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Autore: Miwako_chan    08/01/2018    4 recensioni
Naruto e Sasuke vivono al Villaggio dei Pescatori sulle sponde del lago Izuya, in un luogo immerso nella natura incontaminata. Sono migliori amici da sempre, ma quando i sentimenti iniziano a cambiare veloci e incontrollabili, diventa difficile continuare a percorrere la stessa strada.
[Questa fanfiction partecipa alla "Calippo Challenge" indetta dal gruppo Facebook SASUNARU FanFiction Italia]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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altrariva cap V





Tokyo è come te la descrivono, sporca e caotica. Un sistema rumoroso e abbagliante di grattacieli, centri commerciali, locali e uffici, attraversato da una rete metropolitana labirintica. I cittadini della capitale sono tutti diversi l’uno dall’altro, e solo in questo assomigliano alla gente del Villaggio.
Naruto credeva fossero stronzate, eppure il primo impatto con quella convulsa realtà non è stato dei migliori. La voce tediata di Sasuke che ripete: “Non è un granché” a volte gli riecheggia nelle orecchie.

Adagia la testa sul banco sbuffando, mentre Inuzuka da dietro gli lancia palline di carta tra i capelli con una rudimentale fionda. Quando suonerà la campanella dell’intervallo si alzerà e lo riempirà di botte, è una promessa. Il professore prosegue imperterrito la lezione d’inglese, gli studenti per quanto gli riguarda possono fare ciò che vogliono fintanto che restano seduti e in silenzio.

I suoi coetanei non sono poi così male. Alcuni sono piuttosto creativi e dotati di senso dell’umorismo, come quei burloni che gli nascondevano i branzini nell’armadietto. In quegli occhi tondeggianti, ricoperti da una patina sottile, rivedeva il suo stesso sconforto.
È stato difficile, deve ammetterlo. È bastato uno sguardo per prenderlo di mira. Non aveva assolutamente modo di mescolarsi o fuggire in sordina, perché troppo ottuso per stare zitto e troppo diverso per non essere notato. Il cortile sul retro, un appezzamento ricoperto di cemento con una fontana ormai in disuso nel mezzo, è stato teatro del pestaggio giornaliero.
Ne ha prese tante, ma qualche colpo l’ha messo a segno anche lui dimostrando almeno di non essere una preda così facile. Scemato l’entusiasmo iniziale e stanchi di avere a che fare con un cane che nonostante le bastonate tenta sempre di morderti, pian piano l’hanno lasciato perdere. Del resto in quel liceo arrivano nuovi studenti con una certa frequenza, avrebbero trovato presto un degno sostituto.
Dopo essersi leccato le ferite e con l'animo un po' più calmo, Naruto ha riconsiderato tutta la vicenda come una sorta di rito d’iniziazione. La capitale offre tanto, ma è rigida, non perdona chi si arrende.

Stupid-Sampei
. Quel nomignolo idiota è ancora sulle loro bocche però.

“Io non so manco pescare, coglioni.” Serra i denti e stringe i pugni. Ha le nocche sbucciate e lo stomaco sottosopra.






Scende una pioggia leggera, l’aria è talmente umida e afosa che neanche il fumo della sigaretta si alza, ma aleggia tra il suo viso e le mani in una densa nuvola. Fa un altro tiro. Appoggiato sulla ringhiera del balcone, osserva quell’angolo di periferia grigia e silenziosa. Le luci dei lampioni si mescolano fioche in un cielo incolore. Non c’è molto a cui pensare, è stata una giornata pesante. Un gatto in calore passeggia ciondolando sul muretto col pelo arruffato, bagnato dall’acqua. Miagola rauco.
Sente il cellulare vibrare nella tasca dei pantaloni della tuta. Sarà sicuramente Inuzuka che gli chiede di andare a farsi un giro. Si sposta sotto la tettoia di plastica gialla e afferra il cellulare, sullo schermo illuminato c’è la notifica di un messaggio accompagnata dagli ideogrammi del nome Sasuke. Porta la sigaretta alle labbra e inspira profondamente. Poi la spegne contro il muro gettando il mozzicone nel vaso del ficus, una pianta rinsecchita che pende dal lato sinistro.

Gli ha scritto un semplice saluto.

“Ehi”
Digita velocemente.

Si ritrovano a mandarsi nello stesso momento: “Com’è?” “Come va?”

“Benissimo credimi” Scrive Naruto. “Sono successe una sacco di cose”

“Quali?”

“Troppo lunga da scrivere per messaggio”

Sullo schermo appare l’avviso di chiamata. Sgrana gli occhi osservando interdetto il cellulare. Si passa una mano sulla faccia, tra i capelli e dietro la nuca. Non è preparato per questo, ma le dita sono più veloci del cervello e accetta la chiamata.

“Ohi, Naruto.”

Anche se è da diverso tempo che non la sentiva, la sua voce continua a rimanere qualcosa di estremamente famigliare.

