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Autore: tixit    30/12/2017    2 recensioni
Una ragazzina torna a casa e cerca di adeguarsi alla vita in famiglia.
Breve storia minore su personaggi minori che non è diventata originale.
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorelle Jarjeyes, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sigyn la rossa'
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Visto da destra, visto da sinistra

Sigyn divenne scarlatta - adesso ci mancava solo l’apparizione del vecchio giardiniere subito pronto a lamentarsi delle sue povere ossa e magari pure dei calli - che orrore! - oppure entusiasta di poter finalmente annunciare a qualcuno di essere stato rapito.
O, peggio ancora, quell'omino terribile avrebbe ricominciato con quell’orrore delle larve del 1746 o con il marciume degli ananas del 1737.
Sotto lo sguardo fintamente comprensivo, poi, di quella perfettina di Violaine, la nuova cara amica di Clément - accidenti a lei e alle sue forcine!
Sarebbero apparsi come una famiglia di matti in un Palazzo di matti.

“E’ già in carrozza e Vi aspetta lì,” il paggio le strizzò l’occhio, “credo che la giornata sia stata pesante e che brami la quiete del Palazzo come una rosa a mezzodì brama la frescura del pomeriggio.”

“Non sarebbe corretto trattenersi oltre, Vi saluto, quindi,” disse la ragazzina con un inchino elegante, “è stato un incontro casuale molto piacevole, e, immagino, sfortunatamente irripetibile.” Poi si allontanò in fretta -  non voleva esserci quando avrebbero capito le sue parole o quando si fossero chiesti se avevano capito bene.

Mentre stava avvicinandosi a Naso Corto, ogni passo come una stilettata per la sua povera caviglia, sentì il rumore di un paio di stivali dietro di sé.

“Sigyn, aspetta un momento.”

“Ho fretta, mi spiace.”

“Non mi era sembrato, prima” replicò Victor freddamente, affiancandola. “Hai dimenticato questi.” con gentilezza aprì il palmo della mano e le mostrò le sue forcine.
La ragazzina rimase lì senza sapere cosa fare, rendendosi conto che per prenderle avrebbe dovuto sfiorare la mano del ragazzo e che non ne aveva il minimo desiderio.
Si fronteggiarono per alcuni secondi, poi Victor fece sparire le forcine in una tasca. “Va bene, voltati per piacere,” disse mentre si sfilava i guanti con eleganza inappuntabile.

Sigyn obbedì, perplessa, poi sentì che le stava sfilando i fermagli dai capelli.

“No ti prego.” D’istinto gli fermò la mano. Le dita si sfiorarono e lei si sentì stupida perché alla fine lei era lei e lui era Clément ed erano amici, non avrebbe dovuto essere arrabbiata con lui, ma solo con Cassandra. E con Violaine. E con quella sputasentenze della Brizambourg. E anche con lui, tutto sommato, perché l’aveva presentata a quelle due come la solita Sigyn.

“Preferisci fare da sola?”

“No.” borbottò immusonita, poi aggiunse “grazie“ in un sussurro, tentando di essere la figlia di sua madre.

“Prego.”

“Per i capelli.” precisò Sigyn senza sorridere.

“Adesso non ti muovere, per piacere o facciamo un disastro...“ Sigyn intuì che stava sorridendo e un po’ le spiacque - Clément la faceva troppo facile. Poi sentì che le stava appuntando i ricci e glielo lasciò fare perché in fondo non era la prima volta.

“Per Cassandra questo è il primo piccolo intrattenimento da grande che organizza, sai?” disse il ragazzo in tono casuale e la ragazzina si irrigidì - le era chiaro che fino a che le teneva capelli e fermagli in ostaggio avrebbe dovuto ascoltare. “E non le capiterà spesso, almeno non a breve, perché non è poi così grande come crede. Ha passato giorni a riflettere su ogni dettaglio, dalla tovaglia, alle tazzine fino alla disposizione degli invitati: ci ha fatto uscire tutti matti, credimi”

Sigyn sbuffò, poi sussurrò “Guarda che non mi interessa…”

“Voleva ringraziare d’Ormesson, perché è stato non solo molto paziente ma anche molto efficace come insegnante. Cassandra è una ottima cavallerizza ed in Inghilterra si diverte molto - è molto competitiva, lo sai, è più il tipo da caccia alla volpe, o da turf -  ma ci teneva ad avere uno stile francese impeccabile. E al maneggio ha conosciuto Mademoiselle de Brizambourg, che è stata sempre molto cortese, per cui voleva invitarla.”

