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Autore: EngelDreamer    28/12/2017    3 recensioni
Cosa spinge le persone ad essere attratte da una determinata persona senza averla prima conosciuta? Senza sapere nulla di lei? Lysandre scrive poesie e condivide il suo rifugio nel giardino della scuola con una ragazza di cui non sa nemmeno il nome ed è proprio quella la domanda che non fa altro che frullargli in testa da quando lei è apparsa nella sua vita. Ella lo ha ammaliato e lui non sa il perché. La sua riservatezza, inoltre, non gli consente di dirle neanche una parola per conoscerla, ed osservarla da lontano è l'unica cosa che può fare. Ma quando si ha per miglior amico un tipo schietto e disinibito come Castiel la sua introversione non può far altro che tirarsi su le maniche ed adattarsi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Castiel, Lysandro, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The eyes of his muse

{ Il suo nome era poesia ed i suoi occhi erano tutto }


Prologo

Due occhi verdi l'osservavano attraverso le tenebre. Sembravano umani e collocati sul viso di una persona per di più, anche se non ne poteva essere certo, ma rilucevano di una luce propria tale che, nonostante il buio, riusciva perfettamente a scorgere ogni singolo particolare di quelle iridi del color dei prati, ogni singola sfumatura, dal contorno color muschio, alla chiarezza del verde vicino alla pupilla, fino alle sottili striature color nocciola che, da lontano, neanche si riuscivano a notare.
Lysandre avrebbe tanto voluto restarsene tranquillo a contemplare la bellezza di quegli occhi, così surreali, così magnetici, e magari scrivere qualche verso in loro onore, ma le domande che affollavano la sua mente erano troppe e lo distoglievano da un qualsiasi tipo di pensiero poetico, infervorando il suo animo di agitazione.
-Chi sei? O cosa sei?- provò a chiedere con il suo solito tono pacato, il quale celava i reali sentimenti che provava dentro di sé, che di calmo non avevano nulla.
Come risposta, però, ricevette solo un battito di ciglia.
Passarono dei secondi, che poi diventarono minuti ed il buio intorno a lui iniziò a farsi opprimente, quegli occhi un fardello troppo grande che continuava a fissarlo insistentemente, mettendolo a disagio, togliendogli il respiro, fino a diventare troppo pesante da reggere perché sembrava guardargli dentro l'anima, scavargli a fondo fino a carpire con la forza ogni pensiero ed emozione, oltrepassando lo strato della sua bolla d'aria personale che la sua infinita riservatezza gli imponeva tanto di preservare. Avrebbe voluto scappare da tutto quello, ma qualcosa lo teneva ancorato lì, prigioniero di quello sguardo che, ora che l'osservava meglio, gli era così familiare.
-Dimmi- proruppe, d'un tratto, una voce di ragazza dal timbro non molto definito. Era chiaro e fermo, quello sì, ma non riconoscibile, Lysandre non avrebbe saputo ricondurlo a nessuna delle ragazze che conosceva. Non sapeva neanche da dove provenisse, in realtà, ovunque guardasse c'erano solo oscurità e vuoto. Gli passò per la testa l'idea che fossero stati gli occhi stessi a parlare e la situazione era talmente assurda che anche un'idea come quella poteva essere plausibile.
-Dimmi, che cosa significa, per te, essere dipendente da una persona con cui hai scambiato, sì e no, solo una dozzina di sguardi-. Lysandre, completamente disorientato, non riusciva a capire.
Perché quella domanda? Cosa significava? Di chi erano quegli occhi? Perché quella situazione? Come c'era finito?
Troppe domande senza risposta. Troppa confuzione che aleggiava nella sua testa. E quei due occhi erano lì, ad opprimerlo, a farlo sentire ancora più vulnerabile ed incapace di rispondere.
La sveglia suonò facendolo uscire da quello strano sogno e, solo dopo aver riafferrato la realtà con i suoi sensi, riuscì a comprendere il suo significato. Gli occhi erano di lei, della sua musa, di colei che in breve tempo era diventata non solo la sua nuova compagna di liceo, ma anche la ragazza che condivideva con lui il suo piccolo rifugio nel giardino della scuola. Colei che, senza pronunciare nemmeno una parola, l'aveva ammaliato con i suoi occhi verdi ed il suo sorriso delicato, l'aveva reso dipendente dalla sua presenza.
Lysandre non giudicava mai le persone prima di averle conosciute, lo trovava stupido ed immorale, ma lei, mentre se ne stava seduta sotto l'ombra di uno dei tanti alberi che popolavano quel giardino, scribacchiando qualcosa su un quaderno ad anelli verde, emanava un qualcosa che lui non sapeva cos'era, ma che lo aveva portato a riempire pagine e pagine del suo taccuino di pensieri, strofe e flussi di coscienza tutti riguardanti la sua figura, mentre il suo inconscio continuava a pensare "lei deve sicuramente essere una bella persona dall'animo profondo".
Chissà se era vero, se tutte le sue fantasie da ragazzo troppo introverso e sognatore avevano dei fondamenti.
Tante volte aveva sentito il bisogno di avvicinarsi a quella figura, per lui, eterea, tante volte aveva desiderato iniziare un discorso con lei, conoscerla, scoprire se amava la letteratura tanto quanto l'amava lui, sapere se veramente era così profonda come pensava, se anche lei avesse fatto questi pensieri su di lui. Purtroppo non ne trovava il coraggio, troppo timido e schivo per azzardarsi a fare anche solo un piccolo passo nella sua direzione, così si limitava a sedersi nell'angolo opposto a dove si era seduta lei, a scrivere sul suo quaderno nero e ad alzare ogni tanto lo sguardo per ammirarla da lontano.

