Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: FrancescaPotter    15/12/2017    2 recensioni
Long sugli ipotetici figli delle coppie principali di Shadowhunters (Clace, Jemma e Sizzy), ambientata circa vent'anni dopo gli avvenimenti di TDA e TWP. TWP non è ancora uscito al momento della pubblicazione, e nemmeno l'ultimo libro di TDA; questa storia contiene spoiler da tutti i libri della Clare fino a Lord of Shadows, Cronache dell'Accademia comprese.
Dal quarto capitolo:
"Will abbassò il braccio e distolse lo sguardo, ma lei gli prese delicatamente il polso. «Lo sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa, vero?» gli chiese, morsicandosi inconsapevolmente il labbro inferiore. Era una cosa che faceva spesso e che faceva uscire Will di testa. «So che è George il tuo parabatai» continuò abbassando la voce, nonostante non ce ne fosse bisogno perché George era concentrato sul suo cibo e Cath stava leggendo qualcosa sul cellulare. «Ma puoi sempre contare su di me. Mi puoi dire tutto. Lo sai, vero?»
Will sospirò. «Lo so, posso dirti tutto».
Tranne che sono innamorato di te."
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarissa, Emma Carstairs, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Julian Blackthorn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo diciannove
 
«Be’ non è andata poi così male, no?» fece Jace cercando di suonare allegro mentre uscivano dalla Guardia.
Julian e Emma non condividevano il suo buonumore, il braccio di lui stretto attorno alle spalle di lei. Rose sembrava sul punto di dare di stomaco e Will le prese la mano.
L’incontro con gli altri membri del Consiglio non era andato male; Will aveva mostrato a tutti la propria runa e persino gli Shadowhunters più anziani si erano dimostrati ben disposti ad ascoltarlo. Anche Emma aveva raccontato la sua parte di storia ma, una volta terminato, c’era stata una lunga discussione per decidere se e quali provvedimenti prendere per il comportamento di Julian e Emma vent’anni addietro. Joseph Rosewain, che aveva perso i figli e i nipoti a causa di uno dei recenti attacchi dei Riders di Mannan, aveva infatti dato loro la colpa per il ritorno dei Riders e per tutte le vittime che avevano mietuto.
«Se solo aveste informato il Conclave a tempo debito, tutto questo non sarebbe successo!» aveva esclamato. «Ce ne saremmo occupati vent’anni fa, li avremmo uccisi tutti. Il Conclave…»
«E con quali armi?» aveva sibilato Julian. «Anche se ve lo avessimo detto subito, che differenza avrebbe fatto? Erano scomparsi, pensavamo che Kieran, il nuovo Re, sarebbe riuscito a tenerli sotto controllo. E ci è riuscito. Fino ad ora almeno».
«Sta di fatto che il Conclave ne doveva essere informato!» aveva sbottato Sibilla Aspencross, dall’Istituto di Città del Capo.
«Il Conclave?» Julian le aveva rivolto uno sguardo che aveva fatto venire voglia a Will di rannicchiarsi in un angolo e di coprirsi il volto con le mani. «Intendi le stesse persone che hanno esiliato mia sorella Helen e abbandonato mio fratello Mark? Credo che anche tu possa capire che avevamo le nostre ragioni per non fidarci del Conclave, soprattutto con i Dearborn e la Coorte che stavano diventando sempre più potenti. Temevamo che avrebbero deciso di uccidere Emma per essere sicuri che l’ira della Corte Unseelie e dei Riders di Mannan non si abbattesse sui Nephilim».
Emma era stata in silenzio per tutto il tempo, lo sguardo fisso davanti a sé e la mano stretta in quella di Julian.
«Magari è ciò che avrebbero dovuto fare» disse Joseph sprezzante. «Magari è ciò che dovremmo fare adesso».
