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Autore: Erina91    02/01/2018    7 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Verso il medio oriente..
 

Erina riusciva a malapena a tenere tra le dita il cellulare da quanto le tremavano le mani a causa della pressione che involontariamente il suo compagno le faceva nell'aspettare una sua risposta alla proposta di sposarsi. In qualche modo lo squillo del telefono che la avvisava di un messaggio era stato un colpo di fortuna e l'aveva aiutata a trovare una “scusa” per ritardare la sua risposta. Fu proprio grazie al messaggio che lesse che presa una decisione definitiva: era di Yukihira.
 
Nakiri.. so che avevamo deciso di non sentirci, ma non ce l'ho fatta: mi sei mancata davvero in questo mese. 
Come stai? Mi hai aspettato?
Tra poco sarò di ritorno.”
Yukihira.

Sgranò gli occhi al termine della lettura e ansiosa ripose frettolosamente il cellulare in borsa e d'impulso sostenne lo sguardo impaziente di Rokuro:
-non sono in grado di darti una risposta in questo momento. Mi daresti un po' di tempo per pensarci?
So che può sembrare una richiesta egoista, Rokuro, ma vedendo come il nostro rapporto si sia raffreddato non posso prendere una decisione tanto affrettata. Non credi che sia sbagliato?-
Detto questo, gli restituì il cofanetto che conteneva l'anello di fidanzamento regalatole da lui.
Quest'ultimo aggrottò le sopracciglia irritato:
-Pensi che creda a questa giustificazione?- obiettò spinoso -so perfettamente che il motivo per cui non riesci a prendere una decisione immediata è perché ti sei presa una sbandata per quel coglione di Yukihira.
È lui che ti ha fatto il lavaggio del cervello! Il fatto che il nostro rapporto si sia incrinato è solo colpa di quel bastardo. Perché non capisci? Tu non sei innamorata di quell'uomo! Credi solo di esserlo!-
Lei gli riversò un'occhiata infastidita.
-intanto abbassa i toni, Rokuro, siamo in un luogo pubblico.- continuò a disagio -che ne sai dei miei sentimenti?
Solo io so ciò che provo e quello che ti ho detto è come mi sento: non desidero fare un passo azzardato se non sono sicura di volerlo davvero. Sai perfettamente che la nostra relazione è in bilico e di conseguenza ti chiedo solo di darmi un po' di tempo per pensarci. Pensi che stia chiedendo troppo?-
-sono mesi che sei confusa, Erina, non ce la faccio più a sopportarlo.
E sta pur sicura che Yukihira non ti avrà se non lo voglio.-
-non hai il diritto di incatenarmi in questo modo, te l'ho sempre detto. Se pensi davvero di avere ancora una possibilità con me dovresti accettare la mia richiesta di tempo. Se non la accetti ti tagli le gambe da solo. Dovresti sapere quanto io sia categorica nelle mie scelte e sai che anche se ti arrabbi non accetterò la tua proposta di matrimonio se non ne sono convinta e di certo tale tuo atteggiamento non porterà a nulla di positivo.-
Rokuro non si fece tuttavia influenzare dalle sue parole ed insisté:
-fra un paio di giorni parti per l'India con quel bastardo. Non voglio aspettare altro tempo sapendoti là con lui.-
Erina scattò in piedi furiosa, facendo girare diverse persone sedute ai tavoli attorno a loro.
-ti rendi conto che mi stai costringendo ad accettare la tua proposta di matrimonio per tuo tornaconto e a causa di una ossessiva paura? E anche se l'accettassi pensi che cambierebbe qualcosa in quello che penso o nei miei sentimenti?-
Seguì risoluta:
-ho bisogno di riordinare la mente e credo di avere il diritto di farlo. È questione di rispetto, Rokuro.
Il rispetto è fondamentale in una relazione sana, lo sai? Così mi allontani solo di più.-
A quel punto il suo compagno restò in silenzio, sebbene innervosito, distogliendo lo sguardo da lei offeso e ferito nell'orgoglio. Erina, quindi, colse l'occasione per congedarsi: aveva il terrore di restare ancora.
-ora, sei vuoi scusarmi, credo che questo appuntamento sia stato appena rovinato dal tuo atteggiamento.-
Con questo gli diede le spalle e si avviò verso l'uscita, bloccandosi a metà strada per aggiungere:
-non c'è bisogno che mi riaccompagni a casa, preferisco tornare in taxi.-
Prima che potesse attraversare l'uscita, però, Rokuro l'afferrò per il braccio con forza.
-va bene, Erina, come vuoi.- acconsentì in tono frustrato -faremo come dici: aspetterò fino a quando non torni dall'India.-
Lei scostò la mano da lui, in quel momento disgustata di essere toccata.
-fai come preferisci.- asserì freddamente, andandosene del tutto.
Intanto che aspettava il taxi, scoppiò a piangere: si era davvero spaventata di fronte al comportamento possessivo e impositivo di Rokuro e si chiese se fosse sempre stato tanto inquietante o se era solo per colpa della sua indecisione e dei suoi errori se era diventato in quel modo. Sicuramente aveva sbagliato con lui, ma in quell'attimo si sentì sollevata che quella accanita e violenta discussione fosse avvenuta in un luogo pubblico e non quando si trovavano a casa da soli, perché in quel caso avrebbe temuto per la sua incolumità. Era ovvio che la sua decisione ponderasse più verso Yukihira e non solo perché lo amava alla follia ma perché egli non era Rokuro: Yukihira non si sarebbe mai comportato così con lei; certo, era insistente e testardo ma in maniera diversa, più delicata e rispettosa. Se davvero avesse accettato di stare con Yukihira sapeva benissimo che sarebbe finita in maniera disastrosa, forse anche peggiore, perché stavolta si sarebbe trattato di qualcosa di grave e che lei stessa aveva volutamente creato. Era davvero terrorizzata dalla vita, in quel momento, e dal non riuscire ad andare avanti a testa alta_come in fondo aveva sempre fatto_e se riusciva ancora a farlo era solamente perché aveva Marika. Tutta la sua forza di volontà nasceva grazie a sua figlia e dal desiderio di proteggerla.
Era contenta di essere fuggita da quel ristorante e dalla soffocante presenza di Rokuro.
Solo quando arrivò il taxi riuscì a rilassarsi pienamente.


