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Autore: Debby_Gatta_The_Best    21/12/2017    2 recensioni
Ad ogni fandom equivale una AU scolastica uguale e contraria, e come poteva il famigerato universo di Mario esentarsi da questa legge della fisica? Aprendo questa storia, vi ritroverete di fronte al solito brodo riscaldato di bulli, fighetti, protagonisti stereotipati... o forse no?
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Consilia/Farfalà, Daisy, Luigi, Peach, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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[ROSALINDA, 3^persona]

Un giorno a metà del mese, sera inoltrata.



La ragazza percorreva la strada buia senza fretta, ma con le orecchie tese. Procedeva a passi misurati, e occasionalmente si lanciava occhiate investigative attorno. Era impossibile capire se stesse cercando qualcosa o cercasse di sfuggirvi.

La fermata dell’autobus più vicina non distava ancora molto.

La borsa che teneva con sé fremette con nervosismo. Lei le dette una pacca gentile per rassicurarla.

«Va tutto bene, piccolo… non agitarti.»

La borsa smise di tremare. Rosalinda vi lasciò la mano poggiata sopra, per rassicurare la creatura nascosta al suo interno.

I lampioni che si accesero alle sue spalle rigettarono una luce smorta sul marciapiede deserto. La ragazza si guardò indietro, per qualche secondo, e poi continuò la sua camminata. Ogni tanto adocchiava qualche ubriaco aggirarsi per le strade lontane, ma nessuna minaccia dava l’idea di stare per palesarsi.

Quel quartiere si era guadagnato la fama del quartiere per ubriaconi più tranquillo della città. E questo per il semplice motivo che confinava col Quartiere Oscuro, dove pochi osavano mettere piede senza un valido motivo, anche tra i più scapestrati dei ragazzi ribelli. Lei, quella sera, era però dovuta sgattaiolare proprio lì dentro.

Ancora si sentiva addosso le occhiate investigative delle varie creature che abitavano quella fetta di città… era una sensazione sgradevole. Bastava non essere un Sombriano, un Crepuscoliano, un Pipistrello, un’Ombra, o, insomma, una di quelle inquietanti creature adatte solo a strisciare nell’ombra, a detta di alcuni, per attirarsi, come calamite, tutti gli sguardi del vicinato. Ed era già tanto che riuscivi ad uscirne vivo, se avevi avuto la malsana idea di provare ad entrarci! Così dicevano.

Ma a Rosalinda non era mai importato molto quello che diceva la gente. Anche perché era brava a cavarsela anche dalle peggiori della situazioni. Avere dei poteri magici, in fondo, non era una dote che andava sprecata.

Dopo aver raggiunto il limite del quartiere, trovò la fermata dell’autobus… ma l’ultimo era passato un’ora prima.

Dannazione” pensò, ma non si scompose. Tirò fuori il cellulare, accendendo Goomble Maps, e cercò con gli occhi la via più vicina il centro città. Distava quasi quaranta minuti a piedi, ma Rosalinda confidava sul fatto di incrociar qualche Taxi per le vie.

Proprio mentre stava per attraversare la strada, vide dal fondo del tracciato buio brillare un paio di fanali. Una luce debole e smorta, come quella dei lampioni, che però serviva quanto bastava ad affermare la presenza di un auto. Rosalinda attese immobile che passasse, ma questa rallentò quando si fu avvicinata alla ragazza.

«Signorina - disse con voce bassa il conducente, abbassando il finestrino - si è persa? Questo posto può essere pericoloso per una giovane Umana come lei.»

L’inimitabile tono cupo e sinistro delle creature dell’Ombra, gli occhi brillanti e l’atteggiamento che tradiva una certa eleganza non lasciavano dubbi. Anche nella penombra della notte Rosalinda avrebbe potuto riconoscere una creatura delle Tenebre.

«Vuole che la scorti da qualche parte, più tranquillla?»

La ragazza scorse il capo, nervosa, stringendosi la borsa ai fianchi.

«Non deve temere - si affrrettò a precisare il Crepuscolano baffuto - sono un taxista. La porterò fuori di qui in men che non si dica, senza rischi.»

