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Autore: Cauchemar    25/06/2009    0 recensioni
Scritta in collaborazione con Arghenta. "Ora, - parlò con molta calma, come avrebbe fatto con un animale selvatico - Ora io me ne andrò. E tu non mi avrai mai visto. " Diede uno sguardo alla vespa abbandonata al suolo. "Mi avete sparato e ti ho salvato la vita, immagino che tu me lo debba." "Intendi per senso dell'onore, e cose del genere?..." domandò divertito Jack, inarcando un sopracciglio perfetto. "Andiamo!! Sai che non posso farlo, finchè non mi avrai raccontato quello che sai! Questa non è un'epoca per uomini d'onore, ammesso che ce ne sia mai stata una" osservò, divertito, ma con una punta di amarezza in fondo agli occhi, solo un'ombra nel riflesso verde delle felci.
Genere: Drammatico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Risotto con i funghi

“Risotto con i funghi?....”

Owen alzò il capo dal piatto che gli era stato posto davanti con esagerata lentezza. Le risate sommesse di Tosh e Gwen gli fecero da tappeto sonoro.

“Perché no?” domandò Ianto Jones, che, per quanto abituato a dissimulare ogni emozione, faticava non poco a trattenersi dal ridere davanti all'espressione truce e incredula del giovane medico.

“Quello che mi piace di te, Ianto, oltre ad una serie di caratteristiche che non credo sia opportuno elencare davanti ai nostri colleghi, è che sai far fruttare al meglio tutte le risorse.”

L'intervento di Jack suscitò una tempesta di reazioni discordanti, che si esaurirono nel giro di pochi, intensi secondi.

Una guardinga curiosità in Gwen.

Un rassegnato grugnito in Owen.

Una sana e sorridente complicità in Toshiko.

Imbarazzo, ma anche compiacimento, in Ianto Jones.

“Il risotto è ottimo, Ianto, bravissimo.” ci tenne a complimentarsi Gwen, portando alla bocca una generosa forchettata della pietanza.

“Non offenderti se non riesco a mangiarlo, Ianto” bofonchiò Owen, spingendo il piatto lontano da sé.

“Ma sentitelo!! Come sei delicato, Owen Harper!” lo prese  in giro Gwen, spintonandolo scherzosamente.

Ma lui non sentì ragioni e il suo piatto rimase parcheggiato in mezzo al tavolo, ancora fumante. Toshiko selezionava con metodica cura i chicchi di riso dall’esterno verso l’interno, infilzando ogni tanto i pezzi di fungo più grossi. “Io però non ho ancora capito una cosa. Come mai ha reagito in quel modo alla schiuma ignifuga?”

Ianto si stava sedendo a sua volta per mangiare , quando fu certo che tutto fosse sul tavolo. “Le analisi dicono che fosse un essere fatto per viaggiare nello spazio, proprio come diceva Jack. In condizioni di viaggio, a bassissime temperature o in assenza di ossigeno, è regredito immediatamente a livello di spora per assicurarsi la sopravvivenza. E la schiuma ignifuga, beh, quella mangia l’ossigeno per spegnere il fuoco.” Finì di spiegare.

“Impressionante” commentò Gwen, assaggiando un altro boccone e poi riempiendo per se ed Owen un bicchiere di vino. Lui nel frattempo si stiracchiava sulla sedia dondolandosi sulle zampe posteriori.

Jack aveva appoggiato il volto sulla mano e s’era fatto pensoso, sempre il suo mezzo sorriso sulle labbra.

Tosh tornò a parlare: “C’e’ un'altra cosa che non capisco.”

“E sarebbe?” si dondolò Owen

“Come ha fatto uno scozzese del diciannovesimo secolo a capirlo?”

La domanda cadde nel silenzio. Tutti sembravano impegnati solo a masticare.

Julian Vallantine.. era riuscito a sorprenderli per bene, niente da dire! Dannato sangue scozzese! E pensare che a Jack era parso un'acqua cheta....

Al ritorno dalla missione, Ianto li aveva accolti col volto tirato, smorzando subito il loro entusiasmo per il successo ottenuto.

Jack non se l'era nemmeno presa con lui, a che sarebbe servito. E non era stato nemmeno tanto il modo in cui Vallantine se l'era svignata a mandarlo in bestia, quanto la stupidità del giovane botanico. Dove accidenti sperava di andare? Come poteva sperare di tornare nella sua epoca, ammesso che fosse possibile, senza il loro aiuto?

“Qualcosa contro gli scozzesi, Capitano?”

