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Autore: fleacartasi    22/04/2005    5 recensioni
Il tempo che fugge, portando con sè paure e problemi mai risolti...l'ultimo anno a Hogwarts dei Malandrini e di Lily Evans...un amore che all'inizio sembra impossibile..un universo di personaggi le cui vicende si intrecceranno...
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Remus Lupin, Rodolphus Lestrange, Severus Piton, Sirius Black, I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Capitolo 26

Il sole di giugno illuminava il castello ed il parco di Hogwarts, tingendo i capelli della ragazza d'oro. Numerosi studenti si stavano rinfrescando sulle rive del lago, le scarpe e le calze abbandonate sui prati e le divise in disordine. Lily si voltò verso il suo interlocutore, abbozzando un sorriso mesto. "Era da tanto che non ci parlavamo…" Disse, in tono dispiaciuto.

Severus posò lo sguardo d'ossidiana sul cielo turchese, e sulle nuvole di un bianco accecante. "Già" Rispose semplicemente, allungando le gambe davanti a sé.

Molte cose erano cambiate, in quegli ultimi sei mesi. Il loro rapporto era cambiato, e forse erano cambiati loro stessi. I loro incontri erano diventati sempre più rari, e più brevi. I loro discorsi erano diventati sempre più affaticati, futili, grigi. Agli occhi di Severus, Lily si era trasformata, lentamente ed inesorabilmente. Come una farfalla che abbandona il suo bozzolo. Da quando si era fidanzata con James Potter, all'inizio di gennaio, quella ragazza dalla chioma di fuoco era diventata una presenza sempre meno costante e tangibile nella sua vita. Le sue iridi verdeggianti si volgevano solo verso quel ragazzo che era riuscito a conquistarla dopo più di sei anni, e le sue labbra si schiudevano in un sorriso sincero solo per lui. Vederla mentre camminava al suo fianco, parlandogli e stringendogli la mano, aveva gettato Severus fra coltri di tristezza sempre più intensa ed opprimente. Lily Evans stava diventando una figura sbiadita, evanescente, e stava lasciando nel suo animo un vuoto che gli pareva incolmabile. Lentamente quel ragazzo spesso vestito di nero era tornato alla sua vecchia vita da studente solo ed incompreso, ai suoi libri di magia nera, passione mai accantonata, alle sue lunghe giornate trascorse in biblioteca in compagnia della sua ombra e di un volume consumato dal tempo. E aveva iniziato ad evitarla, per non soffrire di più. Per non soffrire ancora.

Severus aprì la borsa di tela nera che aveva abbandonato al suo fianco, e iniziò a frugare fra le pergamene e i quaderni, senza in realtà cercare nulla. Sotto le sue dita, sentì la morbidezza di quella pregiata piuma d'aquila dalle sfumature color argento, e le sue labbra si curvarono in un'espressione malinconica. Quando Lily gli si era fatta incontro con quel pacchetto affusolato fra le mani, la mattina di Natale, lui si era sentito felice, senza un motivo particolare. Ma quando aveva notato quella luce particolare, diversa, nei suoi occhi, il germe terribile del sospetto si era insinuato in lui. E quando Potter era passato accanto a loro, nel corridoio addobbato con ghirlande colorate, il sorriso che Lily gli aveva timidamente rivolto aveva gettato luce su quei dubbi che lo stavano tormentando.

Per lui non ci sarebbe stata nemmeno più una debole e confortante speranza.

E si era allontanato, in silenzio, come un fantasma che abbandona il palcoscenico. Si era convinto che Lily non avrebbe avuto bisogno nemmeno della sua amicizia, della sua presenza discreta, che aveva quasi vegliato su di lei come un custode…

"Mi dispiace, Severus" La voce della ragazza era bassa, smarrita.

Severus la guardò. "Di cosa?"

Lei abbassò il volto, e i capelli le coprirono le guance appena scurite dal sole. "Ho sbagliato. Ho iniziato a trascurarti, non ti ho più cercato…"

Lui scosse il capo, interrompendola. "Non ti devi scusare, ti capisco. Sei fidanzata ora, non hai più tempo per me"

Lily giocherellava nervosamente con la cravatta slacciata. "Non è un buon motivo…io mi sento una stronza. Non avrei dovuto…"

Severus le sorrise. "Lily, tu non sei una stronza…la tua unica colpa è quella di avermi fatto innamorare"

Il ragazzo sgranò gli occhi, consapevole delle parole che aveva appena pronunciato. Una confessione inopportuna, che gli avrebbe inflitto un'altra, profonda coltellata. Che avrebbe decretato la sua fine, inesorabile.

Lei lo fissò, incredula. "Io…"

"Non devi dire nulla, so cosa pensi" -la fermò lui, risoluto- "Non avrei dovuto parlare, scusami"

"Severus…" Lily gli afferrò la mano, che era fredda fra le sue.

Severus afferrò la piuma d'aquila, e gliela porse. "Prendila, voglio che la tenga tu"

"Ma è tua! Te l'ho regalata per Natale…"

Lui gliela posò sulle ginocchia. "Mi ricorderebbe troppe cose, e mi farebbe stare troppo male…lo capisci?"

