SKY
CAPITOLO
SETTE
- This must be fate 'cause it
has to be more than luck -
E'
incredibile come in quattro ore ci possano essere quasi dieci
centimetri di neve a ricoprire il suolo, sembra quasi che la tormenta
sia stata solo in questa zona.
In
ogni caso non è ora di festeggiare, ora siamo in guerra.
Accanto
a me, Alakei, Philip, Max, Tom, Chris e Asher.
Di
fronte a noi, Jonah, Lauren, Tom, Nick, Killian, Jude e Cal.
"Siete
finiti." Jonah sorride arrogantemente, stringendo tra le mani
l'arma che ci colpirà tra pochi secondi.
"Parla
per te, Pel di carota." risponde Alakei, assottigliando gli
occhi.
"Guerra all'ultimo
sangue!" grida Nick prima di lanciare la prima palla di neve.
Una raffica di palle di neve parte da
entrambe le squadre, ognuno ha già acquisito il proprio bersaglio.
Il mio, stranamente devo dire, è Nick. Se pensa comunque di vincere
contro di me solo perché è più grande si sbaglia di grosso, gli
farò cambiare idea a suon di neve. Devo ammettere che è abbastanza
tosto come avversario, del resto è stato lui ad allenarci quando
sembravamo una specie di stracci dopo appena tre minuti di corsa.
"Dove credi di andare, Knight?"
mi chiede ironicamente scagliando una palla di neve che è sulla
perfetta traiettoria del mio viso.
Prima
che possa abbassarmi però una fiammata divide me dalla pallina in
arrivo, sciogliendola all'istante. Mi giro di scatto, trovando Alakei
esattamente dietro di me col suo solito cappello nero e un sorriso
dipinto in faccia: "Ti guardo le spalle, Cloud."
"Vorrei
fare lo stesso." rispondo ridendo, ricaricando subito per
colpire Nick al più presto possibile.
Ammetto
che vedere tutti gli Sky in maniche corte - tranne Alakei e Killian
che sono direttamente in canottiera - fa venire freddo perfino a me,
mi chiedo come fanno. Penso che nelle mie mani non scorra più sangue
e loro, tranquilli e beati, corrono sotto la neve senza il minimo
problema. Questa cosa mi fa molto Heidi sui monti.
"Riley!"
Mi giro di scatto, rendendomi conto
troppo tardi che si trattava di una trappola.
Una
palla di neve mi colpisce dritta in faccia, mi chiedo chi sia stato
il traditore con questa mira eccellente. Ovviamente, appena riesco a
togliere la neve dagli occhi, vedo che si tratta di Jonah. Penso sia
facile per lui non avere nemmeno il peso di fare le palle di neve
dato che può fare tutto con la sua abilità da Xy, questo non è
giocare pulito.
"Me la paghi."
borbotto, correndogli dietro.
Sì,
ammetto che potrei sembrare leggermente infantile ora.
Ma
sto facendo così solo perché sono rimasta in astinenza dalla
felicità allo stato puro per troppo tempo. Correndo sotto la neve
col mio migliore amico, insieme a quella che ormai considero la mia
famiglia, non posso essere indifferente. Questo sentimento sembra più
grande di me, non ricordavo cos'era il divertimento vero. Anche se ho
il fiatone, anche se non sento più nemmeno il viso da quanto fa
freddo, questo è un momento che sarà difficile da dimenticare.
"Ehi Rambo, sarà meglio che ti
calmi." Jonah si ferma improvvisamente, lasciandosi cadere per
terra. "Non sei stanca?"
"Ovvio
che sì." ribatto annaspando sempre di più. "Ma volevo
prenderti."
"Hai fatto bene
ad arrenderti." il rosso mi guarda con un sorriso, stendendosi
poi interamente sulla neve.
Ricambio
il sorriso, ma il mio sguardo si posa poi sulla fessura tra la
maglietta e il suo petto, scorgendo un segno rosso parecchio
evidente. Così mi siedo anche io per terra, appoggiando la mano sul
punto arrossato che ho visto: "Ehi, ti sei fatto male?"
"Mh?"
Jonah sembra essere confuso, ma dopo aver visto la mia mano fa un
sorriso di sollievo, scuotendo la testa. "E' solo un
segno."
