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Autore: Phoenix_Robbins    24/12/2017    2 recensioni
Mosca, seconda guerra mondiale. Lei infermiera e la più piccola della famiglia, lui maggiore dell'Armata Rossa e fidanzato con la cugina della protagonista. Un'amore impossibile...proibito che consumerà entrambi fino all'ultimo respiro e darà loro la forza di andare avanti nonostante le mille difficoltà a cui la guerra sottopone. Quell'amore potrebbe distruggre per sempre ciò che hanno di più caro, la felicità dell'altro
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Sono seduta accanto a mia madre la quale sta parlando allegramente con il ragazzo di Marina
"Oh quindi fate parte dell'esercito? Il suo lavoro lo ritengo uno dei più umili, mettere al primo posto la propria patria le rende onore" dice mia madre quasi come lo stesse adulando 
"Sì, in effetti sono un maggiore dell'Armata Rossa...il maggiore Iavanov" risponde lui elevando il suo grado. Però devo ammetterlo, stavolta Marina non solo ha scelto un uomo bellissimo ma anche uno che sa il fatto suo
"É il maggiore con più esperienza il mio Scott" sentenzia civettando Marina 
"Non esagerare cara.." la stoppa lui quasi come se i suoi complimenti lo infastidissero
"Marina non esagera affatto maggiore, glielo assicuro" marca mia madre. Ma cosa le prende? Per caso si é innamorata del maggiore?! Lo guarda sempre e lo riempie di complimenti come se fosse suo figlio...
"Spostiamo l'attenzione su altro signora, piuttosto ditemi, avete solo una figlia?" chiede lui con un'aria leggermente curiosa
"Nono, Karina è solamente la minore. Ho anche un'altra figlia, Melania, ma in questo momento sta lavorando" spiega mia madre
"Che lavoro fa?" osa domandare il maggiore. In tutto questo io aspetto che mi rivolga qualche domanda
"La sarta, anche io lo sono. Mio marito invece lavora come architetto" dice orgogliosa. Giustamente io non esisto vero mamma? 
"E lei Karina? Lavorate?" dice rivolgendosi a me accavallando le gambe e sostenendosi la testa con una mano. É bellissimo...
"Sì, sono un'infermiera all'ospedale principale di Mosca" dico con una voce bassissima, mi sento in imbarazzo e non so spiegarmene il motivo. Mi scruta con quegli occhi per alcuni minuti ed inizia a parlare
"Strano che non l'abbia mai vista, molto spesso quando qualcuno dei miei uomini rimane ferito lo trasportiamo all'ospedale dove lavorate" 
"Molto probabilmente voi siete stato al reparto normale dell'ospedale, quello dove curano la maggior parte dei feriti. Io svolgo servizio in un'altro reparto" gli spiego, in effetti é la verità, io lavoro nel reparto di rianimazione. Il reparto del casi disperati lo chiamano perché quasi nessuno si salva. Ma questo preferisco non dirlo al maggiore
"Capisco.." dice lui pensieroso
"Karina potresti farmi un favore?" dice improvvisamente mia madre
"Certo, dimmi" le rispondo
"Potresti andare a comprare della vodka? É finita e domani i negozi saranno chiusi" spiega lei
"Vado immediatamente, il tempo di andare a prendere dei soldi in camera mia e vado" la informo
"Non é troppo tardi zia? Insomma Karina é ancora un po' troppo piccola per girare a quest'ora per le strade di Mosca" si intromette mia cugina. Dio solo sa quanto la odio. Ma cosa pensa che sia? Una bambina di 5 anni?!
"In effetti cara hai ragione ma mi serve la vodka. Come dovrei fare?" dice mia madre confermando le parole di Marina. Ora sto sul serio per perdere le staffe
"Se volete posso accompagnarla io..." dice il maggiore. No, no e ancora no. Tutto ma non questo. Io già mi sento in soggezione pensa a come mi sentirei sola con lui...non voglio neanche immaginarlo lontanamente
"La vedo un'ottima idea!" Sentenzia mia madre entusiasta. In questo momento vorrei sprofondare...vado a prendere i soldi e scendo nuovamente in salotto. Il maggiore ha già indossato il suo cappotto e mi sta aspettando. 
