Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Heyale    14/01/2018    0 recensioni
Ogni anno venti bambini nascono con un gene anomalo nel loro sangue, il gene Xy, che porta loro ad avere abilità straordinarie, esattamente come fossero poteri sovrannaturali. Ogni Xy, così si chiamano, è tenuto al silenzio fino ai dodici anni, dove verrà portato in un istituto che lo aiuterà a sviluppare al meglio le sue abilità.
Sette di loro però hanno cambiato le carte in tavola, svelando il segreto al loro migliore amico, prendendo il nome di Sky e venendo portati all'istituto indipendentemente dalla loro età.
Sette bambini che si sono trovati in mezzo a tutto ciò perché volevano solo avere un amico hanno preso il nome di Cloud. Ed io, Riley, sono una di loro.
I nostri Sky sono diventati la nostra ragione di vita, tra Sky e Cloud c'è un rapporto che va oltre ogni genere di amicizia. Non ci fermeremo prima di averli finalmente ritrovati, ognuno di loro ha riposto in noi tutta la sua speranza.
 
Dal testo:
La sua voce tentenna per un attimo, concludendo in un colpo di tosse. "Ti ringrazio per aver reso questo possibile."
Scuoto la testa, girandomi verso di lui: "Grazie a te."
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

SKY cap.7

SKY
CAPITOLO SETTE
- This must be fate 'cause it has to be more than luck -


E' incredibile come in quattro ore ci possano essere quasi dieci centimetri di neve a ricoprire il suolo, sembra quasi che la tormenta sia stata solo in questa zona.
In ogni caso non è ora di festeggiare, ora siamo in guerra.
Accanto a me, Alakei, Philip, Max, Tom, Chris e Asher.
Di fronte a noi, Jonah, Lauren, Tom, Nick, Killian, Jude e Cal.
"Siete finiti." Jonah sorride arrogantemente, stringendo tra le mani l'arma che ci colpirà tra pochi secondi.
"Parla per te, Pel di carota." risponde Alakei, assottigliando gli occhi.
"Guerra all'ultimo sangue!" grida Nick prima di lanciare la prima palla di neve.
Una raffica di palle di neve parte da entrambe le squadre, ognuno ha già acquisito il proprio bersaglio. Il mio, stranamente devo dire, è Nick. Se pensa comunque di vincere contro di me solo perché è più grande si sbaglia di grosso, gli farò cambiare idea a suon di neve. Devo ammettere che è abbastanza tosto come avversario, del resto è stato lui ad allenarci quando sembravamo una specie di stracci dopo appena tre minuti di corsa.
"Dove credi di andare, Knight?" mi chiede ironicamente scagliando una palla di neve che è sulla perfetta traiettoria del mio viso.
Prima che possa abbassarmi però una fiammata divide me dalla pallina in arrivo, sciogliendola all'istante. Mi giro di scatto, trovando Alakei esattamente dietro di me col suo solito cappello nero e un sorriso dipinto in faccia: "Ti guardo le spalle, Cloud."
"Vorrei fare lo stesso." rispondo ridendo, ricaricando subito per colpire Nick al più presto possibile.
Ammetto che vedere tutti gli Sky in maniche corte - tranne Alakei e Killian che sono direttamente in canottiera - fa venire freddo perfino a me, mi chiedo come fanno. Penso che nelle mie mani non scorra più sangue e loro, tranquilli e beati, corrono sotto la neve senza il minimo problema. Questa cosa mi fa molto Heidi sui monti.
"Riley!"
Mi giro di scatto, rendendomi conto troppo tardi che si trattava di una trappola.
Una palla di neve mi colpisce dritta in faccia, mi chiedo chi sia stato il traditore con questa mira eccellente. Ovviamente, appena riesco a togliere la neve dagli occhi, vedo che si tratta di Jonah. Penso sia facile per lui non avere nemmeno il peso di fare le palle di neve dato che può fare tutto con la sua abilità da Xy, questo non è giocare pulito.
"Me la paghi." borbotto, correndogli dietro.
Sì, ammetto che potrei sembrare leggermente infantile ora.
Ma sto facendo così solo perché sono rimasta in astinenza dalla felicità allo stato puro per troppo tempo. Correndo sotto la neve col mio migliore amico, insieme a quella che ormai considero la mia famiglia, non posso essere indifferente. Questo sentimento sembra più grande di me, non ricordavo cos'era il divertimento vero. Anche se ho il fiatone, anche se non sento più nemmeno il viso da quanto fa freddo, questo è un momento che sarà difficile da dimenticare.
