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Autore: tixit    24/12/2017    3 recensioni
Una ragazzina torna a casa e cerca di adeguarsi alla vita in famiglia.
Breve storia minore su personaggi minori che non è diventata originale.
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorelle Jarjeyes, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sigyn la rossa'
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Qualcuno ha una buona parola per tutti

Sigyn si chinò a raccogliere il cappellino di paglia, con tutta la grazia di cui era capace, tentando di raccogliere anche le idee.
Quelli che dicevano di adorare le sorprese erano tutti dei bari potenziali, decise - dovevi essere davvero bravo a non sbriciolarti davanti ad una carta che ti rovinava tutto il gioco, così bravo da saper rilanciare, anzi, con un commento noncurante ed un sorriso.

Mentre le dita sfioravano la ghiaia alla ricerca delle forcine perdute, vide altre due paia di scarpette, molto carine, avvicinarsi - e così per l’ennesima umiliazione avrebbe avuto anche del pubblico. Pubblico con scarpine - sospirò - molto più ricamate delle sue.

“Mademoiselle Violaine, permettetemi di presentarVi Sigyn, figlia di amici di famiglia.” disse Victor in tono neutro, poi aggiunse “I nostri padri hanno studiato insieme.”

Sigyn si sollevò lentamente il cappellino tra le mani, mentre lo sguardo correva per il vestito azzurro pastello dell’altra ragazza.
Non le era sfuggito di essere diventata solo Sigyn, non Mademoiselle Sigyn e nemmeno la figlia numero cinque del Conte de Jarjayes. 
Non le era sfuggito nemmeno che, come tutte le persone meno importanti, era stata presentata per prima - sperò tanto che fosse perché era proprio la più giovane, tra tutti loro, Victor era così attento all’etichetta.
E non le era sfuggito, pensò con ammirazione ed una punta di rammarico, che la stoffa del vestito di “Mademoiselle Violaine” era stupenda, artisticamente stropicciata ed adatta al calore della giornata ed alla pelle, ovviamente candida, della sua proprietaria.

Nonostante gli sforzi di Suzanne e delle sue paperette il paragone era impietoso

“E’ rinfrescante vedere qualcuno che deve ancora imparare a fare dell’essere docile una gioiosa abitudine.” Violaine agitò il ventaglio con grazia e le sorrise squadrando i ricci fuori posto della ragazzina con aria comprensiva. “Una bambina adorabile.” aggiunse rivolta a Victor Clément de Girodelle. “Adorabile.”

“E di grande sensibilità.” intervenne il paggio, inchinandosi a sua volta.

“Sigyn ti presento Mademoiselle Violaine Charlotte de Rambures-Brizambourg,” Clément si voltò verso la ragazza con un sorriso “che mi onora della sua amicizia.”

La ragazza nascose le labbra dietro il ventaglio e, abbassando gli occhi azzurro chiaro, mormorò vezzosa “Siete troppo gentile Monsieur Victor, l’onore è solo mio. E’ impossibile conoscerVi e non desiderare di stringere assieme a Voi i nodi dell’amicizia nella speranza di non perderVi.”

“Nodi, Mademoiselle Violaine, che Vi assicuro, non ho alcun desiderio di sciogliere…”

Sigyn si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo esasperata. Amleto con Ofelia non l’avrebbe fatta così lunga.
Osservò il fichu azzurro, impalpabile e lo trovò un pochino indecente nella sua trasparenza, specialmente con quella scollatura - cosa era successo? improvvisamente alla modista era finita la stoffa? Mère non avrebbe mai permesso a Joséphine di andarsene in girò così.
Poi rattristata pensò che un tempo non lo avrebbe permesso, ma ora, accidenti, ora Mère nemmeno si era chiesta perché si era presentata così senza Oscar e senza André e senza quell'impicciona di Joséphine.