Afferra il lembo del
colletto della maglia, tirandolo giù fino a scoprire il segno
misterioso. Quando lo vedo però tutto sembra essere più chiaro e le
mie preoccupazioni svaniscono. Sul suo petto infatti, come fosse
tatuato, è marchiata la scritta 'SKY'. E' di pochi centimetri sotto
la clavicola sinistra, mi chiedo solo chi glielo abbia fatto
fare.
"Anche se potrebbe sembrare
il contrario," il rosso riporta la maglietta dov'era,
guardandomi negli occhi con serietà. "Sono fiero di essere uno
Sky. Certo, non sono felice della parte che ha riguardato il
coinvolgere te, ma sono felice di essere uno di quei sette che ha
avuto il coraggio di avere un amico nella vita da Xy. Ciò che ho
trovato nell'istituto non è una vita vera, ma ho trovato sei persone
che mi hanno aiutato ad andare avanti, per questo ho deciso di farmi
incidere questo. Tutti quanti, prima o poi, abbiamo deciso di
farlo."
Quindi non è stato
obbligato: lui, come me, è orgoglioso di ciò che è.
"Come?"
gli chiedo, sfiorando la scritta rossa.
"Fuoco."
risponde lui sorridendo, facendo un cenno verso tutti gli altri che
stano ancora giocando. "L'unico metodo era quello di inciderlo.
Ovviamente è toccato ad Alakei, e con la sua fobia per tutto ciò
che riguarda le ferite e il sangue per poco non si metteva a
vomitare."
Ridacchio leggermente:
"E lui come ha fatto a farselo?"
"Con
un po' di impegno e con l'aiuto dello specchio è riuscito a farlo.
Riesce a controllare le fiamme anche senza che siano a contatto con
le sue mani, quindi alla fine se lo è inciso sulla schiena,
precisamente sulla scapola sinistra." Jonah si alza,
raccogliendo le ginocchia al petto.
"E
gli altri?"
Non so da dove venga
tutta questa curiosità, forse dal fatto che sta nascendo in me il
desiderio di fare la stessa cosa.
Johnatan
sembra pensarci un po' su: "Allora...Cal sulla caviglia destra,
Killian sul retro del collo, Max sulla spalla destra, Jude sul polso
sinistro e Tom sul fianco destro. Ha fatto decisamente male, ma alla
fine è stato solo finché l'ustione non si è
asciugata."
Deglutisco, ormai
questa idea non me la toglie nessuno dalla testa. Guardo così Jonah
negli occhi, decisa: "Voglio farlo anche io."
"Cosa?"
il rosso scuote animatamente la testa. "Non se ne parla, fa
troppo male. Pensa a cosa diranno i tuoi genitori."
"Non
sanno nemmeno che sono qui." confesso, guardando in basso. "Non
mi cercano da quando siamo venuti al vostro istituto. Non vivo più
con loro."
Johnatan mi fissa,
sembra quasi che sia sconvolto. Sta per parlare, probabilmente vuole
confortarmi, ma io lo anticipo. Sono stanca di sentire sempre le
stesse parole.
"Voglio farlo
perché voglio avere un senso di appartenenza." rialzo lo
sguardo verso di lui, sperando che capisca. "Non so nemmeno se
posso considerarmi ancora una Knight. Scrivendomi 'Cloud' dove hai tu
la tua scritta mi legherebbe a due cose: in primis a quella che ora è
la mia famiglia, e poi a te. Non puoi dirmi di no, Jonah."
Il
rosso sospira, sa che non mollerò. So che non vuole permettermi di
farlo, ma è qualcosa a cui ho bisogno di far fronte. Non mi
interessa il dolore, sono abituata a sopportarlo. Voglio solo portare
sempre con me il mio luogo di appartenenza e le persone che ne fanno
parte.
"Okay, okay..."
Johnatan prende fiato, gridando poi il nome di Alakei a gran voce.
Forse dovrei pensarci un po' di più,
è vero, ma del resto ho solo un altro giorno per restare qui, non
avrei più di dodici ore per pensarci, e comunque so che non
cambierei idea. Alla fine non ho bisogno di nient'altro se ho la
certezza di avere tutto ciò che ho ora con me.
Lo
Sky di Steve ci raggiunge in pochi secondi, inginocchiandosi sulla
neve di fronte a noi: "Cosa posso fare per voi due piccole anime
in pena?"
"Ehm--" Jonah
scuote la testa, divertito, facendo un cenno verso di me. "Ha
visto la scritta."
