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Autore: pamina71    19/12/2017    13 recensioni
Sono passati cinque anni dalle ultime indagini di André ed Oscar, che ora vivono apparentemente tranquilli a Gravelines, in realtivo anonimato, giacchè intorno infuria il Terrore. In questa vita quasi agreste giunge una vecchia conoscenza, in cerca di aiuto, e una situazione incresciosa li porta a condurre una rapidissima indagine.
Una mini-long per chiudere la serie noir che siete state tanto gentili da seguire nei mesi scorsi.
Il titolo è parte di un aforisma: Ci sono anni che pongono domande e anni che rispondono. (Zora Neale Hurston).
Questa storia fa parte della serie "Lupi, giganti ed altre avventure"
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lupi, Giganti ed altre avventure'
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8. Ovviamente

 

Blanquart rimase per un poco senza parole. Ovviamente il ragazzo era colpevole. Ovviamente andava punito. Ovviamente il suo dovere sarebbe stato quello di sbatterlo in galera. Eppure non se la sentiva. Per nulla.

Il racconto preciso e pacato del ragazzo aveva aperto un velo su una situazione spaventosa. Su cui lui, Intendente di Gravelines, avrebbe dovuto indagare prima.. Si sentiva in parte responsabile dell'accaduto.

Se avesse fatto finta di nulla, prima o poi si sarebbe saputo. Anche se la famiglia Suger avrebbe coperto Charles, prima o poi la verità sarebbe saltata fuori. Non si nasconde un delitto come i riccioli di polvere sotto al tappeto. E Grandier? Avrebbe potuto fidarsi di lui?

Lo guardò.

Il suo compagno di indagini aveva gli occhi bassi, l'aria cogitabonda. Non pareva certo ansioso di fare giustizia.

- Non so che fare. - Ammise il Gendarme.

- Io un'idea ce l'avrei. - Rispose André, che aveva compreso i dubbi dell'uomo. - Ai limiti della legge, forse anche oltre.

Attese, prima di dire altro. Meglio saggiare il terreno.

- Non potete far finta di nulla. Lasciare il delitto irrisolto non sarebbe una soluzione. E porterebbe guai ai miei amici. D'altra parte stiamo parlando di un parricidio. Ma questo ragazzo che tutte le attenuanti che potrebbero venirmi in mente. Tra una settimana, un mese, Suger avrebbe potuto uccidere la moglie o la figlia.

- E come ne usciamo?

André sospirò.

- Risolvete il caso. Tornate al vostro ufficio pranzate con calma e dopo fate in modo di trovare un colpevole pubblicamente. Poi, nel pomeriggio, venite qui con due gendarmi per arrestare Charles Suger.

Guardò il ragazzo e l'Intendente. - Nel pomeriggio. Tardo pomeriggio.

Blanquart cominciava a capire. - In fondo siano vicini alle Fiandre… La gente penserebbe che è fuggito dopo questo interrogatorio, lo stesso che mi ha permesso di comprendere come stessero le cose.

André riprese: - Andiamo, Cittadino Blanquart. Qualcuno qui deve organizzare un viaggio.

 

La mattina seguente Marotène arrivò al lavoro in ritardo. Come tutto il resto degli abitanti di Gravelines, era stata troppo presa dai commenti all'accaduto. Appena entrata a casa Grandier, non seppe resistere e corse a raccontare la novità.

- Avete saputo? - Disse ai coniugi ed al loro amico che la guardavano attoniti, ringraziando il lungo allenamento alla dissimulazione esercitato a Corte.

Allora la ragazza, dimenticando il suo ruolo nella casa, si sedette al tavolo della colazione e cominciò a raccontare quanto già i tre sapevano o sospettavano. Raccontò di come l'Intendente Blanquart, il pomeriggio precedente, rientrato dall'interrogatorio a casa Suger condotto con André, si fosse messo a consultare i documenti del caso. Poi narrò di come avesse veduto il nome Charles Davide scritto nero su bianco, quel secondo nome che nessuno pronunziava mai e di cui a Gravelines si era persa memoria. A quel punto gli era tornata in mente la conversazione con Bard, e si era affrettato a cercare un altro gendarme per procedere all'arresto.

