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Autore: mercysheals_    22/12/2017    1 recensioni
"Le sarebbe mancata, lo sapeva. Sperava soltanto che stesse bene, e che non le succedesse nulla.
Sorrise al ricordo di quel dolce, ma contemporaneamente amaro saluto, e posò la foto accanto alle sue cose. Era ora di concentrarsi, e di mantenere la promessa che aveva fatto alla ragazza. Doveva restare viva."
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Angela 'Mercy' Ziegler, Fareeha 'Pharah' Amari, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Heroes Never Die - A Pharmercy fanfic.

“Mi manca, ogni giorno che passa la situazione sembra peggiorare. Non riesco a concentrami, ho gli incubi.” Angela sospirò, mentre stringeva le dita intorno alla calda tazza di tè. 
Ana la guardava con sguardo comprensivo, quasi materno. Le poggiò una mano sulla spalla, accarezzandola leggermente, quasi temesse di ferirla.
“Anche a me. Purtroppo è qualcosa con cui dobbiamo convivere, almeno per ora. Non essere cosí dura con te stessa, Angela. Nonostante tu abbia dedicato tutta la tua vita alla ricerca medica, dubito che ci sia una cura per i sentimenti, cara.” Ana osservava il fumo che la tazza emetteva salire al cielo lentamente. ”Sai, avrei desiderato una vita diversa per lei, lontana dalla guerra. Una vita normale. Ma lei non ha voluto, ha preferito battersi. E adesso è lontana perchè sta realizzando il suo sogno. Lei è una combattente, la giustizia è forse la cosa più importante per lei.”
Quell'ultima frase irruppe nella stanza con lo stesso fragore di un masso. Perforò il tetto, scavò un profondo buco nel pavimento. Angela si sentí sopraffatta, schiacciata. Prima di allora, aveva creduto che se Fareeha avesse dovuto scegliere tra la guerra e lei, non avrebbe esitato a scegliere lei, la sua amata. Nonostante i fatti le avessero dato torto precedentemente — dato che Pharah, come si faceva chiamare in battaglia, era partita ugualmente lasciandola sola —, le parole di Ana avevano messo in crisi quella convinzione che albergava ormai nel suo cuore da lungo tempo. Faceva male, ma al tempo stesso era fiera di lei. Di come avesse perseguito ciò che desiderasse, sacrificando se stessa. 
Continuava a fissare un punto imprecisato, come se si fosse bloccata. Ana doveva essersi accorta dell'improvviso cambio che aveva subito, perché sorseggiò lentamente il suo tè e sospirò.
“Ricordo ancora il giorno in cui mi avete detto di voi. Ti ricordi? Eravamo sedute in veranda, era una sera d'estate. Tu non riuscivi a smettere di mangiarti le unghie, mentre Fareeha picchiettava costantemente le dita sul tavolo.” Sorrise malinconicamente, mentre osservava Angela. Le sembrava quasi di poter sentire il suono delle dita di sua figlia che tamburellavano sul legno del tavolo. “Poi, vi scambiaste uno sguardo d'intesa. Tu sollevasti il viso, e mi guardasti dritta negli occhi. Poi iniziasti a parlare con quel tono che usi quando citi tutti quei termini scientifici e complicati che sei l'unica a capire. Dicesti, “Signora Amari, io e sua figlia volevamo dirle che siamo innamorate e che abbiamo scelto di stare insieme.” Potevo percepire il tuo nervosismo, e quello di Fareeha, che ti stringeva la mano e che ti sussurrava qualcosa all'orecchio, forse per calmarti.”
Angela rise sottovoce, portando alla mente quel dolce ricordo. Si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, continuando a sorridere. 
“Non puoi neanche immaginare quanta paura avessi. Non credevo che l'avresti accettato.” La dottoressa poggiò la tazza sul tavolino, e strinse le mani di Ana. “Non sapevo se io ti piacessi o no, eri sempre così indifferente a me. Non hai idea di quante volte Fareeha ed io abbiamo provato quella conversazione davanti allo specchio.” 
Risero entrambe, mano nella mano, mentre i ricordi riaffioravano, uno ad uno. Era la prima volta — da quando lei era andata via —  che Angela rideva per davvero. La prima volta, da tempo immemore che lei si sentiva felice. 
Ana strinse le sue mani con più forza, mentre le diceva ciò che lei avrebbe desiderato sentire tempo fa. 
“Tu mi sei sempre piaciuta, Angela. Sei una ragazza intelligente e altruista. Sei sempre stata perfetta per mia figlia, e lo pensavo anche allora. Non ho mai dubitato di te. Non volevo darti una cattiva impressione, ma sai com'è.” Ana abbozzó un'espressione divertente. “Una madre deve essere severa, qualche volta. Volevo il meglio per Fareeha, e tu lo sei.”
Sorrisero entrambe. Nonostante tutti la definissero un angelo custode, Angela non era affatto una creatura soprannaturale. Era un essere umano, come tutti gli altri. Anche lei era piena di tristezza, rabbia, paura, talvolta codardia. Anche lei, come tutti, aveva bisogno di supporto, una volta tanto. Era felice di avere qualcuno come Ana al suo fianco, era estremamente grata a quella donna per averla aiutata a sentirsi meglio, per aver colmato anche se solo per un po' la solitudine di quella casa. 
Guardò fuori dalla finestra. 
“Posso farcela.” Pensò. “Devo resistere, per lei. Tornerà.”
   
 
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