 
****


Soma aveva deciso di partire direttamente dall'aeroporto di Osaka per raggiungere Nuova Delhi perché aveva considerato che avrebbe fatto prima a fare in questo modo, visto che aveva già i bagagli pronti e sarebbe stata una fatica inutile tornare a Tokyo per un giorno e poi ripartire subito.
Era molto contento dell'esperienza vissuta cucinando per la sede dall'Adashino C.B di Osaka: aveva conosciuto chef interessanti, oltre ad avere migliorato la preparazione dei piatti tipici della città.
Tutto sommato era stata un'occasione importante per la sua carriera di chef.
Però, nonostante questo, non sentirsi né vedersi né tantomeno parlarsi con Nakiri era stato molto difficile da sopportare perché aveva sentito profondamente la sua mancanza per tutto il mese che non aveva incrociato il suo sguardo o ascoltato la sua voce; così, rimesso apposto gli scatoloni che si era portato dietro, non aveva resistito e le aveva mandato un messaggio. In qualche modo voleva farle capire che non l'aveva dimenticata e che i suoi sentimenti non si erano affievoliti, tutt'altro.. si erano rafforzati ulteriormente e adesso non vedeva l'ora di incontrarla di nuovo.
Il suo capo, quello dell'Adashino C.B di Tokyo, gli aveva mandato solo ieri tramite email il biglietto aereo per Nuova Delhi e le indicazioni per trovare l'Hotel in cui avrebbero pernottato in quei giorni. Se non altro era fortunato di non doversi occupare di tutte le trattative per il viaggio ogni volta che dovevano andare all'estero per i banchetti, sicuramente gli toglieva una fatica in meno, sebbene fino all'ultimo era stato preoccupato che il direttore si fosse dimenticato di spedirgli il tutto; fortunatamente così non era stato ed ecco che era riuscito a partire ed arrivare senza problemi.
Proprio adesso, infatti, si trovava davanti all'entrata dell'Hotel assai caratteristico e senza dubbio sfarzoso e professionale, in perfetto stile indiano. Non aveva ancora visto nessuno dei suoi colleghi, tantomeno Nakiri e Marika, ma pensò che non avessero ancora raggiunto l'hotel. L'albergo dove avrebbero soggiornato_come aveva supposto prima di entrare_era sofisticato e lussuoso, e soprattutto.. nuovo di zecca: attraversato il salone di accoglienza che vantava di una elegante hall, il centro della sala era ornato da un'alta e possente statua di un elefante e attorniata da tantissimi tappeti.
Ai lati del salone, invece, vi erano altrettanti tappeti con poltrone e divanetti, e un bar dove servirsi.
Tale bar era qualcosa che non aveva mai visto: oltre ad essere molto chic, era anche fornitissimo di bevande.
Quando andò a ritirare la sua chiave elettronica e a mostrare agli addetti del ricevimento il suo documento di identità, quest'ultimi gli spiegarono anche che in cima al palazzo vi era la piscina e la palestra, mentre in ogni piano delle terrazze  con dei tavolini dove sedersi o fare un aperitivo, dalle quali potevi godere di una ampia e romantica visuale della città.
Insomma, per essere un paese come l'India, al momento sembravano essere capitati bene almeno riguardo al dove soggiornare. Nel frattempo che chiamava l'ascensore per andare a vedere la camera, sentì suonare il cellulare e vide che si trattava di Alice. Pensò subito che fossero arrivati anche loro e che gli volesse dire dove avevano fissato di incontrarsi per salutarsi. -pronto Nakiri-san!-
-Yukihira-kun! Pensavo non mi rispondessi.-
Lui ridacchiò fra sé e sé -e perché non avrei dovuto?-
-avevo paura che non fossi ancora arrivato. Com'è andato il viaggio?-
-piuttosto bene, e nonostante la grandezza di questa città, ho trovato quasi subito il nostro hotel.
Voi dove siete al momento?-
-non avevo dubbi che saresti stato il primo ad arrivare.- commentò divertita.
-noi siamo arrivati in questo momento e ci troviamo nella hall per ritirare le nostre chiavi elettroniche.
Ci vediamo direttamente a cena, a questo punto?-
-figurati! Fino a poco fa c'ero anch'io. Non ci siamo beccati per un pelo.- scoppiò a ridere sbarazzino.
-comunque sì, vediamoci a cena. Devo ancora posare le valigie e immagino anche voi.-
-ottimo! Allora alle 19.30 in punto ci troviamo nella hall e andiamo a cena.-
-perfetto! A dopo, Nakiri-san.- chiuse per primo la conversazione.
Avrebbe voluto raggiungerli subito dato quanto gli fossero mancate Nakiri e Marika, ma sarebbe stato scomodo scendere con tutte quelle pesanti valigie a carico e sicuramente a cena ci sarebbe stato più tempo e calma per trascorrere delle ore con entrambe. Doveva anche dire a Nakiri di aver rotto definitivamente con Megumi.
Prima di partire per Osaka non era riuscito a dirle niente e in particolar modo voleva ribadirle ciò che provava per rassicurarla che non era davvero cambiato niente nei suoi sentimenti.