Di fronte al suo uditorio attento ed ammutolito, proseguì raccontando come Blanquart fosse giunto dai Suger e vi avesse trovato solo la vedova, con il piccolo ed Olimpie. E, infine, completò la storia con l'ammissione della madre, secondo cui Charles avrebbe compreso il giorno precedente, al momento dell'interrogatorio, che ben presto sarebbe stato scoperto,ed avrebbe deciso di fuggire.

Il piccolo uditorio si produsse in una serie di esclamazioni tra lo stupito e lo scandalizzato, lodando André per il contributo alla scoperta, per poi dividersi tra la comprensione alla madre che aveva coperto il figlio e l'accusa di connivenza con ci le aveva ucciso il marito.

Come in tutta la cittadina, ci si interrogò sulla reale o presunta brutalità della vittima, chiedendosi se Charles fosse solo un parricida o colui che aveva salvato la madre da futura morte. Discorsi che avrebbero tenuto banco non per giorni, ma per settimane.

 

Due mattine più tardi, poco dopo il levar del sole, André stava armando le vele del suo Bonhomme. Victor ed Aurélien De Girodelle attendevano sul piccolo molo di legno, ognuno con una sacca di abiti ai propri piedi. Quando il Capitano del minuscolo veliero fece loro cenno, montarono a bordo.

André lasciò la cima, diede una spinta e la barca si mosse. Si allontanò lentamente sul mare calmo, spinta da una brezza abbastanza lieve.

Fece subito rotta verso ovest, in direzione di Boulogne-sur-mer, luogo ove Girodelle aveva detto di essere diretto, premurandosi di non fare il misterioso sulla destinazione del suo viaggio.

I due nobili, nonostante il modo a dir poco spartano in cui stavano conducendo il viaggio, rimasero affascinati dal poter vedere il levar del sole dal largo, in una giornata straordinariamente serena per la Normandia, con i colori vividi dell'alba che si riflettevano mutevoli sull'acqua. Una bellezza differente da quella addomesticata ed artificiale dei giardini cui erano abituati, eppure straordinariamente affascinante. Forse per la prima volta iniziarono a comprendere per quale motivo i loro André e Oscar amassero vivere in quel luogo quieto.

Al largo di Wissant la barca virò decisamente verso nord, incrociando dopo alcuni minuti un altro piccolo natante della stessa stazza, che giungeva dalla direzione opposta. André aveva ritenuto preferibile, quella come le altre volte, non raggiungere il punto più vicino all'Inghilterra, Cap-Gris-nez, per effettuare lo scambio, per correre meno rischi.

L'uomo che si avvicinò parlava un francese dall'accento pesante.

- Rapidi, rapidi. Dobbiamo fare in fretta.

Tese le mani per ricevere le sacche che gli venivano lanciate dal Bonhomme. Poi strinse ulteriormente le cime affinché i due uomini potessero passare senza cadere nelle acque della Manica, ancora gelide in primavera. Aurélien passò, seguito da Victor. L'inglese sciolse la cima e si allontanò.

André osservò per un momento i tre allontanarsi, diretti verso Dover che si poteva scorgere oltre le onde. Poi volse loro le spalle e si mise ad armeggiare con le vele che stavano fileggiando, per raggiungere comunque Boulogne-sur-mer, onde evitare sospetti nel caso qualche suo concittadino vi fosse passato.

 

Antoine stava giocando in giardino, muovendo un turacciolo legato con uno spago davanti ad un gattino grigio, che saltava cercando di prendere quella misera preda. Christophe era seduto all'ombra del glicine ad osservare il sillabario ricevuto qualche giorno prima, e che aveva imparato ad apprezzare in quelle giornata di forzata immobilità dovute alla convalescenza.

Quando udirono cigolare il cancello che li separava dalla strada, alzarono lo sguardo, poi il minore lasciò gatto e turacciolo per correre incontro al papà, che li guardò sorridente.

- Sono tornato

   
 
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