“Risotto con i funghi?....”
Owen alzò il capo dal piatto che gli era stato posto davanti
con esagerata lentezza. Le risate sommesse di Tosh e Gwen gli fecero da tappeto
sonoro.
“Perché no?” domandò Ianto Jones, che, per quanto abituato a
dissimulare ogni emozione, faticava non poco a trattenersi dal ridere davanti
all'espressione truce e incredula del giovane medico.
“Quello che mi piace di te, Ianto, oltre ad una serie di
caratteristiche che non credo sia opportuno elencare davanti ai nostri
colleghi, è che sai far fruttare al meglio tutte le risorse.”
L'intervento di Jack suscitò una tempesta di reazioni
discordanti, che si esaurirono nel giro di pochi, intensi secondi.
Una guardinga curiosità in Gwen.
Un rassegnato grugnito in Owen.
Una sana e sorridente complicità in Toshiko.
Imbarazzo, ma anche compiacimento, in Ianto Jones.
“Il risotto è ottimo, Ianto, bravissimo.” ci tenne a
complimentarsi Gwen, portando alla bocca una generosa forchettata della
pietanza.
“Non offenderti se non riesco a mangiarlo, Ianto” bofonchiò
Owen, spingendo il piatto lontano da sé.
“Ma sentitelo!! Come sei delicato, Owen Harper!” lo
prese in giro Gwen, spintonandolo
scherzosamente.
Ma lui non sentì ragioni e il suo piatto rimase parcheggiato
in mezzo al tavolo, ancora fumante. Toshiko selezionava con metodica cura i
chicchi di riso dall’esterno verso l’interno, infilzando ogni tanto i pezzi di
fungo più grossi. “Io però non ho ancora capito una cosa. Come mai ha reagito
in quel modo alla schiuma ignifuga?”
Ianto si stava sedendo a sua volta per mangiare , quando fu
certo che tutto fosse sul tavolo. “Le analisi dicono che fosse un essere fatto
per viaggiare nello spazio, proprio come diceva Jack. In condizioni di viaggio,
a bassissime temperature o in assenza di ossigeno, è regredito immediatamente a
livello di spora per assicurarsi la sopravvivenza. E la schiuma ignifuga, beh,
quella mangia l’ossigeno per spegnere il fuoco.” Finì di spiegare.
“Impressionante” commentò Gwen, assaggiando un altro boccone
e poi riempiendo per se ed Owen un bicchiere di vino. Lui nel frattempo si
stiracchiava sulla sedia dondolandosi sulle zampe posteriori.
Jack aveva appoggiato il volto sulla mano e s’era fatto
pensoso, sempre il suo mezzo sorriso sulle labbra.
Tosh tornò a parlare: “C’e’ un'altra cosa che non capisco.”
“E sarebbe?” si dondolò Owen
“Come ha fatto uno scozzese del diciannovesimo secolo a
capirlo?”
La domanda cadde nel silenzio. Tutti sembravano impegnati
solo a masticare.
Julian Vallantine.. era riuscito a sorprenderli per bene,
niente da dire! Dannato sangue scozzese! E pensare che a Jack era parso
un'acqua cheta....
Al ritorno dalla missione, Ianto li aveva accolti col volto
tirato, smorzando subito il loro entusiasmo per il successo ottenuto.
Jack non se l'era nemmeno presa con lui, a che sarebbe
servito. E non era stato nemmeno tanto il modo in cui Vallantine se l'era
svignata a mandarlo in bestia, quanto la stupidità del giovane botanico. Dove
accidenti sperava di andare? Come poteva sperare di tornare nella sua epoca,
ammesso che fosse possibile, senza il loro aiuto?
“Qualcosa contro gli scozzesi, Capitano?”
Le labbra piene di Jack Harkness si piegarono in un sorriso,
udendo la voce di Julian.
Anche Ianto sorrise, affrettandosi ad alzarsi per servire
anche a lui un po’ di'riso.
Julian sedette, a proprio agio, come se fosse sempre stato
in quel luogo, come se quella fosse da sempre la sua casa.
“Diciamo che a volte sono le cose più ovvie a risultare
sorprendenti.” commentò Jack, versandogli un bicchiere di vino.
“E tu, Capitano?” rispose tranquillo il botanico, guardandolo
negli occhi.
“C'è ancora qualcosa che può sorprenderti?”
