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Autore: Marysia Lukasiewicz    07/01/2018    1 recensioni
Agni, quando ti ho salvato quel giorno, probabilmente era solo un capriccio.
Ogni cosa che facevo era un capriccio.
Ma da allora, sei stato la luce che illuminava le mie notti.
Splendente e meraviglioso scacciavi l’oscurità, la paura, le mie debolezze.
Non importa la situazione, io sono legato a te.
Non hai idea della gioia che mi hai dato, semplicemente brillando al mio fianco.
Questa parte di te ti rende comune alle stelle vere e proprie.
Agni, solo con la tua luce sicura e serena la mia via poteva incominciare.
E il tuo respiro che risuona nella mia mente spezzata,
la tua voce che conforta la mia anima
E per questo io prego,
che gli dei abbiano la grazia di concederti un posto nel firmamento.
Fin tanto che continuerai a brillare nella notte io saprò che ci sei,
fino al giorno in cui mi riaccoglierai tra le tue braccia.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Agni, Principe Soma Asman Gadal
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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Davi sempre tutto per scontato. Non ti sei mai preoccupato della purezza delle cose, non ti sei mai curato di preservare la bellezza di ciò che ti circonda. Eri un principe e come tale eri convinto che tutto ti fosse dovuto, tutto e tutti. Il sorriso di Agni era la tua quotidianità, era puntuale come il cantare del cardellino la mattina, come il sorgere e il tramontar del sole. Era un qualcosa che c’era sempre stato, faceva parte dell’ordine della tua vita. Un mondo senza il sorriso di Agni valeva quanto un cielo senza luna, un mare senza onde. Non davi valore a quel gesto splendido, a quella visione brillante, avevi imparato a dare per scontato anche questo, come davi per scontato il tuo respiro o il battito del tuo cuore. Se avessi saputo, però, che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo vedevi sorridere, avresti imparato ad apprezzarne l’unicità e la preziosità.
- Vorrei restare in Inghilterra ancora per un po’… Ti va bene, Agni? – quella frase ti rimbombava nella testa, urlata da voci sconosciute e assordanti, ti soffocava e ti confondeva. No, non andava bene, non andava bene per nulla. Sei solo un egoista, Soma, un bambino viziato. Avresti dovuto prenderlo per mano e scappare via in quello stesso momento, avresti dovuto riportarlo in India con te, avresti dovuto tenertelo stretto. Avresti dovuto guardare il tramonto sul Gange assieme a lui. Il tramonto nella vostra terra è mille volte meglio del tramonto inglese. Lui voleva solo proteggerti.
L’avevi condannato con il tuo egoismo, eppure ti sorrise ancora in tutta la sua onesta dolcezza. Congiunse le mani e si inchinò al tuo cospetto, la grazia tipica dei sacerdoti che scorreva nelle sue vene. Avresti voluto essere come lui, avresti voluto essere un Agni anche tu, proteggere il prossimo incondizionatamente, essere un cavaliere fedele ed umile, un compagno leale e sincero. Eri fiero di lui, della nuova vita che gli avevi concesso, eri fiero della sua forza e del suo coraggio. Eri fiero che tra tante persone bisognose nel mondo, il destino l’aveva concesso proprio a te, che non meritavi nulla se non il dolore che presto avresti imparato a conoscere.
- Jo ajna. – ti rispose con voce calda, le lacrime agli occhi come un bambino felice. Anche lui era fiero di te, Soma, più di quanto tu potessi anche solo sperare di immaginare. Se la tua volontà era di rimanere in Inghilterra, lui ti avrebbe assecondato. Ti avrebbe protetto, principe Soma, qualunque fosse la situazione, ti sarebbe stato accanto fino al giorno in cui avresti raggiunto il tuo obbiettivo. Il suo unico desiderio era avverare i tuoi. E sorrise ancora, un’ultima volta.
Quel sorriso che non sei stato capace di goderti fino alla fine, perché lo davi per scontato. Quel sorriso che amavi così tanto e che non avresti mai riavuto. Quel calore delicato che avrebbe presto lasciato spazio solo al gelo più intenso.
