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Autore: CassandraBlackZone    01/01/2018    3 recensioni
Raccolto tutto il suo coraggio, Maria uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò al grosso cilindro di vetro. All’interno di quest’ultimo, il corpo del riccio antropomorfo nero e rosso galleggiava nel liquido verde fluorescente con gli occhi chiusi e un’espressione serena sul volto. Improvvisamente, non le fece più così paura. Provava più pena, vedendo tutte quelle ventose e fili attaccati su diverse parti del corpo.
«Ti ricordi come si chiama?»
Maria si voltò verso il nonno. «Shadow, giusto?» riportò l’attenzione sulla Forma di vita Definitiva. «Shadow… the Hedgehog.»
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Gerald Robotnik, Maria Robotnik, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Se c’era una cosa che Sonic odiava con tutto sé stesso era camminare. La sensazione del piede che si appoggiava pesante sul terreno, un passo che durava più di un millesimo di secondo e il cuore che non pompava sufficientemente veloce il sangue da fargli provare l’adrenalina in tutto il corpo. Lo aveva già dovuto sorbire nel corridoio bordeaux, al buio per giunta, e non era stato per nulla piacevole, non che lo fosse anche ora che erano tra corridoi meno immensi e illuminati.
«Shadow. Dammi una buona ragione per non mettermi a correre» disse il riccio blu spazientito, mentre il nero era occupato a seguire i segnali della scatola di velluto. «Potresti almeno fingere di ascoltarmi?!»
«Se non la pianti di lamentarti giuro che te la faccio venire io la voglia di correre» disse grave la Forma di Vita Definitiva.
«Perfetto! Allora continuerò ad insultarti!»
Shadow era pronto ad accanirsi contro un Sonic altrettanto voglioso di azione, ma riprese subito il controllo e sospirò, sorprendendo l’eroe. «Ascoltami bene, Sonic» cominciò il primo lentamente. «Non te lo ripeterò una seconda volta, perciò presta molta attenzione. Sono stato chiaro?»
Sonic abbassò a sua volta la guardia, si portò le mani dietro la testa e chiuse gli occhi. «Accidenti, Shads. Così mi passa la voglia di stuzzicarti» socchiuso l’occhio destro, Sonic sperava di vedere qualche reazione, ma Shadow era rimasto serio davanti all’ironia del primo. «Ok, mi arrendo. Sputa il rospo.»
Il riccio ebano spostò lo sguardo verso l’incrocio distante qualche metro da loro. Improvvisamente i suoi ricordi lo portarono a sentire i passi di qualcuno che si avvicinava correndo e una risata che aumentava sempre di più e fu allora che la vide: Maria. Allegra e piena di energie, dove i suoi lunghi capelli dorati erano i protagonisti di quel ricordo. Lei correva spensierata evitando di scontrarsi con gli scienziati che la salutavano con un sorriso e quando finalmente passò a fianco a Shadow, questi la seguì con lo sguardo.
La ragazzina si fermò come se si fosse accorta della presenza che la stava osservando da lontano e si voltò; gli occhi color rubino dell'intelligenza artificiale incrociarono quelli color cielo dell’umana e rimasero a fissarsi a lungo, lui impassibile e lei sorridente, finché quest’ultima non svanì lentamente dalla mente di Shadow.
«Shadow, qualcosa non va?» chiese l’eroe, riportandolo del tutto alla realtà. «Che cosa hai visto?»
«Vorrei… passare in un posto prima di proseguire» Shadow si voltò verso Sonic supplichevole. «È la mia unica richiesta.»
Il riccio blu annuì subito, senza nemmeno contestare. Da quando erano ormai divenuti alleati quella era assolutamente la prima volta che Shadow gli aveva chiesto un favore e gentilmente per giunta. Gli dava una strana sensazione, ma soprattutto provava davvero una gran pena. «Non c’è assolutamente nessun problema. Da che parte?»
Il riccio bicolore fece strada e i due proseguirono per il corridoio fino a raggiungere l’incrocio e ciò che si trovarono davanti dopo aver girato a destra inquietò non poco il blu, mentre il nero non ne rimase per niente sorpreso. Il pavimento di quel corridoio era disseminato da macerie di metallo come nella prima stanza in cui i due ricci si risvegliarono dopo il Chaos Control, ma con qualcosa in più: le pareti erano macchiate da schizzi irregolari color bordeaux e tempestato da fori di proiettili.
«Non… non ci posso credere. Quello è…» balbettò Sonic.