“Sono lieta di fare la Vostra conoscenza Mademoiselle Violaine.” disse, con la massima cortesia, perché in fondo non era colpa di quella ragazza se le cose stavano come stavano. “Spero potremo rivederci qui a Versailles. A mia volta vorrei presentarVi…” il paggio si inchinò con eleganza e la interruppe con garbo “Ho già avuto l’onore. Mademoiselle Violaine, è un piacere rivederVi, siete elegante come sempre e svettate come un giglio in un campo di margherite." Poi aggiunse, inchinandosi verso un gruppo che si stata avvicinando: "Ed è un piacere rivedere la tempestosa Mademoiselle Cassandra, invidia della Regina delle Amazzoni e la severa Mademoiselle de Brizambourg...”

Sigyn sorrise d’istinto alla sorella di Victor, che stava agitando il frustino, scortata da una Guardia Reale - la Guardia Reale - e da un’altra ragazza più grande, dall’aria energica, anche lei in tenuta da amazzone. Il sorriso, però, le morì sulle labbra sotto lo sguardo rabbuiato di Cassandra.

La Guardia Reale, che Sigyn scoprì avere un nome, Olivier d'Ormesson, con un sorriso cortese, cominciò ad illustrare i progressi delle sue allieve - a quanto pareva la sorella di Clément stava prendendo lezioni per perfezionare il suo stile, proprio lì alle Grandi Scuderie di Versailles, il maneggio più elegante di tutta la Francia.
Quando il paggio aveva parlato del migliaio di persone che affollavano Les Grandes Ecuries, pensò Sigyn stancamente, aveva dimenticato di citare i giovani nobili di mezza Europa che volevano diventare spettacolari in groppa ad un cavallo.

“Montate anche Voi?” le chiese d'Ormesson cortesemente.

“Oh no!” Sigyn sorrise, pensando ad Oscar su Fulmine, lei non era brava nemmeno la metà di sua sorella “O meglio, ho imparato,” soggiunse in fretta, rendendosi conto che in quella compagnia sarebbe stato peggio che ammettere di non saper né leggere né scrivere, o addirittura peggio che non saper danzare “ma non è esattamente il mio passatempo preferito.”

“Il legame che si stringe tra un cavaliere ed il suo cavallo è molto più che un semplice passatempo,” intervenne Mademoiselle de Brizambourg aggrottando la fronte con disdegno, “E’ un animale nobile e dall’affetto costante, un amico con cui si cresce insieme, e che mai ci dimentica.”

Cassandra a quelle parole fulminò Sigyn con lo sguardo, poi, assieme alla sua amica si unì al giovane LaRoche in una lunga dissertazione sui cavalli Berberi, seguite a ruota da Victor Clément de Girodelle e da Mademoiselle Violaine, intenti a discutere delle differenze nel modo di selezionare i cavalli rispetto all’Inghilterra.

Sigyn si sentì esclusa.
Non che non sapesse cosa fosse un equino: Oscar ne andava pazza e con André aveva già deciso come avrebbe dovuto essere il suo cavallo ideale, aveva perfino scelto il nome - César. E a Palazzo Jarjayes le scuderie erano ben quattro, anche se la costruzione era unica: una per i cavalli da tiro, una per quelli da montare, una per quelli malati o per le giumente che dovevano partorire ed una piccolina per i cavalli degli ospiti. C’era sempre qualche nitrito nell’aria.
Quanto alla Normandia, c’erano cavalli anche lì, tiravano carri, lavoravano ai mulini, non c’era una fattoria che non ne avesse almeno uno nella stalla, ma capiva da sé che la giumenta placida a cui portava sempre una mela e su cui aveva imparato lei, sulle dune della spiaggia lunga, non era l’ideale che tutti gli altri avevano in mente.

