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Autore: Elsa007    17/12/2017    0 recensioni
Correvo.
L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era a scappare, correre per salvarmi la vita. Il buio non mi permetteva di vedere, come se correre nel mezzo del bosco a mezzanotte non fosse già abbastanza difficile.
[...]Quando alle mie spalle sentii che i ringhi e i rumori delle zampe si avvicinavano sempre di più lanciai un grido nella speranza che qualcuno mi sentisse, ma a parte un gufo e il lupo che mi stava inseguendo non c'era nessun altro.
[...]Urlai con tutto il fiato che avevo nei polmoni non appena sentii una fitta fortissima al fianco, potevo sentire la stoffa della felpa e della maglietta lacerarsi mentre il lupo conficcava i denti nel mio fianco.
June Wright.
Il mio nome è l'unica cosa che è restata uguale dopo quella notte.
Non so chi mi abbia trasformata, e chiunque sia stato deve sperare che io non lo venga mai a sapere. Ho cambiato città, scuola e amici... ma non si può fuggire per sempre; e così eccomi qui! Dopo due anni sono tornata al punto di partenza, vecchia città, vecchia scuola e vecchi amici.
Pensavo che le cose non potessero andare peggio, poi ho incontrato lui...
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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June cap2

Non vi racconterò tutta l'ora di lezione, non sono così cattiva da sottoporvi a questa tortura, sarebbe troppo noioso, vi basti sapere che la campanella di fine lezione pose fine alle mie sofferenze.

-Io non posso resistere un anno cosi, June! - esclamò Cristine appoggiandomi la testa sulla spalla.

Questi suoi gesti di affetto mi rendevano piuttosto inquieta, negli ultimi anni avevo sviluppato una certa intolleranza verso le persone che invadevano i miei spazi, non mi piaceva avere l'odore di estranei addosso e Cristine non sembrava nemmeno conoscere il significato delle parole "spazio personale" e questo stava davvero mettendo a dura prova il mio autocontrollo.

Quando, dopo qualche secondo, spostò la testa, mi passai una mano sulla spalla e iniziai a sistemare le mie cose dentro la borsa, senza guardarmi troppo attorno; tutti gli studenti stavano lasciando, chi più velocemente, chi meno la stanza e una parte di me sperava ancora che Sarah non mi avesse riconosciuta e che se ne stesse andando con i suoi amici fuori dalla classe, ma non fu cosi.

-June?

Avrei riconosciuto la sua voce tra mille.

Due anni fa sarei stata felicissima di sentirla, ma ora non ero sicura di essere pronta a ricevere tutte le sue domande e non volevo vederla arrabbiata, anche se ne avrebbe avuto tutto il diritto.

Mi voltai e mi sorpresi nel vedere quanto fosse cambiata: i capelli erano diventati molto più lunghi, era dimagrita e abbozzai un sorriso quando vidi che si era truccata. Doveva essere successo qualcosa di incredibile perché Sarah aveva sempre odiato il trucco e in moltissimi anni di amicizia non ero mai riuscita a fargliene mettere un po' nemmeno ai miei compleanni!

-Ciao Sarah- mormorai.

Non sono pronta...

Ci divideva solamente il banco e Cristine, che con un'espressione confusa, muoveva la testa a destra e sinistra guardandoci a turno.

-Sarah, io vado avanti. Ci vediamo dopo, fuori al parcheggio.

Mi voltai verso quella voce autoritaria e mi accorsi che era stato il ragazzo moro a parlare, gli rivolsi uno sguardo incuriosito curvando la testa e lo osservai mentre si alzava dal suo posto e, dopo aver passato una mano sulla spalla di Sarah, la superava senza degnare nè me nè Cristine di uno sguardo.

Simpatico...

-Ehm... anche io devo andare, ho matematica, ci vediamo dopo June!- mi salutò poi la mia nuova amica spostando la sedia e facendomi un occhiolino. La salutai con un gesto della mano e poi tornai a guardare Sarah che, nel frattempo, aveva recuperato la sua borsa e si era appoggiata al banco laterale.

-Qual'è la tua prossima lezione?-mi chiese scostandosi una ciocca di capelli dal viso e allungandosi per prendere il mio orario.

-Penso che sia francese.

Sarah sorrise - Buona fortuna, dicono tutti che sia uno dei corsi più noiosi della scuola!- sorrise e mi restituì il foglietto lanciandomi uno sguardo divertito.

Non capii come mai stesse parlando di altro, pensavo che la prima cosa che avesse fatto nel caso in cui ci fossimo incontrate sarebbe stata sommergermi di domande e invece non aveva minimamente accennato alla mia "fuga".

-Quando sei tornata?- mi chiese una volta uscite dall'aula.

-Da un paio di settimane più o meno, sai zia Jo è stata trasferita nell'ospedale qui vicino con una promozione che non poteva rifiutare e siamo ritornate.

-Hai intenzione di ripartire?

