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Autore: EffyLou    29/12/2017    1 recensioni
ATTENZIONE: storia interrotta. La nuova versione, riscritta e corretta, si intitola Stella d'Oriente.
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Ha venti anni quando incontra per la prima volta quegli occhi, lo sguardo fiero del re di Macedonia, il condottiero che non perdona; ha venti anni quando lo sposa, simboleggiando un ponte di collegamento tra la cultura greca e quella persiana. Fin da subito non sembra uno splendente inizio, e con il tempo sarà sempre peggio: il suo destino è subire, assistere allo scorrere degli eventi senza alcun controllo sulla propria vita, e proseguire lungo lo sventurato cammino ombreggiato da violenza, prigionia e morte.
Una fanciulla appena adolescente, forgiata da guerre e complotti, dalla gelosia, dal rapporto turbolento e passionale col marito. Una vita drammatica e incredibile costantemente illuminata da una luce violenta, al fianco della figura più straordinaria che l'umanità abbia mai conosciuto.
Rossane, la moglie di Alessandro il Grande. Il fiore di Persia.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie Antiche'
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۱۹.  Nooz-dah


 
 
Alessandro aveva studiato il miglior itinerario per raggiungere in fretta Susa e Babilonia, e aveva deciso di dividere nuovamente l’esercito: una parte sarebbe andata con Nearco attraverso il Mare Arabico, e una parte avrebbe seguito la flotta via terra attraverso la Gedrosia.
Si trattava prettamente di una missione esplorativa. Alessandro voleva sapere se era possibile tracciare una rotta marittima che collegava l’India alla Mesopotamia, ma sarebbe stato molto difficile per i marinai proseguire quella spedizione senza un supporto sulle coste, dal momento che la Gedrosia era una regine satura di ostilità. Il sovrano macedone ci teneva che la flotta arrivasse sana e salva al Golfo Persico, per questo prese la decisione di seguirla via terra liberandola dalla minaccia di quei popoli aggressivi e lasciare depositi di rifornimento di cui potessero disporre.
Le truppe via terra si sarebbero ritrovate ben più indaffarate e in pericolo, tra stenti e ostilità previste. Per tal motivo era stato deciso che Rossane sarebbe andata con la flotta.
Alessandro stesso andò a comunicarglielo alla sua tenda. Si era fatto annunciare da Almas e l’aveva trovata intenta ad esercitarsi con il greco.
Da qualche tempo ormai parlavano solo in greco, non più in persiano. Era stato un passaggio involontario, e lei era migliorata moltissimo. L’accento esotico era una deliziosa costante, ma era ormai quasi padrona del greco. Alessandro aveva pensato di insegnarle anche il dialetto macedone, ma per il momento preferiva evitare per non sovraccaricarla. Avrebbero avuto tutto il tempo del mondo.
Quando le aveva comunicato la sua decisione, Rossane aveva fatto un po’ di resistenza. Alla fine aveva desistito, comprendendo la difficoltà del percorso via terra.
L’idea di stare in mare aperto non la rassicurava: odiava il mare, odiava le navi. Ma più di tutto odiava non avere vicino Alessandro. Anche se era un litigio continuo, era il suo unico punto di riferimento. Averlo così lontano le stringeva il cuore.