«Sì. È quello che pensi» Shadow cominciò a camminare e un nuovo ricordo si manifestò ad ogni passo man mano che avanzava. Di nuovo sentì dei passi, ma non erano più di una sola persona, bensì di una decina o forse una ventina di persone che correvano a perdifiato e al posto delle risate ci furono solo urla di terrore e richieste disperate di aiuto.
Shadow si lasciò trapassare dagli scienziati dell’ARK, che intanto scappavano, mentre degli uomini vestiti di nero li sparavano senza alcuna pietà con tutto ciò che avevano, incuranti del sangue innocente che stavano versando.
«Shadow!» alla voce di Sonic, urla, spari e tutto quell'orrore scomparvero e Shadow si ritrovò nuovamente in mezzo a quella desolazione dimenticata da Dio. «Meno male. Cominciavi davvero a spaventarmi!»
«Che...che cosa è successo?» chiese Shadow confuso. La voce gli moriva in gola.
«Te ne stavi qui fermo e non riuscivo a smuoverti! Eri come impiantato al terreno! Sei sicuro di stare bene?»
Shadow si guardò attorno disorientato, ma comunque sollevato di non trovarsi più in quell’incubo di cinquant’anni fa. Era tutto un’illusione. «Sì, tranquillo. Sto bene. Possiamo andare. Se mi dovesse ricapitare di nuovo, hai il permesso di darmi un pugno.»
Sonic sogghignò per sciogliere la tensione. «Con molto piacere.»
I due ricci si fecero strada tra le macerie, ignorando ormai totalmente le macabre chiazze scure sulle pareti e avvistata la porta interessata, Shadow la indicò con un indice. «Eccola. Siamo arrivati.»
Raggiunta la stanza non si dovettero preoccupare di forzare la porta in quanto era socchiusa, perciò Shadow vi avvicinò la mano tranquillamente e, dopo aver esitato un paio di volte, si decise ad aprirla.
L’odore di chiuso invase le narici dei due rivali e l’oscurità impediva loro di vedere l’interno. L’unica cosa che riuscivano a distinguere grazie alla luce del corridoio era un tappetto azzurro e quella che pareva essere una scrivania del medesimo colore. «Dici che la luce funziona?» chiese Sonic con una mano davanti alla bocca.
«Scopriamolo» Shadow cercò a tentoni sulla parete alla sua sinistra l’interruttore e dopo pochi secondi il blu e le sue sfumature li circondarono. Era come se all’improvviso si ritrovassero in mezzo al mare, cosa non molto piacevole per l’impavido Sonic the Hedgehog.
«Oh caspita. È molto… blu.»
«Ti viene voglia di nuotarci dentro.»
«No way! Non scherziamo!»
Shadow ridacchiò divertito. «Andiamo, faker. Dov’è finito il tuo senso dell’umorismo?»
Sonic incrociò le mani al petto schioccando la lingua irritato, ma era comunque felice di vedere il rivale più tranquillo e a suo agio.
Come per la libreria, in quella camera da letto si respirava perlopiù polvere, ma a Shadow non importava, poiché essa era carica di ricordi indimenticabili. «Questa era la stanza di Maria.»
Sonic si sedette sul letto senza staccare gli occhi da tutto quel blu. «Ah capito. Quindi è qui che dormivate.»
Intanto Shadow si era avvicinato alla scrivania su cui vi avvistò subito un paio di forbici arrugginite: era lo stesso paio con cui si era ferito. «Ricordo che dopo la mia nascita Maria mi portò subito qui e iniziai a perlustrarla. Era tutto nuovo per me» sorrise. «Ero veramente ridicolo. Queste furono la prima cosa che presi in mano e Maria mi sgridò subito ripetendomi che erano pericolose. E fu anche la prima volta che scoprì le mie abilità.»
Sonic sorrise a sua volta immaginandosi la scena. «Perciò anche tu eri un fessacchiotto come noi comuni mortali» avvistato un orsacchiotto di peluche, il blu lo prese e iniziò ad agitarlo tra le mani. «E magari scambiasti questo per un orso vero.»
«Ti è tornato di colpo il buon umore, eh?» lo zittì il nero. «Però non posso darti torto. È successo. Anche con gli altri.»
Sonic osservò gli altri peluche che era appoggiati sui cuscini. C'era un anatroccolo arancione, un gatto peloso viola con la lingua di fuori e due occhi che erano tutt'altro che felini. Infine c'era una bambola di porcellana con la testa sproporzionata rispetto al corpo minuto vestito di pizzo bianco, i capelli arruffati di un rosso spento e gli occhi sbarrati e fuori dalle orbite. Il riccio blu inorridì alla vista di quest'ultima. «I primi due sono accettabili, ma quell'obbrobrio se fosse stato per me l'avrei già gettata nello spazio.»