Quando, un'ora più tardi, varcò i cancelli del Dolce Amoris, si diresse trepidante nel giardino accanto alla palestra. Arrivava sempre una mezz'oretta prima del suono delle campanelle per potersi rilassare in mezzo alle varie piante curate dagli studenti del club di giardinaggio e, in mezzo a quei profumi floreali, alla freschezza dell'aria e all'intimità che quel luogo infondeva, non poteva fare a meno di sentirsi in pace con sé stesso e, non era raro, anche tremendamente ispirato.
Prese taccuino e matita e si apprestò, seduto all'ombra di uno dei due alberi, a comporre qualche verso, ma prima alzò lo sguardo davanti a sé, puntandolo verso l'altro albero dove soleva sedersi lei. Non c'era ancora, la mattina non c'era mai e, in quei momenti, allora, Lysandre poteva sentir ritornare quel luogo solo suo, ma non poteva dire di esserne contento. Senza la sua figura quel posto ormai sembrava stonare, pareva quasi sbagliato, come una nota troppo acuta all'interno di una meravigliosa sinfonia, una pennellata troppo scura e decisa in un quadro dalle tenui sfumature pastello.
Riabbassò gli occhi e buttò giù due righi di parole, mettendole d'apprincipio in constrasto fra di loro, facendole rincorrere e scontrare su quella pagina bianca, per poi unirle creando un che di perfetto, di armonioso, quasi magico.
Se c'era una cosa in cui Lysandre era un vero portento era scrivere. Riusciva infatti a creare dei veri e propri capolavori solo mettendo insieme un gruppo di parole in rima, seguendo dei versi liberi perché seguire una metrica troppo precisa gli sembrava riduttivo, e forse il perché ci riuscisse stava nel fatto che dentro di esse ci riversava tutto sé stesso, facendo prendere a quelle parole il ritmo del suo respiro, del pulsare del suo cuore, del battere delle sue ciglia, ed allora non erano più solo parole, erano vera e propria vita riversata inchiostro su carta.
Parlare, invece, non gli riusciva un granché bene, non perché non sapesse farlo, le poche volte che lasciava uscire la sua profonda voce dalle labbra sottili riusciva lo stesso ad ammaliare chiunque lo ascoltasse con discorsi profondi e saggi, il problema era che non sentiva il dovere di farlo tanto spesso, né di dover rivelare parti di sé, pensieri, riflessioni e sogni, a persone che probabilmente non lo avrebbero capito fino in fondo. Allora era stato etichettato come uno di "poche parole", ma lui di parole ne aveva tante, solo preferiva scriverle piuttosto che dirle.
Tra questi pensieri e altre riflessioni, scritti con elegante calligrafia sul suo taccuino, Lysandre passò così quella scarsa mezz'ora che si era ritagliato per sé stesso nel giardino del Dolce Amoris.
Fu Castiel a destarlo per primo dal suo mondo, i capelli rossi a ricadergli sul viso e una sigaretta accesa fra le labbra.
-Ehy, la campanella sta per suonare- lo avvertì aspirando una boccata di fumo.
-Va bene, vado- gli rispose alzandosi. -Tu non vieni?- gli domandò subito dopo.
-E rischiare di essere interrogato a storia? No, passo. Entro alla seconda- dichiarò socchiudendo gli occhi grigi. Lysandre annuì e lo salutò con un "a dopo", avviandosi all'entrata del liceo. Probabilmente il professor Faraize si sarebbe arrabbiato, era la terza volta consecutiva che Castiel saltava una sua lezione, ma lui era fatto così, gli piaceva stuzzicare le persone, specialmente delle autorità come i professori, ed un anno questo suo atteggiamento gli era costato anche una bocciatura, ma lui sapeva che se l'amico si fosse impegnato avrebbe stupito tutti con le sue capacità intellettive. Serviva solo un po' di pazienza in più rispetto al normale.
Lysandre stava ormai per varcare la grande entrata del suo liceo quando si bloccò alla vista di lei, i capelli castani a ricaderle lisci sulla schiena, la pelle pallida leggermente arrossata sul viso e gli occhi verdi sorridenti. Si fermò ad osservarla, perché solo questo lo faceva sentire più vicino alla sua persona e si sentì un po' patetico e un po' stalker nel farlo, ma lui era un poeta ed osservare un suo diletto. Lei teneva stretti al petto dei libri, probabilmente perché non era riuscita ad infilarli nello zaino grigio che aveva in spalla, ed era avvolta da una felpa larga color prugna, lasciata aperta a scoprire la cannottiera nera che le fasciava le curve accentuate del seno e della lieve pancia, nascosta in parte dai jeans a vita alta, ed era intenta a ridacchiare con una ragazza che, a differenza sua, era bassina e minuta, dai corti e sbarazzini capelli biondo cenere e gli occhi marroni, vestita con una salopette in jeans ed una maglia rosa confetto. In quel momento non poté che invidiare quella ragazza che arrivava si e no alle spalle della sua musa, perché sarebbe stato bello se al suo posto, a farla ridere, ci fosse stato lui.
Il suono della campanella arrivò a ridestarlo come aveva fatto quella mattina il rumore della sua sveglia e, sbattendo le palpebre e vedendo scomparire le due dietro la porta della prima B, ricominciò a camminare diretto verso la seconda A, sospirando sconsolato per non avere nemmeno il coraggio di andare a parlarle.
Quanto avrebbe voluto, almeno, che gli occhi della sua musa lo guardassero come i suoi guardavano lei.



