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Autore: Angie96    24/12/2017    1 recensioni
Seconda classificata e premio "Non sono cattivo, è così che mi disegnano" al contest “Cuore d’Ombra” indetto da Laodamia94 sul forum di Efp.
[Webcomic!Spoilers]
L'ascesa verso l'oblio, ogni passo che ha portato Garou a diventare il cacciatore d'eroi, fino alla conclusione che, più o meno, conosciamo tutti.
Dalla prima shot:
"Si sentì scuotere ancora più forte, tanto da costringerlo a girarsi verso la fastidiosa presenza accanto a lui
«Vuoi essere mio amico?»
Una richiesta accompagnata da un sorriso raggiante, che lo fece rimanere immobile, con gli occhi spalancati dallo stupore, perché era una cosa che nessuno gli aveva mai detto: la sua maschera d'indifferenza si stava spezzando nel momento in cui ogni fibra del suo corpo, a parte la propria voce, stava gridando “Sì!”.
Così tanto che, quando annuì in modo affermativo con una timidezza che non aveva mai saputo di avere, gli occhioni scuri del bambino accanto a lui si erano illuminati dalla gioia
«Sono così felice, sei il primo amico che riesco ad avere a scuola! Come ti chiami? Io sono Taichi, ma se vuoi puoi chiamarmi Tacchan!»"
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bang/Silver Fang, Garou, Saitama
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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5- Unfair + Epilogue: I'm sorry
Stava andando tutto così bene. Dopo un inizio abbastanza burrascoso, in quella notte aveva ottenuto tutto quello che desiderava: diventare il mostro perfetto, quello che neanche tutti i classe S messi assieme sarebbero stati in grado battere, talmente potente da essere in grado di resistere alla telecinesi di Tatsumaki.
Stava andando tutto così bene, ma evidentemente non bastava.
L'Associazione Eroi aveva tirato fuori la loro arma segreta, un eroe di classe B talmente forte da essere in grado di schivare anche i suoi colpi più potenti: era così ingiusto da sembrare irreale, una sorta di Deus ex Machina vivente che non faceva altro che ripetergli che combattere contro di lui era divertente.
Divertente. Era nel bel mezzo dello scontro che avrebbe determinato le sorti dell'umanità, e lui lo trovava divertente.
Quello stupido eroe pelato, fin da quando si erano incontrati per la prima volta, non aveva fatto altro che prendersi gioco di lui; doveva essere una presa in giro anche il suo essere tanto forte, perché più andava avanti lo scontro, più si rendeva conto di quanto gli stesse dando su nervi, quella situazione.
Il mostro perfetto stava perdendo contro l'eroe perfetto, e quella situazione sembrava così dannatamente uguale ad un episodio della serie di Justice Man da chiedersi se quella era effettivamente la realtà o se fosse intrappolato in un incubo senza fine: i suoi pugni erano talmente potenti che l'unico motivo per cui era riuscito a schivarli era stato il fatto che le sue mosse erano così prevedibili da permettergli di anticiparle.
In poche parole, era solo uno scontro tra tecnica e forza fisica.
«Perché hai deciso di diventare un eroe?»
Una domanda semplice.
«Non lo so. Per me è solo un hobby»
Una risposta altrettanto semplice, ma che gli aveva dato il pretesto per odiarlo ancora di più.
Sto combattendo contro un clown.
 