La ragazza la prese, rigirandola fra le dita. "E' solo colpa mia…Non volevo farti soffrire"

"Mi mancherai, Lily Evans. Spero che sarai felice insieme a Potter"

Lei si alzò in piedi, e si voltò verso di lui. "Vuoi che me ne vada? Vuoi che non ci incontriamo mai più?"

Il ragazzo si alzò a sua volta. "Sì, Lily, è meglio così"

Lily calciò una pietra con forza, e quella sprofondò nell'acqua trasparente del lago. "Non è giusto…la nostra amicizia non può finire in questo modo!"

Severus posò le mani sulle sue spalle. "Non è facile, ma è inevitabile…le nostre strade si stanno dividendo, non te ne rendi conto? Domani usciremo da qui, e tutto sarà diverso.."

"Beh, allora non voglio andarmene da Hogwarts!" Urlò Lily, gli occhi lucidi di lacrime trattenute con orgoglio.

Lui l'abbracciò, istintivamente, mentre la sentiva singhiozzare piano.

"Ho paura" Esclamò la ragazza, con voce rotta.

"Tutti ne abbiamo…Anche io ne ho" Rispose Severus. E mentre udiva le sue stesse parole, si rese conto di quanto fossero spaventosamente vere. Il futuro lo atterriva. Il futuro, quei sogni che non si sarebbero mai avverati, quelle aspettative infrante contro un muro di roccia…gli avvenimenti immaginati che diventavano presente, un presente ben diverso e più doloroso.

Dopo qualche istante, Lily si separò da lui, e si asciugò le guance bagnate. "Mancherai anche a me, Severus Piton" Gli disse, tornando a sorridere.

Lui la guardò, desiderando imprimere la sua immagine nella mente. "Vai adesso, James ti starà aspettando…"

Lily annuì, raccogliendo la borsa e infilandovi la piuma. "Allora addio…"

"Addio" Rispose Severus, osservando i capelli di lei ondeggiare appena, mossi dalla brezza estiva.

Lily si avvicinò ancora a lui, si sollevò sulle punte dei piedi e gli sfiorò le labbra con le sue. "Grazie, Severus" Sussurrò, prima di dirigersi verso il castello.

Il ragazzo rimase fermo, guardandola allontanarsi, e combattendo la volontà di fermarla e di non lasciare più andare via. Mentre Lily scompariva all'orizzonte, quel lieve sapore di pesca che gli aveva lasciato sulle labbra svanì, e lui percepì un profumo, amaro come il termine di quell'amicizia, avvolgerlo in una spirale senza fine.

Severus accese una delle sue sigarette alla menta, pensando che il cielo della sua ultima notte a Hogwarts non sarebbe stato rischiarato dalle stelle.

***

Nella radura della Foresta Probita, da cui si intravedeva ancora l'imponente sagoma del castello stagliarsi in tutta la sua altezza, la luce era ovattata, filtrata dall'intreccio fitto dei rami. Durante il giorno, il grande bosco non aveva quell'aria minacciosa che possedeva nelle ore notturne, e la piacevole ombra rinfrescava quel caldo pomeriggio.

Sirius si sedette ai piedi di un abete, chiudendo gli occhi e rilassando le spalle. Gli esami, e ancora prima le lunghe giornate trascorse a studiare, erano stati a dir poco stressanti, e la stanchezza iniziava ad annebbiargli la mente e a gravare sul suo stato fisico. Aveva decisamente bisogno di dormire, ma l'avrebbe fatto a partire dal giorno seguente. Quelle erano le sue ultime ore a Hogwarts, e non voleva perderne nemmeno un istante. Pochi minuti dopo, dei passi attutiti annunciarono l'arrivo di una persona.

"Batti la fiacca, Black?"

Il ragazzo aprì gli occhi, mentre una pungente fragranza di cannella si spargeva nell'aria e delle lunghe ciocche di capelli corvini gli sfioravano il collo. Bellatrix era piegata su di lui, il viso a pochi centimetri dal suo, gli occhi bistrati di nero che lo guardavano ridenti e ironici e le mani appoggiate sulle ginocchia scoperte. Lui sorrise pigramente, mentre la ragazza si sistemava accanto a lui, lisciandosi le pieghe inesistenti della gonna della divisa, come sempre più corta del dovuto.

"Sei tu che non ti godi abbastanza quest'ultima giornata di scuola…"

Bellatrix lo fulminò con lo sguardo. "Non è colpa mia se il mio esame orale è terminato solo un'ora fa…non tutti sono fortunati come te che hai finito ieri, Black"

Sirius ridacchiò. "E non è colpa mia se gli alunni di Grifondoro sono passati prima di quelli di Serpeverde…"

Una smorfia sprezzante e alquanto sarcastica si dipinse sul viso di Bellatrix. "Le solite preferenze…mi sto quasi stufando"

Lui scrollò le spalle, rivolgendole un'occhiata di sottecchi. "Non dovrai più preoccuparti di queste cose, Bella. Ormai la scuola è finita, tecnicamente…"

"Non sai quanto mi rallegri questa notizia!" Esclamò con insolita allegria lei, incrociando le braccia dietro la testa.

