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Autore: melindarusso    25/06/2009    1 recensioni
Una storiella dal punto di vista di un Harry "riveduto e corretto"...vorrebbe far ridere, speriamo che ci riesca! Non tiene conto del settimo libro, anche perché l'ho scritta prima di leggerlo.(Spero di non fare danni, è la prima volta che pubblico; ho esagerato con il rating per sicurezza). Baci Mel
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

Ed ecco il terzo, sempre più improbabile capitolo!

 

CAPITOLO 3: PERCY

 

Corsi via. Corsi a lungo, con quanto fiato avevo in corpo, corsi senza capire dove stavo andando. Corsi piangendo, le lacrime volavano via dai miei occhi chiusi. Esattamente come Candy-Candy. Ma non ero lei, ed infatti la mia corsa durò ben poco: incocciai violentemente l’arco di entrata della Sala Grande, sbattendo una consequenziale culata per terra. Gli occhiali caddero e si ruppero, mentre sulla mia fronte cominciava già a crescere un bel bernoccolo. Mi sentii il re dei cretini.

-Ti sei fatto male?-

Ecco. Mi avevano pure visto. Di notte, fuori dalla Torre dei Grifondoro, che correvo come uno scemo e cascavo di culo sul pavimento. La perfetta conclusione della serata.

Alzai gli occhi annebbiati verso il mio interlocutore, ma tra la capocciata ed il fatto che i miei occhiali giacevano al mio fianco in frantumi, non riuscii ad individuare chi fosse. Vidi però la sua bacchetta puntare verso di me, e saltai subito in piedi pronto a difendermi.

-Reparo-, borbottò lui, e poi si chinò a raccogliermi gli occhiali, e me li porse: era Percy Weasley.

 

Per un attimo provai una rabbia cieca (cieca perché ancora non avevo inforcato gli occhiali), e cominciai a sbraitare senza controllo: che diavolo ci faceva ad Hogwarts? Come osava anche solo ripresentarsi in quella scuola, dopo il suo comportamento con Silente…e con me?

Gli strappai gli occhiali di mano, e mi avventai su di lui: ce l’avevo con il mondo intero, ed il mondo finalmente mi aveva dato qualcuno su cui sfogarmi. Percy mi lasciò strepitare frasi senza senso ancora per diverso tempo, ed attese con pazienza che mi fosse necessario riprendere fiato, poi disse:

-Sono stato convocato qui dalla McGranitt per dei controlli del Ministero. Non era mia intenzione incontrarti, ma visto che ci sono posso chiederti di portare i miei saluti a Ron?-

Solo a sentire quel nome, e per di più pronunciato con quel tono, un misto di affetto ed amarezza, mi sgonfiai: la mia rabbia scemò all’improvviso, e mi resi conto che avevo di fronte una persona di cui, in effetti, ormai sapevo ben poco.

-Lo farei-, risposi, -ma penso che non ne avrò la possibilità.- Sentivo che le lacrime ricominciavano a bruciarmi negli occhi, ma mi vietai di farne uscire anche solo una. Tuttavia non potei impedirmi di cominciare a tremare leggermente.

-Che significa?- domandò Percy. Sembrava in apprensione. -Tu e Ron non siete più amici?-

-CHE TE NE FREGA?!- d’un tratto la mia rabbia esplose, mille volte più forte di prima –Proprio a te, che hai abbandonato tutti! A te, che due anni fa hai suggerito a Ron di evitarmi perché credevi che fossi pazzo!!!!!-

-Accidenti, Harry, ho sbagliato, va bene? Ti chiedo scusa! Ho fatto tanti di quegli errori con la mia famiglia che non li conto nemmeno più, ma ora per favore dimmi se Ron sta bene!-

Sembrava davvero preoccupato, così mi calmai quel tanto da borbottare un “Ron sta benissimo” e feci per andarmene; ma avevo fatto sì e no due passi che mi sentii bloccare da una mano posata sulla mia spalla.

-Harry, aspetta…senti…scusa, davvero, per quello che è successo due anni fa…ma non avrete davvero litigato per colpa mia? Lo scorso Natale eri dai miei, perciò credevo che tra voi andasse tutto bene, non immaginavo di aver commesso un errore irreparabile…ma per favore, dimmi se avete rotto l’amicizia a causa della mia lettera…non me lo perdonerei mai…- Il volto era scosso, la voce tremava, sembrava sull’orlo di una crisi di pianto. E mi fece pena. Davvero, Percy Weasley, il rinnegato, mi fece stringere il cuore.

-Percy, non è colpa tua, stai tranquillo…anzi…è tutta colpa mia…- ora era il mio turno di avere la voce tremante, solo che per me la crisi di pianto arrivò davvero: cominciai a singhiozzare come un bambino, quasi non riuscivo a stare in piedi da tanto mi sentivo stravolto dall’accaduto di poco tempo prima.

-Harry, senti- Percy, invece (beato lui), aveva ripreso il controllo – Non riesco a immaginare cosa ti sia successo, e so di non essere tuo amico, ma se vuoi parlare con me, puoi farlo.- Nonostante le parole ben scelte, il tono era freddo, quasi ministeriale. Mi resi conto che Percy era diventato veramente bravo nel suo lavoro, il re delle frasi di circostanza alle quali di solito si risponde con un freddo e distaccato grazie. Ma io decisi che maltrattare qualcuno, quella sera, mi avrebbe fatto bene.

-Grazie, Percy…mi andrebbe davvero di sfogarmi un po’ con te.-

  
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