Alakei
annuisce, guardando Jonah con espressione ovvia: "E vuole farla
anche lei."
Il rosso sbuffa,
forse cerca ancora di farmi cambiare idea: "Già. Pensi di
farcela?"
"Io sì. Ma..."
il castano si rivolge verso di me, sistemandosi il cappello sulla
testa anche se i capelli sono bagnati dalla neve. "Guarda che fa
male, Riley. E' un'ustione, dovrai mettere la crema per lenire la
bruciatura per almeno due settimane e il male non andrà via prima di
allora. Sicura di farcela?"
Annuisco,
convinta. Nulla ora può farmi tornare indietro.
"E
va bene. Ne approfitteremo del tuo congelamento momentaneo in modo
che tu non senta più male del dovuto. Ti assicuro che avrai talmente
tanto male che dormirai bene da quanto sarai stanca."
Okay,
questo ragazzo non sa cos'è la discrezione o per lo meno il
conforto.
Sospiro, girandomi verso
Jonah: "Se ti chiedono di me di' loro che mi trovano in camera.
Ci vediamo tra poco, okay?"
Il
rosso annuisce, guardando sia me che Alakei: "Cercate di fare
pochi danni."
"E' in buone
mani." lo rassicura il castano, facendomi cenno di seguirlo.
Sono pronta per fare questo?
La
camera è decisamente più calda dell'esterno, probabilmente è
grazie ai termi accesi da un paio d'ore.
"Mettiti
questa." Alakei mi passa la sua canottiera, che oltre ad essere
gelida è anche bagnata. Immagino che questo ragazzo ami la neve dato
che è costituito da più neve che altro in questo momento. Aspetta
un attimo, ma se io ho la sua canottiera che indossava lui fino a due
secondi fa, allora...?
"Per
l'amor di Dio, copriti!" grido, sentendo freddo per lui.
"Sta' un po' calma, non
sento freddo." sbotta lui ridendo, dandomi poi le spalle.
"Forza, mettitela."
Sbuffo,
sfilandomi velocemente il giubbotto, la felpa e la maglietta che ho
sotto. Ammetto che mettermi la sua canottiera è l'ultima delle cose
che vorrei fare, ma se questa è la prassi allora non posso farci
nulla. Peccato che sia una specie di strumento per la tortura
ghiacciato.
Ora che lo noto, in
effetti anche lui ha la scritta marchiata sulla scapola sinistra. Mi
chiedo quanto male abbia fatto, anche se mi sto per rispondere da
sola.
"Girati pure."
mormoro, sentendo l'agitazione crescere dentro di me.
Non
so se sono più agitata per il male che sentirò o per la stretta
vicinanza con Alakei, dato che non sono mai stata abituata a questo
genere di stretto contatto. Mi stendo sul letto che Alakei mi indica,
sento quasi male allo stomaco, e lui si sfila il cappello per un
istante, rimettendolo subito dopo in modo da tenere indietro i ciuffi
che gli cadrebbero sugli occhi. Solo solo ventiquattro ore che lo
conosco, è vero, ma non l'ho ancora visto così concentrato.
"Ora
devi stare ferma." mi ordina con tono autoritario. "Scrivo
'CLOUD', vero?"
Annuisco,
guardandolo negli occhi: "Esattamente dove l'hai scritto a
Jonah."
"Sei tutta scema."
mormora lui ridacchiando, facendo apparire una fiamma sulla punta del
suo indice. "Ti rendi conto che ti devo ustionare, ora?"
"Direi
di sì." rispondo, mentre lui sposta di lato la sua canottiera e
la spallina del mio reggiseno fino a scoprire la clavicola. Okay,
forse questo fa più paura di tutto il resto: non ho mai avuto il
coraggio nemmeno di cambiarmi davanti ad uno dei miei compagni. Sento
il cuore palpitare abbastanza forte che credo che non sarà difficile
per lui sentirlo.
"Cerca di
sopportare, durerà meno di quattro minuti. Se ti senti male è
normale, se non sbaglio Jude ha vomitato poco dopo." Alakei
sospira, pensando probabilmente all'accaduto. "Ma è stato
meglio subito dopo, è molto soggettivo, sai?"
Sgrano
gli occhi, ora ho veramente paura: "Ah sì?" domando,
sentendo la mia voce più acuta del solito.