Dopo aver posato le valigie e sistemato la sua roba negli armadi a disposizione, si fece una rapida doccia e poi scese nella hall alle 19.30 in punto. La famiglia di Alice, che era scesa per prima, lo accolse e lo salutò con tanto affetto e calore.
Ryou gli diede una pacca sulla spalla.
-allora Yukihira, com'è andata la trasferta alla sede di Osaka?- domandò nel suo solito tono cupo.
Lui sorrise compiaciuto. -sono stato via un po', ma è stata davvero una bella esperienza.-
E iniziò a raccontare quello che aveva appreso.
-e voi invece? Ve la siete cavata a Tokyo senza di me?- chiese scherzoso.
-più che bene, Yukihira-kun!- esclamò orgogliosamente Alice -anche se per mia cugina non è stato affatto un periodo facile..- aggiunse sottovoce. A quel punto si fece più attento che mai:
-cosa intendi con questo? È successo qualcosa a Nakiri o a Marika-chan?-
Alice lo fissò penetrante.
-credo che dovrebbe essere lei a parlarti di questo periodo che non ci sei stato.- iniziò seria, -però mi auguro che, semmai doveste diventare una coppia, tu non la faccia soffrire; perché, se dovesse succedere, non te la farò passare liscia.-
Di fronte a quelle parole iniziò a preoccuparsi e a diventare impaziente di sapere cosa fosse successo in quel mese che era stato assente. La loro discussione fu interrotta dall'arrivo di Hisako e Hayama, che uscirono dall'ascensore insieme.
Come al solito, attorno a loro, vi era un'atmosfera tesa.
-sei tornato, Yukihira.- constatò solo, Hayama, freddo.
-è sempre un piacere vederti.- gli strizzò l'occhiolino di rimando.
-tsz..- bofonchiò annoiato.
-ciao anche a te, Arato-san!- si soffermò su di lei.
-ti vedo davvero bene, Yukihira-kun.- gli sorrise cordiale.
-a proposito Hayama!- esordì Alice -eri già stato in questo hotel?-
-solo qualche volta, quando la mia permanenza in India è stata breve.-
Hisako colse quell'attimo per attirare l'attenzione di Hayama:
-e allora dove stavi quando ti fermavi per mesi?-
Lui le riversò un'occhiata infastidita, probabilmente seccato dalla sua invadenza.
-non credo siano affari tuoi, Arato.-
-mi sembra di averti fatto una domanda perfettamente normale, non c'è bisogno che ti scaldi tanto.- sbottò offesa.
Il loro battibecco terminò poco dopo, quando tutti notarono che Nakiri e Marika stavano arrivando.
Nel momento nel quale le sue iridi e quelle di Nakiri si incontrarono, il suo cuore ebbe un sussulto non indifferente. Quanto gli era mancata? Tantissimo.
Il suo istinto avrebbe voluto stringerla seduta stante per quanto aveva avvertito la mancanza della sua voce, dei suoi occhi tanto accesi ed espressivi, del suo contatto fisico, del suo profumo. Tutto. Davvero tutto gli era mancato.
La loro fu un'occhiata intensa: ambedue si parlavano con gli occhi, si dicevano attraverso essi che volevano solo rivedersi soddisfacendo i loro forti sentimenti. Poi, ad un tratto, vide correre verso di lui la piccola Marika che con un luminoso e innocente sorriso lo abbracciò con tutta l'energia che aveva in corpo.
-Soma oniichan!!- lo chiamò vivacemente, mentre continuava ad abbracciarlo e ad affondare i suoi riccioli d'oro contro di lui. D'impulso, dopo quella sincera manifestazione d'amore e d'affetto, non riuscì a controllare un sorriso dolce e paterno, carezzando i ciuffetti biondi della bimba.
-mi sei mancato, Soma oniichan.- farfugliò con naturalezza, per poi confessare imbronciata:
-avevo paura che non saresti tornato.-
-anche tu mi sei mancata piccola.- dichiarò teneramente:
-dove credi che sarei andato senza la compagnia della mia bella principessa?-
Marika si aprì in una risata armoniosa e festosa, abbracciandolo ancora più forte.
-ti voglio tanto bene, Soma oniichan.-
Lui quasi si commosse davanti a quelle parole tanto dolci quanto sincere.
Le carezzò una guancia affettuoso. -anch'io..-
Tutto il gruppo assistette a quell'incontro pieno d'amore.

Soma tenne vicino a sé Marika per tutta la cena perché la bambina non ne voleva sapere di separarsi e lui era molto felice di questo. Allo stesso tempo, nel corso del pasto, lui e Nakiri non smisero di scrutarsi, esplorarsi con curiosità e vogliosa intenzione di parlarsi, interagire, potersi finalmente toccare di nuovo.
Tuttavia, oltre a notare ciò, non aveva smesso di chiedersi cosa intendesse Alice quando gli aveva accennato di come Nakiri avesse passato l'ultimo mese che lui non c'era stato. E anche adesso, osservando Nakiri, si era accorto che non era propriamente in forma emotivamente parlando e il pensiero andò subito a Suzuki, avvertendo lo stomaco contorcersi e ribollire all'idea che potesse essere colpa sua.
Decise_come aveva già stabilito in partenza_che quella sera l'avrebbe presa in un momento in cui era sola per parlarle e chiarire la loro situazione attuale e soprattutto sapere cos'era successo davvero nel corso della sua assenza.



 
****


Dopo cena, dato che le temperature si erano abbassate molto in serata, il gruppo si spostò al quarto piano del palazzo dove vi era un area bar e nella quale potevano passare una serata al caldo davanti ad una bevuta e chiacchierare del più e del meno. Erina stava tenendo d'occhio Marika e Naoki che si divertivano insieme e di nascosto guardava Yukihira parlare animatamente con sua cugina Alice. Da quando l'aveva rivisto il suo cuore sembrava esplodere e non accennava a voler smettere di battere all'impazzata. In quel periodo che non si erano né parlati né incontrati, le era mancato moltissimo e ora che ce l'aveva davanti agli occhi non riusciva a crederci. Avrebbe voluto chiedergli tante cose, in particolare sul suo attuale rapporto con Todokoro, dirgli che se era stata in grado di rifiutare la proposta di matrimonio di Rokuro era solo grazie a lui e al suo messaggio mandato al momento opportuno. Voleva dirgli che gli era mancato e quanto avrebbe voluto trascorrere quella serata in intimità con lui per rimediare a tutto il mese che non avevano potuto farlo. Sapeva che quei sentimenti erano inopportuni, ingiusti, che sarebbe stato meglio non provarli per ciò che aveva fatto, ma non riusciva a fare a meno di desiderare di ascoltarli, benché il costante senso di colpa. Tale senso di colpa, inoltre, si era fatto molto più pressante quando prima aveva visto sua figlia correre emozionata da lui e dirle con tanta naturalezza quanto gli volesse bene.
Udire quelle parole le aveva scatenato due reazioni opposte: da una parte era contenta che Marika, pur non sapendo di avere legami di sangue con Yukihira, gli volesse talmente bene come se involontariamente sentisse di essere sua figlia.
Gli veniva così spontaneo da sconvolgerla. Dall'altra.. aveva ulteriormente incrementato le sue angosce, il suo rimorso, la paura di rivelare la verità a Yukihira. Il terrore che lui sparisse e non tornasse più, che finisse per odiarla.
In fin dei conti, ogni volta che pensava a quello che aveva fatto, sentiva che il cuore le si gelava improvvisamente e il panico prendeva il sopravvento. Però, nonostante questo, la voglia di stare con lui e di lasciarsi andare non si acquietava e ora più che mai desiderava ascoltare il suo cuore, anche rischiando che una volta scoperta la verità lo perdesse per sempre.
Notò il soggetto dei suoi pensieri alzarsi dalla sedia, posare il bicchiere vuoto sul tavolo, lanciarle l'ennesima e sfuggente occhiata e annunciare agli altri:
-vado un attimo a prendere un po' d'aria, ragazzi.-
Il resto dei suoi colleghi/amici annuì. Erina restò con loro, indecisa se raggiungerlo o meno, visto che poteva essere l'occasione giusta per restare da soli e potersi parlare in privato. Fu proprio Alice a smuoverla dal suo stato di indecisione col suo fare intraprendente e sicuro, bisbigliandole all'orecchio maliziosa:
-si vede lontano un miglio che vorresti andare da Yukihira-kun.-
Lei avvampò, colta nel segno. Iniziarono a parlare sottovoce:
-è tutta la sera che vi guardate con desiderio. Penso che dovresti agire.-
-ma ti sembra il momento di dire certe cose in mezzo a tutti?-
-sto parlando sottovoce apposta, cuginetta.- ridacchiò giocosa.
-e comunque so benissimo da me cos'è meglio fare.- borbottò indispettita.