Appoggiate sia le forbici che la scatola di velluto sulla scrivania, Shadow squadrò sospettoso Sonic.«Obbrobrio? Sempre opera di Tails?»
L'altro alzò le spalle e agitò le gambe con fare innocente. «Beccato» inavvertitamente Sonic diede un calcio col tallone a qualcosa che si trovava sotto il letto. «Ma cosa…»
Shadow si avvicinò al letto, mentre il riccio blu cercò l’oggetto misterioso sotto i suoi piedi. «Che succede?»
«Aspetta un attimo… presa!» come se una scatola non bastasse, tra le mani di Sonic ce ne era una seconda, ma questa volta di carta e di color verde acqua; era talmente impolverata che Sonic dovette passarci con la mano almeno tre volte. «Urca. Non è solo impolverata ma è anche appiccicosa.»
Shadow non ci mise molto a riconoscerla e la rubò dalle mani del rivale prima ancora che potesse aprirla. «Questa scatola... io me la ricordo!»
«Ah sì? E che cos'è?»
Il riccio nero si sedette a fianco di Sonic e tolse il coperchio, rivelando così cosa c'era all'interno di essa: varie cartacce di alluminio e plastica, sia di dolci che di cioccolata. Shadow sorrise istintivamente.
«Wow. Sono un bel po' di dolci. Chissà che indigestione.»
Shadow non resistette e scoppiò in una fragorosa risata, spaventando non poco il riccio blu. «Sì. È stata proprio una bella indigestione!» disse Shadow lasciandosi trasportare dal ricordo.
Sonic era inizialmente stranito dalla risata di Shadow, ma si abituò a poco a poco, poiché venne contagiato da essa. Era una scena davvero insolita e soprattutto mai vista dall'eroe blu, ma anche piacevole da guardare. «Non mi dire che li avete mangiati tu e Maria?»
Il riccio ebano annuì cercando di soffocare l'ultima risata prima di raccontare. «Mi svegliò nel cuore della notte dicendomi che aveva voglia di mangiare qualcosa di dolce. Una vera e propria sorpresa.»
«E perché? Solitamente ai bambini piacciono i dolci. Che c'è di strano?»
Shadow scosse la testa. «Nel caso di Maria era diverso. In quel periodo faceva fatica a mangiare per via della malattia, soprattutto i dolci. Perciò ne ero sì sorpreso, ma anche felice.»
«Oh capisco.»
«Di certo non mi aspettavo che mi chiedesse di intrufolarci nelle cucine per rubare tutti quei dolci.»
Sonic alzò un sopracciglio diffidente. «Maria? Sicuro che parliamo della stessa Maria?»
«Sconvolgente, vero? Ma dopotutto si tratta della famiglia Robotnik. Temo sia nel sangue» i due rivali cominciarono a ridere all'unisono, poiché entrambi avevano pensato sia a Gerald Robotnik che al dottor Eggman.
«E come siete riusciti ad entrare?» chiese Sonic curioso.
«Non è stato difficile visto che la lasciavano sempre aperta. Sebbene continuassi a dirle che era sbagliato e che non dovevamo essere lì, lei continuava a ripetere che aveva fame» Shadow si abbandonò di nuovo al ricordo e allargò un sorriso malinconico. «Ero così felice di sentirglielo dire e così non potei far altro se non aiutarla. Quella notte stessa ci mangiammo tutto.»
«E poi?»
Shadow si portò entrambi le mani al ventre. «Ci venne un mal di pancia talmente forte che siamo dovuti stare tutto il giorno a letto!»
Sonic scoppiò nuovamente a ridere, seguito da Shadow e i due si lasciarono cadere sul letto, alzando un polverone. «Immagino che Gerald si sia arrabbiato!»
«Ovviamente, ma era contento quanto me» nel silenzio che seguì il riccio ebano chiuse gli occhi e riportò alla mente quel giorno in cui i due stavano accoccolati sul letto doloranti, ma felici di stare insieme. «Che fosse nella buona o nella cattiva sorte io non ho mai abbandonato Maria e lei ha fatto lo stesso con me. Era una buona amica.»
«E una buona sorella.»
Shadow si voltò verso un Sonic sorridente ed annuì. «Sì, è vero.»
«E vedi di non dimenticarlo.»
Shadow si rivolse all'eroe confuso. «Ma che dici? Io non potrei mai dimenticarla.»
