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Autore: halsey1696parrish    08/01/2018    1 recensioni
[La Quinta Onda]
Sono arrivati senza preavviso portandosi via ogni cosa.
La nostra vita, la nostra famiglia, le nostre città, la nostra umanità.
Chi rimane combatte per ciò che ha perso, per sconfiggere gli intrusi.
Gli Alti hanno preso anche i nostri volti, ora sono come noi.
Ma loro non avranno mai l'umanità che ci hanno portato via.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il vento soffiava forte, impedendomi di vedere ciò che avevo di fronte.
Era passato all'incirca un mese da quelle piogge acide. Nate aveva ancora molte ustioni, non gravissime. Quell'avvenimento aveva lasciato cicatrici permanenti non solo sulla sua pelle ma anche nel suo cuore. Ci facevamo coraggio a vicenda ogni singolo giorno. E quel giorno era il giorno in cui forse tutto sarebbe cambiato. 
Avevo le persone più importanti della mia vita con me e, anche se molte le avevo perse, non mi sarei mai arresa con loro al mio fianco. 
Quel giorno eravamo diretti verso un campo di sopravvissuti, un campo immerso nei boschi, fuori città. Ovviamente, se gli Altri volevano trovarci e sterminarci l'avrebbero potuto fare tranquillamente. Senza nessun problema. 
Avevamo percorso l'intera interstatale prima di inoltrarci nel bosco fitto e ombroso. 
Dopo le piogge il clima era cambiato radicalmente, lasciando spazio a un freddo quasi glaciale, nelle città. In quel bosco invece sembrava che l'umidità fosse padrona. Il freddo era sopportabile, ma l'umidità rendeva più pesante ogni nostro passo: i vestiti che si attaccavano alla pelle e il sudore che colava sulla fronte rendeva tutto più estenuante. 
Mio fratello capitanava il tragitto, io gli stavo subito dietro con una bussola in mano, evitando che ci perdessimo. 

Sembrava di esser capitati in uno di quei film che vedevo da piccola con mio padre e mio fratello. Film d'avventura dove i protagonisti riuscivano sempre a uscire dalla foresta e trovare il tesoro che cercavano da tanto. Ma lo sapevo, quella era la vita reale non un film. Da un momento all'altro sarebbe potuto saltare fuori un Altro e ci avrebbe uccisi a sangue freddo, senza la mi ima pietà. 

-Manca davvero poco.- disse Theo asciugandosi il sudore dalla fronte con la manica del cappotto. -Basta solo superare il fiume e...- uno sparo tagliò il silenzio che c'era nell'aria, con un fischio sordo. Ci abbassammo tutti contemporaneamente tra i cespugli che affiancavano il sentiero. 
Eravamo ad un soffio dall'arrivo e ci avevano trovati. Io ero finita a destra con mio fratello, mentre mia madre era con Nate dall'altro lato del sentiero. 
-Credi siano gli Occhi?- chiesi respirando a fatica. Avevo il cuore che stava per spezzare le costole e saltare fuori da un momento all'altro. E di certo tutta quella pressione non mi aiutava a calmarmi. 
Gli Occhi erano dei droni mandati dagli Altri a controllarci e annientarci, non erano tanto efficaci però. Avevano una forma ovale ed erano sottili come piatti. Nella luce del giorno non si riusciva neanche a notarli in quanto erano creati da una lega metallica non del pianeta terra, che rifletteva perfettamente la luce del sole, diventando quasi invisibile. 
-No, troppo lento. Era uno sparo troppo lento per essere quello di un Occhio.- constatò Theo accartocciando la mappa da qualche parte dentro al suo cappotto. -Non fiatare. Non sappiamo cosa ci ha appena sparato, quindi meglio stare zitti.- annuii lentamente appiattendomi sulla terra. 
Il cielo stava diventando scuro, ombrato dalle nuvole cariche di pioggia. 
-Dobbiamo uscire prima o poi. Se arrivano le piogge acide sarà la nostra fine.- dissi stringendo le spalline dello zaino, zuppo di acqua piovana. 
-Okay, è vero. Il campo è vicino, se corriamo, possiamo superare il fiume e arrivare con la pelle intera al campo.- mia fratello si era rannicchiato, con le ginocchia che toccavano il fango e il viso poco sopra il cespoglio. Lo imitai, vedendo al di là del sentiero la testa rossa di Nate.

Mio fratello gli stava dando istruzioni sul da farsi. 
La testa mi faceva male e anche le gambe ma sapevo che dovevo fare un ultimo tratto per salvarmi. Dovevo tenere duro.
Nessuno aveva più sparato, chiunque ci fosse, qualunque cosa fosse, si era calmata. 
Theo alzò la mano facendo il conto alla rovescia.
Tre, due, uno. Scattammo verso nord, annaspando nel fango morbido mischiato al fogliame.