Avresti voluto abbracciarlo prima di andare ad aprire all’ospite appena giunto. Baciarlo per la prima ed unica volta, solo per non avere più quel maledetto peso sulle spalle. Avresti voluto stringerlo a te e non lasciarlo andare, avresti voluto essere più preparato e proteggerlo. Ma il male giunse da voi con una maschera familiare, nascosto nelle viscere di un corpo amico, nei lineamenti di un viso fanciullesco. E tu eri troppo ingenuo per poter anche solo immaginare ciò a cui stavi andando incontro. Non sapevi bene perché, ma prima di scendere ed aprire all’ospite ti voltasti a guardarlo, senza un apparente motivo. Lui non se ne rese conto, non gli dicesti nulla, ma rimanesti semplicemente a fissarlo per qualche attimo. Era spensierato, lo eravate entrambi, avresti voluto fermare il tempo e rimanere lì a fissarlo per tutta la vita. La luce fioca del sole invernale risplendeva sui suoi capelli argentati, adornandolo di sfumature uniche e preziose. Brillava della stessa luce delle stelle.
Quando ti ritrovasti davanti quel viso a te tanto caro, non ti aspettavi che avrebbe portato con sé un male tanto insopportabile. L’odore del thé, delle spezie, l’odore di casa che Agni aveva portato in Inghilterra riempiva calorosamente l’ingresso. La merenda era pronta, la giornata era tranquilla. Poi all’improvviso ti vedesti puntare alla testa quella maledettissima pistola. E lì tutto ti fu chiaro, quel giorno non te lo saresti dimenticato facilmente. Agni entrò nella stanza, urlava il tuo nome, aveva il volto terribilmente deformato dalla paura, dalla rabbia, dal vorace desiderio di proteggerti. Il tuo aggressore si voltò verso di lui, lo sguardo omicida di chi non aveva neppure la più misera traccia di pietà in corpo.
Agni non farlo.
Tu, che eri spaventato, paralizzato dalla testa ai piedi, che tremavi come una foglia appena nata in una tempesta inarrestabile, cercasti di difenderti, di allontanare quel pazzo. Volevi essere un Agni anche tu. Uno sparo, un suono sordo e maledettamente potente risuonò nella stanza in quel tranquillo pomeriggio di pioggia, un boato assordante che squarciò la paura. Agni non era stato ferito, eppure i suoi lineamenti dolci e delicati si contrassero ancor di più, il viso deformato dal dolore di saperti in pericolo. Solo dopo esserti assicurato che lui stesse bene, ti sei reso conto di quanto facesse male. Cadesti a terra, nella tua mano si era aperto un foro preciso e ampio, il sangue ti scorreva lungo tutto il braccio. Tremavi, non avevi mai provato un dolore tanto acuto e insopportabile. Urlavi come un bambino in preda al panico, umiliandoti, sconvolto da quella sofferenza inaspettata, spaventato da quell’aggressione violentemente spaventosa. Il sangue si riversò rapidamente a terra, sui tuoi abiti preziosi. Agni in quel momento cambiò, non solo dentro di sé, ma anche fisicamente. La rabbia, il rancore verso quel maledetto che aveva osato farti del male, che aveva osato ferire te, che eri il suo tutto e la sua felicità, lo avevano trasformato in una belva tanto affascinante quanto spaventosa.
Agni ho paura. Perché sta succedendo. Perché.
Non l’avevi mai visto così, non volevi si mettesse in pericolo. Liberò la mano, la sua arma più potente, quella mano gentile e delicata donatagli da dio, quella stessa mano che era adorabile con te e violenta con chiunque ti toccasse. Agni era forte, era meravigliosamente potente, eppure avevi paura, volevi urlargli di fermarsi. Tremavi, improvvisamente il dolore alla mano si era fatto leggero e misero in confronto al terrore che ti soffocava. Il tuo khansama attaccò senza indugio, la furia divina gli aveva oscurato lo sguardo. Un tuffo al cuore, sapevi che qualcosa non quadrava, sapevi che da quel momento in poi le cose sarebbero orribilmente peggiorate.
- Agni! – lo chiamasti ma era troppo tardi. Eri paralizzato, ogni muscolo era talmente teso da farti male. Il tuo adorato, unico e invincibile Agni si bloccò in maniera innaturale, la sua furia spezzata orribilmente in un secondo. La vista ti si appannò, non volevi vedere, non volevi accettare. Altro sangue si riversò a terra, ma non era tuo. Una sensazione di gelo ti pervase, non eri pronto per questo. – AGNI! – lo chiamasti ancora, urlavi di un dolore inumano, una sofferenza che ti stringeva il cuore.