 
****


Nel mentre, Soma era uscito ritrovandosi in una di quelle immense terrazze di cui gli aveva parlato il personale della hall. In effetti il panorama era incantevole e affascinante, pieno di luci di palazzi che sembravano più belli di ciò che erano.
Gli scappò un sorriso malinconico di fronte ad esso.
Nel tentativo di calmare i suoi “bollenti spiriti” a causa dell'attrazione e dei sentimenti verso Nakiri, aveva anche acceso una sigaretta. Quando si trovò tra le mani il pacchetto ebbe un flash di quella notte in cui avevano fatto l'amore.
Ricordi che era un po' che non sopraggiungevano con tale violenza.

Una vivace luce proveniente dal sole del mattino filtrò attraverso la finestra della camera solleticandogli gli occhi, che furono costretti a schiudersi. Avvertì lo stomaco sottosopra e una leggera sensazione di nausea infastidirlo, ma niente in confronto al pungente mal di testa che sembrava una lama affilata. Faticò a ricordare i dettagli della notte, almeno inizialmente, dato quanto fosse brillo.. poi essi giunsero tutti insieme al momento che le sue iridi furono in grado di esplorare con attenzione la camera da letto: le lenzuola a terra, le grinze del letto, i cuscini che sembravano volati da una parte all'altra della stanza.. per non parlare dei suoi vestiti della sera prima sparsi in ogni dove. Successivamente, ecco una strana emozione fare capolino. Un'emozione che era esplosa tutta insieme e poi tutti i passaggi della notte: l'immagine pressante di Nakiri bella come non mai e le sue mani che carezzavano ogni punto del suo corpo, con estrema cura e passione; come i suoi lunghi ciuffi biondi si spargevano su di lui facendogli il solletico e il suo intenso profumo imperniava tutta la stanza. Infine.. la loro unione, il loro rapporto carnale ricco di desiderio e complicità, la morbidezza della sua pelle e delle sue labbra. Davvero nessuna donna era mai riuscita a farlo sentire tanto bene e nessuna notte d'amore che aveva mai trascorso era stata in grado di trasmettergli tante emozioni insieme. Una valanga di sensazioni e sentimenti che sembravano essere giunti all'improvviso, in un attimo fuggente, al primo sguardo, alla prima notte d'amore.. Cos'era stato veramente? L'aveva sognato? Per quanto fosse ubriaco era impossibile averlo solo sognato, no.. era successo veramente. Ma fu qui, nel corso di uno spiraglio di lucidità che lo riportò alla realtà, alla mattina stessa e non alla notte scorsa, che voltò la testa verso la parte opposta del letto che adesso era completamente vuota, solitaria, povera.. solo traccie del profumo di Nakiri e qualche ciocca di capelli biondi che le apparteneva. 
Sgranò gli occhi e irrequieto, quasi disperato, si alzò dal letto e la cercò per tutto l'appartamento: spalancò la porta del bagno, ma nulla.. era sgombro. Fiducioso, corse in cucina.. e con delusione vi era solamente una tazza abbandonata sul tavolo che aveva ancora il segno del suo rossetto rosato sui bordi, che gli fece capire che era stata lei ad usarla confermandogli di non essersi immaginato tutto. Andò nel piccolo salotto con l'ultimo spiraglio di speranza di trovarla lì, ma anche il divano era deserto e sembrava così triste da lasciargli un dolore acuto ed inspiegabile: se n'era andata. Era sparita.  
Si era volatilizzata lasciandolo senza un biglietto di avviso, senza alcuna parola.. ed ecco la consapevolezza raggiungerlo con tanta frustrazione e rabbia. Che fosse stato solo lui a provare qualcosa di tanto potente? 
A sentire una chimica non indifferente tra loro?
Sentì pizzicare la fronte ed un ultimo ricordo lo accolse: le dita di Nakiri che sfioravano i suoi ciuffi con delicatezza e le sue labbra soffici che gli lasciavano un bacio sulla fronte, che sapeva tanto di addio, poi quelle parole pronunciate in un soffio strozzato che lo ferirono solamente di più: 
Mi dispiace Yukihira..” accompagnate da una lacrima che gli inumidì lo strato di pelle in quel punto.
Non riuscì a controllare un pugno che volò contro la parete, i
ncrinandola leggermente.
Era successo davvero come nell'ultima immagine di lei? 
Non gli interessava nemmeno saperlo. Era troppo adirato. Cosa avrebbe dovuto fare?
Probabilmente, se se n'era andata, era perché si era accorta_pensando con un cerco rammarico_di aver commesso uno sbaglio. Doveva in ogni caso cercarla? Da una parte avrebbe voluto farlo per chiarire ciò che c'era stato tra loro, almeno quello che aveva provato lui, ma lui stesso non comprendeva il suo stato d'animo e non faceva altro che chiedersi se l'intensità di quelle emozioni fossero state solo frutto dell'alcol o se invece si era trattato di qualcosa di reale e tangibile. Di sentimenti concreti e sinceri, di un amore mai scoperto di provare fino a quella notte.. 