“Cavalcare è una delle poche cose che di solito si imparano direttamente dal proprio padre, di solito su un pony e a volte su un asino. Gli istruttori vengono dopo.” D'Ormesson interruppe i suoi pensieri, parlandole complice a bassa voce. "Discutere di cavalli è la prima cosa da adulto che un ragazzino può fare con un genitore venendo preso sul serio. E' anche per quello, temo, che ci piace così tanto."

“Per mia sorella credo sia così. E' molto brava, anzi, è spericolata, ed è l'orgoglio di nostro padre. E' come una pianticella che trova il giusto terreno e la giusta luce: non può che crescere rigogliosa."

“E Voi?"

“Penso che a me piaccia il mare. E mi piacciono le barche." disse Sigyn dopo aver riflettuto un attimo. "Il Vostro ragionamento. comunque, si applicherebbe anche lì." aggiunse pensosa, "Però c'è anche una altro aspetto: ciò che è considerato aristocratico e ciò che non lo è necessariamente. Non ci avevo pensato prima, ma guardandoli, ora..." fece un cenno garbato verso Cassandra e le altre due ragazze, "è come appartenere ad una società segreta."

Olivier annuì osservandola incuriosito “Perché Voi lo considerate solo un addobbo, ma è più di quello."

“Cioè? Parlate della guerra? Immagino che in battaglia faccia una certa differenza."

"E' esatto," il giovanotto le sorrise, "la fa, credetemi ed anche molta, ma il modo di cavalcare di un militare è diverso da quello di un aristocratico in un maneggio ed è diverso da quello di un inglese."

“Immagino che quando ci si sposta con un battaglione certe evoluzioni non siano più necessarie."

“Si e no, più che altro si cerca una posizione in cui il cavallo non debba affaticarsi troppo: tornare vivi a casa è un lavoro che farete in due. Mentre in un maneggio si può dimostrare qualcos'altro."

"Ma quando uno impara a cavalcare in un modo poi userà sempre e solo quello?E' una abitudine? O una scelta?"

"No, o meglio si e no, quante domande buffe... dipende dal cavaliere. Un buon militare forse farà una scelta, un buon aristocratico un'altra, ma siccome gli ufficiali di grado più elevato sono anche degli aristocratici per molti dipenderà dalle circostanze. I giovani Girodelle, per esempio, hanno imparato da Madame de Girodelle, preferiscono una gara ad una passeggiata in un maneggio, ed hanno imparato da Monsieur Henri - un grande rispetto per il cavallo. Ma sanno che saper cavalcare in un maneggio dimostra anche altro."

“Di appartenere ad una élite?"

D'Ormesson sorrise “La vostra società segreta... anche, cara la mia Rochette, ma non è solo quello: il cavaliere è elegante, è gentile, non è rude con il suo cavallo, non urla, né minaccia, ma alla fine il cavallo fa ciò che gli chiede il cavaliere. Il cavallo salta un ostacolo, curva, accelera e si arresta, sotto una mano gentile ma ferma. O, se preferite, ferma ma gentile."

Sigyn stette zitta un paio di minuti mentre d'Ormesson rispondeva ad una domanda tecnica di Cassandra, poi, quando lui tornò a guardarla sussurrò "Pensavo che vivessimo in una monarchia non costituzionale."

"Nessuno comanda da solo. Un giovane nobile lo dovrebbe imparare in fretta." poi la Guardia aggrottò le sopracciglia "E Voi, Mademoiselle Rochette, siete un po' troppo piccola per conoscere parole come non costituzionale, non dovreste invece preoccuparVi di preparare la cioccolata alle bambole?"

Sigyn arrossì piccata e d'Ormesson riprese in tono cortese "Comunque si, le metafore si perdono, gli insegnamenti si svuotano e resta il privilegio di appartenere ad un circolo esclusivo, il che mi porta a dire che, se lo volete, posso darVi delle lezioni di perfezionamento.”

“Siete gentile, ma temo sia tempo davvero sprecato.”