Tempo di definire gli ultimi dettagli per la scissione dell’esercito, e i soldati del re si schierarono pronti a partire. Quasi tutte le donne e tutti i bambini sarebbero stati caricati sulle navi. Da ambo le parti v’erano medici, corrieri e servitori, e alcune guardie erano pronte a salpare con la regina. Tra cui Perdicca.
Nearco avrebbe atteso il tramonto delle Pleiadi per salpare, circa a metà autunno. C’erano ancora molti navigli da aggiustare, dopo la spiacevole esperienza con le maree oceaniche.
«Ormai sei stato nominato la mia guardia personale?» Rossane abbozzò un sorriso astuto mentre Perdicca le passava accanto per unirsi al gruppo di coloro che salutavano chi andava via.
«Qualcosa del genere» replicò cercando di trattenere un sorrisetto.
Tutto sommato, a Rossane la compagnia di Perdicca non dispiaceva. Era l’unico tra i diadochi che non aveva mai proferito parola contro la regina, e anzi era sempre stato corretto e onesto nei suoi confronti.
Con una punta d’invidia, la persiana notò che tra i servitori che avrebbero seguito l’esercito in Gedrosia c’era anche Bagoa. Non poté far a meno di stringere appena le labbra, un gesto che non sfuggì agli attenti occhi azzurri di Perdicca. Tuttavia preferì non commentare.
Terminato l’appello dei generali e dei loro reparti, Alessandro si voltò verso coloro che restavano.
Si avvicinò a Perdicca, gli posò le mani sulle spalle con affetto: «Fa’ attenzione» e lanciò una fugace occhiata a Rossane.
Poi raggiunse Nearco, e ripeté il gesto: «Cercherò di farvi trovare i necessari approvvigionamenti lungo la costa, farò accendere un fuoco in ogni punto in cui li lascerò. Fate attenzione – abbassò la voce, – strane voci circolano riguardo questi mari»
«Pirati?»
«Peggio, temo. – scosse la testa, come a scacciare il pensiero. – Ma lungo la costa non dovreste avere problemi».
Gli regalò un ultimo sorriso, poi andò da Rossane. La raggiunse a grandi falcate e si fermò di fronte a lei, chinando appena la testa per poterla guardare in viso. Il giorno e la notte negli occhi del re si posavano su ogni punto del viso della ragazza, come se volesse ritrarla. Gli occhi grandi, nocciola ma ambrati al sole, il naso piccolo, le labbra delicate, i capelli ondulati color castagna. Le prese il mento tra le dita, sollevandole il viso e poggiandole un bacio lieve sulla bocca.
«Hai ancora il ciondolo?» le domandò in un sussurro.
Lei rabbrividì. «Non lo tolgo mai».
Come se si fosse rincuorato dal sapere il legame simbiotico che Rossane aveva sviluppato con quella collana, Alessandro tornò a baciarla. In modo diverso, stavolta. Più intimo, più profondo. Un bacio dal retrogusto di parole non dette, di sentimenti non esposti e di voglia di rivedersi presto.
Era raro che si scambiassero un bacio. Ancora più raro che il bacio in questione andasse oltre la leggerezza di una piuma, sfiorato.
Rossane sorrise contro le sue labbra, al ricordo del primo bacio che lui le diede alla radura da cui si vedeva tutta Al-Khanoum: dolce e prepotente, lieve e dominante. Sembravano passati molti più anni di quanti ne erano trascorsi in realtà.
Alessandro posò la fronte sulla sua, con gli occhi chiusi, mentre con le mani le teneva il viso.
«Niente eroismi»
Lei sorrise: «Lo stesso vale per te, niente eroismi»
Il sovrano si separò dalla moglie con un passo indietro, abbozzando un sorriso affettuoso.
«Inviami una lettera, ogni volta che potrai. Ci rivediamo alla piana di Hormuz, mia stella».



 
 * * *


 