Angolo autrice:


Eccomi tornata qui su fandom di Dolce flirt per pubblicare questa long. Questa è un po' un esperimento, diciamo. Abbiamo a che fare con un Lysandre in fissa (perché parlare di innamoramento adesso è prematuro) di una ragazza che neanche conosce e che lui ha iniziato a considerare come sua musa ispiratrice. Credo che lascerò svolgere tutta la storia dal punto di vista di Lysandre, perché di storie dove la dolcetta la fa da protagonista ce ne sono già molte e perché io amo Lysandre e cercare di scrivere i suoi possibili pensieri e le sue possibili emozioni di fronte alla ragazza che ama mi stuzzica molto. In questo prologo lei sembra quasi non avere personalità e forse in quel poco che è descritta sembra fin troppo perfetta, ma è solo perché Lysande non l'ha ancora conosciuta e parla con il suo animo da poeta estremamente introverso (spero tra l'altro di averlo reso abbastanza IC, altrimenti avvertitemi che aggiungerò l'avvertimento OOC in caso), ma andando avanti con i capitoli, quando il loro rapporto inizierà ad approfondirsi, lascerò molto spazio ai difetti che lei in realtà ha (non vorrei mai dar vita ad una Mary Sue). Detto questo spero che questo prologo vi sia piaciuto ed abbia scaturito in voi anche un po' di curiosità e se avete consigli, critiche od apprezzamenti mi farebbe davvero piacere ricevere una vostra recensione. Aggiungo che non so quando ci sarà il prossimo aggiornamento dato che non ho i capitoli successivi pronti ed ho in mente un'altra long sul fandom di Boku no hero academia di cui devo ancora risitemare e pubblicare il primo capitolo, spero solo di non mandarla tanto per le lunghe. Detto questo grazie a chiunque abbia anche solo deciso di leggere il prologo di questa storia.


A presto! ^.^


EngelDreamer


  
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