Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: Echocide    28/12/2017    1 recensioni
Tikki è condannata a un'esistenza immortale e susseguita di morti: è una sirena e il suo unico scopo è dare in pasto delle vite umane al Mare, suo Genitore e Sposo. Ma dopo l'ennesima morte, nel piccolo villaggio in cui si ferma, incontra qualcuno...
Plagg odia il mare che gli ha portato via la sua famiglia e odia anche la nuova arrivata, che odora di salsedine, ma allo stesso tempo non può stargli lontano...
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Plagg, Tikki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: La sirena
Personaggi: Tikki, Plagg, Altri
Genere: mistero, sovrannaturale, romantico
Rating: G
Avvertimenti: Alternative Universe, longfic, Original Characters
Wordcount: 2.262 (Fidipù)
Note: Ed ecco qua il nuovo capitolo de La sirena, vi avevo lasciati in un brutto momento con il precedente, vero? Per quanto riguarda questo capitolo, ho provato a far spiegare al Mare il perché del suo comportamento, del suo essere così e...bon, spero di esserci riuscita, volendo rendere con le sue azioni ciò che è veramente: un qualcosa che non può essere compreso dalla mente umana e che si comporta seguendo canoni incomprensibili per noi poveri comuni mortali. E...cavolo, ancora due capitoli e anche questa storia è finita. Che cosa strana e triste...
Passando ad altro, ecco quale consuete informazioni: vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli o dei miei scleri e il gruppo Two Miraculous Writers, aperto e gestito con kiaretta_scrittrice92.
Come sempre ci tengo a ringraziarvi tutti quanti per il supporto che mi date: grazie a tutti voi che mi leggete, commentate e inserite questa storia (e le altre) nelle vostre liste.
Grazie tantissimo!

 