Lui ti guardò, gli occhi sconvolti, il viso pervaso dal dolore. Il fianco destro squarciato da una ferita immonda, sentivi il suo dolore sulla tua pelle, il vostro legame che ancora vi univa nel bene e nel male. Incurante della sofferenza, beffandosi del sangue che gli sporcava il petto, Agni continuò a lottare. Lottava per te, per risparmiarti quel dolore, per proteggerti da una realtà che non avresti mai dovuto conoscere. L’aggressore era veloce, molto più di Agni, una forza della natura, un qualcosa di troppo potente per appartenere a questa terra. Il tuo amato khansama, ferito e dolorante, era spinto a lottare per l’amore che provava per te, ma sapevi che in quelle condizioni, per quanto forte e nobile fosse, non avrebbe retto. Ma tu eri un ragazzino debole, un principino che non era mai stato d’aiuto a nessuno. Non riuscivi neppure a muoverti per la paura, ti eri fatto soggiogare da una misera ferita e non riuscivi a fare nulla per proteggerlo. Lo stavi abbandonando. Il bel viso di Agni venne deturpato da un attacco inaspettato, un taglio profondo che gli aveva portato via la luce dell’occhio sinistro. Rivoli di sangue scorrevano sul suo volto, accecato dal dolore, mentre tu tremavi. Non l’avevi mai visto così, non l’avevi mai visto ferito in quel modo, non l’avevi mai visto tanto disperato. Eri sempre stato la sua unica debolezza, era invincibile, ma se c’eri tu di mezzo diventava docile come un agnellino. L’aggressore lo sapeva, o quanto meno l’aveva capito. Agni gli stava addosso, ma quello ne approfittò e ti puntò di nuovo l’arma contro, pronto a sparare.
Agni, ti prego…
- Principe Soma! – un urlo terrificante squarciò la gola del khansama ferito, che aveva giurato di proteggerti ad ogni costo, in ogni situazione. Non gli importava delle ferite, non gli importava del pericolo, chiamò il tuo nome ma non avevi la forza di reagire. Trattenesti il fiato, non volevi che finisse così, non riuscivi ad accettarlo. Stava accadendo tutto troppo in fretta, troppo. Speravi fosse solo un incubo, un sogno strano mandatogli come punizione dagli dei. Speravi solo di risvegliarti nel tuo letto il prima possibile, con Agni al tuo fianco, indenne, a servirti la colazione col suo solito, meraviglioso e sgargiante sorriso. Un altro sparo, un tuono assordante risuonò nella stanza.
A-Agni…
Una goccia di sangue ti cadde sul viso. Poi subito dopo un’altra, un’altra ancora, nel giro di pochi attimi avevi il volto completamente ricoperto di sangue. Del suo preziosissimo sangue. Agni ti si era piazzato davanti in un istante, le braccia aperte per proteggerti il più possibile. Quel colpo, che era stato destinato a te, ora era nella sua schiena, si era fatto nuovamente carico del tuo dolore. Tremava, faceva male, lo sentivi soffrire, lo vedevi rompersi davanti a te come del vetro meravigliosamente fragile. Sentivi il suo dolore sulla sua pelle, forse avresti sofferto molto di meno se ti avesse lasciato morire in quel preciso istante. Agni capì di star perdendo, capì che di quel passo sarebbe morto presto, molto presto, che avrebbe lasciato il suo adorato principe solo ed indifeso nelle mani di un pazzo crudele e senza pietà. Capì che non poteva continuare così, non con te lì, non poteva lasciarti nelle sue mani, il suo obbiettivo era proteggerti. Fino alla fine.
- A-Agni! – non riuscisti più a trattenere le lacrime. Ti sentivi così inutile in quel momento, un peso, eri la causa del suo dolore. Avresti voluto stringerlo, urlargli quanto ti dispiaceva, proteggerlo. Eppure eri immobile, la testa ti scoppiava tra mille pensieri, la mano ferita bruciava, nel tuo petto il cuore stava esplodendo. Agni non ti diede tempo di agire, ti prese per il colletto in preda all’urgenza, ti mise in piedi e ti trascinò via con sé, nei corridoi stetti e soffocanti della casa. Le tue gambe si muovevano per inerzia, non avevi la forza di stare in piedi, se ti avesse lasciato saresti crollato immediatamente a terra. Ti strinse a sé, tenendoti per le spalle, ti fece da scudo con tutto il suo corpo mentre lo sentivi gemere per le ferite, mentre lo sentivi lottare contro il dolore e la debolezza.