Sirius estrasse dalla tasca dei jeans una sigaretta. "Sei davvero così contenta di non dover più venire a Hogwarts?" Le domandò, soffiando verso l'alto una boccata di fumo che profumava di caffè.

"Tu no?"

Lui sospirò sommessamente. "Non ho delle prospettive molto rosee, al momento. Dovrò trovarmi una casa, dato che ormai da due anni non ne ho più una" -una leggera collera accompagnò quell'affermazione, mentre i tratti del suo viso diventarono più duri- "E un lavoro…Sono molto affezionato a questo posto, sarà strano andarsene per sempre"

Bellatrix rise. "Hai davvero poco dei Black, è certo…Questi sentimentalismi sono estranei alla nostra famiglia"

"I sentimenti sono estranei ai Black, è diverso" Puntualizzò Sirius, in tono polemico.

"Molto spiritoso, davvero" -lei si accese a sua volta una sigaretta alla cannella- "Possibile che tu non sia ansioso di vivere la vita vera?" La voce della ragazza era carica di un entusiasmo che sfiorava il fanatismo.

"La vita vera? L'unica emozione che suscita in me questa prospettiva è l'ansia"

Bellatrix si distese completamente sull'erba. "Ansia? Andiamo, Black…Non mi dire che non hai un desiderio che vuoi realizzare a tutti i costi, un sogno…Qualcosa per cui arriveresti ad annullare te stesso…"

Sirius rimase in silenzio. No, non aveva sogni. Non aveva desideri. Non aveva mai davvero pensato alla sua vita al di fuori delle mura di Hogwarts. Il suo diploma, con relative conseguenze, gli era sempre apparso lontano, quasi irraggiungibile. E ora era appoggiato a quel tronco, nella Foresta Proibita, e tutto era diventato così maledettamente vicino. Il tempo lo stava incalzando, gli voleva imporre una scelta quanto mai necessaria.

Il tempo stava scivolando via.

"Non sono l'unico a non sapere cosa fare della mia vita, a diciassette anni" Ribatté poi, eludendo la domanda della cugina.

"Io lo so" Disse lei, in un tono quasi inquietante nella sua granitica convinzione.

"Sentiamo…"

Bellatrix sollevò il capo e fissò il ragazzo. "Lo sai benissimo anche tu, questo discorso l'abbiamo già affrontato mesi fa...Io diventerò una serva di Lord Voldemort, combatterò per lui"

Sirius sollevò una mano, come se volesse scacciare un insetto. "Stai parlando come un'esaltata, Bella, te ne rendi conto?"

Lei scosse la testa. "Tu non puoi capire…Quella sarà la mia vita, ho deciso"

"Vuoi davvero buttarti via per una causa che non è nemmeno la tua? Marcirai in una cella ad Azkaban, questo sarà il tuo unico risultato!" Esclamò Sirius, con rabbia.

Bellatrix inarcò un sopracciglio. "Sei sicuro che le forze del bene vinceranno? Non sai che il mondo non è quello delle fiabe?"

"So che Voldemort non ha abbastanza forze per prendere il potere, non ha abbastanza sostenitori…è solo un pazzo ossessionato da una purezza di sangue che ormai non esiste più e non può più esistere, e questo mi basta"

"Non sai quanto ti sbagli, Black…Lord Voldemort è il mago più potente e temibile, e presto regnerà su questo Paese di insulsi filobabbani! Se fossi in te direi alla tua amica Lily Evans ti iniziare a fuggire, i Mezzosangue saranno i primi ad essere eliminati…"

"Non la insultare più, hai capito?" Le parole di Sirius le lambirono il viso come frustate. Il ragazzo l'aveva sovrastata con il suo corpo e spinta contro il tronco dell'albero alle sue spalle, trattenendola con forza.

"Mi stai facendo male…" Disse la ragazza con voce roca, mentre le braccia le dolevano e il ginocchio di lui le premeva con insistenza sull'addome.

Sirius quasi sfiorava le labbra della cugina con le sue. "Morirai, Bella, e non riesco nemmeno a pensare che sarò felice per questo"

Bellatrix rise. "Non pensavo che sarei riuscita a soggiogarti a tal punto…"

Lui le posò una mano sulle labbra, impedendole di parlare. Poi iniziò a baciarla con violenza sul collo e sulle spalle, sbottonandole la camicia.

Le mani pallide di lei si insinuarono fra i capelli corvini del ragazzo, e glieli spettinarono per l'ultima volta.

***

"Ehi Lily!"

Lei si voltò, e vide il viso sorridente di James. Il ragazzo la raggiunse con pochi passi, e i due iniziarono a camminare in direzione del castello.

"Dov'eri?"

"Oh, sono andato con Peter a fare un giro nel parco. Sai, un giro speciale, l'ultimo qui a Hogwarts…" Il sorriso del ragazzo si trasformò in un ghigno da perfetto Malandrino.