Fu entrò nella boulangerie, aspirando il profumo di pane e brioches e rimanendo un attimo sulla soglia in modo da gustarsi l'aria del negozio, passandosi la lingua sulle labbra e sentendo l'impulso di comprare una brioche e affondare i denti nell'impasto caldo: «Dottore!» la voce di Sabine lo fece sobbalzare appena, facendolo voltare verso il bancone e notare la figura minuta di Sabine: un sorriso che non arrivava agli occhi: «Buongiorno!»
«Questo posto è un attentato al mio colesterolo» commentò l'anziano, avvicinandosi al bancone e sorridendo: «Cosa mette Tom nell'impasto per creare questo odore?»
«Le stesse cose di ogni altro panettiere» commentò Sabine, scuotendo la testa e piegando appena le labbra: «Ma posso comprenderla: io non ci faccio più caso, ma i primi tempi era impossibile non infilarsi qualcosa in bocca mentre servivo i clienti» si fermò, battendosi la mano sinistra sul fianco: «Come risultato, ho avuto questi.»
«Sei ancora una donna bellissima, Sabine.»
La donna annuì appena, voltandosi di lato e abbassando le spalle, quasi come se un peso si fosse calato su di loro: «Anche Tikki lo faceva» bisbigliò, sorridendo e passandosi una mano sul volto: «Le piacevano i pan au chocolat e i biscotti giganti di Tom. Sa quelli con le gocce di cioccolato?»
Fu annuì con la testa, inspirando profondamente l'aria e rilasciandola andare con un sospiro: «Ancora niente?» domandò, sapendo benissimo quale sarebbe stata la risposta: Sabine scosse il capo, chinando lo sguardo e tirando su con il naso mentre Fu si guardava intorno, avvertendo il peso del vuoto che Tikki aveva lasciato dietro di sé.
Sparita. Andata.
Esattamente come era arrivata nelle loro vite, se n'era andata.
«Niente» mormorò la donna, dopo un po', riportando su di sé l'attenzione: «Tom ha aiutato un po' Plagg a cercarla, ma…» si fermò, storcendo le labbra e inspirando forte: «Sono passate quasi due settimane e non credo che…»
«Plagg la sta ancora cercando.»
«Sì» Sabine accompagnò la parola con un cenno di affermazione del capo, prendendo alcune buste di carta e sistemandole, quasi come se non riuscisse a rimanere ferma: «Mi chiedo se sia giusto non dire niente e lasciarlo fare» mormorò, dopo un po', inclinando la testa: «Vorrei vederlo tranquillo, ma allo stesso tempo non me la sento di fermarlo.»
«Plagg è…»
«Plagg è Plagg, tutti qui in paese sappiamo bene com'è fatto» dichiarò Sabine, sorridendo appena: «E Tikki era riuscita a tirarlo fuori da…beh, da qualunque posto si era nascosto dopo la morte della sua famiglia: sembrava che non gli importasse di niente finché non ha conosciuto lei.»
«Di niente, tranne del camembert.»
«Vero» Sabine sorrise, chinando appena la testa e scuotendola: «Cosa ci troverà mai di buono in quel formaggio. Puzza. Puzza tantissimo! Quando Tom fa i cornetti per lui, non riesco a stare in laboratorio!»
Fu annuì, lasciando libera Sabine di chiacchierare e ascoltandola mentre passava da un argomento all'altro: era un modo di affrontare la realtà, facendo finta che tutto andava bene e rifugiandosi nella quotidianità. Lo conosceva bene, poiché era una tecnica che lui stesso aveva usato quando c'era stato bisogno: nulla era più rassicurante che della banalità quotidiana: «Puoi darmi il solito, Sabine?» domandò, riportando su di sé l'attenzione della donna e vedendola annuire, mentre si voltava e recuperava due baguette dalle ceste di vimini alle sue spalle; l'osservò mentre infilava il pane nella busta e poi batteva sulla cassa il prezzo: «Marinette è ancora a scuola?» domandò, accorgendosi dell'assenza della ragazza e guardandosi attorno, come se potesse apparire da un momento all'altro.
Sabine si voltò verso l'orologio appeso al muro e aggrottò appena lo sguardo: «Dovrebbe essere uscita da poco, ma se non ricordo male, stamattina saltellava per casa tutta allegra perché Adrien l'aveva invitata a bere una cioccolata calda assieme.»
«Adrien ha invitato Marinette?»
«Ebbene sì» Sabine sorrise appena, carezzando la carta marrone della busta mentre passava gli acquisti a Fu: «Hanno legato parecchio mentre…beh, aiutavano Plagg a…ecco…»
«Capisco. Sono una bella coppia, no?»
«Moltissimo, anche se guai a dirlo a Marinette! Diventa rossa e inizia a strillare.»
«Ma come?» Fu ridacchiò, afferrando la busta con il pane e infilandosela sottobraccio: «Dovrebbe fare i salti di gioia e roba varia, no?»
«Sappiamo com'è fatta Marinette, no?»
Fu annuì più volte, socchiudendo gli occhi: «Vero, dimentico della particolarità di quella ragazza: immagino che abbia creato un film mentale degno di lei e si stia movendo in base a quello. Oppure è convinta di vivere in un sogno dal quale non vuole svegliarsi.»
«Il secondo» precisò Sabine, portandosi una mano alla bocca e ridacchiando, ridiventando poi seria: «Alle volte dice che le sembra di vivere un sogno e un incubo nello stesso momento: non le pare vero dell'interesse di Adrien per lei e…le manca Tikki. Moltissimo.»
«Posso immaginare» bisbigliò Fu, storcendo le labbra e riportando alla mente il legame che si era instaurato fra Marinette e Tikki: erano entrate subito in sintonia, affiatandosi ogni giorno di più e diventando l'una parte importante dell'altra.
A Tikki stava mancando Marinette? Stava sentendo il dolore della lontananza da Plagg? Sentiva qualcosa di…umano?

 

La corrente la trascinò con forza e lei non si oppose, socchiudendo gli occhi e lasciandosi completamente in balia della furia del Padre: che facesse ciò che voleva, che la punisse e tormentasse per ciò che aveva cercato di fare.
Non le importava.
Nulla aveva più un senso per lei.
Sbatté contro una delle rocce aguzze del fondale e avvertì il dolore sul fianco: aprì appena le palpebre osservando il graffio dai contorni slabbrati che le segnava la parte iniziale della coda, mentre alcune squame si erano staccate e fluttuavano vicino a lei.
Si era ferita.
Era importante?
Doveva interessarle?
Scosse il capo, abbandonandolo all'indietro e chiudendo di nuovo gli occhi: che il Padre facesse ciò che voleva, lei non avrebbe posto resistenza, non avrebbe dimostrato rimorso.
Nulla di nulla.