"Bene, io vado. A dopo mamma, ciao Marina" dico rivolgendomi alle due donne sedute ed esco di casa seguita dal mio incubo. L'aria é fredda e mi maledico per non aver indossato qualcosa di più pesante.
"Dove siamo diretti?" chiede il maggiore 
"Ai grandi magazzini, prenderemo il bus così faremo più presto" gli spiego infatti fare tutta la prospettiva a piedi ci prenderebbe del tempo in più e molto probabilmente per quando arriveremo i negozi chiuderanno. Arriviamo alla fermata e vedo che di fronte a me c'è un chioschetto di gelati
"Mi aspetti per 5 minuti torno subito" dico al maggiore. Non gli do neanche il tempo di rispondermi che attraverso la strada per comprarmi un gelato
"Buona sera vorrei una coppetta alla vaniglia. La avete?" chiedo gentilmente all'anziano signore
"Ma certo signorina, ecco a te" e mi porge il gelato. Lo ringrazio e torno dall'uomo che mi sta guardando dall'altra parte della strada quasi come se fosse incantato. I nostri occhi si incrociano di nuovo mentre attraverso la strada e per non rendere la situazione più imbarazzante di quel che é distolgo lo sguardo e mi metto affianco a lui
"Siete la persona più singolare che abbia mai incontrato" sentenzia il maggiore
"Perché dite questo?" gli domando mangiando il mio gelato
"Perché siete l'unica a mangiare un gelato d'inverno" mi risponde
"Beh cosa posso dirle, mi piace distinguermi"
"L'avevo notato" dice a voce bassissima quasi come se stesse parlando con se stesso
"Cosa avete detto?" mi azzardo a chiedere 
"Niente niente" dice frettolosamente facendosi una leggera risata. Mi chiedo cosa ci trovi di così buffo?
"Si può sapere perché state ridendo ora?" non mi risponde ma si avvicina con il suo corpo al mio. I nostri volti sembrano sfiorarsi e la distanza che ci separa é minima
"Avete del gelato sulle labbra..." mi sussurra. Io mi sento leggermente accaldata 
"Dove..." gli chiedo.
"Qui" e mi pulisce con la sua mano dove sosteneva ci fosse del gelato. La sua pelle é calda a differenza della mia che è sempre fredda. Quel contatto mi ha fatta sussultare quasi come se mi fossi bruciata. Perché é questo che era...fuoco. Fuoco contro ghiaccio. Mi scanso da lui e prendo una boccata d'aria ancora scossa da quello che é successo e mi chiedo cosa mi sia preso. Non mi era mai capitato con nessuno. Arriva il bus e salgo prendendo uno dei posti dietro a tutto, il maggiore si siede qualche sedile dietro al mio; nel momento in cui il bus inizia a camminare guardo fuori dal finestrino e mi domando cosa quest'uomo mi stia facendo provare. Il suo sguardo mi paralizza, mi mette in imbarazzo ma al tempo stesso non posso farne a meno é come se fosse una droga e poi quando mi guarda negli occhi...adoro quando lo fa, mi fa sentire viva dopo tanto tempo come un'incantesimo che viene spezzato. Sono immersa nei miei pensieri quando sento di nuovo quel paio di occhi che mi scrutano senza tatto, mi giro e non mi sbagliavo. Mi sta fissando e so che dovrei dirgli che é un maleducato ma non ci riesco. É più forte di me. Stacco per prima il contatto visivo,come sempre, e ritorno a guardare fuori dal finestrino ignorando l'uomo dietro di me finché il bus non si ferma. Scendo dal mezzo di trasporto seguita da lui e ci dirigiamo al magazzino. Sto per entrare quando vedo di fronte a me un'immenso spazio verde con degli irrigatori accesi. Non so perché, forse sono pazza ma ho una voglia matta di farmi bagnare dall'acqua tanto che mi tolgo le scarpe per poter correre
"Ma cosa state facendo?" chiede lui. Non gli nemmeno il tempo di farmi qualche altra domanda che inizio a correre e a farmi bagnare. Mi sento libera. 