"Sì,
è normale, reagiamo tutti così al dolore. Okay, bando alle ciance,
comincio." appoggia la mano libera sulla mia, sorridendomi.
"Stringi."
Non faccio
nemmeno in tempo a ringraziarlo che il suo dito tocca la mia pelle,
provocandomi brividi in tutto il corpo. Okay, fa davvero
male. Stringo le palpebre cercando di
concentrarmi su altro, ma l'impresa risulta parecchio ardua dato che
credo che la mia pelle stia sopportando qualcosa come
duecentosettanta gradi. Stringo la mano di Alakei, ma sto stringendo
talmente forte che ho quasi paura di fargli male. Man mano che il suo
dito scrive la parola il mio stomaco si contorce per il dolore, così
come io vorrei alzarmi da qui e finire tutto questo, ma forse sarebbe
stupido andare in giro con una C e mezza L marchiate sul petto.
"Sto
per finire." mi rassicura Alakei, strofinando il pollice sul
palmo della mia mano. "Coraggio, mancano solo due lettere."
Mi
chiedo per quale accidenti motivo dovevamo avere noi il nome con
cinque lettere, se fossero state solo tre a questo punto avrei già
finito. Ormai la vicinanza con lo Sky non è più un problema, il
problema più che altro è che stanotte difficilmente riuscirò a
dormire, spero solo che la predizione di Alakei si avveri e che io
sia talmente stanca da dormire beatamente.
Sento
così che la U è finita, ora manca solo la D. Stringo ancora la mano
di Alakei, non oso nemmeno aprire gli occhi, forse anche volendo non
ci riuscirei. Ora capisco perché Jonah voleva impedirmelo, finora
non mi ero mai bruciata in questo modo, al massimo avevo toccato il
forno acceso credendolo un'enorme finestra arancione.
"Jonah
mi ha detto della tua fobia per le ferite." mormoro, giusto per
buttare fuori un po' d'aria mentre il traguardo si avvicina.
"Già,
non mi piacciono molto." dal tono che ha usato potrei dire che
sta sorridendo, ma non posso esserne sicura. "Ma ciò che sono
mi obbliga a mettere da parte questa fobia."
Inspiro
profondamente, sento che la D si sta chiudendo: "Sei un ragazzo,
Alakei. Non sei poi così tanto diverso, è lecito avere delle
paure."
Finalmente il suo dito si
allontana dalla mia pelle, e una parte del bruciore se ne va. Tiro un
sospiro di sollievo, aprendo finalmente gli occhi, giusto in tempo
per vederlo ridacchiare: "Sei la prima che ha avuto il coraggio
di parlare mentre facevo questo."
Annuisco
tentando di sorridere, ma quando vado per alzarmi appoggiando i
gomiti sul materasso sento la spalla cedere, come se tutte le sue
funzioni fossero inibite dal dolore. Non esito nemmeno un attimo a
lasciarmi cadere sul letto, sento troppo male per riuscire ad
alzarmi.
"Alakei-" cerco di
chiamarlo, ma prima che io possa finire la frase la sua mano si
appoggia su tutta l'ustione, facendo scorrere su di essa dell'acqua
gelida. Questo io lo chiamo sollievo.
"Tranquilla,
è finito." il castano mi guarda negli occhi, sorridendo. Sembra
incredibile che questo ragazzo sia veramente un Xy, personalmente
faccio fatica ad immaginarlo combattere qualcuno con i suoi poteri.
Sento praticamente tutto il braccio
sinistro in fiamme, ma poco importa, ormai è fatta. Ricambio così
il sorriso di Alakei: "Grazie, davvero."
"Prego,
più che altro scusami." il castano solleva la mano, lasciandola
gocciolare appena. "Sei stata brava, Cloud."
Annuisco,
portandomi una mano sugli occhi: "Non dirlo perché è da
Galateo, sembra che io sia una bambina che si è appena sbucciata il
ginocchio."
Alakei ridacchia
scuotendo la testa, levandosi il cappello: "Certo che hai una
faccia tosta, Riley. Guarda che ti ho bruciata col fuoco vivo, non ti
ho fatto un graffietto...la tua è stata una reazione giusta. Anzi,
mi aspettavo di peggio."
Vorrei
alzare le spalle, ma è un movimento che attualmente non riesco a
fare, così mi limito ad alzare le sopracciglia: "Sarà. Puoi
passarmi la crema che la metto?"