"Mi sembra ancora strano che tu possa…è davvero incredibile!" Quando aveva saputo che il suo fidanzato era in grado di trasformarsi in cervo, la sua prima reazione era stata di sdegno. Era pur sempre un Animagus clandestino, e se qualcuno avesse scoperto che non era iscritto all'apposito registro avrebbe avuto svariati problemi. Ma alla fine si era rassegnata, considerato anche il motivo principale per cui lui e i suoi amici avevano deciso di imparare a trasformarsi. Remus era diventato in un certo senso il suo protetto, e l'aveva conosciuto meglio in quegli ultimi mesi. Parlare con quel ragazzo così tranquillo e intelligente le piaceva, e l'aveva aiutato ad affrontare le paure legate alla sua vita futura. Non tutti si sarebbero dimostrati generosi nei suoi confronti come Silente, e in quanto licantropo avrebbe faticato a trovare un impiego fisso e ben retribuito. Tuttavia Lily era riuscita a far tornare il sorriso sul suo volto, e ad infondergli la fiducia necessaria per affrontare quelle vicissitudini, promettendogli che gli sarebbe stata vicina ogni volta che ne avrebbe avuto bisogno.

"Oggi ogni studente del settimo anno sta facendo qualcosa per l'ultima volta…tu cosa farai?" Le chiese James, sedendosi su una delle panchine del cortile.

Lily si sedette sullo schienale di legno. "Io ho già fatto una cosa…ho dato l'addio ad un amico" I suoi occhi si oscurarono, e abbassò lo sguardo.

"Posso domandarti chi è?"

Lei scosse il capo. "Non ha importanza…ma so che mi mancherà"

James si sistemò sullo schienale a sua volta. "A me mancheranno molte cose di Hogwarts. L'ho sempre considerata come una casa, e adesso…"

"Adesso non te ne vorresti andare" Terminò la ragazza al suo posto.

Lui annuì. "Qui nel bene e nel male ero qualcuno…ma ora?"

Lily gli posò le mani sulle spalle. "Jamie, non sei uno stupido…anche se ti piace farlo" -James fece una smorfia contrariata, ma non la interruppe- "Sono sicura che diventerai qualcuno, come dici tu, anche là fuori" Il dito di lei si sollevò, ad indicare i cancelli di ferro battuto oltre ai quali si dipanava la strada per Hogsmeade.

Il ragazzo si avvicinò a lei, e la baciò lievemente. "Un giorno ti sposerò, Lily Evans" Le disse, serio.

Lei sgranò gli occhi, prima di scoppiare a ridere. "Penso che di te mi stuferò prima…come farei a sopportarti per tutta la vita?!"

James si passò una mano fra i capelli, piccato. "Grazie, davvero…"

"E dai, stavo scherzando…" -si scusò Lily, posando un braccio attorno alle sue spalle- "Chissà cosa ci ha riservato il destino. Magari ci sposeremo veramente, un giorno, oppure lasceremo Hogwarts e non ci vedremo mai più…"

"Già…chissà cosa ci aspetta" Si chiese James, mentre il sole iniziava a tingersi di arancione e ad abbassarsi, percorrendo il cielo estivo.

***

La biblioteca era silenziosa e immersa nella placida oscurità. Lui camminava lentamente, fra quegli alti scaffali che erano stati il suo rifugio per settimane, per mesi, per anni. Sette anni. Un periodo che gli pareva quasi infinito, eppure volato via. Malgrado le sofferenze e i problemi, malgrado tutte le volte che aveva desiderato fuggire, o scomparire fra quelle mura di pietra.

Severus afferrò un libro consunto, e lo sfogliò con calma, annusando quel profumo di antico e di carta ingiallita dal tempo. Avrebbe sentito la mancanza di quel luogo, in fondo. Avrebbe sentito la mancanza di quel piccolo mondo che gli permetteva di nascondersi dietro un alibi. Che gli permetteva di giustificare con l'insensibilità dei suoi abitanti la sua tendenza ad isolarsi, di legittimare le colpe che, nonostante tutto, aveva.

Non era stato capace di aprire il suo cuore, Severus Piton, aveva avuto paura.

Quella stessa paura che gli aveva fatto tremare le mani, qualche ora prima, mentre chiudeva il suo pesante baule.

*Cosa ne sarà di me?*

***

"Posso chiederti a cosa stai pensando?"

Remus Lupin si voltò di scatto, e sorrise quando vide Lily Evans, appoggiata alla parete, che lo osservava con un sorriso. "Vieni, avanti!"

La ragazza entrò nella stanza del dormitorio maschile del settimo anno, e si sedette accanto all'amico. "Ti ho disturbato?"

"Affatto…stavo solo pensando, come hai detto giustamente tu"

Lily gli prese una mano fra le sue. "Non sono pensieri molto positivi, o sbaglio?"