“Buon divertimento. Quasi quasi era meglio il requiem.”

“Non fare la petulante.”

“Sono troppo piccola per esserlo, al massimo potrei essere spontanea.”

“Sulla spontaneità non hai molto da imparare, credimi. Guarda che né a me né a d’Ormesson è sfuggito che stavi citando Montaigne.”

“Solo a voi due, però.”

“E aggiungerei per fortuna solo a noi due. Devo concludere la frase di Montaigne? Devo proprio? “A tutti succede di dire sciocchezze, l’importante è non dirle con presunzione”. La spontaneità è una cosa, l’arguzia un’altra ancora, ma essere maleducati è tutta un’altra faccenda. Ti sembrava il caso con Mademoiselle de Brizambourg?”

“E perché no? Avrebbe potuto aggiungerla al suo repertorio di frasi fatte!”

Victor trattenne un sogghigno, poi la fece voltare e con aria comprensiva disse “Ascolta, venire a sapere dell’intrattenimento da una indiscrezione in buona fede di Mademoiselle Violaine è stato imbarazzante.”

Sigyn si morse la lingua perché sulla buona fede avrebbe avuto qualcosina da dire, poi ammise riluttante “Non è stato piacevole.”

“Più o meno come scoprire che la tua più cara amica era ospite a Versailles da parecchio tempo e che si stava divertendo senza di te, spassandosela, piuttosto, con i paggi della scuola. Che ne dici?”

“Clément!”

“Sigyn!” il ragazzo la prese in giro senza cattiveria. Poi con voce molto seria disse: “Cassandra era qui quasi tutti i giorni, alla stessa ora, o con d’Ormesson o con Mademoiselle de Brizambourg, avresti potuto passare a trovarla.”

Sigyn non seppe cosa rispondere, forse avrebbe dovuto spiegargli che era arrivata solo quella mattina, perché se lui fosse andato avanti a pensare che erano settimane che si era trasferita a Versailles, allora ai suoi occhi ci faceva una pessima figura. Di colpo le sfiorò il dubbio che Cassandra ritenesse che d’Ormesson glielo aveva anche detto. Delle lezioni. Dei suoi orari, insomma, e che lei, Sigyn non fosse andata a trovarla nemmeno una volta, con tutto il tempo libero che sicuramente aveva.
Ma non poteva confessare adesso che il Nonno non la voleva più e che era venuta fin lì con un giardiniere folle a mendicare un aiuto perché nemmeno sua sorella la voleva sul serio. No, lei proprio non poteva, non con la Brizambourg che avrebbe sicuramente tirato fuori qualche altra frase fatta sulle ragazze cacciate di casa.

“Perché? Se ci fossimo incontrate mi avrebbe invitato?” ribatté ostile.

Clément era serio, le sollevò il mento per osservare il risultato del suo lavoro e poi disse con voce prudente: “Non so onestamente se ti avrebbe invitata per questo particolare intrattenimento: è una questione complicata, tu e lei siete amiche da sempre e avete sempre giocato insieme.”

“Tanto tempo fa.”

“Non mi sembra poi così tanto tempo.” Clément la stava prendendo in giro e Sigyn arrossì indispettita.

“Avete giocato assieme. Giocato. E adesso sta incontrando ragazze più grandi che non giocano più da qualche anno ed hanno qualche pretesa di conoscere il mondo. E’ normale che le sembrino speciali, ed è normale che voglia apparire più grande di quanto non è con quelle ragazze che sono più grandi, anche se poi non così grandi come credono di essere. Forse invitare te le sarebbe pesato moltissimo - sei la prova vivente che la sua infanzia è appena dietro l’angolo - e, in tutta sincerità, non so se alla fine lo avrebbe fatto, se avesse saputo che tu eri qui - ha pregato nostra madre di impedire ad Alo e a Maxence di esserci, renditi conto.”