"Faccio
io, tranquilla." il ragazzo si alza, tornando subito dopo con un
tubetto in mano. Devo ammettere che più lo guardo e più quei
piercing gli stanno bene. L'unica cosa che non mi va tanto a genio al
momento è che sia lui a volermi mettere la crema. Inizia così
lentamente a spalmare questa sottospecie di gel dal centro del mio
petto fino alla spalla, cercando di restare più leggero possibile.
Giuro che però sto sentendo le pene dell'inferno.
"Ho
una domanda." inizio per distrarmi dal bruciore, buttando fuori
l'aria che sto trattenendo. "Perché hai scelto il nome Alakei?
Insomma, me lo sono sempre chiesta. Non è un nome canonico."
Il
castano sorride, continuando a spalmare la crema: "E' un nome
che ho sentito in giro da piccolo, e dato che comunque ha una leggera
somiglianza col mio vero nome ho deciso che mi sarebbe piaciuto
chiamarmi così. E infatti eccomi qui, francamente non me ne ricordo
nemmeno l'origine."
"Chiaro."
comincio a sentire un lieve sollievo non appena la mano di Alakei si
allontana. "E' un bel nome, comunque."
"Ti
ringrazio." lo Sky mi sorride, mettendosi una maglietta nera -
che casualità - trovata per terra. "Te la senti di tornare giù
o preferisci restare qui?"
"Mi
sa che resto qui. Grazie di tutto, puoi tornare a giocare."
Vado
per alzarmi, ma lui mi precede e contorna la mia vita con un braccio,
aiutandomi a mettermi in piedi.
"Guarda
che resto qui." asserisce poi, guardandomi con ovvietà. "Non
ti lascio da sola."
"Ma giù
c'è Steve, ci sono gli altri-"
"Con
loro devo passare la vita, c'è tempo."
La
sua risposta mi lascia un tantino spiazzata, ma se questa è la sua
volontà allora ben venga, non sarò io a dirgli di no. L'unica cosa
importante ora è raggiungere il letto senza sentire troppo
male.
Dopo essermi affacciata
alla finestra ed aver salutato tutti quanti, Alakei mi ha aiutata a
raggiungere il suo letto, dicendomi che lui avrebbe dormito sul
piccolo divanetto che c'è al centro della camera. Quello che mi ha
sorpreso più di tutto è stato che dopo esserci sistemati lui si è
seduto ai piedi del letto dove sono stesa rivolto verso di me,
chiedendomi di fare due chiacchiere. Okay che sarebbe presto per
dormire, ma credo che fare due chiacchiere nelle mie condizioni non
sia la cosa più adatta da fare per ammazzare il tempo.
"Allora,
Cloud, come hai fatto a trovare Steve?"
Bene,
mi sa che sarà una conversazione basata sui vecchi tempi.
"Lui
ha trovato me." inizio a spiegare, guardando il soffitto. "E'
stato quasi due anni fa, ho ricevuto una sua mail dove diceva che
voleva parlarmi perché gli era successa la stessa cosa. Poco dopo
allora ci siamo trovati, e abbiamo cominciato a mettere in piedi
tutto quanto. Non è stato facile all'inizio, eravamo completamente
inesperti su come avessimo dovuto agire nei nostri reciproci
confronti dato che non avevamo a che fare con gli amici da tre
anni."
"Immagino, del resto
siete proprio rimasti da soli. E' stata una fortuna che vi siate
ritrovati." il castano appoggia i gomiti sulle ginocchia,
sospirando. "E cosa ti ha detto di me?"
"Un
po' di cose, in effetti." a ripensare a tutte quelle volte che
ci siamo raccontati dei nostri Sky fa quasi venire mal di testa. "Mi
ha raccontato come vi siete conosciuti, a cosa giocavate quando
eravate insieme, di quelle volte in cui lui era triste e tu cercavi
di tirarlo su. Ti voleva bene, sai? Beh, se è per questo te ne vuole
ancora."
"Sai, il rapporto
tra due maschi è differente da quello tra un maschio e una femmina.
E' difficile che Ellis mi veda ancora come il suo migliore amico come
tu vedi Jonah e viceversa."
Scuoto
la testa: "Non è vero, devi comunque pensare che le nostre non
sono situazioni normali. Non è un comune rapporto di amicizia, tra
Sky e Cloud c'è molto di più. E se non ti basta ciò che sto
dicendo tieni conto del fatto che ognuno di noi sta rischiando la
propria vita restando qui." sospiro, cercando di incrociare il
suo sguardo. "Non ha mai smesso di volerti bene."