Un polverone si alzò alle nostre spalle, segno che il sicario ci stava alle calcagna. 
Ci ritrovammo davanti ad un fiume in piena. Eravamo in preda al panico. 
-Lì! Possiamo attraversare da lì!- Nate indicò un punto di accesso più in basso. Un vecchio ponte fissato con pali di legno nel fiume, l'acqua che lo inondava. 
-Non è tanto sicuro.- affermò mia madre tenendosi il braccio. Forse aveva un crampo. 
-Sarà più sicuro di ciò che ci sta inseguendo.- dissi saltando per prima. Il legno era abbastanza scivoloso, per non parlare della corrente che incombeva sulla struttura, rendendola molto instabile. Passammo uno alla volta e riprendemmo subito a correre. 
Eravamo diretti verso quel campo, una vecchia segheria utilizzata come rifugio. Si potevano già scorgere i vecchi macchinari e alcune strutture in legno. 
Un altro sparo squarciò l'aria, seguito dall'urlo di mio fratello. Gli aveva colpito la spalla a bruciapelo, però continuò a correre al mio fianco. Eravamo vicini, potevo distinguere le case in legno. 
Un ultimo sforzo, mi dicevo. 
Ma poi sparò di nuovo e questa volta non colpì una corteccia o solo a bruciapelo. No, questa volta colpì in pieno mia madre che si accasciò a terra rotolando varie volte a causa della corsa. 
E fu lì che lo vidi: non era un Occhio o un omino verde. Era un giovane uomo, sulla trentina forse. Aveva dei normalissimi vestiti e un fucile da caccia tra le mani. Gli occhi vuoti e spenti. Le labbra erano storpiate all'ingiù e del sangue colava dal suo naso. Sembrava furioso e non capivo il perché ci stesse sparando. 

Urlai così forte che la gole mi bruciava. Puntai i piedi a terra e corsi verso il corpo di mia madre. 

-No, no, no! Mamma stai con me ti prego. Siamo arrivati al campo, loro ti cureranno. Ti prego!- non capivo cosa stava succedendo intorno a me, ma mia madre stava morendo. Gli occhi aperti a malapena e la bocca pallida ricoperta di sangue. Il respiro mozzato e le lacrime che gli pulivano il viso; le mie mani premettero sopra la ferita, all'altezza dello stomaco. Il sangue mi macchiò le mani e le maniche della camicia ma non m'importava. 

Mia madre scosse la testa sorridendomi e l'anima lasciò il suo corpo mentre diceva le sue ultime parole rivolte a me: "Ti voglio bene."

Urlai ancora, ma il pianto si impossessò di me, quasi strappandomi via la vita dal petto. Avevo perso anche lei, mia madre. Tutto a causa degli Altri, che mi hanno portato via tutto. 

Cullai il corpo di mia madre mentre le lacrime mi appannavano la vista e nell'aria c'era solo il frastuono degli spari. Sentii qualcuno che mi scuoteva la spalla e vidi Nate con il viso sporco di sangue, alcuni tagli sulla fronte. Aveva lo sguardo affranto, così mi strinse in un abbraccio. 

Venimmo trascinati via, ma non avevo le forze di reagire. Mio fratello era stato adagiato su di un telo legato a due aste di legno e con quello lo stavano trasportando, era svenuto. Mia madre era stata avvolta in un lenzuolo bianco e si trovava tra le braccia di un ragazzo. Non conoscevo quei volti ma ero troppo sconvolta per pensare a qualcosa di sensato.

Nate mi aveva sussurrato che Theo aveva ricevuto un colpo alla tempia ed era svenuto, ma erano arrivati dei soccorritori dal campo e avevano ucciso quel "Cacciatore", loro li chiamavano così. A quanto pareva era sotto il controllo degli Altri, ancora non sapevano come era possibile ma avevano ipotizzato che erano stati impiantati nel loro sistema nervoso degli agenti dormienti e nel momento in cui la Nave Madre era attraccata sopra le nostre teste, questi agenti si erano risvegliati controllando del tutto questi umani. Non era una cosa sicura, ma era la più plausibile. 
Una cosa era sicura, li avrei uccisi tutti. Fosse stata l'ultima cosa che avrei fatto su questa terra.

E quello era solo l'inizio della Quarta Onda. 

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Da ora in poi metterò una scheda per ogni personaggio, in modo da inquadrarli bene. Farò una breve descrizione per sapere le cose fondamentali. Ancora grazie a tutte le persone che leggono questa storia. 


                                                          









 





Nome: Evangeline "Eva" 

Cognome: Miller 

Compleanno: 12 Maggio (17 anni)

Segno zodiacale: Toro

Aspetto fisico: Media statura, magra, capelli lunghi castano scuro e occhi grandi azzurri. 

Carattere e curiosità: Ha un fratello maggiore che si chiama Theo. Eva gioca nella squadra di pallavolo del suo liceo. Prima dell'Arrivo era una ragazza come tutte le altre, leggermente snob e spensierata. Ora il suo carattere è molto maturato, è molto più sensibile e si fida poco di ciò che la circonda, è una tra i pochi sopravvissuti rimasti sulla terra.

   
 
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