Faceva strano ritrovarsi di nuovo ai piedi di quella scalinata dopo così tanto tempo: oramai erano passate più di due settimane da quando era uscito sconfitto dallo scontro con quello strano eroe e, tutto sommato, la sua vita era ritornata normale: nei giorni precedenti, appena uscito da scuola, si dirigeva verso alcuni dei dojo che aveva attaccato per chiedere scusa a tutti e, per quanto alcuni dei maestri fossero stati molto calmi ed avessero accettato le sue scuse di buon grado, ce n'erano stati altrettanti che avevano voluto un prezzo da pagare per tutto quello che "l'ex pupillo di Silver Fang" aveva fatto ai loro allievi, finendo per picchiarlo come unica valvola di sfogo con tutta la loro forza.
C'erano momenti in cui tornava a casa messo così male che era quasi contento che sua madre lavorasse fino alla sera tardi, almeno da permettergli di medicarsi e ferite e di nascondere tutto ciò che poteva essere nascosto per non farla preoccupare, nonostante finisse comunque per sembrare un ragazzo sopravvissuto a un pestaggio: un cerotto enorme sulla guancia era stato messo a causa di un regalino del giorno prima da parte dell'ultimo dojo che aveva dovuto visitare prima della sua meta; era strano, perché la prima persona cui avrebbe dovuto chiedere scusa in ginocchio era proprio quella di cui aveva più ansia e paura, soprattutto dopo tutte le conseguenze che la caccia agli eroi aveva portato.
Sospirò, cominciando a salire quell'enorme scalinata quasi ad occhi chiusi, che ci fosse un gradino un po' storto o uno quasi completamente rotto, la sua memoria era così buona da ricordarsi bene anche della posizione in cui si trovavano come se fossero numerati, dato che era una sorta di giochino che aveva fatto sempre quando era piccolo, tanti da non rendersi nemmeno conto di essere arrivato in cima
«Oh, Garou!»
Un tono sorpreso proveniente dalla stessa voce familiare che due settimane prima, insieme al moccioso e all'eroe pelato, lo aveva difeso contro il giudizio di tutti gli altri eroi
«Come mai da queste parti?»
La voce di Bang, quasi mischiata al profumo di cibo che proveniva dalla palestra, gli era sembrata quasi ovattata, nonostante fosse riuscito a sentirla: deglutì, inchinandosi così tanto da aver quasi formato un angolo da novanta gradi
«Vecch... Maestro Bang, sono venuto a chiederle scusa per tutti i problemi che le ho causato»
Un tono di voce alto, l'ansia e quella punta d'imbarazzo che si era ritrovato a provare quando, dopo qualche secondo di silenzio, l'unica risposta che era riuscito a ricevere fu la mano del suo ex maestro che gli arruffava i capelli
«Beh, credo che perdonare sia il compito di ogni maestro, ma ricorda: la prossima volta che lo farai ti ucciderò sul serio»
Avrebbe dovuto aspettarselo, eppure quel tono gentile mentre gli parlava quasi lo costrinse a rialzare il busto, guardando quel vecchio con un'espressione stranita
«Non credo che lo rifarò ancora, ci tengo alla mia pelle» disse, con tono quasi ironico, prima di girarsi al lato opposto e salutandolo con la mano «Ora devo andare, ma uno di questi giorni tornerò a trovarti»
Cominciò a camminare a passo rilassato verso l'inizio della discesa di quella scalinata quando, quasi in lontananza, non si sentì chiamare di nuovo
«Aspetta! Oggi ho comprato delle aragoste per la cena, non dirmi che vuoi lasciare questo povero vecchio da solo!».





L'angolo dell'autrice:
Non riesco a credere di essere riuscita a finita.
Voi non avete idea di quanto sia stato un parto completare questa fanfiction, perché letteralmente ho consegnato tutta questa pappardella all'ultimo secondo, e metà fanfiction è stata scritta gli ultimi due giorni, giusto per farvi capire quanto sono stata tirata.
All'inizio avrebbe dovuto includere parecchio di più, ma sono abbastanza contenta di come sia uscita, quindi spero sia piaciuta anche a voi com'è piaciuta alla giudiciA (che vorrei ringraziare tantissimo per aver creato questo contest sui villains) quando l'ha letta per la prima volta, hahahahah.
Grazie a tutti per aver letto fino a qui!
Un abbraccio,
Angie96
   
 
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