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Autore: Jackthesmoker7    02/01/2018    1 recensioni
Ho cercato di scrivere una storia il più simile possibile agli episodi della serie TV, che dia alla serie una conclusione (p.s. La quinta stagione non conta qui).
Vedrete uno Slado mai visto ed una Stella che potreste vedere solo nei vostri incubi.
E Robin...
Vedrete
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Robin, Slade, Starfire, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco un nuovo capitolo; scusate l'estremo ritardo ma stavo male, e non riuscivo neanche a guardare lo schermo. Dal prossimo la periodicità sarà la solita, e comunque spero che questo vi piaccia.

 

 

 

 

 

<< Avanti ragazzina, non ho tutto il giorno. >> disse X innervosito. Cassie, qualche decina di metri dietro al ragazzo mascherato, quasi sentiva le gambe scricchiolare e gemere per lo sforzo.

Avevano corso tantissimo sul terreno accidentato e scivoloso per la pioggia pur di raggiungere la torre velocemente, ed X le era sempre rimasto davanti per punzecchiarla e spingerla a correre. “Ma questo qui non sa fare altro che stare antipatico?” si era chiesta più volte mentre lui le volteggiava accanto sparando cazzate a raffica, di cui la maggior parte erano anche sessisti (per scherzo, forse).

Era esausta, ed a stento era riuscita a superare il ponte sospeso ed a raggiungere le grandi mura che cingevano la torre, che la circondavano come le spire di un serpente avvolgevano una preda, stringendosi per soffocarla ed ingoiarla ancora viva.

<< E va bene chica >> cominciò X scanzonato, senza neanche avere il fiatone, << ho accompagnato te ed il tuo preziosissimo carico fin qui e siete sani, salvi e perfettamente integri. Ora tocca a te. Va, e fa la tua magia. >>

“Questa è stata la parte facile”, avrebbe tanto voluto dirgli in faccia Cassie, ma non riusciva neanche a parlare. Correre le aveva fatto perdere tutto il fiato che aveva, e lei non era neanche allenata.

<< Anf… dammi… dammi un minuto. Sono… ahh. >> rispose lei mettendo da parte una certa dose di dignità. Sentiva i polmoni stritolati da delle mani ghiacciate.

Red X la fissò divertito, ma acconsentì alla pausa, purché non durasse troppo. Insieme si accoccolarono in un punto nascosto ed abbastanza difendibile nell'area degli scogli nelle vicinanze delle mura, una piccola rientranza nel terreno al riparo dall’acqua, dove Cassie avrebbe potuto recuperare le forze in relativa tranquillità.

“Adesso bisogna entrare, e spero proprio che Robin abbia avuto ragione quando mi ha parlato dei passaggi di fuga di emergenza.” pensò Cassie mentre le gocce di sudore si mischiavano alla pioggia, sempre meno fitta, e le attraversavano il viso, ma recuperando il fiato velocemente.

Per tutto il tempo in cui si riposava X le mise ansia con la sua insistenza ai limiti dell'insopportabile: << Allora? Ti sei ripresa? >>, << Forza, non ho voglia di aspettare. >>, << Datti una mossa ragazzina! Voglio entrare e spaccare culi a ripetizione! >> ed altre esclamazioni molto più colorite.

"Giuro che appena questa storia finisce, questo qui lo seppellisco vivo." pensò lei esasperata.

Questo andò avanti ininterrottamente per un paio di minuti, finché all'improvviso i due non sentirono dei forti scoppi di esplosione. Allarmati si sporsero dal rifugio, ed in alto videro Stella e Corvina combattere accanitamente. Ogni volta che uno dei loro colpì energetici mancava il bersaglio esplodeva in aria oppure contro gli edifici, che tremavano sotto la forza di quegli attacchi.

<< Stai giù! >> la avvertì lui, ma lei non gli diede retta. Era una visione stupefacente per una ragazzina che non apparteneva a quel mondo, ma X ne faceva parte da parecchio, e conosceva esattamente quali pericoli che stavano correndo in quel momento.

Vide il proiettile appena in tempo. Fulmineo si gettò sul corpo di Cassie, che ancora rapita dallo show non aveva notato il pericolo, buttandola a terra cosicché non venisse decapitata da un dardo volante.

<< Svelta, alzati! Dobbiamo andarcene. >> gridò lui tirandola per una mano fuori dal loro riparo ormai inutile.