Will aveva sentito Rose trattenere il fiato al suo fianco e le aveva poggiato delicatamente una mano sul ginocchio. Julian non aveva staccato lo sguardo da Joseph Rosewain: muovi anche un solo passo per fare del male a Emma o a Rose e ti uccido, dicevano i suoi occhi. Will aveva già una mano sull’elsa della propria spada angelica. Grazie all’Angelo però, nessuno spargimento di sangue era stato necessario. Tutti i presenti erano prorotti in esclamazioni disgustate davanti a una tale proposta e Samantha Gladstones aveva ripreso severamente Joseph Rosewain, mostrandosi comprensiva per le sue perdite ma affermando che la morte dei Blackthorn non avrebbe riportato indietro i suoi cari. A quel punto Sibilla Aspencross aveva preteso che Julian ed Emma venissero almeno esiliati; il Console aveva indetto una votazione e sorprendentemente coloro contrari all’esilio erano risultati in netta maggioranza.
«Non devi venire questo pomeriggio se non te la senti». Will attirò Rose a sé e le diede un bacio tra i capelli. Quel pomeriggio ci sarebbe stata la prova d’abito di Celine.
«Sto bene» rispose lei, ma Will non le credeva. «È solo che...» Si guardò intorno spaventata, come se avesse paura che qualcuno potesse attaccarli. «Quell’uomo era davvero disposto a ucciderci tutti».
Si trovavano fuori dalla Guardia, sul sentiero che riportava ad Alicante. Era una bella giornata, il sole splendeva pacato nel cielo e l’aria era fredda e pungente.
«Ha perso la sua famiglia» disse Emma, stringendosi un po’ di più nel proprio cappotto grigio chiaro. «Ha perso tutto».
«Non preoccuparti, Rose». Julian era ancora scosso, nonostante stesse cercando di indossare un’espressione impassibile.
«Nessuno avrebbe mai permesso di farvi del male» disse Jace, incrociando le braccia al petto e lanciando un’occhiata verso i grandi portoni della Guardia. «Joseph è impazzito dopo la morte del figlio, lo sanno tutti».
«Dovresti andare alla prova d’abito di Celine, Rose» le disse sua madre con un sospiro. «Probabilmente è stato traumatico per te, ma è andato tutto bene, meglio di quanto sperassimo».
Rose distolse lo sguardo e annuì, osservando la città davanti a sé con aria assente.
Decisero di tornare a casa per mangiare qualcosa, Will e suo padre nella residenza degli Herondale e Rose in quella dei Blackthorn con la sua famiglia. A Will sarebbe piaciuto poter stare un po’ con lei, ma sapeva che in quel momento aveva bisogno di stare con i suoi genitori.
Will si chiuse in un religioso silenzio per tutta la durata del pranzo. Aveva perso l’appetito. Fu suo padre a raccontare a sua madre e alle sue sorelle quanto accaduto quella mattina alla Guardia
Nonostante tutto si fosse risolto per il meglio, Will non riusciva ad essere totalmente felice. Continuava a pensare al padre di Cath. Si era ritrovato a chiedersi se dirlo a Rose proprio prima della riunione del Conclave fosse stata una buona idea, ma aveva fatto bene perché non avrebbe mai potuto farlo ora, dopo tutte le atrocità che lei aveva dovuto sentire contro la propria famiglia. Sarebbe stato il colpo di grazia che l’avrebbe fatta crollare.
Non conoscevano Augustin Bellefleur e avevano sentito solo cose negative su di lui, ma conoscevano Cath e questo era sufficiente per essere in lutto, come se la sua sofferenza fosse anche la loro. Se c’era una cosa di cui Will era certo, era che Cath era devastata dalla perdita del padre. Lo sapeva grazie a George: riusciva a percepire il suo dolore attraverso il legame, il dolore che il suo parabatai provava nel vedere Cath soffrire senza essere in grado di fare qualcosa per farla stare meglio. George non si rendeva conto, invece, di quanto la stesse aiutando, di quanto il suo amore significasse per lei, e Will desiderò con tutto il cuore che a Idris funzionassero i cellulari. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter parlare con George, per fargli aprire gli occhi e fargli capire che lui era tutto ciò che la stava facendo andare avanti, che il suo amore era ciò che la stava tenendo in vita.
«Bene, direi che è ora di andare» annunciò Celine, guardando l’orologio che portava al polso.
«È il mio orologio quello?» chiese Will. Non lo trovava da un paio di giorni.