Il vento scosse le tende della terrazza facendole ondeggiare come un mare in tempesta.
Quegli sprazzi d'aria gelida erano tipici dell'India, che solitamente era un paese caldo, ma quando calava la notte diventavano sempre più frequenti.. o almeno, questo era quello che gli aveva descritto suo padre il periodo in cui c'era andato. Non che avesse mai trovato l'India una meta interessante e curiosa da visitare, ciò che gli ispirava era altro, ma ora che si trovava lì si dovette ricredere perché in qualche modo possedeva il suo fascino.
Quando il filtro della sigaretta fu consumato del tutto, fece per rientrare ma si bloccò trovandosi Nakiri di fronte a lui.
-Yukihira..- farfugliò lei, portando le iridi di lato in un gesto che trovò femminile e ammaliante, come se celasse un piacevole disagio. -Nakiri..- D'impulso le donò un sorriso ricco di tenerezza. -cosa ti porta qui?-
La vide incamminarsi lentamente in sua direzione, senza interrompere il loro scambio di sguardi.
In modo spontaneo, in seguito, gli strinse le dita tra le sue ricambiando il suo sorriso.
-sei davvero tornato.- constatò in maniera impacciata ed adorabile, atteggiamento che gli fece capire che anche a lei era mancato molto. -ti avevo detto che l'avrei fatto.-
Le strizzò l'occhiolino, avvolgendo le braccia attorno al suo esile corpo nel modo più naturale del modo.
-mi sei mancata molto.- le sussurrò nell'orecchio.
Nakiri non gli rispose la stessa cosa, ma gli fece capire che anche per lei era uguale stringendolo con più forza.
-ma non ti vedo in forma come al solito. È per caso successo qualcosa di spiacevole mentre non c'ero?-
La vide esitare, come se fosse indecisa se rispondere o meno.
Si fece perplesso e preoccupato:
-Nakiri.. i sentimenti per te non sono cambiati, quindi non avere paura di dirmi cos'è successo.-
Lei si separò dall'abbraccio e sostenne il suo sguardo con decisione:
-c'è una cosa che non ti ho chiesto prima che tu partissi e riguarda la tua attuale situazione con Todokoro.
Vorrei che tu fossi sincero su questo.-
-se ti rispondessi che abbiamo chiuso, quale sarebbe la tua reazione?
Se ti dicessi che ho rotto con lei perché voglio stare con te, cosa faresti?-
Nakiri spalancò gli occhi spiazzata. -è davvero finita tra voi?-
Nelle sue iridi vi era una luce particolare che si divideva tra il sollievo e la preoccupazione. Una luce che voleva interpretare e comprendere fino in fondo:
-sì, è finita prima che partissi per Osaka.- allora le confermò.
Attese che lei continuasse il discorso, ma dalla sua bocca non uscì nulla.
-..e te, Nakiri, stai ancora con Suzuki-san?- dunque rincasò:
-per tutto il periodo che ho vissuto ad Osaka ho sperato che tu mi aspettassi, che non prendessi decisioni azzardate perché non c'ero e che la tua relazione con Suzuki-san avesse avuto finalmente una conclusione.
Ma oggi ti vedo e mi rendo conto che questo non è successo perché sembri stare ancora male, per cui..-
Prima che proseguisse, lei lo interruppe:
-..l'ho fatto! Ti ho aspettato, Yukihira!-
Tali parole lo resero davvero felice ed emozionato.
-io.. ecco..- riprese lei -..Rokuro mi ha chiesto di sposarlo, ma io non ho accettato!
Almeno per ora, non ho accettato la sua proposta..-
Lui si fece scettico. -cosa intendi con “almeno per ora?”-
-ti ho già detto cosa penso della tua richiesta dello stare insieme e sono ancora incerta su questo punto, ma quando Rokuro mi ha fatto la proposta mi sono sentita assalire dall'ansia perché non volevo farlo. Il tuo pensiero non faceva altro che disturbarmi, anche se la mia parte razionale mi diceva di accettare di sposarlo perché sarebbe stata la soluzione migliore.. però non ce l'ho fatta! E poi, quando tu mi hai scritto..- seguì nervosa.
Lui ridacchiò divertito intervenendo:
-..mi stai dicendo che il mio messaggio ti ha salvato ancora una volta?-
Era davvero soddisfatto di aver interrotto un momento tanto pericoloso ed importante tra Nakiri e Suzuki.
-non sto dicendo questo!- protestò imbarazzata -dico solo che il tuo messaggio ha contribuito un pochino..-
-se non ti avessi scritto avresti davvero accettato la sua proposta?-
Si rese conto di aver pronunciato quella frase con un tono lievemente piccato, ma la risposta di Nakiri lo rassicurò un po':
-probabilmente avrei fatto lo stesso anche se non mi avessi scritto.-
-quindi, se ho capito bene, avete chiuso?-
Abbassò la testa come se fosse timorosa.
-no, non l'abbiamo fatto.. penso che ci troviamo in una sorta di pausa.- suppose con aria vaga.
Soma aggrottò la fronte confuso. -Nakiri.. non starai davvero contemplando l'idea di sposarlo sperando di trovare una via di fuga dalla nostra relazione che per qualche motivo sembra spaventarti?-
-mi sembra di essere stata abbastanza chiara su questo punto.- ribatté aspra -non ho accettato la sua proposta subito, ma lui si aspetta una risposta quando torniamo dall'India e questo mi crea ansia perché so perfettamente di non poter essere decisa con nessuno di voi due.-
-Quello che non capisco, Nakiri, è perché ti trovi indecisa sul da farsi pur conoscendo i tuoi sentimenti per me e sapendo che se ti sposassi con Suzuki-san non saresti felice in ogni caso perché non provi più niente per lui.
Mi hai appena detto di avermi aspettato e di non essere riuscita ad accettare la sua proposta di matrimonio poiché sai che sarebbe uno sbaglio, quindi.. perché continui ad essere tanto timorosa?-
Ci fu una lunga pausa tra loro, poi lei iniziò a farfugliare parole incomprensibili che non fecero altro che stranirlo di più:
-io.. Marika.. tu.. lei..-
Improvvisamente arrestò ciò che stava per dire e un'espressione di panico indefinito attraversò il suo sguardo, che fu in seguito accompagnato da un fulmineo pallore che lo lasciò senza parole facendolo preoccupare:
-cos'è ti prende? Sei sbiancata tutta insieme!-
Le accarezzò una guancia premuroso -ti senti male? Hai bevuto troppo?-
Nakiri scosse la testa e scostò la mano dalla sua guancia.
-lascia stare. Non so cosa mi sia preso..- fiatò tremante.
-cosa stavi per dire su Marika? Sono sicuro che volevi dirmi qualcosa.- insistette lui, curioso -ti preoccupa che possa essere difficile avere una relazione tranquilla con una bambina a carico che non è mia figlia?
Pensi che possa stancarmi dopo un po' perché non riusciamo a trovare il nostro spazio?
È questo che ti impedisce di prendere una decisione?-
-tu non capisci Yukihira!- tuonò esasperata -lei è..-
Si bloccò ancora.

 
 
