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Autore: Alixia700    08/01/2018    1 recensioni
Il vicolo sporco rispecchiava perfettamente lo stato pietoso in cui verteva il mio umore.
Accasciato contro il muro di mattoni, perso nell'estasi alcolica, mi ritrovai a tratteggiare una lucida e dettagliata rappresentazione delle persone della mia vita.
E fu con infinita meraviglia che mi accorsi di quanto l'umano fosse accostabile all'animale, e quanta immane bellezza fosse in grado di sprigionare la banalità di un paragone vangato e rivangato da secoli di letteratura e saggezza popolare.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Wolf Soul.

 

Ho pensato a lungo se scriverti questa lettera.
Forse è troppo tardi, forse è troppo presto.
Ma comunque ho la sensazione che sia il momento più giusto.

Ti ricordi quella sera in cui, alienata dal vino, ti eri accovacciata dietro ad una colonna ed impedivi a chiunque di avvicinarsi, rispondendo alle domande venate d'ansia sempre con la stessa frase?

''Nessuno mi vede davvero''

Ci avevi spaventati a morte con la tua improvvisa alienazione dalla realtà, da cui neanche il tuo fidanzato di allora era riuscito a strapparti. Quindi perché in quel tuo momento di chiusura totale al mondo, mi hai permesso di toccarti, di avvolgerti tra le braccia, di sussurrarti all'orecchio che sarebbe andato tutto bene?
Allora non me ne ero mai preoccupata troppo.
Non mi sono mai soffermata a pensarci neanche negli anni avvenire, neanche quando giorno dopo giorno mi accorgevo di come cercassi di allontanarmi sempre più, avvelenando silenziosamente ogni ricordo del tempo speso insieme.
Tutto è apparso chiaro, cristallino, il giorno in cui hai voltato il viso dall'altra parte, facendo finta di non avermi visto, così da evitare di aggiungere un'altra conversazione vuota ed amara all'enorme pila pericolante che con buona volontà abbiamo costruito negli ultimi mesi.
La consapevolezza ha appesantito il mio stomaco, facendomi sprofondare.

Sai cosa è la cosa che fa più male ora guardando indietro?
Il sapere che io sia stata l'unica in grado di scrutare dietro i numerosi strati di maschere sotto i quali ti celi, che sia stata l'unica che abbia avuto il desiderio di conoscerti davvero.
E sai cosa è la cosa più buffa di tutta questa storia?
Il realizzare che nel momento in cui la bolla della tua paura irrazionale di solitudine sia esplosa, l'unica vittima a perire nella detonazione sia stata proprio quella che è riuscita a tirartene fuori.
Ironico no?
Il principe bacia la principessa e viene giustiziato poco dopo per averla toccata senza il suo consenso. Una favola moderna, neanche troppo lontana dalla verità.

Oggi è una di quelle giornate grigie in cui la malinconia sembra l'unico sentimento umano provabile, in cui l'autocommiserazione fa a pezzi l'orgoglio, continuando a mostrarmi schegge appuntite del nostro felice passato.
Spesso mi sono sentita inadeguata per questa sofferenza straziante della quale non riesco a liberarmi. Tutti intorno a me sembrano aver superato la fine di un amicizia, o lutti ben più gravi.
E allora perché mi viene da vomitare ogni volta che ti vedo in lontananza?
Ogni volta che mi guardi con indifferenza, sorridendomi cordiale, vuota.

Se mai riuscissi a leggere questa lettera, probabilmente a questo punto il tuo cuore perderebbe un battito, facendoti sgranare gli occhi.
Colpo di scena.
Rullo di tamburi.
Un sospiro risuona a stento trattenuto tra gli spettatori.
L'altra è sempre stata innamorata della nostra eroina, il suo dolore struggente ora è più comprensibile e tangibile, perché dato dall'esperienza comunemente conosciuta come rifiuto.
Sapessi quanto mi piacerebbe fosse così, quanto sarebbe più semplice.
Ma l'amore per un altro essere umano non è mai facilmente comprensibile, ne classificabile.
Lo sai bene, no?
Ne sono consapevoli le tue mani impazienti, le tue labbra affamate?
Comunque l'intento con cui ti ho scritto questa lettera non vuole essere accusatorio.
Lo so che molte delle nostre incomprensioni derivano proprio da questo, dal tuo travisare le mie azioni, quindi mi scuso per tutte le volte in cui sono stata troppo diretta, troppo aspra, troppo me stessa.

Non posso neanche giustificare il mio modo di essere adducendo ad un'educazione differente, perché proprio come te sono sempre stata iniziata alla repressione del proprio io, in favore di quello che gli altri si aspettano da noi.

La mia è un'egoistica esigenza capisci?

L'ho realizzato a distanza di anni.
Il problema non sei mai stata tu, ma sono sempre stata io.
Io e la mia pretesa che tu fossi libera dal peso dell'opinione altrui, dalle tue insicurezze, delle tue paure; credevo di farlo per il tuo bene, quando in realtà l'unico motivo che mi spingeva a cercare di strapparti dal tuo bozzolo era il mio bruciante bisogno di non sentirmi sola.
È così disdicevole desiderare di essere compresi ed accettati? Bramare che il nostro ululare straziante giunga fino alle orecchie di un nostro simile?
Forse si, forse non a queste condizioni.

Per questo motivo non ti consegnerò mai queste parole.

Rimarranno a galleggiare alla deriva insieme alle altre, in un rumoroso sciabordio che resterà ancora una volta inascoltato.

E sia ben chiaro questa volta non lo faccio per me.
Anche se forse è troppo presto per dirlo, o troppo tardi.
Ma comunque mi pareva giusto.

   
 
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