sapeva di cosa parlava, come sempre. Lo amo così tanto. Sentì dei passi alle sue spalle. Yoongi era tornato e gli si stava avvicinando, le mani dietro la schiena.

– Che fai qui fuori? Vuoi ammalarti?

– Voglio solo guardare la città innevata un altro po’. Cos’è che hai lì dietro?

– Io… – Yoongi avanzò ancora, uscendo anche lui in balcone e mettendosi vicino a Jimin – Avrei voluto dartelo prima, ma… ecco qui. È da un po’ che è pronto per te, solo non sapevo quando fosse il momento adatto.

Allungò a Jimin un pacchettino dalla forma quadrata, avvolto in una sottile carta nera. Jimin lo prese con mano un po’ tremante. Gli sembrava di star avendo un dejà vu. Tolse velocemente l’involucro scuro e aprì la custodia che si ritrovò in mano.

“Mixtape n.2

Lanciò un urlo e si buttò tra le braccia di Yoongi, ridendo felice e al tempo stesso con le lacrime agli occhi.

– L’altro ancora lo ascolti, e così mi sono convinto a darti questo…

– Ovviamente ancora ascolto l’altro! È bellissimo e sono sicuro che questo sarà ancora più bello! E Yoongi, ti prego – gli strinse la mano libera intorno alla vita – dobbiamo iniziare a farle sentire ad altre persone queste tue cose, perché sono troppo… troppo importanti. Non ho mai avuto il coraggio di dirtelo chiaramente prima, però adesso posso. Tu hai davvero qualcosa da dire, no, non solamente qualcosa, ma tanto. Così tanto e io vorrei essere lì il momento in cui finalmente leverai la tua voce e il mondo si fermerà ad ascoltarla. Perché so che sarà così. Quindi devi promettermi che lo farai, io sarò sempre vicino a te!

Yoongi rimase un attimo senza parole, abbagliato dalla bellezza di Jimin in quel momento, illuminato dalla luce della cucina mista a quella più calda della lampadina del balcone, con le guance rosse e gli occhi lucidi di emozione che lo fissavano brillanti. Gli portò una mano sul viso e gli sistemò alcuni capelli dietro le orecchie, prima di prenderlo e abbracciarlo.

– Jiminah… grazie. Ti amo.

– Anche io ti amo.

– Come ho fatto ad essere così fortunato?

Con ancora le lacrime agli occhi, Jimin si scostò appena per guardarlo in viso:

– Non credere nemmeno per un momento di essere più fortunato di me. Ho un capolavoro qui di fronte a me, vorrei che te lo ricordassi più spesso.

– Non sono un capolavoro, Jimin. Sono una-

– Persona. Sei una persona, lo so Yoongi. Non ti sto dicendo che ti sto mettendo su un piedistallo e che mi aspetto che tu sia perfetto. Sto dicendo che tutto quello che fa di te te, le tue perfezioni e le tue imperfezioni, è un capolavoro.

Yoongi lo strinse di più e se lo avvicinò con un bacio profondo, intenso e lungo. Si mosse con cura sulle sue labbra, prendendosi più tempo del solito ad assaggiarle. Il sapore di Jimin era dolce, e sapeva di amore e di casa. Jimin seguì il suo ritmo docile, facendosi guidare, e godendo di quel momento magico. Quando Yoongi parlò di nuovo a Jimin mancava quasi il fiato.

– Guarda che potrei abituarmi a sentirmi dire certe cose – vide con piacere le spalle di Jimin scuotersi in una piccola risata – Mi ero già messo l’anima in pace quella notte e sarei stato felice anche così, avendoti avuto per un tempo limitato. Aspetta, cos’è che ho tirato fuori? Una citazione da un libro di Namjoon… come faceva? Ah, sì! “Un minuto intero di beatitudine! Ma è forse poco questo, sia pure per l’intera vita di un uomo?” – allargò un po’ gli occhi, colpito dall’amarezza del ricordo e dalla distanza che sembrava esserci fra quel momento e il presente – Esprimeva davvero come mi sentivo in quel momento.

Jimin sorrise dolcemente e gli portò una mano sul viso che gli fece poi scorrere dietro la nuca. Intrecciò le proprie dita nei suoi capelli corvini e prima di riprendere il loro bacio sussurrò:

– Sarà più di un minuto Min Yoongi.

FINE

 

 

 

 

Note dell’autrice (2): Ho scritto queste ultime righe con le lacrime in gola. I actually made it?? Ho iniziato tutta questa cosa come un esperimento che non prevedeva più di 8, max 10 capitoli e sono invece arrivata al doppio. Non so da dove partire davvero per queste note. Facciamo così, con ordine: prima parlo del capitolo XVII e poi mi soffermo meglio sull’epilogo e tutto il resto. Ho sempre fatto le note lunghissime, quindi stavolta aspettatevele di dieci pagine.