"Ehi Rambo, sarà meglio che ti calmi." Jonah si ferma improvvisamente, lasciandosi cadere per terra. "Non sei stanca?"
"Ovvio che sì." ribatto annaspando sempre di più. "Ma volevo prenderti."
"Hai fatto bene ad arrenderti." il rosso mi guarda con un sorriso, stendendosi poi interamente sulla neve.
Ricambio il sorriso, ma il mio sguardo si posa poi sulla fessura tra la maglietta e il suo petto, scorgendo un segno rosso parecchio evidente. Così mi siedo anche io per terra, appoggiando la mano sul punto arrossato che ho visto: "Ehi, ti sei fatto male?"
"Mh?" Jonah sembra essere confuso, ma dopo aver visto la mia mano fa un sorriso di sollievo, scuotendo la testa. "E' solo un segno."
Afferra il lembo del colletto della maglia, tirandolo giù fino a scoprire il segno misterioso. Quando lo vedo però tutto sembra essere più chiaro e le mie preoccupazioni svaniscono. Sul suo petto infatti, come fosse tatuato, è marchiata la scritta 'SKY'. E' di pochi centimetri sotto la clavicola sinistra, mi chiedo solo chi glielo abbia fatto fare.
"Anche se potrebbe sembrare il contrario," il rosso riporta la maglietta dov'era, guardandomi negli occhi con serietà. "Sono fiero di essere uno Sky. Certo, non sono felice della parte che ha riguardato il coinvolgere te, ma sono felice di essere uno di quei sette che ha avuto il coraggio di avere un amico nella vita da Xy. Ciò che ho trovato nell'istituto non è una vita vera, ma ho trovato sei persone che mi hanno aiutato ad andare avanti, per questo ho deciso di farmi incidere questo. Tutti quanti, prima o poi, abbiamo deciso di farlo."
Quindi non è stato obbligato: lui, come me, è orgoglioso di ciò che è.
"Come?" gli chiedo, sfiorando la scritta rossa.
"Fuoco." risponde lui sorridendo, facendo un cenno verso tutti gli altri che stano ancora giocando. "L'unico metodo era quello di inciderlo. Ovviamente è toccato ad Alakei, e con la sua fobia per tutto ciò che riguarda le ferite e il sangue per poco non si metteva a vomitare."
Ridacchio leggermente: "E lui come ha fatto a farselo?"
"Con un po' di impegno e con l'aiuto dello specchio è riuscito a farlo. Riesce a controllare le fiamme anche senza che siano a contatto con le sue mani, quindi alla fine se lo è inciso sulla schiena, precisamente sulla scapola sinistra." Jonah si alza, raccogliendo le ginocchia al petto.
"E gli altri?"
Non so da dove venga tutta questa curiosità, forse dal fatto che sta nascendo in me il desiderio di fare la stessa cosa.
Johnatan sembra pensarci un po' su: "Allora...Cal sulla caviglia destra, Killian sul retro del collo, Max sulla spalla destra, Jude sul polso sinistro e Tom sul fianco destro. Ha fatto decisamente male, ma alla fine è stato solo finché l'ustione non si è asciugata."
Deglutisco, ormai questa idea non me la toglie nessuno dalla testa. Guardo così Jonah negli occhi, decisa: "Voglio farlo anche io."
"Cosa?" il rosso scuote animatamente la testa. "Non se ne parla, fa troppo male. Pensa a cosa diranno i tuoi genitori."
"Non sanno nemmeno che sono qui." confesso, guardando in basso. "Non mi cercano da quando siamo venuti al vostro istituto. Non vivo più con loro."
Johnatan mi fissa, sembra quasi che sia sconvolto. Sta per parlare, probabilmente vuole confortarmi, ma io lo anticipo. Sono stanca di sentire sempre le stesse parole.
"Voglio farlo perché voglio avere un senso di appartenenza." rialzo lo sguardo verso di lui, sperando che capisca. "Non so nemmeno se posso considerarmi ancora una Knight. Scrivendomi 'Cloud' dove hai tu la tua scritta mi legherebbe a due cose: in primis a quella che ora è la mia famiglia, e poi a te. Non puoi dirmi di no, Jonah."