“Non è mai sprecato per una piccola amica di quel furfante di LaRoche.” il giovanotto le sorrise gentile, “Nelle Grandi Scuderie di Versailles ci sono più di mille cavalli, e vanno tenuti tutti in esercizio. Di sicuro tra tutti e due troveremo quello giusto per Voi.”

"Sigyn, tu e Monsieur de LaRoche Vi conoscete da molto?” intervenne Victor con un sorriso educato, che però non raggiungeva assolutamente gli occhi, spostando l’attenzione su di lei.

La ragazzina arrossì, adesso era il momento giusto per spiegargli che era appena arrivata, per parlargli degli ananas, del giardiniere, della lettera - soprattutto della lettera! - ma non poteva, non davanti a quella smorfiosa perfettina di Mademoiselle Violaine, tutta intenta ad annodarsi attorno a Clément.

“Da quando Mademoiselle Sigyn è arrivata qui, ospite di Madame de Jarjayes.” rispose il paggio al posto suo, con un sorriso tremendamente affabile.

Sigyn cercò di precisare, irritata “Non è molto che sono qui, in realtà…”

“Sarebbe interessante vedere quantificato questo poco o molto in una unità di misura comprensibile ai più.” osservò Cassandra freddamente, mentre Violaine congiunse le mani ed esclamò con allegria “Tanto o poco, è un’ottima cosa, Monsieur LaRoche, che l’abbiate presa sotto la Vostra ala. Versailles non offre molto per i bambini. Ci sono quadri molto belli, ma per essere veramente compresi richiedono una competenza sulla mitologia, che una bimba che ancora pensa a correre e a giocare spensierata spesso non ha.” Con un sorriso frugò con discrezione in una tasca del vestito per poi estrarne alcune forcine “Tenete piccola Mademoiselle,” disse con voce complice,”temo che abbiate seminato le Vostre, per i cortili della Reggia.”

Sigyn la ringraziò meccanicamente, conscia del constrasto che stava offrendo con l’acconciatura perfetta dell'altra. Violaine doveva avere i capelli incredibilmente chiari perché sotto la cipria non apparivano grigi, ma favolosamente candidi, intrecciati con dei fiori azzurri dello stesso colore del vestito - sentì una punta di gelosia: aveva sempre desiderato essere così bionda, proprio come tutte le sue sorelle e anche più bionda di tutte loro.  E che rabbia averla conosciuta in questo modo… aveva anche lei a casa dei fiorellini di stoffa che erano una meraviglia e che stavano benissimo con i suoi capelli rossi.

“Non è esatto dire che Sigyn non conosca la mitologia.” la voce di Victor era più educata che cortese, ma Sigyn fu immensamente grata del suo intervento.

“Oh, per piacere, ma se tu, Alo e Maxence una sera avete riso fino alle lacrime sulle sue risposte ad una domanda molto semplice!” Cassandra fletté il frustino esasperata e Sigyn spalancò gli occhi.

“Quale domanda se posso permettermi di chiedere?” Violaine agitò il ventaglio con grazia.

“I sette Re di Roma!” Cassandra scosse la testa esasperata, “a quanto pare - io non c'ero - ci mise dentro anche Enea dicendo che era, in fondo, il fondatore morale. E poi concluse affermando che preferiva ignorare questi dettagli e serbarseli per dopo, perché le arrivassero ad un certo punto come una sorpresa.”

Mademoiselle de Brizambourg aggrottò le sopracciglia e la fissò severamente “Imparare è raramente un piacere, specialmente per una fanciulla delicata e dalla costituzione fragile, ma nel Vostro caso sembrerebbe un piacere decisamente raro.”

“Non essere severa Agathe, la spontaneità dei bambini è impagabile.” sentenziò comprensiva Mademoiselle Violaine, dandole un colpettino sulla spalla con il ventaglio.