-Non lo so... diciamo che al momento non me la sento di lasciare Jo. Non penso che possa sopportarlo, capisci?

Lei annuì abbassando lo sguardo. -Sì, ti capisco perfettamente. June io..

-Sarah!

Ci voltammo entrambe verso la fine del corridoio e vidi che, appoggiato ad uno degli armadietti, c'era il ragazzo biondo che avevo visto un'ora prima; fece un cenno nella nostra direzione e quando guardai Sarah lei sorrideva.

-Chi è?- le chiesi alzando le sopracciglia e dandole un colpetto sulla spalla.

Lei distolse lo sguardo dal ragazzo per rivolgerlo a me -Si chiama Ryan, è il mio ragazzo.

-Ahh, capisco. Dai tranquilla, vado a lezione.

-Aspetta! Hai ancora il mio numero?

-E' lo stesso?

Tirai fuori il cellulare facendo scorrere la mia numerosissima rubrica composta da ben 7 contatti e annuii non appena il nome di Sarah mi balzò sotto agli occhi.

-Perfetto! Ci sentiamo, okay?

Annuii e me ne andai.

Per mia sfortuna Sarah aveva ragione, la lezione di francese fu una vera tortura, l'unica cosa che aveva impedito che io mi addormentassi era stata la terribile puzza del mio vicino di banco; tuttavia anche le due lezioni seguenti misero a dura prova la mia attenzione e tirai un sospiro di sollievo quando sentii la campanella di fine giornata.


-... dico solo che avrebbe potuto darmi dei turni meno fastidiosi! Dopotutto sono nuova, no? I turni notturni sono una vera tortura, dovrò preparare litri di caffè!

Alzai gli occhi al cielo e sorrisi quando sentii mia zia lamentarsi per l'ennesima volta dei turni all'Ospedale, purtroppo essendo l'ultima arrivata non aveva molte possibilità di scelta. Tirai fuori la chiave spingendo con insistenza la porta prima di riuscire ad aprirla, aspettai che Jo fosse entrata prima di richiuderla con un calcio. 

-Un sacco di colleghe nuove hanno potuto scegliere! Io no! Nonostante avessi già lavorato qui, è una vera ingiustizia.

Personalmente questo suo orario mi andava benissimo, con mia zia fuori casa quasi tutte le sere non dovevo preoccuparmi di essere vista fuori o non avrei dovuto rispondere ai suoi interrogatori qualora fossi tornata troppo tardi, cosa che, ve lo posso assicurare, nella mia situazione succedeva spesso.

-Massi, tranquilla zia, dormirai di giorno!- la rassicurai dandole un bacio sulla guancia.

-Ruffiana. Non credere che solo perché non sono a casa non possa tenerti d'occhio- mi disse agitandomi davanti agli occhi la sciarpa poco prima di mettersela.

Sorrisi prendendo la cartella e salendo le scale di corsa - Sei troppo minacciosa zia! - la presi in giro.

Non appena chiusi la porta di camera mia tirai un sospiro di sollievo. 

Finalmente sono al sicuro...

Buttai per terra lo zaino, togliendomi la giacca, i pantaloni e andando direttamente in bagno per togliermi il terribile odore di zucchero filato che avevo addosso.

Subito dopo essermi sistemata mi buttai diretta a letto fissando fuori dalla finestra, il sole era nascosto dietro le nuvole ma era ancora troppo alto per poter uscire e già sentivo l'impazienza del lupo. Chiusi gli occhi coprendomi il viso con il piumino e pensando alla mattinata appena trascorsa.


Dovevo essermi addormentata perché la sera arrivò prima di quanto potessi immaginare, mi alzai di scatto dal letto e corsi a prendere un paio di pantaloncini dal cassetto con la mia solita canotta sgualcita; mi cambiai velocemente e aspettai che mia zia fosse uscita prima di scendere al piano di sotto. Afferrai a caso una delle felpe appese, indossai le scarpe da ginnastica e uscii velocemente; il freddo invernale mi colpì come uno schiaffo ma cercai di non pensarci troppo visto che da li a pochi minuti mi sarei dovuta spogliare. Senza guardarmi attorno iniziai a correre verso la fine del quartiere e una volta raggiunta l'ultima casa svoltai nella strada che precedeva il supermercato della città, mi assicurai che non ci fosse nessuno e attraversai il parcheggio di corsa fino a raggiungere il cancello, lo scavalcai e atterrai subito su una miriade di aghi di pino, il lupo dentro di me ringhiò di approvazione e scrocchiai il collo prima di riprendere a camminare. Mi fermai qualche chilometro più avanti, in una posizione abbastanza nascosta, annusai l'aria in cerca di odore di pericolo e, una volta che mi sentii abbastanza sicura, iniziai a spogliarmi nascondendo i vestiti e le scarpe sotto un cespuglio.  

Mi guardai intorno ancora una volta prima di chiudere gli occhi e lasciare che la trasformazione iniziasse, strinsi i denti non appena sentii che le ossa si spostavano, caddi in ginocchio quando sentii una fitta alla schiena e conficcai le unghie nella terra quando le sentii trasformarsi in artigli. 