“Quasi quasi mi dispiace aver chiesto.”

Victor smise di giocare coi suoi capelli e le sorrise “Stai bene. Ora tocca al cappellino.”

“Faccio io.” rispose Sigyn con sussiego.

“Come vuoi. Cassandra non è mai stata gelosa della tua vita in Normandia, dove te ne sparisci in continuazione invece di startene a casa tua. E non è gelosa dei tuoi balli in campagna, né di quando ti imbuchi in una festa a Versailles. Ha diritto anche lei ai suoi spazi. Riflettici sopra, per piacere.”

“Non mi importa nulla di quella festa.”

Alzò il viso verso Clément incerta, e lui le sistemò la tesa del cappello di paglia, poi le diede il braccio e l’accompagnò verso Naso Corto.

“E faresti bene “ disse il ragazzo, “perché sarà noiosa, non ci saranno discussioni argomentate, e nemmeno partite a carte, ma ci sarà un tentativo, che è giusto che ci sia, di mostrare la capacità di scegliere un intrattenimento musicale che sia quello che delle ragazzine immaginano piacerebbe a degli adulti, e di mostrare di aver acquisito tutte delle belles manières, evitando discussioni sgradevoli, battibecchi, e frasi ed atteggiamenti che possono provocare del rancore, come quella tua bella citazione di Montaigne, che, se colta, non credo avrebbe fatto piacere a mademoiselle de Brizambourg ed a sua cugina Mademoiselle Violaine.”

“Saranno noiose ed impostate.”

Victor alzò gli occhi al cielo - “Ci rinuncio.” esclamò irritato. “O non vuoi capire o sei ancora troppo piccola.” Sigyn sobbalzò e fissò lo sguardo a terra. “Io vorrei solo che tu capissi Cassandra: è in imbarazzo, non vuole essere scortese, non vuole discussioni, vuole il suo intrattenimento come se l’è sognato ed è molto arrabbiata con te perché ti ha visto qui, con LaRoche,” Victor arricciò il naso disgustato, “e perché da quando sei tornata non le hai mai scritto, né sei passata a trovarla, mentre è evidente che il tempo per venire a Versailles a divertirti per conto tuo lo hai trovato.”

“Non è così.”

“Sigyn, per piacere, stai facendo le stesse cose che sta facendo lei: stai facendo amicizie nuove, passi il tempo a fare cose discutibili con un paggio, gli racconti i fatti tuoi - immagino che gli hai pure raccontato che tuo zio ti porta a giocare a biliardo in quella specie di circolo per marinai, la Marée… io certe volte proprio non so cosa ti dice la testa! E per fare tutto questo hai trascurato le vecchie amicizie. Succede, è normale. Per te e per lei. L’importante è che sappiate di essere amiche e che questo non cambia nulla. Non dovresti offenderti, ma proprio tu dovresti capirla.”

“E’ stata orribile e cattiva.”

“Oh lo so.” Victor annuì con un sorriso divertito.

Sigyn lo fissò con gli occhi spalancati “E allora perché non le hai detto nulla?”

“Perché un buon fratello non lo vedi quando hai ragione, ma quando hai torto.”

Sigyn chiuse gli occhi ripensando a Joséphine e sentì che la rabbia le stava montando dentro. Per Cassandra, per Joséphine, Margot, il Generale, Madame Marguerite e soprattutto per Violaine. E pure per Oscar che aveva criticato John Donne senza nemmeno leggerlo. E per Clément che non si metteva contro Cassandra nemmeno quando aveva torto marcio, mentre nessuno a casa sua aveva sprecato cinque minuti per farle leggere quella lettera per permetterle di capire dove accidenti aveva sbagliato. Nessuno che avesse cercato di capire come si era sentita lei. Nessuno che fosse stato dalla sua perché, a quanto pare, tutti davano per scontato che lei avesse torto.

“Ascolta Sigyn,” proseguì Clément con voce molto irritata, “Alo è partito per l’isola di Jersey, ma prima mi aveva lasciato una cosa per te.” Victor sospirò, “A questo punto deduco che lui sapesse che eri già qui e che questo era il suo modo contorto di dire che c’era bisogno di tenerti d’occhio.”