Le labbra piene di Jack Harkness si piegarono in un sorriso, udendo la voce di Julian.

Anche Ianto sorrise, affrettandosi ad alzarsi per servire anche a lui un po’ di'riso.

Julian sedette, a proprio agio, come se fosse sempre stato in quel luogo, come se quella fosse da sempre la sua casa.

“Diciamo che a volte sono le cose più ovvie a risultare sorprendenti.” commentò Jack, versandogli un bicchiere di vino.

“E tu, Capitano?” rispose tranquillo il botanico, guardandolo negli occhi.

“C'è ancora qualcosa che può sorprenderti?”

Indubbiamente c'era.

Vedere Julian Vallantine seduto nella propria cella dopo che tutti lo avevano dato per fuggito lo aveva sorpreso eccome! Non c'era stato bisogno di spiegazioni, in realtà: lo scozzese aveva preso l'impegno con Ianto di tornare in cella una volta finito di aiutarlo, e così aveva fatto. Come a dimostrare che, dopotutto, se quella non era l'epoca più adatta per gli uomini d'onore, ciò non significava che essi non esistessero...

“Nel giro di una settimana la bonifica dei terreni contaminati dovrebbe essere conclusa” annunciò Ianto, rivolto a tutti, ma in particolare al giovane botanico, al quale rivolse un mezzo sorriso.

“Tutti gli uomini scomparsi sono stati recuperati e sono in ospedale. Il fungo, fortunatamente li ha tenuti in vita fino all'ultimo” aggiunse Toshiko, visibilmente soddisfatta.

“Tutto è bene quel che finisce bene” cantilenò Owen che, tuttavia, non riusciva a smettere di guardare il risotto con sospetto.

“Ci sarà parecchio lavoro per risistemare i giardini e l'orto” disse Jack, guardando Julian con intenzione.

“Credi che potrebbero aver bisogno di un buon botanico?” Gli chiese, con intenzione.

Tosh si sporse in avanti, Gwen mimò disattenzione, ma ognuno di loro era in attesa.

Julian in quei giorni si era rivelata una compagnia piacevole; forse perché per lui tutto era nuovo non aveva dimostrato sgomento quanto piuttosto entusiasmo di fronte alle cose incredibili che gli avevano mostrato. Per lui una macchina o uno pterodattilo in carne ed ossa erano due cose del pari impossibili al suo tempo. Certo avrebbero potuto metterlo in uno dei programmi di reinserimento, ma era chiaro che gli sarebbe andato stretto, a quanto pareva si era già reinserito senza di loro ed ora, beh, ora sarebbe stato come recidere un fiore.

E poi c’era la questione Torchwood…

“Sarebbe una occasione impagabile” iniziò a rispondere Julian dopo qualche attimo di riflessione, reclinando appena il capo e chiedendosi quali pensieri passassero dietro lo sguardo di Jack. “Avendo le giuste conoscenze per acquisire quel lavoro qualcuno potrebbe cercare resti di spore inerti e studiarle, la loro composizione cellulare è strana, hanno delle specie di sacche che penso servano loro a viaggiare nello spazio, sono loro che hanno reagito all’assenza di ossigeno. Però certamente questo qualcuno dovrebbe avere l’aiuto di una persona .. “ si guardò attorno “ ecco, una persona come Tosh con il suo genio, ed una come Owen con la sua conoscenza medica. I funghi dopotutto sono anche animale. “ E fu li che si strinse nelle spalle con aria sconsolata.. “Capisci bene che questa persona potrebbe dirsi ben fortunata perché  un simile gruppo è unico a trovarsi.”

Ianto sorrise tra sè, lanciando un'occhiata a Jack.

Era divertente vederlo alle prese con Vallantine, si aveva quasi l'impressione che il giovane scozzese potesse tenergli testa. Quasi...

In realtà, era assistere ad una schermaglia in cui Jack era provocato, anziché provocare, a risultare insolita e interessante.

“Nel caso lo trovi, Vallantine, avvertimi” intervenne Jack, serafico, “Stavo giusto pensando di chiedere un trasferimento.”

Ci fu un scambio di occhiate divertite, e Gwen sbuffò una breve risata.

“Se ti aspetti che ti chieda di restare, Julian Vallantine, perdi il tuo tempo" aggiunse poi Jack, impossibile capire quanto fosse effettivamente serio. Gli altri rimasero in sospeso, perplessi.

Il Capitano continuò, lo sguardo fisso su Julian, occhi negli occhi.