"Mi conosci troppo bene ormai, è inutile che cerchi di mentire. Non è nemmeno difficile indovinare che cosa mi preoccupi…"

Lei sospirò, stringendogli più forte la mano. "Ne abbiamo già parlato tante volte, Remus. Io ci sarò, lo sai"

Remus annuì, sorridendo. "Lo so…e ci saranno anche Jamie, Sirius e Peter. Ma non posso fare a meno di credere…insomma, sono pur sempre un lupo mannaro…chi mi assumerebbe?"

"Sono solo stupidi pregiudizi!" -esclamò Lily, alzando la voce- "Tu sei molto più intelligente e innocuo di tante altre persone normali, perché non dovrebbero darti fiducia?"

Il ragazzo ridacchiò. "Non cambiare mai, per favore. Sei positiva, e ti fidi degli altri…ma non tutti sono come te, purtroppo"

Lily sbuffò. "Perché questo mondo dev'essere così ingiusto?"

Lui scrollò le spalle. "Dobbiamo accettarlo per quello che è, purtroppo. E comunque ci sono tante cose belle anche su questo mondo…io ho trovato voi, per esempio"

Lily lo abbracciò. "Sei un amico, Remus"

"Anche tu lo sei…ma ora vai da Jamie, ti starà aspettando. È l'ultima sera qui a Hogwarts, è giusto che la passi insieme a lui"

Lei si alzò in piedi, esitante. "Perché non vieni in Sala Comune anche tu? Gli altri sono andati a rubare del cibo dalle cucine, ci sarà una festa…"

"E' meglio di no…vai, non ti preoccupare"

"Allora a domani mattina, Remus"

"A domani, Lily"

Remus rimase fermo, guardandola andare via, i capelli che ondeggiavano contro la sua schiena.

***

L'ampia terrazza circolare che si apriva all'esterno della Torre di Astronomia era deserta, ad eccezione di due persone distese sulle lastre di pietra chiara, disposte in modo da formare elaborate figure che ricordavano astri e costellazioni. Il cielo era attraversato da qualche nuvola scura, tinta dai riflessi d'argento della luna, spicchio di metallo lucente.

"Dimmi che mi posso esimere dal discorso che sto per iniziare, Black"

Sirius si voltò appena, e la sua guancia quasi sfiorò quella della cugina. I lunghi capelli di lei, disposti a raggiera intono al suo capo, le incorniciavano il viso pallido e la rendevano simile alla luna che splendeva sopra di loro. "Cosa vuoi dire?" Le domandò, corrugando la fronte.

Lei rise. "Ti prego, non fare finta di non sapere…renderesti tutto più patetico di quanto già non sia"

Il ragazzo si sollevò, appoggiando la testa sulla mano e puntellandosi con il gomito. "Parla chiaramente, Bella" La sua voce era calma, eppure suonava come un ordine.

Bellatrix incatenò lo sguardo alle poche stelle che abbellivano l'etere d'ebano. "La nostra storia, se così si può chiamare, finisce qui, Black, mi sembra ovvio" Disse, senza che nessuna emozione attraversasse le sue parole.

Sirius strinse la mano in un pugno rabbioso, e respirò a fondo. "Ti sembra ovvio?" Ripeté, sforzandosi di rimanere calmo.

Stava precipitando. Più a fondo di quanto avrebbe voluto. Troppo a fondo, dove il nero l'avrebbe inghiottito.

La ragazza si alzò, dirigendosi verso il parapetto di ferro lavorato e appoggiando la schiena ad esso. Il leggero vestito bianco che indossava era mosso dal debole vento, e la stoffa si increspava all'altezza delle sue ginocchia. "Ci siamo divertiti, devo ammetterlo. Fare l'amore con te era sempre un diversivo piacevole, molto piacevole in effetti. Ma ora…fine di Hogwarts, fine di noi due" Il suo sorriso era crudele, i suoi occhi brillavano di soddisfazione.

Lui si alzò a sua volta, senza scostare i capelli che gli coprivano in parte il volto. "E' stato solo questo per te? Tutti questi mesi…"

"Pensavi davvero che mi sarei potuta innamorare di te? Sono sempre stata chiara, era solo sesso"

Sirius si avvicinò ancora, e la schiaffeggiò.

Bellatrix abbassò il viso, massaggiandosi la guancia sinistra. "Mi hai fatto male…" Sibilò, con ira.

"Sei solo una puttana Bella!" -gridò lui- "Te l'ho già detto, e non mi stancherò di farlo! E io che pensavo che in fondo fossi diversa…che fossi onesta…"

"Onesta? L'onestà non porta da nessuna parte, dovresti saperlo" Ribatté l'altra, riprendendo il controllo di sé.

Gli occhi di Sirius l'avrebbero incenerita. "Pensavo…pensavo di essere diventato almeno vagamente importante per te…pensavo che…"

"Cosa? Pensavi che una volta fuori da questa scuola ci saremmo visti ancora? Che saremmo diventati una coppia?" -la voce di Bellatrix era fluida come veleno- "E' impossibile, Black. Tu stesso l'hai detto…cosa ne penserebbe la nostra, anzi, la mia famiglia?"