<< Oh, vaffanculo! Sei troppo lenta! >> esclamò irato; prese Cassie e la sollevò come una piuma come aveva fatto prima. Lei divenne rossa come un pomodoro, ma non reagì.

Uscirono di nuovo allo scoperto e Red X si diresse come un pazzo verso le alte mura di cinta saltando sugli scogli come uno stambecco, ma avvicinandosi sempre di più cominciò a ricordare di non avere la benché misera idea di come riuscire ad attraversarle.

Frenò bruscamente. Le mura sembravano così alte da laggiù...

<< Ehm... Tu sai come si fa ad entrare, non è vero Milady? >> le chiese, accorgendosi del suo grande errore.

L'espressione della ragazza valeva più di mille parole. E nessuna era adatta ad un prodotto per famiglie: << Da quella parte. >> disse alzando un dito per indicare la direzione.

<< Oh, certo. >>

<< Ehi, X... >>

<< Yeah? >>

<< Mettimi giù.

E non rifarlo mai più. Villano. >>

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il passaggio indicato da Robin si rivelò essere un piccolo e stretto tunnel subacqueo, nascosto dall’immagine olografica di uno scoglio lontano qualche metro dall’isolotto, coperto da un pesante tombino di ferro.

Il tombino era chiuso a tenuta stagna con dei grossi pistoni d’acciaio che penetravano direttamente nella roccia, e disponeva solo di una maniglia infossata e di un piccolo quadrante numerico, su cui la ragazza digitò la combinazione che le aveva fornito Robin. “Siamo stati attaccati spesso in casa nostra” le aveva rivelato il ragazzo meraviglia, “quindi ho pensato che fosse una buona idea installare delle entrate segrete di emergenza. Però non ho mai avuto l’occasione di parlarne con gli altri. Ma devo avvisarti: ho fatto in modo che fosse molto più facile uscire piuttosto che entrare.”

Dapprima non successe niente, gli spessi pistoni che chiudevano il passaggio rimasero fermi dov’erano, ma poi lentamente questi si mossero cigolando per la salsedine, liberando la maniglia che scattò verso l’alto ed emanando uno sbuffo di vapore.

<< Spostati ragazzina, ora lascia che ci pensi un vero uomo qui. >> esclamò Red X posizionandosi davanti alla maniglia. La afferrò con una mano e cominciò a tirare. Il coperchio non si mosse di un millimetro.

<< Grrr... >> mugugnò rabbioso il ragazzo. Afferrò la maniglia con entrambe le mani, puntellò i piedi e tirò con tutte le sue forze.

Lentamente e con difficoltà il tombino cominciò a spostarsi e, con un forte schiocco di salsedine che saltava, smise di fare resistenza e si spalancò di lato cigolando.

Il cunicolo era stretto, largo abbastanza per far passare solo una persona per volta, e si immergeva in profondità sott’acqua per un paio di metri, per poi curvare in fondo e deviare nella direzione della torre. Era fiocamente illuminato da delle torce led che si arrampicavano sulle pareti disegnando delle lunghe strisce color verde acqua. Secondo Robin li avrebbe portati ad uno dei piani più profondi. 

Fin lì tutto quello che lui le aveva detto si era rivelato vero. Ora bisognava vedere se Slado avesse o meno trovato il passaggio e soprattutto se avesse installato delle misure antintrusione.

<< Sembra piuttosto profondo. Sicura di poter trattenere il fiato abbastanza a lungo? >> le chiese Red X.

<< Cos’è? All’improvviso decidi che è una buona cosa preoccuparsi per me? >>

X non rispose, ma fissò guardingo il fondo del cunicolo, quasi come se da un momento all’altro potesse fuoriuscirne un mostro marino pronto a mangiarli. O stringerglisi addosso e stritolarlo.

Ormai aveva smesso di piovere, ma il sole non osava ancora bucare le nuvole. Cassie si levò la giacca e la usò per assicurarsi alla cintura il prezioso oggetto di Robin.

<< Allora ragazzone, vai tu per primo. Io aspetto che i sistemi di allarme ti tagliuzzino a morte e poi, quando si scaricano, passo io. >>

X volse lo sguardo verso la città. Notò che Stella e Corvina avevano smesso di combattere, anche se era più probabile che si fossero allontanate; da un po’ non aveva più sentito nulla.