“Intendo... tu vuoi tornare a Torchwood, e questa, al momento,” si guardò intorno, abbracciando la stanza, ma simbolicamente tutta la base, “è l'unica Torchwood in cui puoi tornare, alla quale puoi sperare di appartenere. Per ora. E solo se vuoi”

Le espressioni sul volto del giovane mutarono in pochi momenti come i cieli di scozia: sulle prime il suo sguardo si riempì di sfida quando si sentì rifiutato , poi le labbra si strinsero un poco e si sporsero in un sorriso che non lasciò del tutto libero. Piuttosto sollevò un poco il mento, l’espressione si fece giocosamente ironica e rispose: “Cosa non faresti Capitano, per non chiedere mai niente a nessuno? Le persone pendono dalle tue labbra come se sapessero di miele ma forse solo perché non lasci mai che le sfiorino.”

Un po’ tutti a quel tavolo si mossero a disagio e abbassarono lo sguardo, poi Julian liberò il suo sorriso. “Ma non temere, io non ho timore di chiedere ed anzi, sarei riconoscente se mi accettaste qui perché mi rendo conto che c’e’ moltissimo che devo recuperare.”

Il volto di Jack, che si era oscurato, si distese, sebbene i suoi occhi mantenessero una durezza quasi dolorosa.

“Bene, meglio così, allora. Tu avrai un luogo in cui tornare, e Ianto avrà un compagno di giochi.”

A quelle parole Ianto arrossì violentemente e guardò Jack smarrito.

“Scherzavo....” gli sussurrò, arricciando il volto in un sorriso. Un sorriso che gli rimase cristallizzato sul volto, mentre guardava il resto della squadra dare il benvenuto ufficiale a Julian.

“Ragazzi” diceva Julian “il benvenuto dalle mie parti si dava con un buon boccale di birra. Secondo me è un ottimo punto di partenza per rimettermi al pari scoprire le nuove usanze dei pub. Che dite?”

Owen rise di gusto . “Questo ragazzo mi piace. E non potresti essere più fortunato, io sono un esperto, credimi.”

“Ah si certo.. “ commentò Gwen “Fidati, nessuno come lui è  in grado di ingurgitare qualsiasi cosa, non distinguerebbe la Guinness dal catrame.”

“Parla l’alcolista.” Owen la spinse verso le scale mentre Tosh correva alla sua posizione per prendersi la giacca. Già stava per correre via quando vide Ianto e il Capitano erano ancora fermi dov’erano. “Ma voi non venite?”

“Ianto ha lanciato uno scanning sul terreno della città che finirà a momenti. Aspetto con lui e vi raggiungiamo subito.”

Tosh con il suo sorriso fiducioso annuì e corse dietro agli altri. Le voci di Owen e Gwen già erano eco distorte dalle scale, solo Julian era ancora sulla porta aspettandola e fissò i due lungamente finché Tosh lo raggiunse e andarono via insieme.

“Vuoi ancora un bicchiere di vino?”

Fu Ianto a spezzare il silenzio per primo, quel silenzio che era caduto tra loro quando l'ultima eco dei passi e delle voci era svanito.

Non c'era motivo che Jack si fermasse. Lo scanning sarebbe continuato tutta la notte, ed entrambi lo sapevano bene.

Non c'era motivo,se non che Jack voleva restare, e questo rendeva superfluo qualsiasi commento.

Jack annuì, ma si verso da bere da solo, dopo aver riempito il bicchiere di Ianto.

Poi rigirò il rosso corposo fra le mani. “Beh” commentò “La base è vuota..”. Sul volto si dipinse quell’espressione da mascalzone che tanto successo gli procurava, reclinò indietro il capo e guardò dritto negli occhi del compagno. “Secondo te abbiamo il tempo per una nuova scommessa? “

“Non ricordo più chi ha vinto l’ultima, ne esattamente cosa ha vinto a dirla tutta.” Rammentò la voce di Ianto che come sempre, quando si trattava di ricordi, lasciava  che note calde gli scivolassero nella voce.

Jack si alzò con un gesto improvviso e veloce, scivolò alle sue  spalle e si chinò poggiandogli le mani sulle spalle. Sfiorò il suo collo, inspirando il profumo del suo dopobarba, non seppe impedirsi – ma perché mai desiderarlo – di sfiorarlo con le labbra per sentire Ianto irrigidirsi, immobile e in  attesa.  Poi cercò il suo orecchio, ne mordicchiò il lobo con un canino, pizzicandolo e a fil di voce sussurrò con le sue labbra di miele: “Secondo me l’ultima volta abbiamo vinto entrambi.”

 

 

   
 
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