Sigyn pensò che se lei adesso fosse stata davvero spontanea quelle tre avrebbe dovuto cominciare ad avere paura. ”Temo abbiate ragione,” mormorò, “a mia discolpa posso citare una frase che una volta ho letto, nessuno è esente dal dire sciocchezze. Prima o poi, a quanto pare, capita a tutti.”

Vide Victor sobbalzare e lanciarle uno sguardo stranito, mentre, a quel punto, la Guardia Reale sorrise bonaria, “Mi spiace costringerVi a cambiare argomento, ma Vi devo salutare. E’ stato un piacere, come sempre. Madamoiselle Cassandra, siete ogni giorno più vicina alla perfezione, abbiate pietà per noi poveri mortali.” poi strizzò l’occhio a Sigyn “e Voi piccola Rochette, sono lieto di averVi conosciuta, e non finirò per Voi la citazione di Montaigne, anche se confesso che mi ha divertito. Chi vi ha educato ha gusti decisamente… particolari.”

Il paggio si intromise con un sorriso ribaldo: “Credo che un certo zio Antoine-Benoit abbia una idea molto poliedrica sulle competenze da coltivare in una donna.”

"Un liberale!" Mademosielle de Brizambourg scosse il capo, inorridita "Senza stabili tradizioni non vi è civiltà in nessuna civiltà."
 
"Peggio!" rispose gravemente il paggio, "un inventore. Un uomo per sua natura portato a distruggere le sue tradizioni per inventarne altre. Particolarmente appassionato di geometria, mi dicono, e di tappeti verdi."

"Tappeti della Savonnerie?" chiese Mademoiselle Violaine, incerta, non comprendendo, mentre Sigyn diventava scarlatta.
Victor lanciò al paggio uno sguardo gelido, per poi guardare con riprovazione Sigyn, ma si astenne dal commentare.

La Guardia Reale intervenne bonaria "Non credo, si tratta probabilmente di tappeti per inventori, per i loro tavoli... per non graffiarli."

Mademoiselle Violaine annuì, quindi si inchinò con grazia e, salutando il giovanotto, cinguettò “Immagino che ci rivedremo al ricevimento di Mademoiselle de Girodelle, mi raccomando! Ci tengo molto.”

Seguì il gelo.

Sigyn si sentì improvvisamente stanca - la caviglia aveva ricominciato a tormentarla -  poi guardò timidamente Cassandra, che aveva assunto un’aria ostinata e a quel punto si decise a chiedere, con la sua miglior aria noncurante “State per caso organizzando una festa?” - se quella fosse stata una partita a carte, decise, sarebbe arrivata l’ora di abbandonare il gioco e smettere di perdere.

Fu Violaine a risponderle tutta allegra “Mademoiselle Cassandra sarà il nostro anfitrione. Verrete anche Voi, bambina o pensate di essere troppo piccola per questi piccoli ricevimenti?

Cassandra le scoccò una occhiata di fuoco e sentenziò “Peccato, ad aver saputo che eri tornata ti avrei incluso tra gli invitati per una festicciola tra amici. Anche se non so se ti sarebbe piaciuto: credo di aver inteso che adesso hai altri gusti.”

“Ma non è ancora troppo giovane?” chiese Mademoiselle de Brizambourg stupita “E poi, non si troverebbe a disagio in un contesto per lei troppo noioso? Probabilmente non ha nemmeno il permesso per intrattenersi in società - non ha assolutamente l'età! - e Voi Mademoiselle Cassandra, mia cara, finireste per metterla in imbarazzo invitandola.”

Sigyn sorrise e con la massima cortesia rispose “Non saprei proprio che risposta dare alla Vostra prima domanda, sapete? Nelle feste che diamo in Normandia non facciamo molto caso all’età degli invitati, una volta che hanno superato i dodici anni. Il vero problema è la distanza da percorrere - le otto miglia sono un’ottima scusa di solito, per delle esclusioni cortesi ed irreprensibili.”

