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Autore: Echocide    28/12/2017    1 recensioni
Una piccola raccolta di missing moments dedicata alla serie 'Quantum Universe'.
01. Come Adrien e Rafael si conobbero...
A pelle, sentiva proprio che quella sarebbe stata una persona da tenere alla larga: troppo sicuro di sé, troppo sfrontato, troppo…tutto.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Scene
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 970 (Fidipù)
Note: E con questo capitolo mando in pensione - per il momento - questa raccolta: perché? Beh, molto semplicemente perché voglio andare un po' avanti con le storie centrali del Quantum Universe e, magari!, cominciare anche la revisione della trilogia di Miraculous Heroes così da poter vedere se effettivamente mancano ancora dei missing moments (a parte quei 2-3 che mi sono segnata e che farò con calma) o magari crearne di nuovi. Intanto ecco a voi quest'ultimo capitolo, incentrato su Kang e si può dire che molto comincia da questo momento, da questo passo, che getta le basi di ciò che porterà a Miraculous Heroes.
E ovviamente ho buttato lì alcune cosette di storie che ancora non sono nate ma...beh, io intanto vi getto gli ami.
Vorrei ringraziare tutti voi che, finora, avete seguito questa raccolta e mi avete supportato e sopportato (più che altro sopportato) nei miei deliri e quant'altro.
Ovviamente vi tormenterò ancora con tutte le altre mie storie, non credete: non vi libererete facilmente di me!
Detto questo andiamo al classico discorso trito e ritrito: vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

 