Celine lo ignorò. «Basta con questi musi lunghi, è ora di rallegrare gli animi con un po’ di bei vestiti». Poi guardò Will con il sorrisetto che Will definiva il suo sorrisetto malvagio. «Vai a chiamare Rose, fratellino. Scommetto che sarò in grado di migliorarle l’umore nel giro di cinque minuti».
Will fece una smorfia. «Rose ci raggiunge al negozio».
«Sicuro che non vuoi venire, Jace?» Clary gli posò una mano sulla spalla e lui tirò su col naso con fare melodrammatico. «No. Non voglio prendere atto della cosa finché posso, a meno che la mia bambina non mi voglia lì ovviamente».
Sia Celine che Lizzie alzarono gli occhi al cielo.
«Non mi interessa chi viene, mi basta Will» disse Celine impietosa. Lizzie le fece una linguaccia e Clary la guardò storto.

Il negozio di abiti da sposa di Alicante si trovava lungo la via principale, di fianco al negozio di armi di Diana Wrayburn.
Will non ci era mai entrato, e non si era neppure mai soffermato a osservare gli abiti da sposa esposti in vetrina. Quando mise piede nel negozio rimase affascinato dal numero di vestiti che uno spazio apparentemente tanto piccolo poteva contenere: non c’erano infatti solamente abiti da sposa delle più svariate tonalità di bianco e oro, ma anche normali abiti da cerimonia colorati.
«Benvenuti!» esclamò una vecchietta con i capelli bianchi. «Sono Margaret Stoneglass, voi dovete essere gli Herondale. Celine, giusto?»
«In carne ed ossa» rispose lei tendendo la mano alla signora, che era ben di una testa più bassa di lei.
«Ma che piacere, cara». La signora Stoneglass le mise una mano sulla guancia e le sorrise. «Sei proprio graziosa».
«Graziosa non è il termine che userei» sussurrò Lizzie a Will. A Will venne da ridere ma cercò di trattenersi. Celine era molto bella, persino lui che era suo fratello se ne rendeva conto, ma aveva la grazia di un facocero.
Celine si accorse che lui e Lizzie la stavano prendendo in giro e li incenerì con lo sguardo. La signora Stoneglass notò Will e parve accendersi.
«E questo bel giovanotto è per caso lo sposo?» si avvicinò a Will con gli occhi che brillavano e lo squadrò dalla testa ai piedi. «Che ragazza fortunata!»
Will inorridì, così come Celine, mentre Elizabeth scoppiò a ridere.
Gli Shadowhunters non erano superstiziosi e lo sposo spesso aiutava la sposa a scegliere il vestito, ma Will era cresciuto a New York ed era rimasto affascinato dalla tradizione mondana dei matrimoni, tanto che più di una volta si era ritrovato nel bel mezzo di un matrimonio a Central Park. Gli sarebbe piaciuto sposarsi lì e non avrebbe mai voluto vedere Rose prima del gran giorno, avrebbe voluto la sorpresa. Scosse il capo, riportando i piedi per terra: era decisamente troppo presto per pensarci.
«No, per carità, no!» stava dicendo Celine. «È mio fratello, William».
«Piacere di conoscerla, signora Stoneglass». Will le tese la mano.
«Il piacere è tutto mio, caro, ma potete chiamarmi Maggie». Strinse la mano anche a sua madre e a Lizzie, per poi fare segno a tutti loro di seguirla nella stanza accanto. «Venite con me, le amiche della signorina Celine sono già arrivate da qualche minuto e si stanno divertendo a provare gli accessori».
Li condusse in una stanza ancora più grande della precedente. Sul lato sinistro erano esposti gioielli, borsette e scarpe con dei tacchi vertiginosi che fecero venire a Will il mal di schiena solamente guardandole. Dalla parte opposta invece si trovavano due camerini e degli altri abiti color pastello, chiaramente non destinati alle spose. La terza parete, quella di fronte all’entrata, era ricoperta da specchi e al centro della sala c’erano due divanetti e due poltrone, davanti alle quali era stato steso un tappeto rosso scuro.
Sopra uno di quei divanetti erano sedute due ragazze che avevano più o meno la stessa età di Celine. Una di loro aveva lunghi capelli biondo miele che le cadevano in morbidi boccoli sulle spalle, mentre l’altra aveva i capelli color ebano raccolti in una treccia.