«Quello che intendo dire è che devi attaccarti a questo tipo di ricordi e basta. Ricordati della gentilezza di Maria, del fare paterno di Gerald e di tutte le cose belle e divertenti che hai fatto con loro. Tutto il resto non conta! Devi dimenticarti di tutto ciò che ti ha fatto soffrire. So che è difficile, ma devi farlo.»
Shadow si alzò dal letto senza staccare gli occhi di dosso al rivale, serio come non lo aveva mai visto. Gli era così difficile credere che quelle parole fossero uscite proprio da Sonic the Hedgehog, l'eroe spavaldo, ironico, testardo e sempre propositivo lo stava consolando per la prima volta.
No, non era la prima volta. Quell'assurda e scomoda situazione in cui si trovavano era solo una fra le tante in cui Shadow aveva ricevuto quella gentilezza. Non perché se ne fosse dimenticato o non curato, ma semplicemente non la vedeva, non voleva vederla e tutto perché era solo convinto che lui non potesse più riceverne.
Pensiero alquanto insensato se non anche immaturo, ma per tutto quel tempo Shadow, l'Ultimate Lifeform, era fortemente convinto che dopo tutto ciò che aveva causato in passato non se la meritasse da nessuno, nemmeno da uno come Sonic.
Anche l'eroe si alzò con un balzo e dopo essersi stiracchiato porse a Shadow un pugno con la mano destra, lasciando quest'ultimo ammutolito.«Sono sicuro che se Maria ti vedesse ora sarebbe molto orgogliosa di te.»
Il nero sogghignò divertito e rispose al gesto colpendolo con un altro pugno.«Ti ringrazio, Sonic. Ne avevo davvero bisogno.»
I due si scambiarono uno smagliante sorriso e non il solito sorriso fra rivali, ma fra due amici, che fino ad ora avevano combattuto le avversità insieme.
Il bip sordo e costante della scatola di velluto attirò l'attenzione di Sonic e Shadow, che si voltarono verso la scrivania: era il momento di proseguire.
«Sei pronto?» chiese il blu.
Shadow annuì deciso. «Sì. Torniamo a casa.»
Usciti dalla stanza di Maria, i due si lasciarono nuovamente guidare per raggiungere la fatidica meta imposta dall'ultimo regalo della bambina. Ormai erano molto vicini. «Bene. Se vuoi ora possiamo metterci a correre, così faremo più in fretta. Che ne dici?» propose Shadow.
Sonic ci rifletté su per poi rifiutare l'offerta. «No. Voglio camminare.»
«Ma come? Non hai fatto altro che lamentarti perché volevi correre. Cosa ti ha fatto cambiare idea?»
«Vorrei che mi raccontassi altre cose su di te e Maria.» Shadow sbatté più volte le palpebre incredulo dalla richiesta del blu. « Non vorrai farmi credere che le forbici, la bambola assassina e l'indigestione sono state le vostre uniche avventure, eh?»
Il riccio bicolore sogghignò scuotendo la testa. «Assolutamente no.»
«E allora spara, forza! Voglio vederti di nuovo ridere! Non so quando mi ricapiterà un'occasione del genere.»
«Sei veramente un idiota.»
Sonic gli fece l'occhiolino scherzosamente.«Dimmi qualcosa che non so. Stupiscimi.»
Shadow ci pensò su, cercando qualche episodio particolare che avrebbe allietato la loro camminata e quando lo trovò, disse entusiasta:«Ora ti racconto perché odio così tanto il limone.»

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Prima di cominciare voglio solo dirvi una cosa.
BUON ANNO A TUTTI AMICI DI EFP!
Il 2017 è passato e si spera che questo 2018 sia un bellissimo anno (per quanto mi riguarda il 2017 è stato un anno un po' particolare, perciò spero davvero che vada meglio.)
È stato strano scrivere questo capitolo, ma mi è stato abbastanza facile immaginare tutta la scena e sono abbastanza soddisfatta di come è uscito fori. Inizialmente doveva essere un intermezzo fra ciò che stava succedendo nella palestra con Shadow e Maria, ma mentre scrivevo mi sono accorta che avevo già raggiunto tre pagine di Word e indi per cui ho deciso di fare un capitolo focalizzato sui due ricci che ho abbandonato sull'ARK.
Diciamo che mi sono presa una “pausa” prima del finale.
Vi dirò la verità. Ho davvero paura di scrivere gli ultimi capitoli (che ad occhio e croce saranno due massimo tre...) Anzi, forse lo avrà già detto qualche capitolo fa o a qualcuno rispondendo alle recensioni, ma so che prima o poi dovrò affrontare questo finale.
Detto questo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi auguro ancora un felice anno nuovo <3
A presto!

Cassandra

   
 
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