Un passo non era qualcosa di complicato da fare: era un movimento a cui si era abituati fin dai primi anni di vita, uno dei primi rudimenti che l'essere umano imparava, eppure mai come allora gli era sembrato così difficile farne uno.
I piedi non si spostavano, rimanevano ancorati al suolo, mentre aumentava la presa sul bastone che teneva nella mano sinistra e avvertiva il legno graffiargli la pelle del palmo.
Era un passo difficile, importante però, perché da quello sarebbe determinato tutto il corso della storia.
Se chiudeva gli occhi, poteva vedere la storia scorrere davanti a lui: partivano da un unico punto, diramandosi ogni qualvolta era presente una scelta e dando vita a un grande albero, fatto di scelte fatte e non fatte.
Aveva dato un nome a quell'albero, chiamando Yggdrasill, un nome che aveva pescato in uno delle tante diramazioni che aveva visto: un nome importante che, in una mitologia, avrebbe indicato l'albero del mondo che sorreggeva i mondi.
Un giorno avrebbe voluto apprendere di più su questa storia.
Certo, doveva solo attendere che il popolo da cui era nata nascesse e fiorisse.
Era ancora immobile, sulla soglia del tempio, tergiversando: Gyrro era partito molto tempo prima, quando ancora lui era un infante e non sarebbe più tornato.
Lo sapeva.
Lo aveva visto.
Sarebbe morto non molto lontano da dove si trovava lui adesso, compiendo il suo dovere e iniziando quel passaggio fra i Guardiani, scegliendo il suo successore: così cominciava quella linea, quel ramo, che avrebbe portato di Guardiano in Guardiano, fino a quando il mondo avrebbe avuto bisogno di loro e dei Portatori. Lo aveva iniziato lui, indicando a Gyrro quale era il suo compito e osservandolo andare via da Nêdong e incominciare la missione per la quale era nato: tanti Portatori sarebbero stati scelti da Gyrro e dagli eredi del suo ruolo, tanti giovani guerrieri avrebbero donato la propria vita per una causa più grande.
Alcuni li avrebbe incontrati, intrecciando la sua vita alla loro.
Una l'avrebbe amata e il dolore per la sua perdita, lo avrebbe portato lontano.
La sua vita si snocciolava davanti ai suoi piedi, pezzo dopo pezzo, poteva vedere ogni cosa, ogni scelta che avrebbe fatto e che l'avrebbe condotto verso un determinato percorso - un determinato ramo - in modo da permettere a coloro che sarebbero nati, in un futuro lontano, di combattere contro qualcosa che proveniva dal passato.
Una pedina di se stesso, questo sarebbe stato.
Ma era giusto?
Era davvero così superiore da potersi permettere di giocare con le vite altrui? Di giocare con il futuro e il passato?
Chi era lui, se non un giovane uomo con un potere più grande di lui?
Chi gli dava il potere e la saggezza di determinare quale scelte andavano fatte e quali no?
Il risultato finale a cui portava il percorso?
Ma era veramente quello giusto? Era veramente la cosa giusta da fare?
Era una domanda che si faceva adesso, in quel momento, ma che si sarebbe riproposto anche in futuro e allora avrebbe vacillato, distolto il passo dal cammino che si era prefissato, e avrebbe visto il nemico prendere il sopravvento, avvertendo già il sangue di quei Portatori macchiare le sue mani.
Sapeva già che avrebbe sbagliato e allora perché farlo?
Perché non rimanere lì a Nêdong, fare finta di niente e lasciare che la storia seguisse il suo cammino, senza alcuna interferenza.
Non doveva fare molto, non doveva fare altro che un passo indietro.
Se rimaneva a Nêdong, non sarebbe mai andato a Shangri-la e mai avrebbe incontrato la piccola principessa di quel regno abbandonato, non avrebbe mai accolto la vita eterna che l'antica Lemuria gli avrebbe donato, non avrebbe mai incontrato lei e non l'avrebbe mai amata, né sarebbe stato ricambiato: forse qualcuno si sarebbe salvato, ma altri sarebbero morti perché non ci sarebbe stato il suo intervento.
Felix Norton sarebbe morto, senza il suo intervento.
L'illusione che avrebbe creato in quel futuro lontano, sarebbe avvenuta veramente.
E poi…
Poi il gruppo di Portatori che avrebbe combattuto contro la forza di Routo sarebbe stato sopraffatto e la visione di quella città in fiamme sarebbe divenuta realtà.
Sacrificare pochi per il bene di molti, per il proprio bene? Poteva fare ciò?
Poteva veramente fare quel passo in avanti, sapendo che alcuni sarebbero morti per causa sua, ma ciò avrebbe permesso ad altri di salvare quel mondo?
Inspirò, rilassando le spalle e chiudendo gli occhi al mondo, liberando la mente da ogni pensiero, da tutte le immagini del futuro che affollavano la sua mente: esistevano solo lui e quel passo che doveva compiere.
Indietro o avanti non aveva importanza, andava fatto.
Rimase immobile, ascoltando i pochi rumori del tempio e della valle, sentendo sulla pelle la luce del sole che poco o nulla riscaldava, mentre il flebile vento mattutino muoveva la sua tunica: sorrise, alzando il piede e muovendo quel passo che tanto lo aveva fatto dannare, tanto lo aveva messo in bilico.
Poggiò il piede, superando con solo le dita la porta di Nêdong e iniziando così quel viaggio che lo avrebbe condotto lontano sia nel tempo che nello spazio: «Qui inizia il mio viaggio…» mormorò, facendo un secondo passo e poi un terzo, allontanandosi piano piano dal tempio e buttandosi nel percorso che aveva scelto: «Possano i Sette vegliare sempre su di me e su tutti coloro che verranno. Possano i Sette fermare la sete di potere della mia famiglia» si fermò, sorridendo appena e continuando a camminare, un passo dopo l'altro, sempre in avanti: «Possano i Sette perdonarmi per le scelte che farò, per le vite che sacrificherò e per ogni errore che compirò, perché io voglio che questo mondo giunga a quel giorno lontano, che vedo così raramente, in cui il potere dei Miraculous non servirà mai più. Non chiedo altro, non chiedo nient'altro.»
 

   
 
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