Il rosso sospira, sa che non mollerò. So che non vuole permettermi di farlo, ma è qualcosa a cui ho bisogno di far fronte. Non mi interessa il dolore, sono abituata a sopportarlo. Voglio solo portare sempre con me il mio luogo di appartenenza e le persone che ne fanno parte.
"Okay, okay..." Johnatan prende fiato, gridando poi il nome di Alakei a gran voce.
Forse dovrei pensarci un po' di più, è vero, ma del resto ho solo un altro giorno per restare qui, non avrei più di dodici ore per pensarci, e comunque so che non cambierei idea. Alla fine non ho bisogno di nient'altro se ho la certezza di avere tutto ciò che ho ora con me.
Lo Sky di Steve ci raggiunge in pochi secondi, inginocchiandosi sulla neve di fronte a noi: "Cosa posso fare per voi due piccole anime in pena?"
"Ehm--" Jonah scuote la testa, divertito, facendo un cenno verso di me. "Ha visto la scritta."
Alakei annuisce, guardando Jonah con espressione ovvia: "E vuole farla anche lei."
Il rosso sbuffa, forse cerca ancora di farmi cambiare idea: "Già. Pensi di farcela?"
"Io sì. Ma..." il castano si rivolge verso di me, sistemandosi il cappello sulla testa anche se i capelli sono bagnati dalla neve. "Guarda che fa male, Riley. E' un'ustione, dovrai mettere la crema per lenire la bruciatura per almeno due settimane e il male non andrà via prima di allora. Sicura di farcela?"
Annuisco, convinta. Nulla ora può farmi tornare indietro.
"E va bene. Ne approfitteremo del tuo congelamento momentaneo in modo che tu non senta più male del dovuto. Ti assicuro che avrai talmente tanto male che dormirai bene da quanto sarai stanca."
Okay, questo ragazzo non sa cos'è la discrezione o per lo meno il conforto.
Sospiro, girandomi verso Jonah: "Se ti chiedono di me di' loro che mi trovano in camera. Ci vediamo tra poco, okay?"
Il rosso annuisce, guardando sia me che Alakei: "Cercate di fare pochi danni."
"E' in buone mani." lo rassicura il castano, facendomi cenno di seguirlo.
Sono pronta per fare questo?


La camera è decisamente più calda dell'esterno, probabilmente è grazie ai termi accesi da un paio d'ore.
"Mettiti questa." Alakei mi passa la sua canottiera, che oltre ad essere gelida è anche bagnata. Immagino che questo ragazzo ami la neve dato che è costituito da più neve che altro in questo momento. Aspetta un attimo, ma se io ho la sua canottiera che indossava lui fino a due secondi fa, allora...?
"Per l'amor di Dio, copriti!" grido, sentendo freddo per lui.  
"Sta' un po' calma, non sento freddo." sbotta lui ridendo, dandomi poi le spalle. "Forza, mettitela."
Sbuffo, sfilandomi velocemente il giubbotto, la felpa e la maglietta che ho sotto. Ammetto che mettermi la sua canottiera è l'ultima delle cose che vorrei fare, ma se questa è la prassi allora non posso farci nulla. Peccato che sia una specie di strumento per la tortura ghiacciato.
Ora che lo noto, in effetti anche lui ha la scritta marchiata sulla scapola sinistra. Mi chiedo quanto male abbia fatto, anche se mi sto per rispondere da sola.
"Girati pure." mormoro, sentendo l'agitazione crescere dentro di me.
Non so se sono più agitata per il male che sentirò o per la stretta vicinanza con Alakei, dato che non sono mai stata abituata a questo genere di stretto contatto. Mi stendo sul letto che Alakei mi indica, sento quasi male allo stomaco, e lui si sfila il cappello per un istante, rimettendolo subito dopo in modo da tenere indietro i ciuffi che gli cadrebbero sugli occhi. Solo solo ventiquattro ore che lo conosco, è vero, ma non l'ho ancora visto così concentrato.
"Ora devi stare ferma." mi ordina con tono autoritario. "Scrivo 'CLOUD', vero?"
Annuisco, guardandolo negli occhi: "Esattamente dove l'hai scritto a Jonah."
"Sei tutta scema." mormora lui ridacchiando, facendo apparire una fiamma sulla punta del suo indice. "Ti rendi conto che ti devo ustionare, ora?"