"Voi siete pazza! Fa freddo! Vi prenderete una polmonite" dice il maggiore facendomi una ramanzina
"Maggiore senza offesa ma voi pensate troppo alle conseguenze, vivete il presente senza fregarvene di quello che gli altri pensano di voi" gli controbatto e stavolta rimane in silenzio. Rimango a giocare ancora un po' con l'acqua per cinque minuti e poi raggiungo il maggiore
"Siete tutta bagnata..." mi rimprovera
"Non mi importa" gli dico
"Siete avventata..." sussurra e si avvicina nuovamente al mio corpo. Posso sentire il suo respiro e il suo odore...adoro quest'odore. Penso che potrei riconoscerlo fra mille. Stavolta non mi allontano, rimaniamo così finché lui dice
"Quanti anni avete?" guardandomi negli occhi
"19..." gli rispondo 
"Siete troppo giovane..." mi dice a voce bassa
"Siete voi che siete troppo vecchio" controbatto facendolo ridere. Mi piace quando ride, é come se sciogliesse il freddo che lo avvolge
"Forse avete ragione" mi dice ancora 
"Perché? Quanti anni avete?" gli domando curiosa
"25" risponde
"Sì, concordo, troppo vecchio" dico cercando di farlo ridere 
"Troppo vecchio per cosa? Per voi?" sentenzia con una lieve punta di malizia
"Ma cosa state dicendo...intendo in generale" cerco di difendermi perché é vero, avevo pensato alla differenza d'età che c'è fra di noi. Poiché la situazione stava prendendo una brutta piega mi scanso dal suo corpo e vado diretta al negozio per comprare la vodka come mi aveva ordinato mia madre e intanto lui mi raggiunge
"Ve ne siete andata così..."
"Suvvia maggiore, non sono mica scappata" gli dico con divertimento perché so di averlo lasciato senza parole
"Invece io dico che siete scappata. Da me." dice categorico
"Devo comprare la vodka..." cerco di dire togliendomi da questa imbarazzante situazione. Ma in cosa mi sto cacciando? Lui é il fidanzato di Marina, non di certo il mio e poi io non ho nessun interesse verso di lui. E mentre sono avvolta nei miei pensieri aspetto un'anziana signora che sta prima di me, una volta che ha finito mi rivolgo al negoziante
"Salve. Vorrei cinque bottiglie di vodka" ordino
"Sono 347 rubli signorina" gli porgo i soldi, lo ringrazio ed esco sempre seguita dal maggiore. Decido di prendere di nuovo il bus quindi aspettiamo un'altra volta il bus e stavolta si siede accanto a me
"Quindi siete infermiera" dice spontaneamente lui
"Esattamente, sa é sempre stato il mio sogno ed ora che l'ho realizzato mi sento soddisfatta. Non chiedo altro..." gli rispondo
"Non desidera trovare l'amore?" 
"Attualmente no, insomma c'è la guerra ed ho un lavoro. Non ho tempo per pensare a certe sciocchezze" dico provocandolo, voglio vedere cosa mi risponde
"Siete mai stata innamorata?" e questa domanda mi lascia di sasso, non me la sarei mai aspettata
"Avevo un fidanzato quando ero più giovane ma non credo che lo amavo quindi no...non sono mai stata innamorata. E voi? Siete mai stato innamorato?"