Arcuai la schiena e mi morsi il labbro per non urlare quando sentii la mia colonna vertebrale allungarsi, mossi le dita dei piedi non appena le sentii pizzicare ; descrivervi questa cosa con il solo aggettivo 'doloroso' sarebbe troppo poco, penso che la parola 'tortura' o 'tormento' sarebbero più adeguate. 

Sentii la mia pelle tendersi, tirarsi e un formicolio mi attraversò facendomi rabbrividire, la vista iniziò a cambiare e sapevo che la trasformazione era ormai quasi completa. L'urlo che mi uscì quando sentii anche i denti cambiare venne trasformato poco dopo in un ululato. Non appena i muscoli si rilassarono e le orecchie smisero di pulsare, mi scrollai soddisfatta. 

Finalmente 

Mi guardai intorno cominciando a camminare a muso basso, annusando l'aria per capire se ci fossero pericoli in giro e quanto lontano mi potessi spingere. 

Sebbene la mia prima mutazione fosse avvenuta tra quei boschi non conoscevo quasi nulla del territorio su cui mi trovavo, era passato troppo tempo e parecchie cose erano cambiate. La mia prima trasformazione era stata una cosa terribile, ero sola e al freddo nei boschi; stavo tornando a casa dopo essere stata da Sarah, e accadde tutto all'improvviso: la vista divenne sfuocata in un primo momento e i colori cambiarono subito dopo, le ossa iniziarono a fare male, la pelle a bruciare e la testa sembrava sul punto di esplodere. 

All'epoca pensavo di morire, immaginatevi la mia reazione quando ripresi i sensi in forma di lupo, fu un trauma. La cosa peggiore non fu quella però, il vero incubo fu il mattino seguente: mi svegliai in mezzo al bosco, completamente nuda e coperta di sangue. All'inizio pensai di essermi immaginata tutto, credevo che fosse una reazione dovuta allo shock della morte dei miei ma la conferma di non essere impazzita mi arrivò la notte seguente, e quella dopo ancora. Controllarsi, all'inizio, mi sembrava quasi impossibile, sentivo tutti i rumori e gli odori, a scuola ogni voce era come una martellata nelle orecchie, e impiegai molto a controllare il lupo perché l'istinto mi suggeriva di cedere alla trasformazione al minimo imprevisto o spavento. 

Un mese dopo la prima trasformazione, iniziai a cercare  il lupo che mi aveva trasformata, volevo vendetta, per me e per la mia famiglia ma non lo trovai, a parte qualche cane randagio la cosa più pericolosa che girava nei boschi ero io. Nessun'altro lupo. 

A distrarmi da questi pensieri fu il mio stomaco, erano già due ore che non mangiavo qualcosa e sentii la necessità di mettere sotto i denti qualcosa che non fosse verdura dato che a casa di mia zia si mangiava maggiormente quello visto che lei si rifiutava categoricamente di portare in casa qualsiasi  prodotto animale. Una vera sfortuna per me, non vi pare?

Voltai il muso verso destra non appena sentii un fruscio tra i cespugli qualche metro più avanti, senza fare rumore sulle foglie cadute mi avvicinai al cespuglio rimanendo controvento; sentii il rumore del piccolo cuore ancora prima di vederlo: un coniglietto stava acquattato tra i cespugli guardandosi nervosamente intorno, respirava molto velocemente muovendo le orecchie per captare ogni minimo rumore. 

Scattai in avanti ringhiando e il coniglio si voltò iniziando a correre, le foglie scricchiolavano sotto le mie zampe mentre lo rincorrevo, il pelo si rizzò sulla schiena e la coda si mosse seguendo le inclinazioni del mio corpo; superai il cespuglio in cui si stava nascondendo con un salto e feci lo slalom tra i vari pini per stargli alle costole, non ci volle molto prima che i miei artigli agganciassero il piccolo corpo e ponessero fine a quella breve, seppure divertente corsa. Azzannai il coniglio ponendo fine alle sue sofferenze e iniziando a riempire il mio stomaco; essendo sola non potevo cacciare animali più grossi tipo cervi o bisonti, solamente un branco aveva la capacità e il numero necessari ad abbattere un animale di quella stazza, non di certo una lupa solitaria. 

Quando finii lo spuntino avevo il muso sporco di sangue e le zampe anteriori non erano da meno, mi alzai leccandomi i baffi e annusando il tronco dell'albero vicino al quale avevo appena mangiato. Il pelo sulla schiena si rizzò imitato dalla coda ancora prima che io potessi con certezza realizzare di aver ucciso e mangiato nel territorio di un branco. L'odore non era quello di un lupo normale, perché per quelli della mia specie mischiato all'odore del lupo normale c'era anche quello dell'essere umano, e io a quanto pare ero appena entrata nel territorio di un branco di licantropi. 





  
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