"Hai litigato con tua sorella per colpa mia! Sei venuta al ballo di Natale con me anche se sapevi che tutti avrebbero sparlato di noi per settimane! Ti isolavi con me! Possibile che fosse tutta una finzione?" Sirius sembrava parlare solo con se stesso, esternando quel senso di annientamento che lo stava soffocando.

Bellatrix gli cinse il collo con le braccia, costringendolo a guardarla. "Ecco cosa rende un Grifondoro infinitamente inferiore ad un Serpeverde…vi fate trascinare dagli eventi, la passione vi porta ad annullare voi stessi, per ogni cosa, anche la più futile…come questa"

Il ragazzo si divincolò da lei, spingendola contro la ringhiera. "Ti sei divertita, eh? Avevi il tuo giocattolo, e potevi usarlo quando più ti andava…"

"Non dovevi innamorarti di me, Black. Era la sola regola che avresti dovuto seguire"

"Io non mi sono innamorato di te!"

Lei posò le sue mani sui fianchi. "Allora non vedo perché te la prendi tanto"

Era finita. L'abisso si era chiuso sopra di lui.

Sirius indietreggiò, con passi malfermi, come se la vicinanza della cugina avesse potuto ferirlo ancora, più a fondo. "Chi c'è, adesso? Chi userai al posto mio, per soddisfare i tuoi stupidi capricci?"

"Rodolphus Lestrange" Rispose Bellatrix, con noncuranza.

Sirius rise, follemente. "Rodolphus Lestrange? Avrei dovuto immaginarlo…lui è la persona adatta per te. Ti idolatra, si getterebbe nel fuoco per te…potrai comandarlo, è questo che vuoi vero?"

Lei non ribatté.

"Rispondimi!" Gridò lui.

"Vattene Black" Disse solamente, in tono perentorio.

"Devi rispondermi…" Ripeté Sirius, sentendo le ginocchia cedere.

"Ti ho detto di andartene, non voglio più vederti!" I capelli di Bellatrix erano intrecciati dalla brezza di giugno.

Sirius indietreggiò ancora, fino a voltarsi e sparire, inghiottito dall'ombra.

***

"Presto arriverà il momento…"

"Lo so"

"Per favore, pensaci ancora…è una strada pericolosa"

"Ho già deciso, lo sai. Ti seguirò"

Lucius Malfoy sospirò, osservando la ragazza seduta di fronte a lui sul divano della Sala Comune, ormai deserta. Narcissa sembrava tranquilla, e risoluta. I suoi occhi celesti ospitavano il timore, ma da essi traspariva anche quell'ombra di ferrea volontà che l'aveva sempre contraddistinta. Da quando avevano deciso di ricostruire la loro storia, sei mesi prima, aveva scoperto quanto tenesse davvero a lei, e quanto desiderasse sposarla, proprio come volevano da tempo le loro famiglie. "Ti amo, Narcissa"

Lei abbassò lo sguardo. "Lucius, lo sai che…"

"Non voglio metterti fretta, non preoccuparti" La interruppe. Il desiderio di tornare a baciarla, ad abbracciarla, a fare l'amore con lei diveniva ogni giorno più intenso, e difficile da controllare. Ma era stato lui stesso a ferirla, e a causare quella situazione, ed era quanto mai deciso a rispettare le sue decisioni.

Narcissa gli sorrise. "Grazie, Lucius"

Lui sorrise a sua volta.

"Mi mancherà, questo posto...Questo posto senza di te, voglio dire"

Lucius annuì. "Anche a me…ho passato sette anni a disprezzarlo, e ora…Cerca di resistere, un anno passerà in fretta, come tutti gli altri"

"Le persone capiscono sempre di amare qualcosa o qualcuno quando stanno per perderlo" Narcissa scostò i capelli biondi dal volto, la voce venata di un'inevitabile traccia di risentimento.

"Ma a volte riescono ad accorgersene in tempo…" Rispose il ragazzo cogliendo l'allusione, e sedendosi accanto a lei.

Lei lo guardò, più serena. "Già"

"Come fai a non avere paura? Sembri così tranquilla…non ti spaventa il futuro?"

"Mi spaventa tantissimo, Lucius. Ma so che non sarò da sola…" Le sue iridi turchine erano fisse su di lui.

Lucius l'abbracciò istintivamente, posando una mano sul suo capo. "Sposiamoci al più presto, Narcissa…io voglio sposarti"

Narcissa si ritrasse appena. "Non bisogna avere fretta…quando sarà il momento ce ne accorgeremo" Disse, in tono serafico.

Lui le sorrise ancora una volta, pensando che all'improvviso il mondo reale non gli sembrava più così minaccioso.

*Ci sarai tu, con me*

***

Lo specchio profilato d'argento rifletteva il suo viso quasi perfetto, e i suoi occhi arrossati. La ragazza toccò il vetro con le dita: era freddo, e liscio. Amava osservare la sua immagine, vedere quel sorriso che le rispondeva beffardo, quello sguardo spavaldo, che nascondeva ogni altra emozione. Amava pensare che non sarebbe mai invecchiata, che avrebbe mantenuto quello splendore che le aveva permesso di arrivare ovunque, di spalancare qualunque porta. Il suo unico dono.