 

Poggiò le braccia sulla ringhiera, osservando il mare che si estendeva sotto di lui mentre il rumore delle onde, che s'infrangevano contro gli scogli, lo cullava e irritava allo stesso tempo: quel rumore continuo, infinito, sembrava deriderlo dei suoi fallimenti.
Sembrava ricordargli che non l'aveva ancora trovata, che lei era come sparita nel nulla.
Forse era stata risucchiata nel mare.
Forse era…
No, non voleva pensare a quell'opzione.
Non voleva credere di aver perso un'altra persona cara per colpa del mare.
«Non puoi aver preso anche lei» mormorò, afferrando con forza la balaustra e stringendo i denti, irrigidendo il volto: «Non anche lei. Non lei.»
«E se ti dicessi che potrebbe essere andata così?»
Plagg si voltò, osservando la figura del dottore di paese e continuò a fissarlo finché l'uomo non fu al suo fianco: «Si è già attaccato alla bottiglia?» domandò, chinando la testa e assottigliando lo sguardo in cerca di qualche segno rivelatore: non era la prima volta che il dottor Fu superava il bicchierino di troppo e cominciava a parlare di cose senza senso, parlando della sua vita passata quando ancora era un giovane pieno di speranze e non era ancora diventato il medico di paese dall'aria misteriosa che sembrava sapere ogni cosa.
Ogni tanto parlava anche di un grande amore perduto e Plagg aveva ancora impressa nella mente l'ultima sbronza dell'uomo, mentre fissava un punto avanti a sé con il bicchierino pieno di whisky in mano e le parole che uscivano dalla sua bocca: una donna lo aveva incantato, sedotto, eppure lui l'aveva lasciata andare e l'aveva perduta.
«Sono ancora lucido, signorino» commentò Fu, staccando un pezzo dalla baguette che fuoriusciva dalla bocca e addentandolo con forza, masticando e buttando giù il boccone: «Ma stavo pensando…» si fermò, scuotendo la testa e fissando anche lui il mare avanti a loro: «Forse avrei dovuto parlartene per tempo, forse avrei dovuto pensare al fatto che tu potessi…»
«Io potessi cosa?»
«Quello che provi, quello che credi di sentire, non è nient'altro che un'illusione, Plagg. Nulla di più» Fu chinò la testa, alzando appena un angolo della bocca mentre osservava la punta consumata della sua scarpa sinistra, fissandosi su quel particolare senza un vero e proprio motivo: «Non è niente di vero.»
«Cosa?»
«Io ho conosciuto una donna come lei, tanto tanto tanto tempo fa» Fu sorrise, alzando nuovamente il capo e riportando lo sguardo sul mare: «Era esattamente come Tikki: bellissima, impossibile da non notare, impossibile non provare qualcosa per lei. Mi stregò fin dalla prima volta che la vidi e cercai con ogni mezzo di tenerla con me, ma lei…» si fermò, negando con la testa e inspirando: «Io non l'amavo più del mare e lei dovette fare ritorno nell'acqua, sparendo per sempre dalla mia vita.»
«Ma che diav…»
«La donna del mio passato, Tikki, entrambe sono sirene: fanciulle che sarebbero dovute morire in mare ma che questo ha salvato, rendendole sue ancelle. Avrebbero cantato per lui, conducendo vite per placare la sua furia e permettere alla vita di prosperare.»
«Lei è ubriaco. Lo sa, vero?»
«Ti sto dicendo la verità, Plagg. Puoi credermi oppure no, ma ti sto dicendo semplicemente la verità» Fu si fermò, sorridendo appena: «E lo sto dicendo per il tuo bene: credimi, quello che pensi di provare per Tikki…»
«Tikki adora il cioccolato, diventa una bambina quando lo vede. Le piace vedere film sugli animali e quando guarda gli horror ha talmente paura che si copre gli occhi con la mano, è ignara di tutto, è innocente, gentile, non farebbe del male a una mosca» Plagg si fermò, sorridendo: «Non può parlare ma ha mille modi per comunicare: basta guardarla in faccia e capisci esattamente cosa pensa e vuole, ancora prima che si metta a scrivere qualcosa. Sì, è vero, magari non fosse stata una bomba sexy non l'avrei notata subito, ma se pensa che io mi sono innamorato di lei solo perché ha due tette stratosferiche e un culo da urlo…beh, si sbaglia di grosso. La amo perché è Tikki, semplicemente: potrebbe essere piatta, brutta, avere il naso storto o qualsiasi altra cosa, io la amerei ugualmente, quindi mi faccia il favore di prendersi i suoi giudizi e andarsene a quel paese.»
«Sempre diretto, eh?»
«E' il mio fascino, no?»
«Già. E' il tuo fascino.»

