Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    13/01/2018    4 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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23

DECISIONI

-prima parte-

 

 

Chino su un grosso libro, Keros si era appena dedicato alla lettura. Dopo aver aiutato vari angeli negli archivi, riordinando documenti e volumi, quel giorno aveva deciso che voleva terminare quello scritto. In mezzo agli alati, impegnati a compilare e scrivere, non si faceva molto notare.

“Come mai una lettura simile?” si sentì chiedere.

Alzò lo sguardo e vide che a parlargli era stato un Serafino, lo capì dalla veste e dal numero delle ali. Immediatamente si mise in piedi e si inchinò, in segno di rispetto.

“Tu sei l’ultimo arrivato, vero?” domandò ancora il Serafino.

“Sissignore”.

“Ho saputo che formuli domande inopportune agli angeli che vigilano sugli uomini…”.

“Domande inopportune, signore?”. Keros era perplesso. “Se ho arrecato fastidio o danno, chiedo perdono. Non comprendo…”.

“Hai chiesto loro come mai non intervenissero dinnanzi a comportamenti malvagi degli umani. E, da quel che mi è stato riferito, hai poi difeso i demoni dicendo che non era loro la colpa”.

“Signore, io…”.

“Il Signore è uno soltanto. Io sono Vehuia. Chiamami così”.

“Va… va bene. Ad ogni modo… Ricordo quell'episodio. Non era presente alcun demone e gli angeli hanno risposto che gli umani sono malvagi per colpa dei demoni”.

“Loro sanno quello che dicono. È il loro mestiere. E tu, al contrario, un mestiere qui ancora non lo hai”.

“Non mi è stato affidato. Vero…”.

“E questo ti ha portato a leggere volumi riguardanti la Caduta?”.

“Mi incuriosiva. Non pensavo fosse proibito…”.

“Non lo è”.

“Oh… Bene…”.

“Ma non è… Usuale”.

“Ho tante domande nella testa. Non voglio disturbare e quindi cerco le risposte nei libri”.

“Rivolgimi pure tutte le domande. Fuori di qui, se lo ritieni un luogo poco opportuno a quel che vuoi sapere”.

“Ho promesso ad Uriel di aiutarlo a sistemare alcuni volumi e…”.

“Allora andiamo. Potrai chiedere mentre svolgi il tuo compito”.

In realtà Keros non aveva alcuna voglia di parlare con quel Serafino dallo sguardo severo. Ma capì di non avere scelta. Camminando fra gli scaffali, spostando e cercando libri, tentò di restare in silenzio il più a lungo possibile. Capendo che tanto Vehuia non se ne sarebbe andato, seguendolo per l’intera sala, il mezzosangue prese coraggio ed aprì bocca.

“Voi eravate presente prima della guerra del Cielo…” iniziò, ed il Serafino annuì “…ebbene io… Non capisco il perché. Cosa ha provocato simili eventi”.

“La gelosia. L’invidia. Il Nemico voleva essere come Dio ed ha trascinato con sé i suoi compagni corrotti, governati dall'odio, dalla lussuria e dal peccato”.

“Sophia però mi ha parlato d’amore. Ed anche voi tutti mi parlate d’amore. Un Dio misericordioso e buono, come può scagliare una folgore contro suo figlio? E come può punire per sempre chi ha sbagliato? Non dovrebbe essere il Dio del perdono?”.

“Certi atti non possono essere perdonati. Inoltre richiederebbero pentimento. Ed il caduto non proverà mai pentimento. La superbia lo guida. La rabbia”.

“Ma è stato Dio a crearlo. Non aveva previsto che avrebbe poi…”.

“Era il prediletto. Il primo creato. Helel ben Shahar, il portatore di luce, era praticamente pari a Dio. Ma ad esso era inferiore perché ha lasciato corrompere il suo animo da pensieri impuri, che lo hanno reso debole ed oscuro”.

“Pensieri impuri? Come l'amore che provava per Sophia?”.

“Amore? La sua era solo gelosia. Gelosia perché gli umani avevano qualcosa che lui non poteva avere e quindi, come un bimbo capriccioso, ha agito di conseguenza. E Sophia, immacolata nell'animo e nel corpo, non ha saputo distinguere un vero sentimento da una bugia. Per fortuna Dio l'ha protetta, tenendola con sé in Paradiso”.

“Però Sophia è la sapienza. Dovrebbe sapere tutto. Anche se una persona mente…”.

“Tu non sai di cosa è capace il Nemico. E per fortuna la tua vita ha seguito una tale virtù da concederti le ali ed il Cielo, senza avere nulla a che fare con le anime dannate”.

“E queste anime dannate, se non ci fosse l’Inferno, dove andrebbero? Quel che è successo, doveva accadere. O mi sbaglio? Dio sapeva e…”.