Non capivi più nulla, non sapevi più dov’eri, cosa stesse accadendo. Il respiro di Agni era sempre più flebile, mentre i gemiti strazianti si facevano sempre più forti. Provava a trattenersi, non voleva farti soffrire ancora di più, ma ad ogni suo sospiro avvertivi una fitta lancinante al cuore, ben più dolorosa di ogni altra ferita. Lo sentivi morire e non ti permise di fare nulla per salvarlo. Ti spinse con forza in una stanza buia, ti tenne un ultima volta la mano e tu cadesti a terra inerme, immerso nella più spaventosa oscurità. Un unico misero spiraglio di luce ti illuminava il viso attraverso la porta socchiusa. Agni rimase dall’altra parte, esitò qualche attimo e vi scambiaste un ultimo sguardo. Sul suo viso deturpato e ferito riusciti a scorgere un ultimo, disperato ed orgoglioso sorriso, distrutto dalla tristezza. La porta si richiuse bruscamente, un tonfo secco e doloroso, e ti ritrovasti completamente solo nell’oscurità.
Non farmi questo, Agni…
Ti rimettesti in piedi a stento, le gambe tremavano indebolite dall’orrore di ciò che stava accadendo. Provasti ad aprire la porta, urlavi il nome del tuo khansama con tutto il fiato che avevi in gola, con tutta la forza che ti era rimasta in corpo. La maniglia era completamente bloccata. Dall’altra parte Agni la teneva stretta, così che tu non potessi uscire… e nessuno potesse entrare. Ti aveva messo al sicuro, ti aveva protetto, aveva raggiunto il suo unico scopo. Ora era lì, indifeso, esposto, pronto ad affrontare la morte incurante di ogni pericolo… Incurante del tuo dolore. Non potevi credere che l’avesse fatto davvero, non potevi credere che avesse deciso di finire così, di lasciarsi prima del tempo. Crollasti a terra in ginocchio, non potevi nulla contro la sua forza. Eri bloccato, eri solo, mentre lui stava per morire a pochi centimetri da te. Ti aveva condannato ad assistere inerme alla sua morte, ti aveva condannato a continuare a vivere senza di lui una vita che non volevi, ti aveva condannato a perdere tutto.
- APRI QUESTA PORTA AGNI, TI SUPPLICO! – continuavi ad urlare, ma lui non cedeva, non avrebbe permesso che ti venisse fatto ancora del male. Eppure tu volevi uscire, volevi uscire da lì nonostante sapessi che saresti morto, non volevi rimanere lì al buio da solo. Non volevi restare in quella stanza senza di lui, non volevi vivere senza Agni. Le lacrime ti annebbiavano la vista, le urla disperate ti bruciavano in gola. – APRILA TI PREGO! – come poteva non capire che tutto ciò che volevi era stare con lui, sempre. Fino alla fine.
Un maggiordomo non deve mai morire
prima del suo padrone.
- Principe Soma… - la sua voce ti giunse leggera, come fosse di un altro mondo. Era dolce, era delicata, le ferite e il dolore non avevano intaccato la sua gentilezza. Stava morendo con il cuore in pace, stava morendo con la consapevolezza di essere stato un buon maggiordomo. Ma tu non accettavi quel tono gentile, non accettavi la sua calma. Stava morendo e tu non volevi. – Io, Agni… Il vostro “khansama”… ero fiero di voi. – in quel momento il tuo corpo e la tua mente morirono, morirono assieme a lui, accompagnate dalle sue ultime urla strozzate. Sentisti uno strano ed indesiderato calore avvolgervi le ginocchia, una sostanza orribilmente densa ed appiccicosa sporcarti i pantaloni candidi. Abbassasti lo sguardo, gli occhi spalancati ed increduli, il corpo tremante e sconvolto. L’ultima cosa che ricordi vividamente di quel giorno è tutto quel sangue innocente che scorreva sotto il sottile spiraglio della porta che ti divideva da lui. Potevi toccare con mano la sua morte, a poco servirono le tue urla strazianti.

Agni, quando ti ho salvato quel giorno, probabilmente era solo un capriccio.
Ogni cosa che facevo era un capriccio.
Ma da allora, sei stato la luce che illuminava le mie notti.
Splendente e meraviglioso scacciavi l’oscurità, la paura, le mie debolezze.
Non importa la situazione, io sono legato a te.
Non hai idea della gioia che mi hai dato, semplicemente brillando al mio fianco.
Questa parte di te ti rende comune alle stelle vere e proprie.
Agni, solo con la tua luce sicura e serena la mia via poteva incominciare.
E il tuo respiro che risuona nella mia mente spezzata,
la tua voce che conforta la mia anima
E per questo io prego,
che gli dei abbiano la grazia di concederti un posto nel firmamento.
Fin tanto che continuerai a brillare nella notte io saprò che ci sei,
fino al giorno in cui mi riaccoglierai tra le tue braccia.

Non esiste Soma, senza il suo Agni.
   
 
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