Bellatrix sistemò il colletto della camicia bianca a maniche corte che indossava, lisciando ossessivamente ogni piega del cotone. Si era già cambiata tre volte, quella sera, e non ne sapeva nemmeno il perché. La tensione correva sotto la sua pelle, come un filo elettrico. E quelle parole la seguivano, come un'ombra. Quel volto dall'espressione ferita eppure ancora fiera, quell'orgoglio indebolito eppure ancora tangibile nella sua forza.

*Sirius*

Era sicura di poter controllare la situazione, era sicura che nulla le sarebbe sfuggito di mano. Non aveva mai fallito…Eppure qualcosa si era incrinato, dentro di lei. Quando l'aveva cacciato, appena un'ora prima, si era sentita forte, invincibile. Ma lui se n'era andato, e lei aveva all'improvviso realizzato che quello era stato un addio. Non l'avrebbe più rivisto, per chissà quanto tempo. Forse per sempre. E senza che riuscisse a fermarle, quelle maledette lacrime avevano iniziato a scendere lungo le sue guance. Erano anni che non piangeva, Bellatrix Black, ed era stato proprio quel ragazzo, suo cugino, la metà che le era stata negata, a scatenare quell'urgano inarrestabile.

Le mancava. Quella verità era insopportabilmente dolorosa nella sua spaventosa semplicità.

Non si era resa conto che in quei mesi aveva iniziato a dipendere da Sirius, tanto quanto lui aveva iniziato a dipendere da lei. La tela del ragno aveva catturato anche lei, senza pietà.

*Cos'ho fatto?*

Bellatrix uscì dal bagno, e fissò il baule ancora vuoto, aperto sul suo letto. Vuoto, come la sua vita in quel momento. Un semplice contenitore, che sarebbe stato riempito da esperienze, ricordi, attimi. La ragazza aprì l'armadio che conteneva i suoi abiti, e con la bacchetta li piegò ordinatamente.

Il maglione bianco che indossava quando aveva fatto l'amore con suo cugino per la prima volta volteggiò nell'aria, per poi finire nel baule con gli altri indumenti. Lei sorrise, con espressione triste.

Quella storia era destinata a finire, non avrebbe avuto possibilità di continuare al di fuori del castello di Hogwarts. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo. L'avrebbe dimenticata, chiusa in un cassetto come quella maglia di lana. Avrebbe dimenticato le sensazioni che provava quando gli toccava i capelli, oppure quando si divertiva a provocarlo. Avrebbe dimenticato Sirius Black, era obbligata a farlo.

Rodolphus, era Rodolphus che avrebbe sposato. Un matrimonio durevole, con un membro di una rispettabile famiglia di Purosangue, una famiglia che i suoi genitori avrebbero sicuramente approvato. Non un ribelle, un rinnegato. Un ragazzo °perbene°, che l'adorava e che l'avrebbe resa felice. Un ragazzo per il quale non provava nulla.

Bellatrix uscì dalla stanza, pensando che per la prima volta aveva agito contro il suo stesso interesse.

***

Il treno si era fermato da ormai cinque minuti lungo il binario nove e tre quarti, sferragliando. Molte mani di genitori sorridenti e di fratelli e sorelle minori si agitavano frenetiche per salutare, e molte voci si sovrapponevano l'una all'altra.

James si spettinò i capelli, sistemandosi meglio gli occhiali. "Siamo arrivati…" Disse, a bassa voce.

Remus si alzò, e prese il suo pesante baule. "Forza…non ha senso aspettare"

Sirius si alzò a sua volta, gli occhi che scrutavano la folla di studenti. Bellatrix era perfettamente visibile, dal finestrino graffiato. Ferma accanto a sua sorella, i capelli raccolti, stava salutando i genitori, impassibile come sempre. La madre e il padre la abbracciarono a turno, senza entusiasmo, e caricarono il suo baule sul carrello.

"E' finita, non è vero?"

Il sussurro appena udibile di James lo fece quasi sobbalzare. Il ragazzo si voltò verso l'amico, e lo fissò con espressione smarrita. "Ramoso…io…"

L'altro scosse il capo. "Non mi devi nessuna spiegazione, Sir. So che stai male, l'ho capito appena ti ho visto tornare in camera, ieri sera. Ma ti prego, cerca di reagire. Non ne vale la pena, lo sai…"

Sirius annuì. "Grazie, Jamie, davvero"

James gli diede una pacca amichevole sulla spalla, prima di tornare ad occuparsi del suo bagaglio.

"E' tutto così triste…" -Lily si tolse la cravatta rossa e oro della divisa, gettandola nella borsa- "Questa non serve più, ormai"

Remus sorrise ai suoi amici e a lei. "Avanti, cerchiamo di guardare il lato positivo! Niente più compiti, esami, punizioni…e tutta un'estate di vacanza!" Il tono con cui pronunciò quelle parole era allegro, ma i suoi occhi chiari lo smentivano.