“Se non ci fosse stata la caduta, non ci sarebbero anime dannate. Perché l’uomo sarebbe ancora nel paradiso terrestre a bearsi dei doni divini”.

“Non so… Io credo che molti umani siano malvagi”.

“E la malvagità è colpa del Caduto”.

“Lucifero non ha creato gli umani. È stato Dio!”.

“Non nominare quel nome! Non farlo mai!”.

“Perché? È un nome come un altro! Hai paura che venga a prenderti?!”.

Immediatamente, dopo quella frase, Keros tacque. Si rese conto all’istante di aver esagerato. Vehuia, sforzandosi di mantenere il controllo, non ribatté.

“Ora ho io una domanda per te" mormorò il Serafino, notando lo sguardo impietrito del giovane “Tu… Tu chi sei realmente? Perché sei qui? Non mi sembri un santo e nemmeno un beato. Dunque perché hai le ali? Perché sei fra gli angeli?”.

“Io… Io non lo so…”.

Scese di nuovo il silenzio.

 

“Ora… Scusate, ho da fare” riuscì a farfugliare il mezzosangue, e si allontanò in fretta, mentre Vehuia lo seguiva con lo sguardo.

 

Keros sapeva che non era consono correre. Ma provava un gran desiderio di farlo ed attraversò la scalinata che conduceva alla biblioteca quasi inciampando nei sandali. Notò i volti di chi lo incrociava, con un’espressione mista fra il perplesso e lo spaventato. Raggiunse i suoi alloggi e lì vi rimase, per riordinare le idee. Pensò a che giorno fosse e realizzò che ormai mancava poco alla luna piena. Immerso in pensieri confusi, si sentì stranamente sollevato nel sentire la voce di Mihael. L’Arcangelo, che aveva raggiunto il figlio appena messo a corrente degli accadimenti della biblioteca, si stupì nel trovare Keros decisamente avvilito. Non era abituato a simili espressioni in Paradiso.

“Sei venuto a rimproverarmi?” ipotizzò il mezzosangue “So di aver detto cose non adeguate. Ma…”.

“Sono solo venuto a vedere come stai" si affrettò a dire Mihael.

“Come sto? Bella domanda… non saprei. Immagino che in Paradiso siano tutti felici e contenti. Perciò…”.

“Io non sono felice e contento…”.

“Oh… In questo caso… ecco… Diciamo che mi sento a disagio. Qui sono tutti così perfetti. Calmi, controllati e composti. Tutti con il loro compito, non si annoiano mai, sempre con il sorriso. Ma non si ride, perché non è consono. E si ringrazia un Dio che non parla mai, che non si vede mai. Mi sento… fuori posto. Voi angeli siete così…”.

“Impiccioni e cagacazzi”.

“Come…?”.

Non aspettandosi quelle parole da parte di Mihael, Keros rimase ad osservarlo mentre questi si sistemava su una sedia, con un sospiro.

“Mi hai sentito. Noi angeli siamo dei cagacazzi. A volte in senso buono, a volte no. La verità è che molti di noi sono ancora traumatizzati dalla caduta e temono sempre che possa accadere di nuovo. Oppure temono di essere puniti. Quindi tutto quello che è anche solo leggermente fuori dallo schema ordinario viene visto con diffidenza. Non è colpa tua. Tu sei giovane, sei curioso. Ed è naturale che voglia sentire entrambe le parti in questa storia. Forse è giunto il momento di svelare la verità”.

“Intendi raccontare a tutti che io e te siamo…? Non so. Non penso sia una buona idea”.

“Perché? Sapendo chi sei, capiranno perché ti comporti in un determinato modo”.

“Sì ma non so se è il momento giusto. Ne verresti danneggiato.  Insomma… Guarda che razza di figlio che ti ritrovi! Che penserebbero tutti coloro che ti rispettano e ti stimano?”.

“Che dovrebbero pensare? Sei curioso, intelligente, capace e con voglia di aiutare”.

“Ed uno che fa anche molte cose poco angeliche che non sto ad elencare. Non so… non penso sia il momento”.

“Va bene. Quando quel momento arriverà, non mi tirerò indietro. Dio ha voluto la tua nascita, Dio saprà cosa è giusto per te”.

Keros sorrise, rincuorato da quelle parole. Sapere che aveva qualcuno che lo sosteneva anche in Cielo lo faceva sentire molto meglio.

 

Illuminato dalla luna piena, Keros aspettava. Le sue ali d’argento riflettevano piccole luci, come il cielo notturno. Nascosto fra le fronde degli alberi, non molto distante da dove poco tempo prima aveva spiccato il primo volo, guardava le stelle con un mezzo sorriso. La notte sulla Terra era magica, l’aveva sempre affascinato. Abituato a vedere nel buio, attendeva…

Un fruscio.