«Eccoci qua». Maggie iniziò a spiegare la disposizione dei vari capi di vestiario e di tutti gli accessori del negozio, ma Celine, avendo una soglia di attenzione davvero bassa, aveva già smesso di ascoltarla e si era diretta di corsa verso le sue amiche.
Queste quando la videro corsero ad abbracciarla, riempiendola di domande e iniziando a parlare con un tono di voce più alto del normale, tipico di alcune ragazze quando erano particolarmente emozionate per qualcosa.
«Sarà un luuungo pomeriggio» brontolò Elizabeth guardandosi attorno. Loro madre era l’unica che stava ancora ascoltando educatamente la povera Maggie. «Credi che potrò provare qualche vestito?»
Will alzò le spalle. «Certo, Liz. Niente abiti da sposa però. Altrimenti papà potrebbe rimanerci secco».
Elizabeth grugnì. «Papà non è qui».
«Allora io potrei rimanerci secco».
Celine prese le sue amiche per mano e le trascinò davanti a loro senza un minimo di delicatezza.
«Ragazzi, queste sono Samantha e Gwen».
«Ehi» disse Lizzie salutandole con la mano.
Will sorrise. «Piacere di conoscervi». Incrociò lo sguardo di Samantha, la ragazza con i capelli biondi, e questa arrossì violentemente. Will si affrettò a distogliere lo sguardo, sperando che quando arrossiva lui non fosse così tanto evidente.
Maggie iniziò a tempestare Celine di domande per cercare di capire che tipo di abito volesse. Celine non ne aveva la più pallida idea e Will cercò di aiutarla, spiegandole i termini tecnici usati a Maggie. Anche sua madre e le sue amiche provarono a darle consiglio, mentre Elizabeth sparì nei meandri del negozio, probabilmente alla ricerca di un vestito per se stessa. Dopo quasi mezz’ora, Maggie decise che aveva abbastanza informazioni per proporre un paio di modelli a Celine. Si diresse con la schiena dritta nella sala principale, lasciandoli soli nella stanza con gli specchi e i camerini.
«E se non trovassi niente?» Celine la osservò allontanarsi. «Il matrimonio è tra un mese».
«Tranquilla, Celine» la rassicurò sua madre. «Sono sicura che troverai il vestito perfetto».
«Te l’avevo detto che era tardi» disse Will. Sia sua madre che sua sorella gli lanciarono un’occhiata infuocata. Will scrollò le spalle. «Ma è per questo che sono qui, no?»
Samantha si mise a ridere con un po’ troppo entusiasmo e Celine alzò un sopracciglio nella sua direzione. Gwen invece le tirò una gomitata cercando di non farsi notare.
Will non fece in tempo a chiedersi cos’avesse detto di divertente che vide Rose riflessa nello specchio davanti a sé.
Un attimo prima non c’era e quello dopo era proprio lì, sulla soglia della porta, che si guardava attorno con gli occhi spalancati e la bocca leggermente aperta, meravigliata dalla bellezza di tutti quei vestiti, scarpe e gioielli. Will invece era meravigliato dalla sua, di bellezza. Indossava un semplice cappotto nero e un paio di jeans abbinati a degli stivali che le arrivavano al ginocchio, e i capelli le cadevano ai lati del viso arricciandosi leggermente sulle punte, segno che li aveva appena lavati e che non li aveva asciugati prima di uscire di casa.
I loro sguardi si incrociarono attraverso il vetro. Rose gli sorrise e gli fece un cenno di saluto con la mano, e Will sentì il proprio cuore fermarsi per poi riprendere a battere più veloce. Si voltò e la raggiunse con due falcate, come se non la vedesse da molto tempo e non solamente da un paio d’ore. La prese tra le braccia e la strinse a sé, seppellendo il viso tra i suoi capelli.
«Ve l’avevo detto che Will era occupato» sospirò Celine divertita, probabilmente rivolta alle sue amiche.
Will la zittì nella sua testa: taci, Celine.  