<< Mi sembra corretto. >> le rispose, prese un bel respiro, e si tuffò. Dopo qualche secondo anche Cassie entrò in acqua.

Il passaggio era molto stretto e liscio, privo di appigli a cui aggrapparsi, e l'acqua era fredda ed immobile; doveva fare attenzione a dove metteva le gambe, per evitare di incastrarsi e rimanere bloccato.

Le pareti erano così vicine che generavano in X un forte senso di disagio e di malessere: sembravano stringerglisi addosso come viscidi tentacoli, togliendogli l’aria dai polmoni, facendo diventare tutto buio e freddo…

Raggiunta la curva in fondo X si sforzò di mettere da parte quelle brutte sensazioni, e divincolandosi contro le pareti vicinissime si contorse per riuscire a prendere la curva. Il cunicolo non si restringeva dopo la curva, anzi sembrava leggermente più largo dell'entrata, abbastanza da essere in grado di lasciar passare almeno due persone magre, ed era lungo almeno una decina di metri fino ad un grosso portellone uguale a quello da cui erano entrati; a prima vista sembrava anche che fosse del tutto libera da trappole.

X riuscì a piegare la testa in modo da riuscire a vedere come se la stesse cavando Cassie, e la vide a qualche palmo dietro di lui, con la faccia rossa per lo sforzo di trattenere l’aria nelle guance.

Sembrava uno scoiattolo a cui era andata una noce di traverso. Era un’immagine troppo divertente per non scoppiare a ridere, ma non poteva permettersi di sprecare aria, pena un Red X in salamoia.

Comunque sembrava in grado di mantenere il fiato, quindi non era ancora diventata un problema o un peso.

Lasciò che lo affiancasse alla curva. Lei lo guardò intensamente negli occhi, come per dirgli qualcosa. X sapeva esattamente cosa: “Stai attento alle trappole, coglione”, oppure “Ti prego non morire. Tu sei la persona più importante della mia vita. Ti amo.” Ma probabilmente riguardo una delle due si era sbagliato.

Per risposta lui le fece un segno con la testa, e con uno scatto di reni si spinse dentro. Per sicurezza si tenne lontano dalle pareti, e si mise a nuotare usando solo la spinta fornita dai piedi. Non ebbe problemi ad attraversare il condotto. Era arrivato a metà e dalle pareti non era ancora uscito niente che cercasse di farlo fuori. E la ragazza era dietro di lui che poteva godersi la visione del suo bellissimo sedere.

In quel momento pensò veramente che avrebbero avuto delle possibilità di riuscita, e che forse sarebbero anche sopravvissuti.

Ma anche se quelle possibilità ci fossero state nel grande grafico a torta che era il destino, e probabilmente c'erano state davvero, la loro freccetta andò a conficcarsi nella zona rossa. Su cui c'era scritto a caratteri cubitali "MORTE".

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Cassie si era davvero decisa a restare almeno ad un passo dietro il suo accompagnatore, e nessuno l’avrebbe convinta a stargli più vicino. Ed anche adesso, che erano immersi in un tubo ricolmo d’acqua salmastra, era assolutamente convinta delle proprie intenzioni.

Da quando l’aveva conosciuto, si era sempre sentita in pericolo. Come poteva un tipo così simile a Robin scatenarle sentimenti così diametralmente opposti? Era un mistero. Se non fosse che si sentiva in debito con lui per averle salvato ripetutamente la vita, a quell’ora l’avrebbe piantato in asso e sarebbe proseguita da sola, a costo di essere trovata da uno dei soldati robot e…

“Ma che vado a pensare? X non è poi così male. Ed è solo grazie a lui che sono arrivata così vicino. Dovrei essergli grata. Non troppo però.”

Ma lui ti fa sentire a disagio, perennemente in pericolo. Non sarebbe molto meglio mollarlo qui ed andarcene?, rispose quella vocina nella testa che si poteva chiamare coscienza.

“No, non sarebbe giusto. Sono in debito con lui, non intendo lasciarlo così.”

Qualche centimetro davanti a lei intanto Red X aveva raggiunto la curva del condotto, e si stava contorcendo per riuscire a passarci. Cassie lo affiancò, e poiché era più piccola non ebbe problemi a posizionarglisi accanto. Di fronte a lei il tunnel si allargava quasi ad accoglierli, e Cassie si sentì sollevata poiché la pressione delle pareti troppo vicine del condotto si sarebbe allentata.