“Stai invecchiando” rise il mezzodemone “Non sei più silenzioso come un tempo”.

“Non ho più quei cinque o sei millenni…” si sentì rispondere, con una risata.

Il mezzodemone rispose a quella risata e spalancò le braccia, correndo ad abbracciare chi stava spuntando fra gli alberi.

“Che entusiasmo!” ghignò Lucifero, lasciandosi abbracciare “Carenze d’affetto in Paradiso?”.

“Non sai quanto!” rise Keros “Hai seguito la mia lettera! Sei vestito elegante…”.

“Sì. Ho inoltre mandato molti demoni in quella città che mi hai scritto. Ora mi vuoi spiegare che succede? Mi vuoi portare a vedere l’opera?”.

Il diavolo rise ancora e Keros mostrò la lingua. Aveva fatto recapitare una lettera al re dei demoni, consegnandola ad uno dei guardiani degli inferi. Ovviamente non mostrandosi come angelo.

“Ho creato un diversivo” spiegò il giovane “Gli angeli correranno tutti dai demoni che hai mandato fra gli umani, lasciandoci in pace. Ho una sorpresa per te. Una grande sorpresa!”.

“Per questo mi hai fatto conciare in questo modo?”.

“Stai benissimo. Molto elegante”.

“Anche tu con la tunica da angioletto non stai male…”.

“Sorvoliamo…”.

“Ma ora spiegami tutto”.

Keros sorrise ancora. Lucifero aveva legato i capelli, in una strana acconciatura a cui chiaramente aveva lavorato Lilith. L’abito nero, in velluto, era ricamato finemente in argento e brillava leggermente alla luce della luna. Il re teneva celata la sua vera identità, trovando più consono girare per il mondo umano senza corna, coda o altro di particolare.

“C'è una persona che non vede l’ora di incontrarti” rivelò Keros, trattenendo a stento l’entusiasmo.

“Una persona che non vede l’ora di incontrare me? Sei sicuro?” ghignò il demone.

“Tu hai fatto molto per me ed ora voglio ripagarti così. Ora tu…”.

“Lucifero!” chiamò una voce di donna, poco distante “Sei davvero tu? Vieni qui da me!”.

Il re l’aveva subito riconosciuta e, spalancando gli occhi, si era istintamente nascosto dietro un albero.

“Che ti prende?” storse il naso Keros.

“Sophia?” mormorò il demone “Lei è…?”.

“Sì! E non vede l’ora di rivederti! Non è una cosa bellissima? Dai, non fare il timido…”.

“Come hai potuto portarla qui?”.

“Te l'ho già spiegato. Gli angeli sono distratti, impegnati in quella città dove hai mandato tanti demoni. Ed io ho potuto portarla qui perché Dio le concede di lasciare il Cielo se accompagnata da un angelo. Capisci? Però non penso abbiate moltissimo tempo… Perciò spicciati e…”.

“Ma… Lei non mi ha mai visto come sono ora”.

“E allora?”.

“La fai facile tu, principino dal faccino coccoloso! Io ero il più bello fra gli angeli e lei mi ricorda così! Non so se…”.

“Mi hai sempre insegnato che nessuno può giudicare cosa sia normale, bello o strano. Pensi che lei, dopo tutto questo tempo, stia a perdersi dietro a simili cose?”.

“Invidio il tuo punto di vista, piccolo. Così favolistico…”.

“Muoviti!”.

Keros prese Lucifero per un braccio e tentò invano di farlo muovere. Il re non si spostò di un solo centimetro, prendendosi facilmente gioco del mezzodemone.

“Senti…” alzò le braccia Keros “…io ho fatto il possibile. Ora spetta a te. Lei è là, ti aspetta. Decidi tu. Puoi andare ad incontrarla oppure startene qui a nasconderti”.

“Se lei mi vedesse e fuggisse via…”.

“Non accadrà. Credimi”.

“Ma lei è rimasta sempre la stessa. Ne sono certo. Perfetta e bellissima…”.

“Ripeto: tua scelta. Vi lascio. Vado a sorvegliare i dintorni, in caso venisse qualcuno di indesiderato…”.

Lucifero vide il mezzosangue allontanarsi fra gli alberi. Lo udì dire qualcosa a Sophia, seguita da una risata angelica. Poi tornò il silenzio. Prese un respiro.

“Andiamo!” si disse “Sei il re dell’Inferno, mica un moccioso! Che stai facendo?!”.

Per niente rassicurato, si voltò. Da dietro l’albero, riusciva a scorgere una figura. Era bella come la ricordava, forse anche di più. Alzando lo sguardo, percepiva la presenza di Keros. Come era bello l’entusiasmo dei giovani…

 

Ciao a tutti! Il prossimo capitolo sarà un po' un casino. Ed arriverà molto presto (spero)!
   
 
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