Rose non parve farci caso e gli diede un bacio alla base del collo che lo fece rabbrividire. Will si chiese quando Rose avrebbe smesso di fargli quell’effetto. Si rispose subito: mai.
Si allontanò leggermente, passandole le mani sulle braccia come se stesse cercando di riscaldarla.
Da vicino notò che i suoi occhi erano arrossati, più brillanti del solito: aveva pianto.
«Tutto bene?» le chiese.
Lei gli sorrise. «Certo».
Will le diede un casto bacio sulle labbra, imponendosi di non andare oltre e di darsi un contegno.
Sei in pubblico, William.
«Rose, tesoro!» la accolse Celine, andandole incontro con le braccia spalancate. Spostò con una spallata Will di lato e la abbracciò. «Ormai siamo praticamente sorelle! E abbiamo un sacco di cose di cui parlare». Lanciò un’occhiata di sottecchi a Will e le fece l’occhiolino. «Se capisci cosa intendo».
«Eh?» chiese Rose, aggrottando le sopracciglia.
Rose non sembrava turbata dalla minaccia di Celine, mentre Will voleva solo sparire.
«Hai capito bene». Celine la prese per mano e la trascinò verso il centro della sala per presentarla alle sue amiche.
Will riuscì a captare le parole Rose, anima gemella e mio fratello.
Meno male che Rose lo amava e lo conosceva da tutta la vita, altrimenti la sua famiglia l’avrebbe fatta scappare a gambe levate.
Lizzie aveva ragione, pensò Will. Sarà davvero un lungo pomeriggio.
 
---
 
Rose non riusciva a smettere di guardarsi attorno. I vestiti erano meravigliosi, delle più svariate tonalità e tessuti, dalla seta al tulle e al pizzo. Li voleva provare tutti.
Come ha potuto Celine ridursi all’ultimo? si chiese incantata mentre posava lo sguardo sugli abiti da sposa esposti poco lontano. Si ripromise che quando si sarebbe sposata, la scelta del vestito sarebbe stata in testa alla lista delle cose da fare.
«Lei è Rose» stava dicendo Celine. Sembrava particolarmente eccitata all’idea di presentarla alle sue amiche. «L’anima gemella di mio fratello».
La voce di Celine riportò Rose alla realtà, strappandola da quella fantasia fatta d’oro e occhi verdi.
La ragazza con la treccia sospirò e si presentò, rivolgendole un sorriso gentile, mentre l’altra, quella con i capelli biondo miele che Rose scoprì chiamarsi Samantha, non sembrava molto felice di fare la sua conoscenza. Rose si impegnò per cercare di capire il perché, ma non ci riuscì.
Will le raggiunse e si passò una mano tra i capelli. Aveva il fiato corto, come se avesse corso, quando invece aveva dovuto muovere solamente qualche passo.
«Celine» disse con voce sardonica. «Per favore».
Sua sorella alzò gli occhi al cielo e probabilmente avrebbe aggiunto qualcos’altro, se solo non fosse stata interrotta da una signora sulla sessantina sommersa da una valanga di vestiti.
«Ecco qua, cara». Appoggiò gli abiti sul divanetto più vicino e si guardò attorno sorridente. Delle rughe di espressione le si formavano ai lati degli occhi quando lo faceva. «Sono sicura che qui troverai qualcosa che ti piace. Prova questo». Porse un abito a Celine e lei la guardò come se fosse la sua salvatrice.
«E questa bella fanciulla invece?» La signora aveva notato Rose e la stava guardando con gli occhi che brillavano. «Un’altra amica della signorina Celine?»
«Sì» disse Rose. «Sono Rose».
«Ma che piacere! Sono la signora Stoneglass». Le diede un buffetto sulla guancia. «Ma puoi chiamarmi Maggie».
«No no no!» urlò Celine da dietro la tenda del camerino, la voce ovattata, segno che stava cercando di infilarsi il vestito. «Lei è l’anima gemella di mio fratello!»
Rose rimase in silenzio, non sapendo bene come rispondere. Sentì Will trattenere il respiro al suo fianco, ma non alzò il capo per incontrare il suo sguardo. Anche lui non disse niente.
«Vi sposate?» Maggie batté le mani esaltata e Clary scoppiò a ridere.