Il capitolo si apre con Jimin che piange. Again. Lo so, Jimin piange spesso, ma è fatto così. Credo che le sue continue crisi, soprattutto in questa ultima parte, siano anche un po’ rappresentative di tutti noi, come ho già accennato nelle scorse note. La situazione di Kookie non fa stare bene nessuno, e così come noi sentiamo il dolceamaro, lo sente anche Jimin. Ma questo capitolo era fondamentale proprio per questo, per fargli (e farci) capire che non c’è motivo di non essere felici. Che le cose andranno meglio anche per Kookie e che tutto è andato come doveva andare. Spero davvero di essere riuscita a comunicare tutto questo tramite i discorsi che ci sono stati tra i vari personaggi. Il punto è che questi ragazzi sono una famiglia, e come tale si comportano. Possono esserci incomprensioni e difficoltà, litigi anche, ma nessuno volta le spalle a nessuno. Ecco perché credo che questo fosse l’unico modo in cui questa storia potesse concludersi. Con Jin e Namjoon che accettano Jimin e Yoongi e con Jungkook che riesce a capire quali sono le cose che veramente contano e a non tornare a chiudersi a riccio, come è chiaro dalle parole finali che rivolge a Yoongi. Quel dialogo l’avevo scritto già mesi fa ed è molto importante perché credo servisse davvero un confronto tra i due. E poi è anche importante perché si mettono delle minuscole basi per… diciamo possibili sviluppi futuri (più sotto ne parlerò meglio *cough taekook cough*).

Passiamo all’epilogo… Il motivo per cui volevo che fosse separato dal resto è semplice: volevo un’atmosfera solamente positiva alla fine. La parte del capitolo XVII non è proprio triste, ma le lacrime ci sono e io non volevo che queste influenzassero troppo la ricezione della parte conclusiva. I nostri piccoli stanno bene, si vogliono bene come prima e più di prima, ognuno di loro conosce un po’ meglio sé stesso e gli altri, e questa è solo la prima tappa di un lungo cammino che affronteranno insieme e lungo il quale si scopriranno l’uno all’altro ancora di più. Per diversi motivi alla fine ho messo tutto insieme invece che creare un nuovo capitolo, ma mi auguro davvero che alla fine ci sia stata solo gioia nel vostro cuore e nessun sentimento triste. Io un po’ di tristezza nel cuore in realtà ce l’ho mentre scrivo queste note finali perché questa storia è stata molto importante per me e mi ha accompagnato lungo un importante momento di passaggio nella mia vita. Non credevo davvero che sarebbe stata più lunga di dieci capitoli e invece ne ho raggiunti il doppio, ancora non me ne capacito.

Riguardo ai punti rimasti sospesi in questa storia… (avete capito a chi mi riferisco!!). Fin dall’inizio, questo doveva essere il finale, a livello di coppie. Però nel mio progetto iniziale Jungkook e ancora di più Taehyung dovevano essere delle figure molto più marginali, e comunque meno approfondite, ma poi come spesso succede hanno iniziato ad acquisire vita propria ed è finita che adesso li amo quasi più dei protagonisti. Ho visto anche che sono stati due personaggi amati non solo da me e dunque credo di non essere la sola a volerli vedere finalmente felici (e insieme). Purtroppo in futuro avrò meno tempo a mia disposizione, ma credo davvero di voler in qualche modo dire qualcosa di più su di loro. Perché se lo meriterebbero. Per cui non so ancora in forma di cosa, se di capitoli brevi o di OS lunga, su questo davvero non ho idea, ma mi piacerebbe raccontare anche la loro di storia. Non so ancora di preciso quando, spero più presto che tardi, ma davvero vorrei tanto avere modo di buttarmi in quest’altra avventura e parlare meglio di questi due piccolini riprendendo anche le vite degli altri ragazzi del 503. Quindi hopefully potrete rivederli ~

Ok, mi sa che adesso ho proprio detto tutto ed è tempo di fermarmi. Uuuuh il magone. Grazie tantissimo, tantissimo, tantissimo a tutti coloro che hanno letto questa storia, tutti tutti, chi l’ha letta in silenzio, chi l’ha messa alle seguite, chi alle ricordate e chi alle preferite. Chi insomma mi ha dato fiducia in questa cosa di cui non ero convinta neppure io stessa. Un grazie speciale è doveroso a chi ha lasciato commenti ai capitoli (voi che avete commentato tutto o quasi in questi mesi… sapete chi siete, voglio bene davvero tanto a tutte ♥♥♥♥) perché se non fosse stato per quelli conoscendomi forse non avrei smesso di scrivere, ma probabilmente di pubblicare. Perché scrivere mi è sempre piaciuto e avrei continuato a farlo per me sola, come ho sempre fatto, ma mettere questa storia qui mi ha dato una gioia ulteriore, ovvero quella di condividere qualcosa (*me che impara come Yoongi*) e soprattutto di sapere di aver allietato anche solo per un’ora la giornata di qualcuno. Non mi sono sentita inutile nello scrivere questa storia insomma, quindi grazie grazie grazie dal più profondo del cuore per aver condiviso con me le vostre sensazioni e impressioni (*tutti che impariamo come Yoongi*). Ed infine infinissimo, ringrazio, anche se non sarà mai abbastanza, la persona con cui tutto questo è partito. You know who you are e  non c'è bisogno aggiunga altro.

Mi fermo qui, l’abitudine di scrivere papiri invece che note me la sono portata appresso fino alla fine sigh Spero di non aver tediato nessuno.

Ancora una volta grazie per aver letto fin qui, fino all’ultimo ripeterò che se volete lasciare un commento, anche solo di una riga, siete i più che benvenuti e nulla… watch out per un’eventuale seguito se questa storia e i suoi personaggi vi sono piaciuti ;) Gamsahamnida.

Baci, Elle ♥~

   
 
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