"Direi di sì." rispondo, mentre lui sposta di lato la sua canottiera e la spallina del mio reggiseno fino a scoprire la clavicola. Okay, forse questo fa più paura di tutto il resto: non ho mai avuto il coraggio nemmeno di cambiarmi davanti ad uno dei miei compagni. Sento il cuore palpitare abbastanza forte che credo che non sarà difficile per lui sentirlo.
"Cerca di sopportare, durerà meno di quattro minuti. Se ti senti male è normale, se non sbaglio Jude ha vomitato poco dopo." Alakei sospira, pensando probabilmente all'accaduto. "Ma è stato meglio subito dopo, è molto soggettivo, sai?"
Sgrano gli occhi, ora ho veramente paura: "Ah sì?" domando, sentendo la mia voce più acuta del solito.
"Sì, è normale, reagiamo tutti così al dolore. Okay, bando alle ciance, comincio." appoggia la mano libera sulla mia, sorridendomi. "Stringi."
Non faccio nemmeno in tempo a ringraziarlo che il suo dito tocca la mia pelle, provocandomi brividi in tutto il corpo. Okay, fa davvero male. Stringo le palpebre cercando di concentrarmi su altro, ma l'impresa risulta parecchio ardua dato che credo che la mia pelle stia sopportando qualcosa come duecentosettanta gradi. Stringo la mano di Alakei, ma sto stringendo talmente forte che ho quasi paura di fargli male. Man mano che il suo dito scrive la parola il mio stomaco si contorce per il dolore, così come io vorrei alzarmi da qui e finire tutto questo, ma forse sarebbe stupido andare in giro con una C e mezza L marchiate sul petto.
"Sto per finire." mi rassicura Alakei, strofinando il pollice sul palmo della mia mano. "Coraggio, mancano solo due lettere."
Mi chiedo per quale accidenti motivo dovevamo avere noi il nome con cinque lettere, se fossero state solo tre a questo punto avrei già finito. Ormai la vicinanza con lo Sky non è più un problema, il problema più che altro è che stanotte difficilmente riuscirò a dormire, spero solo che la predizione di Alakei si avveri e che io sia talmente stanca da dormire beatamente.
Sento così che la U è finita, ora manca solo la D. Stringo ancora la mano di Alakei, non oso nemmeno aprire gli occhi, forse anche volendo non ci riuscirei. Ora capisco perché Jonah voleva impedirmelo, finora non mi ero mai bruciata in questo modo, al massimo avevo toccato il forno acceso credendolo un'enorme finestra arancione.
"Jonah mi ha detto della tua fobia per le ferite." mormoro, giusto per buttare fuori un po' d'aria mentre il traguardo si avvicina.
"Già, non mi piacciono molto." dal tono che ha usato potrei dire che sta sorridendo, ma non posso esserne sicura. "Ma ciò che sono mi obbliga a mettere da parte questa fobia."
Inspiro profondamente, sento che la D si sta chiudendo: "Sei un ragazzo, Alakei. Non sei poi così tanto diverso, è lecito avere delle paure."
Finalmente il suo dito si allontana dalla mia pelle, e una parte del bruciore se ne va. Tiro un sospiro di sollievo, aprendo finalmente gli occhi, giusto in tempo per vederlo ridacchiare: "Sei la prima che ha avuto il coraggio di parlare mentre facevo questo."
Annuisco tentando di sorridere, ma quando vado per alzarmi appoggiando i gomiti sul materasso sento la spalla cedere, come se tutte le sue funzioni fossero inibite dal dolore. Non esito nemmeno un attimo a lasciarmi cadere sul letto, sento troppo male per riuscire ad alzarmi.
"Alakei-" cerco di chiamarlo, ma prima che io possa finire la frase la sua mano si appoggia su tutta l'ustione, facendo scorrere su di essa dell'acqua gelida. Questo io lo chiamo sollievo.
"Tranquilla, è finito." il castano mi guarda negli occhi, sorridendo. Sembra incredibile che questo ragazzo sia veramente un Xy, personalmente faccio fatica ad immaginarlo combattere qualcuno con i suoi poteri.
Sento praticamente tutto il braccio sinistro in fiamme, ma poco importa, ormai è fatta. Ricambio così il sorriso di Alakei: "Grazie, davvero."
"Prego, più che altro scusami." il castano solleva la mano, lasciandola gocciolare appena. "Sei stata brava, Cloud."
Annuisco, portandomi una mano sugli occhi: "Non dirlo perché è da Galateo, sembra che io sia una bambina che si è appena sbucciata il ginocchio."