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-tu non capisci Yukihira!- tuonò esasperata -lei è..-
No, non poteva dirlo. Non doveva dire la verità a Yukihira.
Si bloccò di nuovo e cercò di trovare un modo per sviare il discorso o portarlo altrove.
Se solo avesse detto la verità l'avrebbe perso per sempre.
Si tormentò le dita da dietro, nervosa; il suo cuore da una parte voleva “sputare” tutto fuori perché era talmente coinvolta da Yukihira che non riusciva più a mentirgli e qualsiasi momento poteva essere potenzialmente pericoloso per versare ogni cosa, ogni sensazione, il senso di colpa a causa di quello che gli aveva nascosto.
Dall'altra era tanto terrorizzata dal farlo che sarebbe potuta svenire di lì a poco; così, quando finalmente riuscì ad aggrapparsi alle possibili motivazioni che le aveva esposto Yukihira, disse:
-esatto, sono preoccupata per le motivazioni che hai detto. So che hai legato molto con Marika e soprattutto che le vuoi bene, ma non pensare che questo basti a rendere la nostra relazione facile: se davvero dovessimo sposarci o andassimo a vivere insieme.. sai che non saremo solo io e te. Non avremo l'intimità che credo tu desideri e crescere una figlia, soprattutto se piccola e indifesa come Marika, non è una passeggiata.-
Era consapevole che dire tali parole non era carino, in particolare se lei stessa sapeva che Yukihira sarebbe potuto essere il padre migliore del mondo se solo avesse cresciuto Marika fin dall'inizio, ma era lei che non gli aveva dato l'opportunità di farlo: l'aveva privato di tutto questo prima di poterlo mettere effettivamente alla prova e ancora adesso ne pagava amaramente le conseguenze, come in quel momento, che si era sentita costretta a sfruttare le parole di Yukihira per celare la verità. -ti sentiresti davvero di farlo?-
-se non me la fossi sentita non avrei fatto niente fin dall'inizio con te, Nakiri.
Sai che non sono tipo da fare qualcosa per costrizione.
Perché continui ad avere una visione di me immatura e irresponsabile?
Non credo di essere tanto peggio di Suzuki-san, anzi.. presuntuosamente penso di aver costruito un rapporto assai più confidenziale e affettuoso con Marika di quello che lui ha instaurato con lei nei vostri due anni di relazione.-
Sghignazzò realizzato, con la chiara intenzione di volerlo sminuire.
-sei un'idiota, Yukihira!- esplose Nakiri -come fai a prendere tutto così alla leggera? Stiamo parlando di cose serie!-
Lui ridacchiò divertito dal suo atteggiamento, poi la strinse a sé:
-..e allora perché non mi metti semplicemente alla prova?-
Le mordicchiò il lobulo dell'orecchio, giocoso, creandole dei brividi di eccitazione e poi scese lungo il suo collo latteo lasciandole qualche bacio bollente. Lei si beò del suo profumo che tanto le era mancato e si fece accarezzare dalle sue mani che desiderose cercavano un maggior contatto. I respiri si fecero affannosi e anche lei si fece trascinare dal momento avvolgendo le mani attorno al sua schiena andando alla ricerca delle labbra di lui per unirsi in un bacio appassionato che non condividevano da tempo. Yukihira si accorse subito delle sue richieste e schiuse la bocca per accoglierla e rispondere al bacio da lei cercato. Si baciarono con foga e trepidazione perché entrambi avevano sentito la mancanza della loro intimità, che si trasformò in una spasmodica ricerca di un contatto ulteriore; tant'è che lei finì contro la parete della terrazza (che per fortuna era vuota) e lui la chiuse nell'angolino di essa_ non con rudezza_ vezzeggiando ogni parte del suo corpo dalla più nascosta alla più scoperta con audaci carezze, specchiandosi nei suoi occhi e respirando vicino alle sue labbra. Un'occhiata incisiva, penetrante, complice. Assai passionale.
Un'occhiata che la fece impazzire a tal punto che le scappò di dire, boccheggiando sottovoce:
-mi sei mancato anche tu, Yukihira.- arrossì vistosamente.
Alla fine glielo aveva detto. Non era riuscita a trattenersi.
Yukihira si aprì in un ghigno che era un misto tra il dolce e l'entusiasta, che lei trovò dannatamente attraente, poi tornò a baciarla con trasporto_ricambiato ampiamente_ e mentre assaggiava il suo collo, affondava la testa nella sua clavicola mordicchiandoli entrambi, le rispose a fiato corto:
-sei in pausa con Suzuki-san, vero?-
Come a volere la certezza di essere libero di fare qualcosa senza il suo “fantasma” tra i piedi, se non adesso perché era complicato, ma nei prossimi giorni_visto che ne avevano quindici a disposizione_.
Lei non gli rispose, ma fece solo un piccolo cenno in modo da fargli capire che la risposta era affermativa.
Rimasero così, stretti tra le braccia l'uno dell'altra, ad amarsi, assaggiarsi e rimediare al mese che non si erano visti, cercando di rispettare i limiti di decenza, per un tempo indefinito.
Fu Yukihira ad interrompere il momento, sfiorandole i capelli con dolcezza e donandole un abbozzato sorriso, che sinceramente la rasserenò. -Nakiri, se prendo te prendo anche la piccola Marika..-
Le strizzò l'occhiolino proseguendo con determinazione e sicurezza:
-..e non perché mi sento costretto a farlo, tutt'altro.. non so il motivo, ma tengo veramente a quella bambina e alla sua felicità. Ti assicuro che saprò prendermi cura di entrambe e anche meglio di Suzuki-san.-
Si commosse di fronte a quelle parole. Era incredibile il modo in cui Yukihira già parlasse di Marika come se sapesse inconsapevolmente di essere suo padre. Le sfuggì una lacrima dagli occhi, che scacciò in malo modo: se Yukihira avesse notato la sua eccessiva reazione avrebbe solo avuto più sospetti. Però, nonostante questo, non poteva fare a meno di sentirsi felice delle sue parole dette con tanta sincerità e naturalezza.
-inoltre, Nakiri..- riprese malizioso, bisbigliandole all'orecchio febbrile:
-..in questi quindici giorni che passeremo insieme, senza Suzuki-san, farò in modo di far sparire tutti i tuoi dubbi sulla sua proposta di matrimonio. Troverò il modo di farti diventare completamente mia e di darti più certezze possibile.
Solo così verrai da me, giusto?-
Lei, di fronte alla quella dichiarazione tanto esplicita, diretta e completamente inaspettata, diventò paonazza.
-Yukihira!- sibilò sconvolta -sei incredibile..- 
Tuttavia, in qualche modo adesso si sentiva più tranquilla.
Il “mattone” che aveva sullo stomaco, almeno momentaneamente, sembrava essersi alleggerito.
Se non altro l'amore sconfinato di Yukihira e la sua persistenza erano stati in grado di calmarla.