"Rem ha ragione, non possiamo deprimerci così…la vita continua" James si tolse la cravatta a sua volta, prima di aprire la porta dello scompartimento.

Sirius, Remus, Peter e Lily osservarono quel gesto in silenzio.

"Vorrei rimanere qui…ma non è possibile. Tutto finisce…" La voce di Sirius era amara, malinconica. Troppe emozioni si stavano facendo strada nel suo animo. Bellatrix, la fine di Hogwarts, l'inizio dell'incertezza…

"Siete pronti?" -domandò James, cercando di risultare fiducioso- "Quando scenderemo da questo treno inizierà la vita vera"

Gli altri annuirono, gli occhi pieni di timore, ma anche di trepidazione.

"Allora andiamo"

Il ragazzo iniziò a percorrere il breve corridoio, velocemente.

***

"Allora ci vediamo presto, signor Lestrange. Signora Lestrange…"

Bellatrix scrutava le false espressioni di studiate cordialità di suo padre e sua madre, mentre parlavano con i genitori di Rodolphus. Fra le famiglie di purosangue nulla poteva rimanere nascosto. Probabilmente quei quattro adulti calcolatori sapevano già da almeno un paio di mesi che i loro figli avevano iniziato a frequentarsi, anche se solo come amici. Ma per loro quello era un dettaglio irrilevante. Il resto sarebbe venuto da sé, doveva venire da sé. Il matrimonio, i figli. Anche l'arruolamento nelle file dei combattenti di Voldemort, perché no.

"A presto, Bellatrix"

La ragazza si voltò, incontrando gli occhi venati di viola di Rodolphus, che le sorrideva soddisfatto. Lui aveva finalmente ottenuto ciò che voleva. Lei annuì, abbassando gli occhi.

Lui le sfiorò la mano con la sua. "Mi pareva di avertelo detto, Bella. Prima o poi avresti cambiato idea su di me…" La sua voce era gentile, ma allo stesso tempo intrisa di trionfo.

Bellatrix annuì ancora, pensando che Rodolphus aveva ragione. Aveva cambiato idea, e in fondo non importava se non l'aveva fatto di sua volontà.

***

Per uno strano gioco del destino, si ritrovarono tutti vicini, fuori dalla stazione di King's Cross. La pioggia, frutto di un temporale improvviso, scrosciava rumorosamente, inzuppando turisti e semplici viaggiatori che si riparavano sotto gli ombrelli colorati o gli impermeabili cerati.

Bellatrix Black, Narcissa Black, Lucius Malfoy, Rodolphus Lestrange, Remus Lupin, Sirius Black, Peter Minus, James Potter, Lily Evans, Severus Piton. Insieme ai rispettivi genitori, ad attendere che la pioggia si interrompesse. Insieme, stretti sotto quella tettoia arrugginita, con gli ingombranti bagagli. Grifondoro e Serpeverde, due universi distinti, che tuttavia si erano incrociati in quei mesi, e che si stavano di nuovo per separare. Caratteri differenti, differenti desideri, esistenze differenti. I loro sguardi che si incontravano, si abbassavano, si sfidavano in silenzio. I loro pensieri che fluivano, che in fondo erano uguali.

Forse si sarebbero ritrovati ancora, o forse mai più.

E quell'incertezza avvolse ognuno di loro, mentre un timido sole appariva fra le nuvole scure.

***

E anche questa volta ho finito!

Il capitolo 26 può essere considerato l'ultimo, dato che il prossimo sabato posterò l'epilogo…è strano essere ormai arrivata alla fine di questa fic! ^_^"

Ho fatto un salto nel tempo di sei mesi perché ormai gli avvenimenti importanti erano accaduti tutti e volevo parlare delle loro conseguenze "a lungo termine", se così si possono definire…e poi volevo descrivere con dei piccoli episodi i sentimenti dei personaggi che si trovano a lasciare definitivamente Hogwarts, che per quanto possano aver odiato li ha comunque ospitati per ben sette anni e ha fatto loro da casa… Penso che siano le stesse sensazioni che si provano quando si finisce la scuola media [anche se io ero ben contenta di andarmene a dire la verità! ^^"] o il liceo [in questo caso dovrò aspettare fino alla fine dell'anno prossimo se non ci saranno imprevisti, cosa che spero vivamente…perché io a 17 anni ho ancora un anno di scuola mentre i Malandrini hanno già finito??! Non è giusto! >.<…però so già che nonostante tutte le lamentele questo maledetto classico un po' mi mancherà!]

Bene, spero che questo capitolo vi sia piaciuto…nel prossimo vi ringrazierò tutti per il vostro sostegno e per le vostre recensioni, ve lo devo! Mi piacerebbe molto che tutti quelli che hanno letto questa fic mi lascino poi un commento finale, che mi dicano cosa è loro piaciuto e cosa no, e come potrei migliorare…ci terrei davvero tantissimo!

Ora vi saluto…al prossimo sabato!

*Kiss*

~Flea~

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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