Alakei ridacchia scuotendo la testa, levandosi il cappello: "Certo che hai una faccia tosta, Riley. Guarda che ti ho bruciata col fuoco vivo, non ti ho fatto un graffietto...la tua è stata una reazione giusta. Anzi, mi aspettavo di peggio."
Vorrei alzare le spalle, ma è un movimento che attualmente non riesco a fare, così mi limito ad alzare le sopracciglia: "Sarà. Puoi passarmi la crema che la metto?"
"Faccio io, tranquilla." il ragazzo si alza, tornando subito dopo con un tubetto in mano. Devo ammettere che più lo guardo e più quei piercing gli stanno bene. L'unica cosa che non mi va tanto a genio al momento è che sia lui a volermi mettere la crema. Inizia così lentamente a spalmare questa sottospecie di gel dal centro del mio petto fino alla spalla, cercando di restare più leggero possibile. Giuro che però sto sentendo le pene dell'inferno.
"Ho una domanda." inizio per distrarmi dal bruciore, buttando fuori l'aria che sto trattenendo. "Perché hai scelto il nome Alakei? Insomma, me lo sono sempre chiesta. Non è un nome canonico."
Il castano sorride, continuando a spalmare la crema: "E' un nome che ho sentito in giro da piccolo, e dato che comunque ha una leggera somiglianza col mio vero nome ho deciso che mi sarebbe piaciuto chiamarmi così. E infatti eccomi qui, francamente non me ne ricordo nemmeno l'origine."
"Chiaro." comincio a sentire un lieve sollievo non appena la mano di Alakei si allontana. "E' un bel nome, comunque."
"Ti ringrazio." lo Sky mi sorride, mettendosi una maglietta nera - che casualità - trovata per terra. "Te la senti di tornare giù o preferisci restare qui?"
"Mi sa che resto qui. Grazie di tutto, puoi tornare a giocare."
Vado per alzarmi, ma lui mi precede e contorna la mia vita con un braccio, aiutandomi a mettermi in piedi.
"Guarda che resto qui." asserisce poi, guardandomi con ovvietà. "Non ti lascio da sola."
"Ma giù c'è Steve, ci sono gli altri-"
"Con loro devo passare la vita, c'è tempo."
La sua risposta mi lascia un tantino spiazzata, ma se questa è la sua volontà allora ben venga, non sarò io a dirgli di no. L'unica cosa importante ora è raggiungere il letto senza sentire troppo male.


Dopo essermi affacciata alla finestra ed aver salutato tutti quanti, Alakei mi ha aiutata a raggiungere il suo letto, dicendomi che lui avrebbe dormito sul piccolo divanetto che c'è al centro della camera. Quello che mi ha sorpreso più di tutto è stato che dopo esserci sistemati lui si è seduto ai piedi del letto dove sono stesa rivolto verso di me, chiedendomi di fare due chiacchiere. Okay che sarebbe presto per dormire, ma credo che fare due chiacchiere nelle mie condizioni non sia la cosa più adatta da fare per ammazzare il tempo.
"Allora, Cloud, come hai fatto a trovare Steve?"
Bene, mi sa che sarà una conversazione basata sui vecchi tempi.
"Lui ha trovato me." inizio a spiegare, guardando il soffitto. "E' stato quasi due anni fa, ho ricevuto una sua mail dove diceva che voleva parlarmi perché gli era successa la stessa cosa. Poco dopo allora ci siamo trovati, e abbiamo cominciato a mettere in piedi tutto quanto. Non è stato facile all'inizio, eravamo completamente inesperti su come avessimo dovuto agire nei nostri reciproci confronti dato che non avevamo a che fare con gli amici da tre anni."
"Immagino, del resto siete proprio rimasti da soli. E' stata una fortuna che vi siate ritrovati." il castano appoggia i gomiti sulle ginocchia, sospirando. "E cosa ti ha detto di me?"
"Un po' di cose, in effetti." a ripensare a tutte quelle volte che ci siamo raccontati dei nostri Sky fa quasi venire mal di testa. "Mi ha raccontato come vi siete conosciuti, a cosa giocavate quando eravate insieme, di quelle volte in cui lui era triste e tu cercavi di tirarlo su. Ti voleva bene, sai? Beh, se è per questo te ne vuole ancora."