“Avete già compiuto dodici anni? Ah ma allora siete proprio grande…” Violaine agitò con grazia il ventaglio, parlandole come se di anni ne avesse appena sei.

Il paggio a quel punto si inchinò e si eclissò.

Clément intervenne conciliante “Sigyn parla di feste di campagna. Sono feste che le piacciono molto, con un repertorio popolare, molto orecchiabile, ed un contesto gradevolmente informale. Quanto a Cassandra ha avuto il permesso di organizzare il suo primo piccolo intrattenimento: un pomeriggio musicale, una cioccolata e, forse, da quanto ho inteso, un paio di balli. Onestamente, Sigyn, non credo ti piacerebbe.”

“Mi ricordo quando la portammo con noi ad un concerto e si addormentò...” disse Cassandra con voce gelida.

Mademoiselle de Brizambourg la guardò severamente, scuotendo leggermente la testa, come se da Sigyn non ci fosse che aspettarsi questo e pure altro “La musica è il linguaggio dell’anima, spiace vedere che una creatura così giovane non riesca ad esserne toccata.”

“Era un requiem,” rantolò Sigyn con voce strangolata, “di un compositore tedesco. Una cosa mostruosa... e ho solo chiuso gli occhi per cinque minuti!”

“Era molto stanca.” intervenne Victor con cortesia.

“Monsieur de Girodelle, è tutta colpa Vostra.” Violaine lo prese in giro con un sorriso dolce, “Un requiem? Per una bimba? Avreste dovuto avere più giudizio. E poi i bambini hanno dei loro orari, vanno messi a letto presto. Vostra sorella è una eccezione, Mademoiselle Cassandra è molto precoce per la sua età ed ha una sensibilità incredibile ed un gusto eccellente, ma la piccola Sigyn sta giustamente godendosi appieno la propria infanzia, e Voi questo avreste dovuto rispettarlo.”

Cassandra a quel punto tagliò corto “E' un ricevimento molto semplice, in realtà, un incontro tra pochi amici: un po' di buona musica, un pochino di buona conversazione ed un paio di balli, ma siamo già in numero pari…”

“Non ti preoccupare,” disse Sigyn con un sorriso che le costò molta fatica, “mi spiacerebbe essere di troppo”

“Forse Victor potrebbe tenerti un pochino di compagnia,” disse Cassandra con condiscendenza, “ha sempre avuto molta pazienza con i bambini.”

“Si, mi ricordo che quando eravamo piccole era sempre gentile con te quando avevi paura del buio, ti aveva regalato una giraffina verde di stoffa.”

“Una vita fa.” disse Cassandra. Sigyn evitò di guardarla - che razza di amicizia era se era finita così in fretta e per così poco?

Poi Cassandra ricordò per la gioia di tutti di quando Sigyn desiderava tanto avere dei corteggiatori che le dicessero quanto era bella. "La più bellissima diceva..."
Sigyn a quel punto ebbe l’improvvisa voglia di cercare una pietra e tirargliela addosso, ma si trattenne.

Mademoiselle Violaine sorrise divertita “Oh piccola Mademoiselle Frivolité, ma Voi siete abbastanza graziosa! Non avete bisogno che ve lo dicano… E per i capelli ci sono persone che sanno fare miracoli, non angustiatevi troppo.”

“La vanità è un peccato.” chiosò Mademoiselle de Brizambourg con voce piena di sussiego, guardandola severamente. "L’umiltà è il primo ornamento di un'anima pura."

Sigyn annuì con aria grave “Chi può saperlo meglio di Voi?”

Clément tossicchiò fulminandola con lo sguardo. E Sigyn aggiunse in fretta “Nel senso che siete così bella…”

“Mi spiace interrompere la Vostra piacevole conversazione,” disse il paggio riapparendo tra loro con un accenno di inchino, “ma il coupé di Mademoiselle de Jarjayes è pronto ed ho recuperato il suo chaperon.”

 
   
 
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