Tuttavia l’aria stava cominciando a mancare, e quindi dovevano fare in fretta.

Si voltò verso X, e si scoprì a fissarlo intensamente negli occhi. Lui non sembrò notarlo e piuttosto le fece un segno col mento, e poi si lanciò nel condotto.

“Chissà cosa avrà capito” pensò lei seguendolo a ruota, ma più cautamente.

Avrà pensato che tu volevi fargli il filo, come fa sempre, rispose la vocetta della ragione.

“Ma no, non è così presuntuoso. Cioè, probabilmente lo è; ma non è cattivo come vuole farmi credere. Non è egoista, è solo... strano. E stupido."

Ragazza, hai letto troppi libri per adolescenti. Basta, io mi licenzio; e non sentì più quella vocina per un bel po' di tempo.

Ma quella conversazione tra se e se, per quanto fosse stata veloce, la distrasse per qualche istante, e fu questo a causare la rovina. Perché, senza porre attenzione a quello che stava facendo, in quel momento udì il suono del suo piede che toccava per errore un punto delle pareti di ferro del cunicolo.

Si sa, quando sei sott’acqua hai una visuale ridotta, e di sicuro non puoi utilizzare il naso per odorare. Ma quando sei sott’acqua c’è un senso che funziona molto meglio degli altri, ma solo quando sei sott’acqua: l’udito.

Infatti quando urtò uno dei pannelli di ferro che ricoprivano il cunicolo con la punta della scarpa, quello fece uno scatto improvviso che Cassie e Red X sentirono immediatamente come se ci avessero messo sopra l’orecchio.

X si voltò allarmato, e ciò che vide e sentì gli fece risorgere la paura nel cuore. Nelle pareti vicine alla curva d'entrata si stavano aprendo un numero incalcolabile di pannelli di ferro, e da quei pannelli uscivano tentacoli meccanici con la punta tagliente, spuntoni metallici, fruste decorate di rovi già rossi e raggi laser che facevano friggere l'acqua che toccavano, producendo minuscole bollicine. E se ne stavano aprendo sempre di più, sempre più vicini.

Cassie girò anche lei la testa, e lasciò scappare un grido che si perse in un centinaio di bollicine.

Arrancarono a nuoto verso il portellone in fondo, lasciando indietro ogni cautela e cercando di muoversi il più velocemente possibile. Le trappole si aprivano sempre più vicine, e se li avessero presi non avrebbero avuto scampo.

La claustrofobia di X non aveva tempo di venire a galla, ma ciononostante era una presenza continua nella sua testa, e la morte che si avvicinava gliela accentuava, congelando in piccole schegge di ghiaccio il poco fiato trattenuto nei polmoni e raspandogli la gola nell'acqua gelata. Ma continuava a nuotare; nuotare per mettersi in salvo.

C'era vicino ormai, poche decine di centimetri e sarebbe arrivato al portello; pochi secondi ancora ed avrebbe varcato la soglia. Finalmente al sicuro e all'asciutto.

Ma no, proprio allora un tentacolo catturò la caviglia Cassie.

Proprio allora dovette voltarsi a guardarla.

Proprio allora dovette porsi la scelta fra salvare lei o salvare se stesso. Perché se fosse tornato indietro a tirarla fuori dai guai soltanto uno di loro l'avrebbe scampata, e di certo non lui.

"Ma vaffanculo!"

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Cassie sentiva il tentacolo salirle lungo la caviglia e cominciare a stritolarle la gamba. Gridò per il grande dolore che la stretta le provocava, così forte che non riusciva a pensare ad altro. 

Seguendo il primo tentacolo, altri strumenti di morte la raggiunsero. Sentiva distintamente il calore del raggio laser verso il quale la stavano trascinando, mentre le lame taglienti dei punteruoli fuoriuscendo tagliavano i primi strati di pelle, saturando l'acqua del suo sangue.

Cercò di liberare dalla presa la gamba strattonandola, ma non ottenne nessun risultato, anzi l'arto metallico si strinse più forte intorno alla caviglia.

Sopra la sua testa le bolle del suo fiato formavano un piccolo strato d'aria imbottigliato per sempre sul soffitto del cunicolo, uno strato che continuava ad ingrandirsi man mano che la ragazza urlava dal dolore.