"Sai, il rapporto tra due maschi è differente da quello tra un maschio e una femmina. E' difficile che Ellis mi veda ancora come il suo migliore amico come tu vedi Jonah e viceversa."
Scuoto la testa: "Non è vero, devi comunque pensare che le nostre non sono situazioni normali. Non è un comune rapporto di amicizia, tra Sky e Cloud c'è molto di più. E se non ti basta ciò che sto dicendo tieni conto del fatto che ognuno di noi sta rischiando la propria vita restando qui." sospiro, cercando di incrociare il suo sguardo. "Non ha mai smesso di volerti bene."
Il castano sorride, disegnando qualcosa col dito sulla mia gamba: "E che mi dici di te? Come mai hai fatto tutto questo per Jonah?"
"Jonah è stata la persona più vicina a me per molti anni, siamo praticamente cresciuti insieme. Confrontando tutte le informazioni con gli altri Cloud alla fine abbiamo capito che tra Cloud e Sky si crea un forte legame anche prima che il segreto venga svelato...è qualcosa che viene da sé."
"Abbiamo fatto la stessa considerazione anche noi." Alakei sospira, continuando a disegnare forme strane. "Dopo la sera che siete venuti, io, Cal e Jonah ci siamo stati davvero male. Ci moriva il cuore sapendo come vi avevamo trattati quando in realtà non vedevamo l'ora di avervi finalmente lì davanti a noi...ma era l'unico modo per salvarvi."
"Lo so, l'ho capito." annuisco, ripensando alla discussione che ho avuto ieri sera con Jonah. "Chissà quando potremo rivederci ancora dopo domani pomeriggio. Spero che non debbano passare altri cinque anni."
"Scherzi?" il castano trattiene una risata. E' impressionante come riesca sempre a ridere. "Come minimo una volta ogni due settimane dovrete venire da noi. Troveremo un modo per far sì che avvenga tutto in sicurezza, stanne certa. Credo che abbiamo aspettato tutti abbastanza."
Sorrido, socchiudendo gli occhi. In effetti Alakei ha ragione, tutti noi abbiamo aspettato fin troppo, e ora che abbiamo capito che non è così impossibile, riuscire a vederci si potrà fare sicuramente più spesso. Anche se ne va di mezzo la nostra sicurezza, o addirittura la vita. Sono contenta dell'esistenza che conduco: non ho una vera famiglia, non ho una casa, forse non ho più nemmeno un cognome. Ma vivo per qualcuno, non vivo per me stessa. Vivo per i miei compagni, vivo per coloro che mi hanno dato una ragione per non guardarmi mai indietro. E poi vivo per chi mi ha teso la mano per farmi avanzare più velocemente, saltando di tanto in tanto, inciampando se è necessario. Credo sia questo che mi fa essere orgogliosa della mia vita. Alla fine, contro ogni aspettativa, essere un Cloud è la cosa migliore che mi potesse capitare.
"Hai sonno, eh?" Alakei scende dal letto, avvicinandosi al mio viso con un sorriso. "Ci vediamo domani mattina, allora."
Ammetto che mi sono ormai abituata alla vicinanza di questo ragazzo, ma mi fa uno strano effetto vedere il suo viso a due centimetri da me. Cercando di non far vedere il leggero imbarazzo mi limito ad annuire, cercando di muovere meno possibile la spalla: "Buonanotte, Alakei."
"Buonanotte, Riley."


"Sono proprio degli immaturi, non li sopporto. Cosa serve mettersi a rischio? E poi dico, almeno Asher poteva dire di no. Lui è intelligente."
"E gli altri quattro no?"
Guardo Lauren con una smorfia, sorridendo. Credo fermamente che arrivati a questo punto siamo tutti quanti in grado di decidere cosa sia bene e cosa sia male, poi sta tutto alla discrezione e al buonsenso del singolo individuo.
"Non ho detto questo, Riley. Dico solo che avrebbero potuto fare a meno di andare in giro per l'istituto."
Alzo le spalle, divertita: "Si stavano annoiando, perdonali."
La mora mi guarda roteando gli occhi, mettendosi seduta sul letto di fronte a me: "Spero solo che vada tutto bene. Piuttosto, fa tanto male?"
Sposto lo sguardo sulla mia clavicola sinistra osservando la scritta rossa: "Un po', credo che stanotte Alakei mi abbia messo ancora la crema mentre dormivo perché quando mi sono svegliata la mia pelle era meno tirata. E' stato gentile, insomma."