 
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Erano già trascorsi diversi giorni da quando erano arrivati in India e avevano visitato alcuni luoghi di essa, oltre ad aver fatto un paio di riunioni per organizzare il ricevimento nel modo più rigoroso e perfetto possibile, trovando finalmente una gestione completa del banchetto, che si sarebbe svolto il giorno seguente in uno dei palazzi più sfarzosi e antichi di Nuova Delhi. Quella mattina si ritrovarono tutti nella Hall per una gita finale della città e delle attrazioni più consigliate e da non perdere, che avevano prenotato prima della partenza.
Hisako era scesa prima degli altri pensando di essere la prima ad arrivare, ma per sua sfortuna_o fortuna_vi era già Hayama seduto su di una delle poltrone che, con aria annoiata, stava scrivendo un messaggio a qualcuno.
Si portò le mani dietro la schiena e cautamente si avvicinò a lui che, sentendo i suoi passi, incontrò i suoi occhi alzando un sopracciglio a mo di sfacciataggine. -buongiorno Arato.-
-buongiorno a te, Hayama. Strano che sia il primo ad essere sceso.-
-non sono molto entusiasta di questa gita di gruppo, ma sto aspettando una persona che verrà con noi.
Non potevo ritardare.- spiegò brevemente.
Hisako si fece interessata, ma evitò di chiedere informazioni in più perché sapeva che lo avrebbe infastidito.
Sebbene fosse curiosa di chi fosse questa persona, non poteva fargli vedere quanto gli importasse saperlo.
Aveva la sensazione di chi fosse, anzi.. era sicura si trattasse di quella persona che spesso era in contatto con Hayama e di cui lui si premurava di non parlare. Si sentiva agitata e proprio per questo non vedeva l'ora che gli altri scendessero per bloccarla dal fare domande indiscrete e inadeguate. Fortunatamente le sue richieste furono accontentate quasi subito e anche il resto dei suoi colleghi/amici raggiunse la hall per partire per la gita.
Si salutarono tutti molto velocemente e Alice domandò:
-dove ci troviamo con la guida?-
-penso ci raggiunga direttamente all'Hotel.- rispose lei.
-ci siamo tutti?- chiese Yukihira.
Qui Hayama intervenne lasciandola di stucco:
-sto aspettando una persona che si unirà a noi. Mi ha scritto adesso di trovarsi nelle vicinanze dell'hotel.-
-e chi sarebbe questa persona?- si insinuò Nakiri.
-una conoscente.- asserì brusco.
Tutti si fecero stupiti davanti a quella dichiarazione.
-non pensavo che avessi degli amici vedendo quanto ti sia indifferente tutto il resto del mondo.-
Non era riuscita a trattenersi e lo aveva provocato.
-sento una vena di fastidio nel tuo tono, Arato.- ghignò canzonatorio, -se ti dà fastidio che si unisca qualcun altro alla gita nessuno ti costringe a venire con noi.-
Lei strinse i pugni seccata.
-pensi che mi importi davvero chi frequenti?-
A quel punto, vedendo che la situazione si faceva tesa tra i due, Yukihira decise di interrompere una discussione che sarebbe presto degenerata in qualcosa di spiacevole:
-su ragazzi, non mi sembra il caso di discutere già di prima mattina.
Non credo vi siano problemi se si unisce qualcun altro a noi.-
Ricevette una gomitata poco delicata da parte di Erina ed Hisako se ne accorse perché lo sentì gemere di dolore.
-perché mi stai picchiando, Nakiri?-
-perché sei un'idiota, Yukihira.- replicò l'altra.
-non capisco..- disse perplesso.
-proprio per questo dico che sei un'idiota.-
In quel momento Hisako decise di rassicurare Erina:
-non preoccuparti, Yukihira-kun ha ragione: non ha senso mettersi a discutere su certe e inutili piccolezze con qualcuno come Hayama.- gli riversò un'occhiata sprezzante_che fu ricambiata_e si avviò verso l'uscita dell'Hotel dandogli le spalle. In fondo era stata lei la prima a rivolgersi in malo modo perché era diventata gelosa al pensiero che un'altra donna si unisse a loro e soprattutto di essere obbligata a trascorrere una giornata intera con lei ed Hayama a due passi.
Sapeva dal principio che sarebbe stato un giorno difficile.
Mentre stava per uscire, fu attirata da una figura che stava venendo in loro direzione: era una ragazza indiana, bella e aggraziata, alta, dalle movenze fini e femminili; la pelle scura e un volto grazioso, due occhi grandi e cerulei tanto belli da crearle un senso di disagio e dei ciuffi castani scuro, lisci e fluenti, che le arrivavano quasi fino al bacino.
Sembrava davvero una modella.
Iniziò a chiedersi se fosse lei la persona che Hayama stava aspettando con tanta bramosia.
Le sue domande ebbero immediatamente una risposta quando tale ragazza si portò davanti ad Hayama e lo abbracciò con affetto. -Akira.. mi sei davvero mancato!- esclamò radiosa.
La reazione di Hayama la lasciò alquanto sorpresa perché a differenza della freddezza che di solito adottava con lei, verso quella ragazza appariva piacevolmente intenzionato ad accettare le sue manifestazioni d'affetto e difatti rispose al suo abbraccio con assoluta partecipazione, tant'è che anche il resto degli altri li osservò con aria confusa.
Sentì una fitta metaforica assalire il suo petto vedendo quanto il rapporto tra Hayama e quella ragazza sembrasse profondo e confidenziale, di rispetto reciproco.
Poco dopo i due si staccarono e la ragazza finalmente parve accorgersi di loro e sorridendo parlò:
-voi dovete essere i colleghi di Akira.
Scusate se non vi ho notato subito, in effetti non mi sono comportata in modo educato.-
-non preoccuparti.- disse Alice, scrutandola da capo a piedi in modo quasi inquisitorio.
-possiamo sapere almeno il tuo nome?-
Chiunque conoscesse Alice, lei compresa, poteva dire che il sorriso che rivolse alla ragazza non fu dei migliori: costruito, sarcastico e falso. Per fortuna la nuova arrivata non sapeva quanto Alice fosse sadica, per cui non colse la falsità dietro al suo sguardo. Nonostante questo, si sentì più leggera notando la Nakiri porsi in modo tanto impertinente.
Lei non sarebbe mai stata in grado di essere coraggiosa al suo livello.
-sono Akhila Sharma. È un piacere conoscervi tutti.-
Passò la mano ad ognuno di loro, ponendosi sempre in maniera raffinata ed educata.
Bastava vedere cosa indossava a farle capire che la Casta a cui apparteneva fosse ricca di origine.
-che legami hai con il nostro Hayama?-
Alice continuò la sua indagine, sempre più in modo invadente e presuntuoso, tant'è che Hayama la guardò male diverse volte, visto che aveva “toccato” la sua privacy e lui odiava chi ficcanasava nella sua vita con tanta scaltrezza.
Vide Erina avvicinarsi alla cugina e tirarla per la maglietta, sussurrandole all'orecchio per fermarla:
-stai esagerando, Alice, datti una calmata per favore!-
-non mi piace. La trovo già insopportabile.-
-anche a me non ispira simpatia, ma evitiamo di fare figuracce per il momento. Capisco che tu sia protettiva con Hisako, ma credo che può benissimo tenerle testa da sola. Non ha nulla che le manca.-
Alice si schiarì la voce e cercò di darsi un contegno, adottando un sorriso di circostanza.
-lascia perdere la mia invadenza, sig.na Sharma.- corse ai ripari incitando gli altri a spostarsi dall'hotel:
-piuttosto.. la guida ci sta aspettando. Non vorremo mica rischiare che se ne vada!-

Il gruppo concordò e dopo partirono per il tour che prometteva la visita di gran parte delle attrazioni di Nuova Delhi e una passeggiata sul dorso di un elefante, animale sacro per l'India.