«No!» esclamarono all’unisono sia Rose che Will, per poi scambiarsi un’occhiata reciprocamente offesa.
«Stanno insieme solo da un paio di giorni» disse Clary. «È un po’ presto per parlare di matrimonio».
Maggie sbatté le palpebre e parve riprendersi. «Ma certo! Però avrai bisogno di un vestito lo stesso, no?»
Rose si rese conto che con tutto quello che era successo nell’ultimo mese della sua vita non aveva avuto tempo per cercare un vestito per il matrimonio.
«Sì, suppongo di sì…»
«Ho già in mente quello che fa per te! È tra i nuovi arrivi nel magazzino, aspetta qui e non scappare». Maggie sparì di nuovo, lasciandosi dietro una scia di profumo alla violetta.
Rose sbatté le palpebre un paio di volte e si rivolse a Will.
«Cos’è appena successo?» sussurrò.
Will stava guardando nel vuoto davanti a sé. «Non lo so». Poi scrollò le spalle. «Quindi non hai ancora scelto un vestito?»
Rose scosse il capo. Clary aveva iniziato a parlare con Samantha e Gwen, mentre Will e Rose stavano parlando tra di loro a bassa voce.
«Bene». Will sorrise. «Almeno possiamo vestirci abbinati».
Rose scoppiò a ridere, perché era proprio una cosa da Will. Quando si rese però conto che lui non ricambiava la sua risata, si bloccò, cercando di riprendere fiato.
«Aspetta, fai sul serio?»
Will alzò le spalle. «Certo. Pensa se dovessi scegliere una camicia viola scuro e tu dovessi vestirti di giallo. Di giallo, Rose. Rovineremmo tutte le foto se ci sedessimo vicini, e io voglio poterti stare vicino senza fare del male agli occhi di nessuno».
Rose ci rifletté un attimo, concludendo che Will non aveva tutti i torti. Non aveva mai avuto un ragazzo, e quindi non aveva mai dovuto pensare a questo genere di cose. Anche se era abbastanza sicura che né George né Cath si mettessero d’accordo su come vestirsi quando dovevano andare a una cerimonia.
«Hai ragione» disse infine. «Non ci avevo pensato. Ma niente rosa antico per me».
«Perché no?» chiese Will, aggrottando le sopracciglia.
«Perché mi fa sembrare ancora più pallida di quanto non sia già».
Will ghignò. «Una ragazza Californiana come te più pallida di un Newyorkese».
Will aveva la carnagione ambrata proprio come suo padre e Rose lo invidiava immensamente, perché lei, pur non essendo pallida quanto Cath, faceva fatica ad abbronzarsi e doveva riempirsi di crema per non scottarsi. In più d’estate le spuntavano le lentiggini non solo sul viso ma anche sulle spalle e sulle braccia e lei le odiava. Le odiava.
«Non vale. Tu hai la genetica dalla tua parte» si lamentò Rose. «Non è giusto».
Will le sfiorò il viso con la mano e le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Io direi che la genetica ha fatto proprio un bel lavoro con te».
Rose si sentì arrossire leggermente sulle guance e venne salvata da Maggie, che era tornata con un abito di seta blu scuro.
«Coraggio, figliola. Provalo» Glielo mise in mano e iniziò a spingerla verso il camerino libero. «Si intona ai tuoi occhi».
Rose intravide Celine uscire dall’altro camerino con indosso un vestito dorato stretto in vita e molto principesco.
«Sembro una bomboniera» borbottò quella, incrociando le braccia al petto e guardandosi attorno a disagio.
Will alzò un sopracciglio e scosse il capo. «No, non ci siamo».
Maggie parve vagamente offesa. «Ma se sta benissimo! Tesoro, sei bellissima, non ascoltarlo, cosa pensi che ne capisca?»
Rose non riuscì a cogliere la risposta di Will perché stava cercando di capire da che parte infilarsi il vestito. Una volta trovato il buco per la testa e quelli per le braccia, uscì a piedi scalzi, sentendosi un po’ a disagio: quella era la prova abito di Celine, non la sua. Inoltre non se la sentiva molto di fare shopping, non quel giorno, non dopo aver appreso della morte del padre di Cath e non dopo aver dovuto sostenere lo sguardo pieno di odio di Joseph Rosewain e Sibilla Aspencross.