"Veramente gentile. Ti ha presa in simpatia, mi sa." Lauren fa l'occhiolino, alludendo naturalmente a qualcos'altro.
"Ehi!" ribatto, sbuffando. "E' solo perché siamo tutti molto contenti per esserci ritrovati, c'è una sorta di euforia tra di noi."
La mora annuisce lasciando perdere l'argomento, gettando la testa all'indietro: "Ultimamente non ti ho parlato di una cosa."
Corrugo la fronte, curiosa. Di solito io e Lauren siamo la spalla l'una dell'altra, è raro che omettiamo qualcosa di proposito. Del resto siamo le uniche due femmine e lei, come me, non ha né fratelli né sorelle. Credo che il rapporto che si è instaurato tra di noi sia stato uno dei primi per entrambe.
"E sarebbe?"
Lauren torna a guardarmi, intrecciando le mani: "Voglio andarmene da casa mia."
"Cosa?!" strabuzzo gli occhi, alzando poi il busto talmente di fretta da sentire un bruciore atroce dove c'è la scritta. "Sei matta per caso?"
"Senti, te lo sto dicendo perché mi trovo nella tua stessa situazione." la mora prende un respiro, è evidente che sia in difficoltà. "Faccio la vita che fai tu, torno sempre a casa alle tre della mattina e i miei genitori sono stanchi. Voglio andare via."
"Non puoi, Lauren, hai solo quindici anni e-"
"Tu ne hai sedici!" Lauren improvvisamente diventa rossa in viso come se fosse realmente arrabbiata. "Devi lasciarmelo fare, so che avresti detto di no ma ti prego, Riley, io ti prego. Voglio venire a vivere lì nel rifugio, tanto i letti ci sono. Ci divideremo le spese, faremo dei turni, quello che vuoi, io-"
Serro istintivamente i pugni sul lenzuolo, alzando la voce: "Perché me lo stai chiedendo se sapevi che ti avrei detto di no?"
"Ti rispetto come leader e come amica, ecco perché."
La sua risposta mi lascia di stucco, quasi quasi non so più cosa rispondere. Quando eravamo solo tra di noi io e Steve non abbiamo mai approfittato del titolo di leader per poter decidere per gli altri, la nostra carica serviva solo a progettare le azioni o a suggerire com'era meglio muoversi, non avrei mai pensato di ricoprire un ruolo così decisivo nella vita di Lauren.
Ora come ora per il suo bene vorrei che cambiasse idea e restasse a casa con i suoi genitori, so che è difficile sopportare un no che può cambiare così tante cose, ma in fondo lo sapeva anche lei che avrei risposto così.
"Mi dispiace," sospiro, guardandola negli occhi. "Per me è no. Parlane anche con Steve, magari lui ti dirà di sì. Ma secondo me faresti meglio a restare a casa tua, questo è quanto."
"Pensavo che almeno avresti cercato di capirmi."
"Lo sto facendo." ribatto, roteando gli occhi al cielo.
"Non capisci che viviamo la stessa identica realtà, Riley?" Lauren mi guarda sperando di ottenere pietà, sbuffando. "Voglio essere anche io indipendente, è già un anno, quasi due, che andiamo avanti così. E' da tanto tempo che aspettavo di vedere Tom e-"
"Tanto tempo?" domando, a questo punto direi che sono irritata più che altro. "Sono due anni. Io me ne sono andata perché aspettavo Jonah da cinque anni, tre in più di te. La tua strada era spianata, mentre io me la sono dovuta costruire. Avevo le mie ragioni, le tue non sono sufficienti. Mi dispiace."
"D'accordo, come vuoi tu." come da copione Lauren usa il suo solito tono sostenuto, scendendo in fretta da letto per raggiungere la porta. Si gira poi verso di me fissandomi con uno sguardo astioso. "Vado in camera mia se non ti dispiace. Ci vediamo."
Non faccio nemmeno in tempo a salutarla che lei sbatte la porta, lasciandomi da sola.
Speravo che potesse essere più ragionevole, ma vedo che mi sbagliavo. Mi dispiace davvero tanto, ma lei non è pronta e questo non cambierà. Finché continua a comportarsi così non potrà mai capire il peso della responsabilità sugli altri individui. L'unica cosa che posso fare ora è cercare Tom e parlare con lui, sperando in un miracolo.


  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Heyale