Poi, a un certo punto, smise di lottare con l'ardore di prima. Il tentacolo prese il sopravvento sulla mancanza di aria, e troppo velocemente Cassie scivolò in un sogno nero e buio, da cui non si sarebbe mai risvegliata.

Non poteva più vedere niente intorno a se, ma se avesse potuto avrebbe visto il suo corpo venire trascinato inerme verso un potente raggio laser che aspettava solo di tagliuzzarla come un pezzo di carne da maciullare.

Il calore era forte, e scaldava l'acqua intorno a se; formava piccole bollicine che si muovevano verso l'alto: ossigeno liberato dall'idrogeno a causa del grande calore. Scaldava anche i piedi di Cassie, anche se non poteva notarlo. Lei era quasi svenuta, quasi nel dormiveglia.

Le sembrava di essere sommersa in un mare tiepido, come un viaggio nel passato nell'utero materno.

Si sentiva così bene. Voleva solo addormentarsi. Chiudere gli occhi ed addormentarsi.

Ma qualcuno non era d'accordo.

All'improvviso una forte mano grande e vigorosa strinse il polso di Cassie con una forza tale da svegliarla e dissipare il buio che l'aveva circondata, e la tirò con una forza tale da liberarla dalla stretta della trappola.

Cassie vide Red X, con la sciarpa che volteggiava nell'acqua torbida, tirarla verso di se e poi scagliarla con tutta la sua forza verso il portellone. Per lei fu come essere scagliata dalla bocca di un tubo lanciasiluri verso la carena di una portaerei, tanto fu forte l'impatto con la parete metallica. Per un secondo fu confusa dalla botta, ma poi subito si accorse di essere arrivata davanti all'uscita da quell'incubo.

Trovò subito le leve di apertura, e le tirò. A differenza dell'altro portello quelle erano in buono stato, ed anche una ragazzina minuta come lei non ebbe problemi a spostarle.

Il portello si aprì senza opporre troppa resistenza, ed oltre le bullonature Cassie vide un altro tombino, uguale agli altri due in tutto e per tutto. Lo spazio in mezzo ai due però doveva essere una specie di camera di decompressione, come quelle che aveva visto nei musei dove esponevano i modellini dei sottomarini. Cassie vi entrò, e davanti a lei notò un pulsante coperto da un leggerlo strato di ruggine.

"Questo dovrebbe rimuovere l'acqua dalla camera. Bene, perché non riesco più a trattenere il fiato. Ma aspetta... dov'è finito X? Era davanti a me fino ad un secondo fa..."

La ragazza si voltò verso il passaggio da cui era entrata, ed una smorfia di orrore comparve sul suo viso contratto dai tentativi di trattenere l'aria.

Il suo corpo era completamente avviluppato dai tentacoli, che lo trattenevano ad appena un metro da lei. Lui si dimenava in agonia mentre gli arti metallici cominciavano lentamente a stringere.

<< Mhh... >> cercò di urlare Cassie, ma l'acqua le entrò in gola.

Ma all'improvviso, Rex X si raggomitolò su se stesso e scattando come una freccia si avvicinò alla ragazza, tirandosi dietro gran parte delle trappole ancora aggrappate a lui.

Con difficoltà raggiunse il boccaporto. Cassie lo stava aspettando sporgendosi fuori dal portello, le guance gonfie ed il viso rosso di una che non riusciva più a resistere senza ossigeno.

X fluttuò nell'acqua davanti a lei per un solo istante, penetrandola con lo sguardo, allungò le mani, la spinse indietro e chiuse il portello.

"E con questo, ho finito." pensò X galleggiando in acqua mentre dei tentacoli metallici lo circondavano di nuovo, "Quindi è così che finisce, in un tunnel senza nome sotto una gigantesca T. Ho sempre pensato che sarei morto in un'esplosione di portata demenziale causata da me, di certo non così."

Degli spunzoni uscirono dalle pareti, e lo trafissero ripetutamente. Ululò dal dolore.

Il suo ultimo pensiero che ci è dato sapere, fu: "Ma in fondo, chissenefrega"

 

 

 

 

 

Okay, ecco che vi parlo dopo un sacco di tempo.

Che finale, eh.

Ecco... non un gran bel modo per iniziare l'anno nuovo, ma tanto si sa già come andrà. Spero che il vostro nuovo anno sia meglio di come me lo immagino.

   
 
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