Il
castano sorride, disegnando qualcosa col dito sulla mia gamba: "E
che mi dici di te? Come mai hai fatto tutto questo per Jonah?"
"Jonah
è stata la persona più vicina a me per molti anni, siamo
praticamente cresciuti insieme. Confrontando tutte le informazioni
con gli altri Cloud alla fine abbiamo capito che tra Cloud e Sky si
crea un forte legame anche prima che il segreto venga svelato...è
qualcosa che viene da sé."
"Abbiamo
fatto la stessa considerazione anche noi." Alakei sospira,
continuando a disegnare forme strane. "Dopo la sera che siete
venuti, io, Cal e Jonah ci siamo stati davvero male. Ci moriva il
cuore sapendo come vi avevamo trattati quando in realtà non vedevamo
l'ora di avervi finalmente lì davanti a noi...ma era l'unico modo
per salvarvi."
"Lo so, l'ho
capito." annuisco, ripensando alla discussione che ho avuto ieri
sera con Jonah. "Chissà quando potremo rivederci ancora dopo
domani pomeriggio. Spero che non debbano passare altri cinque
anni."
"Scherzi?" il
castano trattiene una risata. E' impressionante come riesca sempre a
ridere. "Come minimo una volta ogni due settimane dovrete venire
da noi. Troveremo un modo per far sì che avvenga tutto in sicurezza,
stanne certa. Credo che abbiamo aspettato tutti abbastanza."
Sorrido,
socchiudendo gli occhi. In effetti Alakei ha ragione, tutti noi
abbiamo aspettato fin troppo, e ora che abbiamo capito che non è
così impossibile, riuscire a vederci si potrà fare sicuramente più
spesso. Anche se ne va di mezzo la nostra sicurezza, o addirittura la
vita. Sono contenta dell'esistenza che conduco: non ho una vera
famiglia, non ho una casa, forse non ho più nemmeno un cognome. Ma
vivo per qualcuno, non vivo per me stessa. Vivo per i miei compagni,
vivo per coloro che mi hanno dato una ragione per non guardarmi mai
indietro. E poi vivo per chi mi ha teso la mano per farmi avanzare
più velocemente, saltando di tanto in tanto, inciampando se è
necessario. Credo sia questo che mi fa essere orgogliosa della mia
vita. Alla fine, contro ogni aspettativa, essere un Cloud è la cosa
migliore che mi potesse capitare.
"Hai
sonno, eh?" Alakei scende dal letto, avvicinandosi al mio viso
con un sorriso. "Ci vediamo domani mattina, allora."
Ammetto
che mi sono ormai abituata alla vicinanza di questo ragazzo, ma mi fa
uno strano effetto vedere il suo viso a due centimetri da me.
Cercando di non far vedere il leggero imbarazzo mi limito ad annuire,
cercando di muovere meno possibile la spalla: "Buonanotte,
Alakei."
"Buonanotte,
Riley."
"Sono
proprio degli immaturi, non li sopporto. Cosa serve mettersi a
rischio? E poi dico, almeno Asher poteva dire di no. Lui è
intelligente."
"E gli altri
quattro no?"
Guardo Lauren con
una smorfia, sorridendo. Credo fermamente che arrivati a questo punto
siamo tutti quanti in grado di decidere cosa sia bene e cosa sia
male, poi sta tutto alla discrezione e al buonsenso del singolo
individuo.
"Non ho detto questo,
Riley. Dico solo che avrebbero potuto fare a meno di andare in giro
per l'istituto."
Alzo le spalle,
divertita: "Si stavano annoiando, perdonali."
La
mora mi guarda roteando gli occhi, mettendosi seduta sul letto di
fronte a me: "Spero solo che vada tutto bene. Piuttosto, fa
tanto male?"
Sposto lo sguardo
sulla mia clavicola sinistra osservando la scritta rossa: "Un
po', credo che stanotte Alakei mi abbia messo ancora la crema mentre
dormivo perché quando mi sono svegliata la mia pelle era meno
tirata. E' stato gentile, insomma."
"Veramente
gentile. Ti ha presa in simpatia, mi sa." Lauren fa
l'occhiolino, alludendo naturalmente a qualcos'altro.