Rosalinda solo adesso scorse la scritta logora che riportava “taxi”, su un cartellino sopra al tettuccio della macchina. Sospirò. Era nervosa, e indecisa. Sostanzialmente, le creature dell’Oscurità non avevano la fama di assalire le giovani viandanti - o i giovani - come magari gli Umani erano più propensi a fare… ma non si poteva mai sapere. Però era notte, era freddo, e lei aveva una gran voglia di tornare a casa. Decise di salire in macchina, nonostante i sospetti. Il Crepuscolano parve apprezzare la sua scelta, e rischiuse il finestrino.

«Dove la porto, giovane signora?»

«...può portarmi alla Heaven University? Sennò, va bene anche la Piazza Fungo.»

Il tassista accese i motori.

«Non si preoccupi.»

Disse.



Peach ricevette una notifica. Stava facendo la vasca, e d’istinto chiese se Daisy potesse portarglielo.

«Sì guarda, ora volo!»

«Già, scusami… allora ti do il permesso di accenderlo e vedere se è qualcosa di importante.»

«Okay, l’hai detto tu eh!»

Peach chiuse gli occhi e sprofondò un altro po’ dentro alla vasca piena di schiuma. Passarono pochi secondi prima che Daisy le riferisse il testo del messaggio.

Niente battutine prima, niente ridacchi per la chat con Mario, non era da lei.

«E’ Rosalinda - disse con voce grave - dice “E’ successo un casino.”»

Peach trasalì, ricordandosi cosa l’amica le aveva detto che avrebbe fatto.



«Santa Infernia!»

Il conducente non riusciva a muoversi dallo spavento. Rosalinda era scesa, ed osservava la scena con orrore. All’interno della borsa, qualcosa di muoveva agitato.

Sull’asfalto scuro, immobile, la figura di un pinguotto.

Mentre la ragazza aveva impostato il gps e si preprava, all’evenienza, a tenersi sotto mano un numero d’emergenza, la macchina aveva urtato qualcosa di grosso.

«Si è buttato, non è colpa mia!» il conducente aveva una voce tremante, e fissava la figura priva di vita con crescente orrore.

Rosalinda sentiva le gambe paralizzate, ma si sforzò di avvicinarsi, a piccoli passi. Si piegò sul pinguino, notando dei raccapriccianti segni di lotta sulle ali e sulla schiena. Non c’era sangue in terra, e la botta non sembrava essere stata così violenta, eppure il pinguino sembrava a tutti gli effetti morto stecchito.

«Dovrei chiamare la polizia? Dovrei andarmene? Ragazzina - si rivolse a lei con meno tatto, in preda al panico - hai visto anche tu che è stato lui a gettarsi sotto la macchina, vero?»

Rosalinda rimase in silenzio. Nella sua tasca sentì il cellulare vibrare, era sicuramente l’amica che si era spaventata.

Avrei dovuto stare zitta.”

«Forse dovremo andarcene… farebbero di tutto per togliermi la patente, ma io sono sicuro di avere una vista eccellente.»

«...no, restiamo un altro minuto.» sussurrò la giovane vestita d’azzurro.

«...ma...»

«... non è morto.»

Toccandolo appena con la bacchetta che si portava sempre dietro, lo vide muoversi leggerente.

«Signore, riesce a sentirmi?» la voce di Rosalinda non tremava né dava segni di scoraggiamento. Questo colpì il taxista alla sua sinistra, che riprese coraggio.

«Ne è sicura?» si sforzò di parlare con tono più tranquillo.

«Mhmh. Respira, e si muove, anche se poco. Chiamiamo un’ambulanza.»

«No.» si impose il Crepuscolano baffuto, assumendo un’espressione più seria e oscura.

«No, farebbero domande, ci finirei in mezzo...»

Rosalinda fu disgustata da tutto quell’egoismo, ma cercò di non arrabbiarsi. Facendosi forza, strinse la bacchetta in entrambe le mani.

«Allora portiamolo all’Ospedale.»

«... mh...»

Il Pinguotto aveva mugolato qualcosa.