A metà autunno, con il tramonto delle Pleiadi e un vento favorevole per la navigazione, Nearco diede ordine di fare vela verso il Golfo Persico.
Filippo, che era in viaggio con Alessandro, aveva assegnato alla regina uno dei suoi migliori sottoposti, conscio dei problemi che aveva Rossane sulle navi. Si chiamava Demetrio, era un uomo di mezz’età con capelli e barba brizzolati, lo sguardo serio. E si era già adoperato a preparare infusi per il mal di mare della ragazza.
Perdicca si dava un gran da fare per aiutare Nearco, ma nei momenti di quiete spariva. E guarda caso spariva anche Almas. Rossane si ritrovava a sorridere tra sé e sé, immaginando quelle scappatelle. Era molto felice per la sua amica, ma d’altro canto sapeva che quell’affetto con Perdicca non era destinato a durare: l’ancella era un’umile serva fenicia, una barbara, e lui era un soldato di tutto rispetto. Destinato probabilmente a prendere in moglie una donna nobile.
Le piogge monsoniche erano magre, non disturbavano il viaggio e non inferocivano il mare. Nearco manteneva la rotta verso ovest, tenendo ben in vista l’opaco contorno delle coste della Gedrosia sulle destra, col vento in poppa che faceva avanzare placidamente la nave sulle acque scure.
Fecero tappa un paio di volte sulle coste, laddove si vedevano i fuochi accesi da Alessandro, e scendevano per i rifornimenti. La popolazione locale era chiamata Mahi khoran, “mangiatori di pesce”, in persiano, mentre in greco erano Ittiofagi. Nearco passava sempre un po’ più di tempo nei loro villaggi, studiandone le abitudini e lo stile di vita per riportarlo sul suo diario di bordo da presentare poi ad Alessandro.
Rossane scendeva con lui, approfittandosi della situazione per tornare sulla terraferma.
La popolazione locale era gentile. Gente semplice, che non aveva nulla da offrire se non il pesce pescato. Un pescatore sdentato ne offrì all’ammiraglio tre intere ceste.
«Questa gente non ha idea di trovarsi tra due zone in cui è possibile sguazzare nella ricchezza» commentò Rossane, seguendo il cretese.
Nearco sorrise sotto i baffi. «Forse è per questo che sono così felici»
La regina tacque, accompagnandolo nei suoi giri per il villaggio, districandosi nella folla del mercato. Molti si fermavano a guardarli per via della differenza di connotati: Rossane aveva sì un aspetto più esotico, ma la sua carnagione e i suoi lineamenti erano molto diversi dagli Ittiofagi; mentre Nearco spiccava per i suoi capelli castano chiaro, brizzolati, e gli occhi grigio scuro.
L’ammiraglio cretese, di tanto in tanto, si metteva ad appuntare alcune particolarità e, se il caso lo richiedeva, disegnava ciò che vedeva.
Una volta risalito sulla nave, poi, trascriveva tutto nel migliore dei modi su pergamene pulite.
Rossane ammirava la dedizione di Nearco, il suo impegno, la sua lealtà. In effetti pochi erano così leali e dediti ad Alessandro, ed erano solo in quattro: Efestione, Perdicca, Nearco ed Eumene.
Gli altri, anche Cratero, non riponevano nel sovrano macedone quella fiducia cieca o quella solida devozione. E anche se voleva bene a Cratero, preferiva mettersi nelle mani di coloro che avevano quel riguardo nei confronti di Alessandro.
Terminarono il giro nel villaggio che era il tramonto, e risalirono sulla nave ammiraglia. Almas si adoperò subito per preparare il bagno a Rossane prima della cena.
La regina si lavò, si rivestì per la notte, pregò di fronte al fuoco ed infine accolse il vassoio di cibo che l’ancella le aveva portato insieme all’infuso contro il mal di mare.
Quella sera era un po’ mosso, la nave oscillava più del solito e ciò non giovava alle nausee e vertigini della persiana.
«Resta» le disse, dopo aver bevuto la medicina.
L’ancella accettò e si sedette di fianco a Rossane su uno dei grossi cuscini al centro della cabina.
«Vuoi raccontarmi qualcosa?» la incalzò, con una punta di malizia nello sguardo.
Almas sembrò incerta, le guance si imporporarono. «Vuoi che ti racconti qualcosa in particolare?»
«In effetti sì. La situazione con Perdicca, e non guardarmi così. Lo so che c’è del tenero»
L’altra boccheggiò, abbassò lo sguardo, sempre più rossa d’imbarazzo, ma alla fine non riuscì a far a meno di sorridere. «Non c’è niente di speciale, davvero, è un buon amico»