Hisako non smise di osservare Akhila e Hayama nel corso di tutto il giorno che, più si trovavamo vicini, più le confermavano di avere un rapporto assai intimo. Adesso che li vedeva interagire, sfiorarsi ad ogni minima occasione_anche se era più che altro lei a farlo, lui non disdegnava le sue attenzioni_parlarsi e appartarsi, sparendo dalla vista di tutti, era molto convinta che fossero anche “amici di letto” data la confidenza che avevano. Era tutto il giorno che avrebbe voluto scappare via, nascondersi a piangere, perché il suo cuore addolorato la stava facendo soffrire molto.
Ora che li aveva visti insieme, aveva confermato che la persona con cui Hayama parlava era una donna_come aveva sospettato fin dall'inizio_sapeva che avrebbe dovuto accettare la situazione e mettere una pietra sopra sui suoi sentimenti non corrisposti. Hayama era una persona complessa, per niente un bravo ragazzo, e non faceva altro che farla stare male con il suo atteggiamento scostante e gelido; quindi, perché avrebbe dovuto continuare a dare il suo cuore ad una persona tanto complicata e svalutante? Non era giusto soffrire per uno così. Adesso sapeva di non avere alcuna speranza con lui e forse quel viaggio, la consapevolezza di ciò, l'avrebbero aiutata ad andare avanti, a lasciarlo perdere, a dire “addio” ad un amore che non avrebbe mai avuto futuro né la più piccola possibilità di cominciare.

A fine giornata, Erina sembrò cogliere la sua tristezza e, prima di andare a letto, la trascinò da parte per consolarla:
-Hisako.. non posso vederti tanto giù per un tale bastardo come Hayama.-
-è ovvio che stanno insieme, Erina, ma non riesco a farmene una ragione.-
-sei sicura che stiano davvero insieme?- le fece notare l'altra.
-so che Hayama è molto introverso, ma hai mai provato a chiederglielo direttamente?-
-non potrei. Hai visto come si irrigidisce quando qualcuno invade la sua privacy? Basta vedere come ha fulminato Alice per le domande che gli ha fatto su Akhila. E poi.. credo davvero che ci abbia mai provato?
Tante volte ho tentato di avvicinarmi a lui, di parlarci, di accrescere la nostra conoscenza, di farlo aprire di più a me.. ma ogni volta che ci provo vengo trattata come se fossi un fastidio.-
-vuoi sapere come la vedo io?- riprese Erina.
Lei annuì pronta in ascolto.
-..la soluzione più facile sarebbe metterci una pietra sopra o arrendersi vista la difficoltà che si sblocchi qualcosa tra voi a causa del carattere orgoglioso e riservato di Hayama, ma io credo che non dovresti fare la scelta più facile. Credo che dovresti andare da lui ed insistere. Non so come mai, ma non penso che quello che Hayama provi per te sia solo indifferenza o odio. Anche oggi, pur vedendolo sempre con Akhila, ho notato che ogni tanto buttava l'occhio su di te e la sua espressione mi è parsa quasi malinconica. Hayama è una persona molto fredda e ha il brutto vizio di nascondere ciò che prova veramente_come facevo anch'io in passato_ma quando si tratta di te, che lo faccia di nascosto o meno, sembra che qualcosa traspari sempre.- 
Hisako rimase meravigliata di fronte a quelle parole:
-dici sul serio, Erina?-
-non posso darti la certezza che sia così, ma posso dirti che arrendersi tanto in fretta è sbagliato. Anch'io ho fatto lo stesso errore con Yukihira e pur cercando insistentemente di cancellare ciò che provo per lui, di rifiutarlo e reprimerlo ed ignorarlo, non ci sono riuscita. Pur di fuggire dalle mie paure, dai miei sbagli, da quello che gli ho fatto e che lui ancora non sa, inizialmente stavo per fare la scelta più facile e andare tra le braccia di uomo che non amo. Ma adesso che ci siamo rivisti e abbiamo parlato ho capito che egoisticamente non riesco ad abbandonarlo o ad allontanarmi da lui.
Non sono ancora sicura di quello che siamo ora e questo perché c'è sempre la verità su Marika che incombe su di me e sul nostro rapporto, influenza le mie scelte rendendole instabili e poco decise.
Però, benché questo e le infinite difficoltà, voglio provarci anche rischiando di perderlo per sempre.-
-dunque non accetterai la proposta di matrimonio di Suzuki-san?-
Erina si aprì in un sorriso amaro e scosse la testa in segno di diniego:
-non posso farlo perché sarebbe come mentire a me stessa.
Inoltre so che, se anche accettassi di sposarlo, non solo non sarei felice ma non riuscirei nemmeno ad allontanarmi da Yukihira, finendo per tradirlo ancora e diventando una persona più peggiore di quella che già sono.-
Hisako ascoltò con attenzione. -..per cui, non buttare via qualcosa che potrebbe esserci tra voi.
Tenta fino alla fine, anche se questo ti farà stare male. Ma almeno sai di averci provato.-
Le regalò un sorriso gentile aggiungendo:
-oltretutto sono sicura che Hayama non abbia dato il suo cuore a quella ragazza. Sembra tenerci, ma niente di più. Ovviamente sono solo impressioni e sta a te giudicare, Hisako, ma trova un momento per parlarci comunque.- 
Fu in quel momento che prese una decisione:
-hai ragione.. non posso buttarmi giù solo per questo. In fondo, anche se sembrano molto legati, vivono lontano l'uno dall'altra e non devo perdere le speranze.-
Le sorrise con tanta riconoscenza e affetto:
-grazie di avermi ascoltato, Erina, cercherò di seguire il tuo consiglio.-
-brava!- approvò solare.
-adesso è meglio se torno da Marika perché l'ho lasciata in camera di Alice, a giocare con Naoki ed è tardi.-
Hisako annuì. -sì, vai pure.-
Prima che potesse andare via completamente la fermò di nuovo:
-aspetta Erina..sai dove posso trovare Hayama in questo momento?-
Lei ci rifletté su. -hai deciso di parlarci subito?-
-sì, se è possibile. Prima mi tolgo questo dente, meglio è.-
Erina ghignò compiaciuta dalla determinazione di Hisako.
-penso di averlo visto nella sala biliardo, a giocare con Yukihira e Ryou: il che è strano vista la sua tendenza ad appartarsi ed isolarsi, ma si vede che come gli altri due non riesce a dire di no alle sfide che gli propongono.-
Ridacchiò divertita dal pensiero, aprendosi in un espressione adorabile che sciolse perfino Hisako, che la guardò con aria felice e serena. -si vede che le cose con Yukihira-kun stanno prendendo la piega giusta, sembri molto più rilassata dei giorni scorsi Erina. Sono davvero felice per te, anzi.. per voi.-
Lei arrossì distogliendo lo sguardo.
-ma che dici Hisako! Non è solo merito di Yukihira.-
Si unirono in una risata solare e mite, poi si salutarono dandosi la buonanotte e separandosi.
  
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