“Non c’è bisogno proprio di niente.” Sigyn rispose piccata, evitando di guardarlo. “Sto vivendo la mia vita e non mi servono altri occhi oltre quelli che ci sono già.”

“L’ho notato.” Il tono di voce era gelido. “credimi, l’ho notato e ne prendo atto, cosa vuoi che ti dica? Anche se LaRoche è una pessima scelta come amico.” Poi con un sospiro aggiunse, “Dai Sigyn, mi occupo io di Naso Corto e tu e Cassandra salite in carrozza con la tua chaperone. Le chiedo il permesso di invitarti. Vieni a salutare Mademoiselle Violaine, che è stata così carina da prestarti le sue forcine, la ringrazi come non hai ancora fatto, passi da Palazzo Girodelle, prendi un tè con mia madre, evita per piacere di parlare di LaRoche con Cassandra, aiutala a scegliere le tazzine, e poi vi riaccompagno a casa. Domani torna anche Alo…”

“No!” Ormai erano arrivati a Naso Corto e Sigyn voleva solo starsene per conto suo.

“No?” Poi Clément guardò dentro il coupé e subito si voltò verso la ragazzina “Ma chi è che ti sta riaccompagnando a casa? Quel vecchietto col vestito sporco di terriccio sarebbe la rosa che brama la frescura del pomeriggio?"
Sigyn chiuse gli occhi, sentendosi morire.
"Uno chaperon, in assenza di un genitore o di un fratello," puntualizzò Victor con aria severa, "dovrebbe essere una donna sposata o abbastanza matura, una rosa lì lì per sfiorire, se proprio vogliamo rimanere nei paragoni floreali, con un carattere fondamentalmente severo e protettivo,il cui scopo è accompagnare una ragazza non sposata in pubblico. Non per tenerle compagnia, ma perché non sia possibile nemmeno l'ipotesi di un comportamento meno che irreprensibile.
Ora non che io sia una grande sostenitore di questa pratica, e non che tu ne abbia davvero bisogno, di una chaperone intendo, ma questa scelta mi pare abbastanza... peculiare. Ma Madame Marguerite tutto questo lo sa? O sei completamente fuori controllo?”

Sigyn sentì che le stava venendo da piangere, adesso avrebbe dovuto anche spiegare che era venuta di nascosto? Perché aveva scoperto che la lettera che aveva cercato di rubare era stata già rubata da qualcun altro? Non poteva, se farsi accompagnare da un giardiniere era male, figuriamoci "rubare"... non avrebbe mai capito.

“Mia madre lo sa. Mia madre ed io abbiamo una grande confidenza, cosa credi? Mère si fida di me, e mi capisce, senza bisogno che io le racconti proprio niente.”

Clément la guardò dubbioso e la ragazzina esplose “Non vengo con te da nessuna parte! E non perché sono fuori controllo e non voglio essere tenuta d’occhio da te che non ne hai nessuno diritto. Non voglio perché non so perché lo fai. Per poter avere qualche altra cosa su cui ridere con Alo e Maxence? Davanti a Cassandra poi! E poi pure davanti a Mademoiselle de Rambures-Brizambourg, magari, un nome di famiglia veramente ridicolo, tra l’altro.”

“Credo sia meglio che tu lasci fuori da queste sciocchezze Mademoiselle Violaine,” la voce di Clément si fece gelida ”che è stata fin troppo comprensiva con te. E, per tua informazione, i Rambures servivano sotto Enrico IV. Il nome sarà anche stato ridicolo, ma erano e sono gente in gamba.”

“Mi ha trattato come una bambina!”

“E’ quello che sei, Sigyn. E va benissimo così.”

“No che non va bene, non sono una bambina e non mi addormento sempre ai concerti e non sono… imparare per me non è un piacere… raro.” Sigyn sentì che tutto questo le faceva davvero male, in un posticino proprio dentro il cuore, ed intanto le tornavano in mente le parole del precettore e quelle di Madame Marguerite. Si sentì come uno scoglio che si stava sbriciolando sotto la marea.