“Sasuke!”
“Che stai facendo?”
“Sto studiando.”
“Non dire stronzate.”
“Davvero.”
“Che materia?”
“Letteratura del periodo Meiji… i testi di Miyazawa Kenji.”
“Kenji viene dopo, durante l’Impero di Taisho. Ti starai confondendo con Mikazawa Kejiro.”
“No, senti, qua studiamo quel periodo e quell’autore, due cose insieme ma separate.”
“Che idiozia.”
“I programmi scolastici della capitale sono diversi da quelli delle nostre scuole.”
“Non hai fatto un grande affare a trasferirti per studi a questo punto.”
“Che ne sai tu.”
“L’unico effetto positivo, ammesso che davvero stessi studiando, è che l’aria di Tokyo pare abbia risvegliato i tuoi neuroni e senso di respons

“Oh! Mi sto impegnando seriamente, non immagini quanto. Sono riuscito a recuperare quasi tutte le materie. Manca solo matematica e inglese.”
“Non hai ancora saldato tutti i debiti e ti aspettano anche gli esami di fine trimestre.”
“Mi sto impegnando, credimi!”
“Testa quadra, stai andando peggio di quanto immaginavo.”
“Non devi immaginarti proprio nulla! E poi devo dedicarmi anche ad altre cose, mi sono iscritto a un club scolastico.”
“Male.”
“Perché? Ce ne saranno quasi una cinquantina qui, è stata una scelta molto difficile.”
“Suppongo ti porterà via altro tempo allo studio.”
“Può anche darsi, ma sono obbligatori.” Dice e neanche si accorge di avere già le sopracciglia corrugate. “Ho scelto basket.”
“Me l’aspettavo.”
“Che? Le mie scelte sono sempre imprevedibili!”
“E fortunatamente le alternative non ti mancavano...”
“Non fare tanto il superiore, ho semplicemente scelto qualcosa per sfogarmi. Comunque c’è di tutto: arte, letteratura, scrittura creativa, giornalismo, una marea di sport, anche il nuoto e perfino il kendo.”
“Che t’importa del kendo.”
“È tra le varie possibilità. E, beh, stavo pensando a te. La palestra è molto attrezzata, ci sono insegnanti validi, so che ti ha sempre ispirato l’idea di praticarlo ad alti livelli.”
“Basta un’armatura e una buona spada, non necessito d’altro.”
“Va bene, sarai anche portato, ma non ti vedrà mai nessuno al Villaggio. Come pensi di migliorarti?”
“Non ho ben capito dove vuoi andare a parare, ma ad ogni modo non mi trasferisco a Tokyo per fare kendo, non mi sembra una motivazione sufficiente.”
“Dimmi quale sarebbe una buona motivazione.”
Sasuke pare pensarci un attimo. “Non c’è.” Dice brusco.
Naruto sbuffa e si gratta il capo, calciando la ringhiera. “Raccontami qualcosa tu. Qui il tempo è una merda.”
“Solo il tempo?”
“Solo il tempo, bastardo. Come sta la famiglia? E Iruka?”
“Bene. Perché non lo chiami?”
“L’ho sentito ieri.”
“Allora perché me lo chiedi?”
“Di certo non vorrà farmi preoccupare, forse non mi dice esattamente le cose come stanno. Tutto qui.”
“Lui è sincero, dovresti fare altrettanto.”
“Lo so.”
“Nascondere i problemi non farà altro che ingigantirli.”
“È soltanto questione di tempo, le cose si sistemeranno. A che serve fare casini adesso.”
“Tu stai già creando casini.”
Stringe il pacchetto di sigarette nella tasca, in un gesto istintivo. “Vuoi dirmi se è successo qualcosa al Villaggio, o i miei problemi sono molto meglio del piattume in cui affoghi?” Replica con fin troppa foga.
“L’altro ieri ho catturato un dorato, ti può bastare come qualcosa?”
Naruto ridacchia. “Dai, non scherzare.”
“Non mi piace scherzare.”
“Serio.”
“Ottantacinque chili di pesce gatto. È stata una lotta estenuante di quasi due ore, ma alla fine l’ho spuntata.”
“Pazzesco!”
“Dovevi vedere Fugaku, non ha fatto altro che sorridere tutto il giorno.”
“Ah cazzo, non ho mai visto tuo padre sorridere.”
“Ha detto che era fiero di me, deve essergli costato un certo sforzo. Abbiamo scattato una foto.”
“Voglio vederla!"
“Se fossimo stati in tre sarebbe venuta meglio.”
“Perché?”
“Avresti potuto dare una mano a sorreggere il bestione.”
“Come ai vecchi tempi!”
“Già. A pescare eri inutile, ma per queste cose direi che funzionavi.”
“È un modo per dirmi che ti manco?”
“Non pensare di essere per forza al centro dei pensieri di qualcuno.”
Non sa bene perché, ma immagina Sasuke sorridere nel dirlo, al di là di centinaia di chilometri sotto un cielo terso e luminoso.

“Perché non ci vediamo?” Afferra la gelida ringhiera, come per cercare un conforto. La pioggia gli bagna i capelli e le spalle nude. Indossa solo una canottiera e inizia a sentire freddo.

“Quando?”

“Anche questo sabato.”

“Va bene.”

Deglutisce a vuoto. Non se l’aspettava, non una risposta affermativa e non con questa semplicità. Pensava che avrebbe dovuto sudare sangue per rivederlo. “Fantastico! Puoi fermarti a casa mia se vuoi e rimanere per tutto il fine settimana. Così sei più comodo, per il treno intendo.”

“Okay.”

“Okay,” Un sorriso tremante gli affiora sulle labbra. “ci sentiamo per messaggio.”

“Bene, ora devo andare.”

“Ciao, Sasuke.”







  
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