Indubbiamente c'era.
Vedere Julian Vallantine seduto nella propria cella dopo che
tutti lo avevano dato per fuggito lo aveva sorpreso eccome! Non c'era stato
bisogno di spiegazioni, in realtà: lo scozzese aveva preso l'impegno con Ianto
di tornare in cella una volta finito di aiutarlo, e così aveva fatto. Come a
dimostrare che, dopotutto, se quella non era l'epoca più adatta per gli uomini
d'onore, ciò non significava che essi non esistessero...
“Nel giro di una settimana la bonifica dei terreni
contaminati dovrebbe essere conclusa” annunciò Ianto, rivolto a tutti, ma in
particolare al giovane botanico, al quale rivolse un mezzo sorriso.
“Tutti gli uomini scomparsi sono stati recuperati e sono in
ospedale. Il fungo, fortunatamente li ha tenuti in vita fino all'ultimo”
aggiunse Toshiko, visibilmente soddisfatta.
“Tutto è bene quel che finisce bene” cantilenò Owen che,
tuttavia, non riusciva a smettere di guardare il risotto con sospetto.
“Ci sarà parecchio lavoro per risistemare i giardini e
l'orto” disse Jack, guardando Julian con intenzione.
“Credi che potrebbero aver bisogno di un buon botanico?” Gli
chiese, con intenzione.
Tosh si sporse in avanti, Gwen mimò disattenzione, ma ognuno
di loro era in attesa.
Julian in quei giorni si era rivelata una compagnia
piacevole; forse perché per lui tutto era nuovo non aveva dimostrato sgomento
quanto piuttosto entusiasmo di fronte alle cose incredibili che gli avevano
mostrato. Per lui una macchina o uno pterodattilo in carne ed ossa erano due
cose del pari impossibili al suo tempo. Certo avrebbero potuto metterlo in uno
dei programmi di reinserimento, ma era chiaro che gli sarebbe andato stretto, a
quanto pareva si era già reinserito senza di loro ed ora, beh, ora sarebbe
stato come recidere un fiore.
E poi c’era la questione Torchwood…
“Sarebbe una occasione impagabile” iniziò a rispondere
Julian dopo qualche attimo di riflessione, reclinando appena il capo e
chiedendosi quali pensieri passassero dietro lo sguardo di Jack. “Avendo le
giuste conoscenze per acquisire quel lavoro qualcuno potrebbe cercare resti di
spore inerti e studiarle, la loro composizione cellulare è strana, hanno delle
specie di sacche che penso servano loro a viaggiare nello spazio, sono loro che
hanno reagito all’assenza di ossigeno. Però certamente questo qualcuno dovrebbe
avere l’aiuto di una persona .. “ si guardò attorno “ ecco, una persona come
Tosh con il suo genio, ed una come Owen con la sua conoscenza medica. I funghi
dopotutto sono anche animale. “ E fu li che si strinse nelle spalle con aria
sconsolata.. “Capisci bene che questa persona potrebbe dirsi ben fortunata
perché un simile gruppo è unico a
trovarsi.”
Ianto sorrise tra sè, lanciando un'occhiata a Jack.
Era divertente vederlo alle prese con Vallantine, si aveva
quasi l'impressione che il giovane scozzese potesse tenergli testa. Quasi...
In realtà, era assistere ad una schermaglia in cui Jack era
provocato, anziché provocare, a risultare insolita e interessante.
“Nel caso lo trovi, Vallantine, avvertimi” intervenne Jack,
serafico, “Stavo giusto pensando di chiedere un trasferimento.”
Ci fu un scambio di occhiate divertite, e Gwen sbuffò una
breve risata.
“Se ti aspetti che ti chieda di restare, Julian Vallantine,
perdi il tuo tempo" aggiunse poi Jack, impossibile capire quanto fosse
effettivamente serio. Gli altri rimasero in sospeso, perplessi.
Il Capitano continuò, lo sguardo fisso su Julian, occhi
negli occhi.