"Non lo so...credo di starmi innamorando ma non ne sono certo" controbatte guardandomi
"Vi state innamorando di Marina da quel che posso capire" esclamo con voce incrinata 
"Certamente..." dice titubante. Ecco Karina, cosa ti aspettavi che ti dicesse? Che eri tu la donna di cui si stava innamorando? Forse...aspetta! Ma cosa vado a pensare. Certo che no, é ovvio che lui ami Marina. Io sono solo la cugina della sua fidanzata. Niente di più e niente di meno. Dopo quella breve chiacchierata nessuno dei due osa rivolgere la parola ma a volte lo becco a guardarmi e la cosa non mi dispiace. Da oggi pomeriggio non mi riconosco più. Il bus arriva a destinazione e scendiamo, facciamo cinque minuti a piedi per arrivare a casa mia e prima che io prenda le chiavi per aprire la porta mi parla
"Comunque questo vestito vi sta benissimo Karina" mi dice e arrossisco
"Grazie..." gli dico. Che abbia capito il mio leggero debole per lui? No, impossibile
"E comunque siete più bella quando arrossite" aggiunge sotto voce al mio orecchio e mi lascia a sorridere sull'uscio di casa. Entro,poso le bottiglie di vodka e raggiungo il salotto.
"Mamma ho lasciato la vodka in cucina" la avviso anche se non penso mi abbia sentita dato che sta parlando con Marina. Mi chiedo cosa si stiano dicendo da tutto questo tempo.
"Ehm si cara grazie!" mi risponde mia madre ed io alzo gli occhi al cielo, possibile che dia più attenzioni a mia cugina che a me? Mentre faccio questo gesto con gli occhi vedo il maggiore sorridermi, penso che mi abbia capita e infatti dice 
"Marina si é fatto tardi é meglio che andiamo" 
"Sì amore arrivo" dice lei. Si può essere più sdolcinati di così? 
Marina mi saluta con un abbraccio mentre il maggiore si limita a lanciarmi uno dei suoi sguardi; mia madre li accompagna alla porta e poi chiude. Finalmente l'inferno é finito
"Karina, aiutami a rimettere a posto" e mentre mi ordina questo sentiamo di nuovo bussare il campanello
"Vado io" informo mia madre. 
Apro la porta e mi ritrovo di nuovo davanti al maggiore, é una persecuzione 
"Ha dimenticato qualcosa?" gli chiedo
"Sì, il mio berretto, credo sia ancora appoggiato alla maniglia della porta" mi risponde
"Provvedo subito" gli dico e vado a recuperare il berretto. In effetti si trova esattamente dove mi ha suggerito lui e glielo porto. Mentre glielo porgo le nostre mani si sfiorano e mi guarda dritto negli occhi
"Grazie Karina" 
"Di niente maggiore..." gli rispondo ancora sotto schock per le sensazioni che mi fa provare quest'uomo. Chiudo la porta, aiuto mia madre a mettere in ordine e le dico che stasera non ho voglia di cenare dato che non mi sento bene. Bugia. Mi sento benissimo, é solo che mi sento strana. Mi infilo al caldo sotto alle coperte e ripenso alla giornata trascorsa. Ripenso sopratutto a quegli occhi e a lui. Mi chiedo se riuscirò a vederlo ancora e il solo pensiero che non lo veda più mi fa sentire triste. É avvolta nel buio e immersa nei miei pensieri che cado nelle braccia di Morfeo.





Ecco a voi il secondo capitolo, spero che la storia vi stia piacendo. Inizio col ringraziare le lettrici silenziose❤, mi auguro che il numero di views cresca ancora. Ora parliamo del capitolo, adesso siamo entrati nel vivo della storia e inizieremo a conoscere la coppia Karina/Scott, amo questa coppia perché penso che a tutte noi almeno una volta nella vita sia capitato un uomo che vi abbia fatto sentire le farfalle nello stomaco. Per Karina quest'uomo é Scott ma lui é già fidanzato con Marina! Quante di voi la odiano?! Per la nostra Karina non saranno tutte rose e fiori. Adesso vi lascio perché penso di aver occupato anche troppo spazio! Ad maiora❤😉
   
 
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