Maggie proruppe in un’esclamazione di giubilo quando la vide. Rose si guardò allo specchio e rimase piacevolmente sorpresa dal proprio riflesso.
L’abito aveva uno scollo a v e le fasciava la vita per poi caderle morbido sui fianchi. Era lungo e lasciava quasi tutta la schiena scoperta. Rose si scostò i capelli di lato e diede le spalle allo specchio per poter osservare meglio il retro del vestito, che era tanto bello quanto il davanti.
«Be’». Will deglutì. «Dovrò iniziare a cercare una camicia blu».
Rose si voltò verso di lui e rimase senza fiato davanti all’espressione con cui la stava guardando, come se la stesse vedendo per la prima volta nella sua vita.
«No!» Celine scosse suo fratello per il braccio. «No, William. Non ti distrarre, smetti subito di sbavare dietro a Rose e mettiti al lavoro: dobbiamo trovare un vestito che non mi faccia sembrare una bomboniera. Senza offesa, Maggie, e senza offesa, Rose».
«Non preoccuparti» cercò di rassicurarla sua madre. «Lo troveremo. Ma dove si è cacciata Elizabeth?»
Rose scosse le spalle e tornò a guardarsi allo specchio, appiattendo meglio la gonna con le mani. Era davvero un bel vestito.
Will le si era avvicinato da dietro. Non la stava toccando, si era fermato a qualche centimetro di distanza, ma Rose riusciva a percepire il calore irradiare dal suo corpo. Se solo avesse fatto un passo indietro avrebbe toccato con la schiena il suo petto. Era consapevole di Clary e di Samantha che cercavano di consolare Celine, le loro voci distanti come se si trovassero nell’altra stanza e non a soli pochi passi di distanza. In quel momento tutti i suoi sensi erano concentrati su Will: sentiva il suo respiro sfiorarle la pelle scoperta della schiena e del collo, il suo profumo e persino il suo cuore che batteva nel petto, nonostante non la stesse neppure sfiorando.
«Sono il primo a sconsigliare di comprare qualsiasi cosa senza prima essersi guardati un po’ in giro» disse con voce roca. Un brivido corse lungo la spina dorsale di Rose. «Ma questo mi piace davvero tanto».
Rose si girò verso di lui e nel farlo lo prese dentro con il braccio. Alzò il capo per guardarlo negli occhi e gli sorrise. «Sì, anche a me». Poi gli diede un colpetto sul petto. «Avevi ragione: sarà meglio che tu ti metta a cercare una camicia blu».
«William!» lo chiamò Celine. «Vieni subito qui o ti lancio una scarpa».
Will ghignò e andò ad aiutare sua sorella. Dopo più di due ore e almeno una decina di abiti scartati, Celine riuscì a trovare quello giusto per lei. Maggie si lamentò perché si trattava di un vestito pensato per una damigella, ma sia Celine che Will sembravano irremovibili in quella scelta. Si trattava di un vestito oro scuro con delle spalline sottili, stretto in vita e morbido sui fianchi; a Rose ricordava l’abito di una qualche divinità greca.
«Grazie, Maggie» la salutò Celine dandole un bacio sulla guancia.
«E di cosa, cara?» Maggie abbracciò anche Rose e le sussurrò all’orecchio. «Ti aspetto quando toccherà a te sposarti, mi raccomando!»
 
NOTE DELL'AUTRICE
Ciao a tutti!
Ecco qua il nuovo capitolo, spero che vi piaccia! Non è molto lungo e non succede praticamente niente, ma ho voluto tagliarlo qui così nel prossimo posso mettere solo il funerale del padre di Cath. Dopodiché avrò finito i capitoli che ho già scritto. Ne ho altri due quasi pronti e spero di riuscire a postare il venerdì come di consueto, ma la sessione invernale si avvicina e devo studiare, quindi vediamo come va. Vi darò altre info settimana prossima. :)
Grazie mille se continuate a leggere la storia e a presto,

Francesca 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: FrancescaPotter