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Autore: marica99    07/01/2018    0 recensioni
La mia storia vuole dare ulteriori informazioni riguardo l’inizio della turbolenta relazione tra Sasuke e Sakura, partendo dal momento in cui lui lascia il villaggio per il suo lungo percorso di redenzione. Noteremo come ,grazie alla tenacia, alla caparbietà e all’amore incondizionato di Sakura, un ragazzo dal carattere scontroso, introverso e restio nei confronti di qualunque sentimento come Sasuke possa, in realtà, accorgersi poco a poco di essere affamato di quella passione struggente che è la cosa migliore di una vita intera.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Quel giorno Sakura era uscita presto per poter correre subito in ospedale: Tsunade era in difficoltà con l’elevato numero di feriti di guerra lì presenti e l’aveva supplicata di affiancarla il più possibile durante quei giorni di estenuante lavoro. Aveva infatti cercato di fare il più in fretta possibile rinunciando addirittura alla colazione: non poteva permettere che quei pazienti rimanessero senza adeguate cure per troppo tempo. Così imbucò una scorciatoia lungo la quale vi era la casa del suo maestro e quando vi si trovò davanti, avendo involontariamente ascoltato l’ultimissima parte della conversazione tra quello e Sasuke, si fermò passando con innocente curiosità lo sguardo dall’uno all’altro; chiedendosi quale potesse essere la novità di cui non era ancora al corrente. 

“Quindi?” Domandava ancora notando lo sguardo dei due colti di sorpresa dal suo arrivo. “Ditemi in fretta ciò che dovete, ho molto da fare oggi”. Continuò la ragazza con sempre meno pazienza. 

“Ehilà Sakura!” Subito la salutò con la sua tipica spensieratezza il maestro; “Per quel che mi riguarda io non ho nulla di cui informarti, e se proprio lo vuoi sapere...... stavo giusto per ritornarmene a dormire” concluse tra un altro sbadiglio particolarmente profondo. 

“Nemmeno io ho nulla da dirti; - tuonò Sasuke rispondendo allo sguardo interrogativo di quella- o per lo meno nulla che possa interessarti, ma il maestro insiste affinché ti avverta della mia partenza. E no, le mie motivazioni non ti riguardano”. Aggiunse notando anche il suo disappunto. “Possibile che quel ragazzo proprio non riesca ad essere più sincero?” Sospirava rassegnato Kakashi mentre rientrava in casa chiudendosi la porta alle spalle e soffocando un altro sbadiglio contro il cuscino ancora saldamente stretto tra le braccia. “E pensare che è proprio perché avevo avvertito il chakra di Sakura che gli ho facilitato il dialogo dilungando il discorso fino a quando lei non fosse stata abbastanza vicina!......Chissà se imparerà mai a cogliere queste dannate occasioni” si chiedeva lasciandosi cadere nuovamente sul letto sprofondando nel sonno.

“Ah! Tutti qui??” Sogghignava Sakura stingendo i pugni con testa bassa e occhi chiusi. “Io credo tu sia abbastanza autonomo per fare tutto ciò che ti passi per la testa senza aver bisogno di avvertire nessuno; e poi- aggiunse sollevando il viso e facendo spallucce- la tua notizia non mi meraviglia affatto: non vedo dove sia la novità” Gli disse disinteressatamente; ma solo dopo aver puntato un piano di chiari occhi fiammeggiante in quelli scuri di lui che aggiunse con decisione:”Io alla tua assenza ormai ci sono abituata”. E detto ciò a quello non rimase che guardarla allontanarsi per poi sparire dietro l’angolo più vicino. Ora più che mai Sasuke si rendeva conto di ciò che avrebbe dovuto pagare per gli errori commessi: quel disinteresse che Sakura aveva provato ad ostentare non le apparteneva affatto, era solo il suo conseguente tentativo di difesa dai suoi modi scontrosi e intolleranti; gli era bastato osservare quel velo di tristezza intrappolato tra i suoi verdi occhi dardeggianti per capirlo al volo; del resto quello sguardo di rabbia mista a tristezza e risentimento era lo stesso che lei gli riservava ogni volta, era la caratteristica che la distingueva da qualunque altra persona. Che ironia doverle dare l’ennesima delusione proprio ora che dopo averla ritrovata non avrebbe più voluto ferirla.