 

Perché non reagisci?
Tikki aprì le palpebre, mettendo nel semplice gesto ogni oncia della propria energia e osservando ciò che la circondava: il fondale era cambiato, non c'erano più pietre aguzze e i grandi carnivori non le nuotavano al fianco, attratti dal profumo del sangue che era fuoriuscito dalla sua ferita.
Sotto di lei poteva sentire la sabbia, affondare le dita in essa mentre piccoli pesci azzurri le nuotavano vicini, attratti dalla sua presenza: perché non hai reagito?
Non ne ho le forze.
Non sapeva come dirlo in altro modo: non aveva la forza di opporsi al Padre, né la voglia.
Voleva semplicemente chiudere gli occhi e lasciarsi andare, sparire in un mondo dove non sentiva niente: dove non c'era il dolore causato dal tormento del Mare, dove non c'era quel peso sul cuore, dove il solo pensare a Plagg non le faceva venir voglia di…
Di cosa?
Di abbandonarsi al nulla?
Non poteva più stare con lui, che senso aveva tutto il resto?
Che senso aveva continuare a vivere quell'esistenza, continuare a cantare per quel genitore tiranno, sapendo come ci si sentiva fra le braccia di Plagg?
Sapeva cosa voleva dire essere amata adesso, sapeva cosa voleva dire trovare riparo e calore in un'altra persona, come avrebbe avuto la forza di rinunciare a tutto ciò, dimenticare, adesso?
Preferiva lasciarsi andare e sparire, piuttosto.
Ecco perché.
Cosa?
Ecco perché lascio andare coloro che hanno ricevuto amore da qualcuno che non sono io.

Tikki alzò la testa, sentendola pesantemente e osservando il mare attorno a sé, cercando di comprendere cosa il Genitore le stava dicendo: che vuoi dire? Spiegati.
Io vi amo tutte. Siete tutte figlie mie e non potrei mai farvi soffrire: adesso tu mi vedi come un mostro, qualcuno che ha agito in un modo inconcepibile ma io non sono umano e mai lo sarò. Io sono il Mare e come tale agisco: non ho rimpianti per aver accolto la vita di Marie, perché è questo che faccio. Esattamente come accolgo le vite di coloro che muoiono anche quando voi non cantate: Marie doveva morire quel giorno e così è stato. Ma ciò che io ho fatto, ciò che ho sempre fatto, è conforme alla mia natura e in un altro momento, lo avresti compreso. Lo avresti capito. Ma adesso, tu…
, il Mare si fermò e Tikki avvertì l'agitazione dell'acqua attorno a sé, tu adesso mi vedi con occhi umani. Tu sei umana, Tikki, e non puoi più concepire il mio modo di essere e pensare. Non sei più una sirena, non sei più legata a me. Hai incontrato qualcuno che ha visto al di là dell'aspetto che io ti ho dato, al di là della bellezza eterea, qualcuno che ha visto la vera te e l'ha amata. E così hai fatto tu ed io non posso competere, per questo lascio sempre andare le sirene che incontrano questo tipo di amore, le lascio tornare alla terra.
Io…
E devo lasciarti andare, altrimenti morirai. Non puoi rimanere qui.
Ma tu…
La morte di Marie, il mio accanirmi su di te, tutto ha seguito la mia natura: mi conosci, no? Sono tranquillo ma posso anche agitarmi e scatenarmi.
Io…
Devo portarti al luogo da cui ti ho strappato, Tikki. Devo farlo o ti perderò: preferisco vederti vivere come un'umana piuttosto che questo.
Io non ti capisco.
Ovvio, sei umana. Non puoi capirmi.
E invece vorrei farlo, vorrei…
Vivi felice per tutto il tempo che ti resta, mia piccola Tikki. Vivi.

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Echocide