«Anche Bagoa lo è, ma non gli rivolgi lo stesso sguardo che dedichi a Perdicca»
«D’accordo, forse c’è qualcosa di più del semplice affetto ma credimi, Rossane, niente che vada oltre. Sono molto consapevole del mio ruolo e del suo».
Almas si era rattristita, a pensarci, dal momento che era consapevole del fatto che – anche volendo – non avrebbe mai potuto avere un futuro con Perdicca. Sapeva come erano considerate le barbare, e i soldati glielo ricordavano tutti i giorni non solo quando schernivano i popoli mediorientali ma anche quando scimmiottavano lei. O addirittura la regina stessa. E non aveva alcun potere per ribellarsi: barbara, serva e pure donna. Doveva tacere e subire quella condizione umiliante tra i soldati macedoni, ed aveva smesso di sperare che qualcuno cercasse di far tacere lo scherno per un impeto di umanità nei suoi confronti.
In un’altra situazione, non avrebbe trovato umiliante il suo mestiere. Era una concubina di alto lignaggio, una sacerdotessa e l’ancella più vicina alla regina. Non avrebbe potuto chiedere di meglio, visto anche il riguardo con cui i sovrani la trattavano. Il problema erano i soldati del re.
Era stanca di vivere costantemente a disagio. Era sicura che anche per Rossane fosse lo stesso, ma per lei era diverso: era pur sempre la moglie di Alessandro. Nessuno osava umiliarla e schernirla di persona.
Rossane non rispose ad Almas, aveva ragione a non farsi illusioni, e la fenicia interpretò bene quel silenzio. La regina non voleva nemmeno mentirle e dirle quelle effimere parole: andrà tutto bene, potete superarla, e altre baggianate simili. Sapevano entrambe che la situazione tra l’ancella e il generale macedone non sarebbe migliorata.
Almas stava per aggiungere qualcosa, ma la nave subì uno strattone che fece cadere alcune pergamene dal tavolo della camera e fece rotolare a terra l’ancella.
Il mare era mosso quella sera, l’oscillare agitato sulle onde provocava a Rossane vertigini e nausee che si erano fortunatamente affievolite con il rimedio di Demetrio. Ma uno scossone del genere la fece allarmare non poco.
Si coprì con una pelliccia pesante ed uscì sul pontile seguita da Almas. Pioveva a dirotto, i marinai correvano come formiche impazzite e Nearco urlava ordini sopra il fragore del vento e della pioggia. Le vele erano state chiuse per evitare di essere strappate. Avevano perso di vista la costa. Il nero del cielo e del mare, unito a quella consapevolezza, fece stringere il fegato di Rossane in una morsa di panico.
Un fulmine squarciò l’aria, e un tuono fece tremare il cuore della regina. Ma non ebbe tempo nemmeno di sfarfallare le ciglia, che fu raggiunta da Perdicca.
«Tornate dentro, restate al chiuso!» urlò sopra l’ululato del vento.
«E adesso?» rispose Rossane.
«Ci inventeremo qualcosa. – il generale si passò le dita sulle ciglia cariche di pioggia. – È arrivata la tempesta all’improvviso, ci ha colti impreparati. Tornate dentro!»
E le due non se l’erano fatte ripetere una terza volta. Si fiondarono di nuovo nella camera di Rossane e sigillarono le finestrelle quadrate per non far entrare l’acqua. C’erano momenti in cui la nave oscillava così tanto che la finestra si avvicinava pericolosamente alle onde nere.
Le due donne restarono avvolte da una coperta pesante e non dormirono per tutta la notte, terrorizzate dalla furia del mare, pregando Ahura Mazda di far terminare quella tempesta al più presto.







 

Scusate per il capitolo breve, non credevo fosse uscito COSI corto... ç_ç
Ad ogni modo, TADAN. L'esercito è stato nuovamente diviso, Alessandro a terra e Nearco in mare.

Avviso
per questa parte della vicenda ho preso due decisioni. 
La prima: racconterò un po' la situazione di Alessandro e un po' quella di Rossane. 
La seconda: la parte di Rossane e della flotta sarà un po' fantasy. Mi sono presa questa libertà perché il diario di bordo di Nearco è andato perduto, e anche se Arriano scrisse l'Indika (dall'Anabasi di Alessandro)  basandosi su quello, volevo dare questo tocco fantasioso. 

 

Detto ciò, io vi auguro buon divertimento per Capodanno e vi auguro soprattutto un buon 2018, che possa darvi serenità e gioia, regalarvi positività e nuove esperienze ♥


 

Alla prossima, grazie a tutti di tutto ♥

   
 
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