«Signore?»

«...ahio.»

«Si sente bene? Può alzarsi?»

«...dove sono…?»

Il tale aprì gli occhi, confuso, e ritrovandosi sulla strada cercò immediatamente di alzarsi.

«Ah, che dolore!» mugugnò nell’intento.

Rosalinda gli porse un braccio, e questo ci si aggrappò avidamente con le alucce blu.

«Dove sono quei malfattori? Che ci faccio qui?»

«Signore, intanto stia tranquillo. Riesce a reggersi in piedi? La scortiamo in ospedale.»

«Sto bene - mentì quello - ma apprezzo il vostro aiuto. Dovrò tornare sulle tracce di quei delinquenti però!»

Il conducente non aveva detto niente. Si era limitato a far sedere dietro anche il secondo passeggero, con visibile nervosismo.

«Mi avete investito voi?» chiese poi il Pinguotto con una nota più curiosa che accusatoria.

«Lei si è gettato sotto la mia auto.» sibilò il conducente.

«Strano. Non ricordo nulla. Mhhh, scusami ragazza, hai mica un cellulare?»

Rosalinda l’aveva appena preso per inviare un messaggio esplicativo a Peach, ma fu costretta a porglielo.

«Ci troviamo in Via Fannullopoli? Questo è molto strano!»

«Cosa le è successo?» domandò la ragazza, preoccupata, riprendendosi il cellulare.

«...mi presento. Sono Holmut Pennington*, custode del museo culturale del centro storico.»

Mostrò poi la borsetta sporca di terra e il cappellino, ed estrasse dalla prima una lente d’ingrandimento dal vetro incrinato.

«Ed investigatore occasionale! Stavo seguendo una banda di manigoldi, quando mi hanno preso e poi mi sono risvegliato qui.»

Non sembrava minimamente turbato dalla cosa. Forse vi era abituato, pensò con terrore Rosalinda. Certo, un tipo strano. E dall’atteggiamento dava proprio l’impressione di uno che si fa sgamare spesso, pensò.

«Ora noi la portiamo all’ospedale - chiarì il Crepuscolano - ma si ricordi che io non c’entro niente! Evidentemente, l’hanno buttata sotto le  ruote quei… farabutti!»

«Non si preoccupi.»

La scena sembrava surreale. Rosalinda era andata, quella sera, nel Quartiere Oscuro per salvare un cucciolo… ed ora si ritrovava immischiata in una scena da libro giallo, ma più fantasiosa.

Cercò di tornare alla normalità. Controllò le notifiche.



[Peach]: Che succede?!

[Peach]: Hey, tutto bene? Che succede?

A distanza di qualche minuto, anche un “devo chiamare la polizia? Ti hanno fatto qualcosa?” e una chiamata persa che non aveva notato durante gli attimi di terrore, avendo messo il telefono in silenzioso.



[Rosalinda]: Tutto bene. E’ una storia lunga, poi ti spiego, tra un po’ torno al campus. Non preoccuparti per me.



E spense il cellulare. La borsa ebbe un brivido, e subito il signor Holmut si voltò verso questa, incuriosito.

«Cos’è sato?»

«Niente» si affrettò a dire lei. La borsa trillò di nuovo.

«Non è davvero niente, è il mio cellulare che fa suoni strani a volte.»

Sperò che il tipo non avesse notato che il telefono se l’era messo in tasca e non in borsa.



*Holmut Pennington è l’unione del nome inglese e di quello italiano dell’investigatore di Paper Mario: Il Portale Millenario. Ho deciso di chiamarlo così per dargli una parvenza di nome completo.

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Commento d'autore

Dopo le vicende più o meno legate tra loro dei vari protagonisti, Rosalinda arriva con un capitolo ed una storia che la porterà lontano dalle sue conoscenze, a scoprire oscuri segreti del campus e di chi lo compone...
Spero che la storia vi stia piacendo, lasciate una recensione se volete darmi un parere o chiedere di far comparire specifici personaggi di sfondo che ancora non ho programmato di mostrare. Arrivederci ;)


  
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