“Intendo... tu vuoi tornare a Torchwood, e questa, al
momento,” si guardò intorno, abbracciando la stanza, ma simbolicamente tutta la
base, “è l'unica Torchwood in cui puoi tornare, alla quale puoi sperare di
appartenere. Per ora. E solo se vuoi”
Le espressioni sul volto del giovane mutarono in pochi
momenti come i cieli di scozia: sulle prime il suo sguardo si riempì di sfida
quando si sentì rifiutato , poi le labbra si strinsero un poco e si sporsero in
un sorriso che non lasciò del tutto libero. Piuttosto sollevò un poco il mento,
l’espressione si fece giocosamente ironica e rispose: “Cosa non faresti
Capitano, per non chiedere mai niente a nessuno? Le persone pendono dalle tue
labbra come se sapessero di miele ma forse solo perché non lasci mai che le
sfiorino.”
Un po’ tutti a quel tavolo si mossero a disagio e
abbassarono lo sguardo, poi Julian liberò il suo sorriso. “Ma non temere, io
non ho timore di chiedere ed anzi, sarei riconoscente se mi accettaste qui
perché mi rendo conto che c’e’ moltissimo che devo recuperare.”
Il volto di Jack, che si era oscurato, si distese, sebbene i
suoi occhi mantenessero una durezza quasi dolorosa.
“Bene, meglio così, allora. Tu avrai un luogo in cui
tornare, e Ianto avrà un compagno di giochi.”
A quelle parole Ianto arrossì violentemente e guardò Jack
smarrito.
“Scherzavo....” gli sussurrò, arricciando il volto in un
sorriso. Un sorriso che gli rimase cristallizzato sul volto, mentre guardava il
resto della squadra dare il benvenuto ufficiale a Julian.
“Ragazzi” diceva Julian “il benvenuto dalle mie parti si
dava con un buon boccale di birra. Secondo me è un ottimo punto di partenza per
rimettermi al pari scoprire le nuove usanze dei pub. Che dite?”
Owen rise di gusto . “Questo ragazzo mi piace. E non
potresti essere più fortunato, io sono un esperto, credimi.”
“Ah si certo.. “ commentò Gwen “Fidati, nessuno come lui
è in grado di ingurgitare qualsiasi
cosa, non distinguerebbe
“Parla l’alcolista.” Owen la spinse verso le scale mentre
Tosh correva alla sua posizione per prendersi la giacca. Già stava per correre
via quando vide Ianto e il Capitano erano ancora fermi dov’erano. “Ma voi non
venite?”
“Ianto ha lanciato uno scanning sul terreno della città che
finirà a momenti. Aspetto con lui e vi raggiungiamo subito.”
Tosh con il suo sorriso fiducioso annuì e corse dietro agli
altri. Le voci di Owen e Gwen già erano eco distorte dalle scale, solo Julian
era ancora sulla porta aspettandola e fissò i due lungamente finché Tosh lo
raggiunse e andarono via insieme.
“Vuoi ancora un bicchiere di vino?”
Fu Ianto a spezzare il silenzio per primo, quel silenzio che
era caduto tra loro quando l'ultima eco dei passi e delle voci era svanito.
Non c'era motivo che Jack si fermasse. Lo scanning sarebbe
continuato tutta la notte, ed entrambi lo sapevano bene.
Non c'era motivo,se non che Jack voleva restare, e questo
rendeva superfluo qualsiasi commento.
Jack annuì, ma si verso da bere da solo, dopo aver riempito
il bicchiere di Ianto.
Poi rigirò il rosso corposo fra le mani. “Beh” commentò “La
base è vuota..”. Sul volto si dipinse quell’espressione da mascalzone che tanto
successo gli procurava, reclinò indietro il capo e guardò dritto negli occhi
del compagno. “Secondo te abbiamo il tempo per una nuova scommessa? “
“Non ricordo più chi ha vinto l’ultima, ne esattamente cosa
ha vinto a dirla tutta.” Rammentò la voce di Ianto che come sempre, quando si
trattava di ricordi, lasciava che note
calde gli scivolassero nella voce.
Jack si alzò con un gesto improvviso e veloce, scivolò alle
sue spalle e si chinò poggiandogli le
mani sulle spalle. Sfiorò il suo collo, inspirando il profumo del suo
dopobarba, non seppe impedirsi – ma perché mai desiderarlo – di sfiorarlo con
le labbra per sentire Ianto irrigidirsi, immobile e in attesa.
Poi cercò il suo orecchio, ne mordicchiò il lobo con un canino,
pizzicandolo e a fil di voce sussurrò con le sue labbra di miele: “Secondo me
l’ultima volta abbiamo vinto entrambi.”