"Ehi!"
ribatto, sbuffando. "E' solo perché siamo tutti molto contenti
per esserci ritrovati, c'è una sorta di euforia tra di noi."
La
mora annuisce lasciando perdere l'argomento, gettando la testa
all'indietro: "Ultimamente non ti ho parlato di una
cosa."
Corrugo la fronte,
curiosa. Di solito io e Lauren siamo la spalla l'una dell'altra, è
raro che omettiamo qualcosa di proposito. Del resto siamo le uniche
due femmine e lei, come me, non ha né fratelli né sorelle. Credo
che il rapporto che si è instaurato tra di noi sia stato uno dei
primi per entrambe.
"E sarebbe?"
Lauren torna a guardarmi,
intrecciando le mani: "Voglio andarmene da casa mia."
"Cosa?!"
strabuzzo gli occhi, alzando poi il busto talmente di fretta da
sentire un bruciore atroce dove c'è la scritta. "Sei matta per
caso?"
"Senti, te lo sto
dicendo perché mi trovo nella tua stessa situazione." la mora
prende un respiro, è evidente che sia in difficoltà. "Faccio
la vita che fai tu, torno sempre a casa alle tre della mattina e i
miei genitori sono stanchi. Voglio andare via."
"Non
puoi, Lauren, hai solo quindici anni e-"
"Tu
ne hai sedici!" Lauren improvvisamente diventa rossa in viso
come se fosse realmente arrabbiata. "Devi lasciarmelo fare, so
che avresti detto di no ma ti prego, Riley, io ti prego. Voglio
venire a vivere lì nel rifugio, tanto i letti ci sono. Ci divideremo
le spese, faremo dei turni, quello che vuoi, io-"
Serro
istintivamente i pugni sul lenzuolo, alzando la voce: "Perché
me lo stai chiedendo se sapevi che ti avrei detto di no?"
"Ti
rispetto come leader e come amica, ecco perché."
La
sua risposta mi lascia di stucco, quasi quasi non so più cosa
rispondere. Quando eravamo solo tra di noi io e Steve non abbiamo mai
approfittato del titolo di leader per poter decidere per gli altri,
la nostra carica serviva solo a progettare le azioni o a suggerire
com'era meglio muoversi, non avrei mai pensato di ricoprire un ruolo
così decisivo nella vita di Lauren.
Ora
come ora per il suo bene vorrei che cambiasse idea e restasse a casa
con i suoi genitori, so che è difficile sopportare un no che può
cambiare così tante cose, ma in fondo lo sapeva anche lei che avrei
risposto così.
"Mi dispiace,"
sospiro, guardandola negli occhi. "Per me è no. Parlane anche
con Steve, magari lui ti dirà di sì. Ma secondo me faresti meglio a
restare a casa tua, questo è quanto."
"Pensavo
che almeno avresti cercato di capirmi."
"Lo
sto facendo." ribatto, roteando gli occhi al cielo.
"Non
capisci che viviamo la stessa identica realtà, Riley?" Lauren
mi guarda sperando di ottenere pietà, sbuffando. "Voglio essere
anche io indipendente, è già un anno, quasi due, che andiamo avanti
così. E' da tanto tempo che aspettavo di vedere Tom e-"
"Tanto
tempo?" domando, a questo punto direi che sono irritata più che
altro. "Sono due anni. Io me ne sono andata perché aspettavo
Jonah da cinque anni,
tre in più di te. La tua strada era spianata, mentre io me la sono
dovuta costruire. Avevo le mie ragioni, le tue non sono sufficienti.
Mi dispiace."
"D'accordo,
come vuoi tu." come da copione Lauren usa il suo solito tono
sostenuto, scendendo in fretta da letto per raggiungere la porta. Si
gira poi verso di me fissandomi con uno sguardo astioso. "Vado
in camera mia se non ti dispiace. Ci vediamo."
Non
faccio nemmeno in tempo a salutarla che lei sbatte la porta,
lasciandomi da sola.
Speravo che
potesse essere più ragionevole, ma vedo che mi sbagliavo. Mi
dispiace davvero tanto, ma lei non è pronta e questo non cambierà.
Finché continua a comportarsi così non potrà mai capire il peso
della responsabilità sugli altri individui. L'unica cosa che posso
fare ora è cercare Tom e parlare con lui, sperando in un miracolo.