Victor scosse la testa, “Su queste disquisizioni sulla profondità dell’educazione femminile, se me lo permetti, stenderei un velo pietoso. Non mi interessano e francamente non mi interessa il giudizio di chi emette questi giudizi.”

“Però tu su di me lo emetti.”

“E anche se fosse?”

“Quell’aneddoto, quello sui sette Re di Roma.” Sigyn sentì che le guance le bruciavano per la vergogna.

“Sigyn per piacere… non è stato raccontato con lo spirito che pensi tu.”

“Io non penso proprio niente! Piuttosto avresti dovuto dire con lo spirito che ha sottinteso tua sorella.”

“Sorella che era molto arrabbiata con te, e che conosce quella frase su Montaigne bene quanto te perché ve l’ha letta Alo, insieme ad alcuni brani degli Essais, prima che nostra madre, per questo motivo, si irritasse con lui e non poco.”

Sigyn arrossì.

“A Mademoiselle de Brizambourg è sfuggito cosa stavi dicendo, ma a Cassandra non è sfuggito che stavi insultando una sua amica, e che volevi sottintendere che si stava vestendo di piume non sue, mentre era più ignorante di una bambina ignorante che non conosce l’elenco dei sette Re di Roma. Cosa, che, le è chiaro, non è sfuggita a d’Ormesson.”

“E se anche fosse?”

“Questa è Versailles e non è la Normandia." la voce del ragazzo era davvero arrabbiata e Sigyn si sentì a disagio perché non riteneva di avere torto, ma sapeva che le cose che stava dicendole Clément non erano sbagliate. "Ascolta," riprese il ragazzo con un sospiro, "vieni a prendere un tè con noi, prendi il pacchetto di Alo, e ne parliamo con calma.”

“No, tu proprio non capisci!”

Victor a quel punto incrociò le braccia sul petto e la fulminò con lo sguardo. “No, io proprio non capisco e a questo punto temo che non capirò mai.”

“Io credo che tu mi debba delle scuse.”

“Addirittura! E per che cosa? Per avervi lasciato discutere come due bambine, quali siete, senza intromettermi e riportarvi a casa di peso?”

“Per i Sette Re di Roma.”

“I sette re di Roma?” Clément la guardò perplesso. “Ah questa poi… Va bene, ma ad una condizione.”

“Quale?”

“Fammi l’elenco. Qui, ora. Subito.”

Sigyn alzò lo sguardo e lo fissò interdetta, poi chiuse gli occhi, sentendo che non era giusto, non era giusto per niente. Aveva ripassato Virgilio, e i paradigmi dei verbi irregolari, ma perché per una volta non le chiedevano quello a cui sapeva rispondere? Per esempio perché non le chiedevano di Amleto? O del Castello di Hara? O delle poesie di John Donne? O di come si organizzava un progetto di cucito. O come pianificare il calendario per la preparazione delle marmellate. O i passi del minuetto. No, tutti fissati coi sette Re di Roma!

Rimasero a lungo in silenzio, poi Victor disse, irritato: “Ti sto prendendo in giro, Sigyn, accidenti! Ma cosa vuoi che mi importi se non conosci una lista  di nomi a memoria? Certo magari sarebbe meglio - molto meglio - se tu lo conoscessi questo benedetto elenco, non foss’altro che l’educazione femminile media è fatta di pochissime cose, e passa tutta per stupidaggini di questo tipo e non per Montaigne o la definizione di monarchia costituzionale.”

 

Fu a quel punto che apparve il paggio “Mi spiace interromperVi, ma avevo promesso a Mademoiselle de Jarjayes di trovarle un porteur per riaccompagnarla a casa… Sfortunatamente non ne ho trovato uno libero, tra quelli di cui mi fido, per cui lo farò io.”

“E’ così?” chiese Victor seccamente fissando Sigyn.

La ragazzina annuì ed il paggio sorrise.

“In tal caso” soggiunse Girodelle con freddezza studiata, “auguro a Mademoiselle de Jarjayes un buon viaggio di ritorno.”

Poi si congedò con un inchino.

   
 
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