Ma ormai era mattino inoltrato e certamente gli sarebbe convenuto partire subito così che potesse ritrovarsi nel villaggio più vicino prima del pomeriggio, del resto non c’era nessun altra persona che avrebbe voluto rivedere prima di andare; o forse..... E così, con occhi sbarrati e passo veloce, l’Uchiha fece dietrofront rifiondandosi per le strade del villaggio: “Come ho potuto dimenticarlo?” Si chiedeva dirigendosi verso la periferia di Konoha: mai sarebbe potuto partire per un viaggio tanto lungo senza che prima non fosse ritornato alla propria casa. 

Era passato molto tempo dall’ultima volta in cui vi era entrato, eppure subito notò come dall’esterno nulla fosse cambiato in quegli ultimi anni di totale abbandono. Col cuore impazzito Sasuke ripercorse ancora una volta il piccolo viale nel giardino, mai avrebbe pensato di poterlo fare di nuovo; e camminando in punta dei piedi fino all’ingresso della villa spinse con i polpastrelli la porta semichiusa e subito, quella che un tempo era l’imponente abitazione della gloriosa famiglia Uchiha, aprì le porte ad un’ormai desolata, sporca e malandata costruzione. Con passo felpato ripercorse il lungo corridoio interno  scandito da grandi finestre sbarrate sbirciando qua e là per le stanze in cui aveva vissuto gli anni più felici e spensierati della propria infanzia: le immagini più divertenti ritraenti un bambino dagli occhi e dai capelli scuri che trotterellava gioiosamente per tutta la casa gli balenarono tra i pensieri; sorrideva con nostalgia al ricordo di ciò che un tempo era stato. Lì appoggiato sul muro c’era ancora il suo banchetto dei disegni e al centro della sua vecchia stanza da letto vi era il tavolino con le vecchie foto di famiglia ancora del tutto intatte, tra le quali scorse quella che era sempre stata la sua preferita raffigurante un ragazzino dai lunghi capelli raccolti in una coda che sorrideva amorevolmente ad un neonato che dormiva beatamente stretto tra quelle braccia. Ricordava bene quanto da piccolo riuscisse a sentirsi al sicuro solo raccolto nell’abbraccio di Itachi; ma dopotutto, proprio perché ora lui non era più al suo fianco, quella foto l’avrebbe portata con sé, così che riguardandola una volta lontano potesse continuare a contare sul suo eterno conforto. Ma, proseguendo lungo il corridoio, i suoi ricordi felici furono ancora una volta interrotti dalla visione di una grande porta,anzi,della porta. Facendovi pressione Sasuke la riapri con uno scatto deciso, e subito gli si spalancò  davanti una stanza enorme, buia e del tutto vuota con al centro disegnate ancora le sagome bianche dei cadaveri dei proprio genitori. E da qui, circa dieci anni prima, ogni cosa ebbe inizio, e quelle che erano la spensieratezza e la felicità di un bimbo di soli sette anni furono trasformate in perenni sensazioni di inadeguatezza, panico e tanto risentimento che lo avrebbero poi portato a diventare ciò che in quel momento era. Essendo ora al corrente di ciò che realmente accadde quella notte sapeva che per tutta la sua vita mai aveva provato solo la metà dolore che Itachi dovette sopportare quella notte, ma sentiva come dovere poterlo almeno immaginare: questa volta sarebbe stato diverso, per la prima volta sarebbe stato lui a sacrificare la propria felicità in nome del bene comune: in nome dello stesso villaggio che suo fratello aveva tenacemente difeso fino all’ultimo giorno della sua vita.

   
 
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