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Autore: Emmastory    14/01/2018    1 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo L
 
Strani comportamenti
 
Svanendo come un'umida coltre di nebbia portata via dal vento, un'altra lunga setttimana era scomparsa dalle nostre vite, lasciando prontamente il posto ad una nuova. Sdraiata sul letto della mia nuova stanza, non ero intenta a scrivere, ma ancora una a volta a rileggere quel che avevo scritto tempo prima, mentre riflettevo su quello che era successo fra Rachel e Lady Fatima. Le conoscevo entrambe, e sapevo che si amavano, ma stranamente, da qualche giorno non vedevo Rachel da nessuna parte, e se ci riuscivo, notavo che preferiva non parlarmi, mostrandosi a noi ospiti del castello per il tempo necessario a mangiare o rilassarsi guardando fuori dalla finestra, cosa che per qualche ragione non riusciva a fare. Mantenendo il silenzio, non dicevo mai niente, e conoscendo la sua parte sensibile, mi assicuravo di farlo solo per non indisporla o ferirla, e pensandoci, credevo davvero che fosse la cosa migliore da fare. In fin dei conti, lei non si era mai intromessa nella mia vita se non per consigliarmi, ma nonostante questo, il tempo scorreva, e non potevo fare a meno di preoccuparmi. Uno scenario del genere si era già presentato ai miei occhi due volte, sia con lei che con Samira, e ad essere sincera, averlo davanti per una terza volta mi disturbava non poco. Ricordavo bene che allora non era successo nulla di grave solo in uno dei due casi, e ormai decisa, aspettavo il momento più propizio per fare la mia mossa. In cuor mio, non avrei davvero voluto, ma la confusione regnava nella mia testa, e avevo bisogno di risposte. Forse ero invadente, o forse esageravo, ma poco importava. Dato il suo modo di agire, non avevo mai modo nè tempo di parlarle a dovere, così, indossando i panni di detective, decisi di indagare. Uscendo dalla mia stanza, finsi tranquillità realmente assente dal mio animo, e tenendo gli occhi aperti, passai parte del mio tempo guardando fuori dalla finestra e godendo della compagnia di Chance e Myra. Sdraiati ai miei piedi, anche loro erano calmi, e il piccolo Max si comportava da perfetto soldatino, tenendo una strana e a dir poco buffa posizione di punta. Conoscendo la situazione in cui vivevamo, doveva aver imparato da Aaron, e sorridendo, lo guardavo senza distrarlo o dire nulla. Divertita, notavo la sua goffaggine, e pensandoci per un solo istante, conclusi che era perfettamente normale. Era soltanto un cucciolo, e i suoi muscoli non erano ancora abbastanza reattivi e sviluppati, l'esatto contrario di quelli della madre, che la rendevano veloce e scattante. Sfortunatamente, lo stesso non sembrava valere per il suo peloso padre adottivo, che comunque cercava di godersi il tempo che gli restava nonostante fosse ormai vecchio e stanco. Notandolo, gli sorrisi, e per tutta risposta, lui sbadigliò. Così, il tempo continuò a passare, e voltandomi, vidi Rachel baciare la sua fidanzata, per poi scusarsi e sparire dalla sua vista. Silenziosa e composta, Lady Fatima non disse nulla, ma non appena Rachel fu lontana, sospirò, stanca. "Non so cosa che le stia succedendo, Rain. Sono giorni che fa così, ed è come se mi evitasse. La amo, e so che non lo farebbe mai, ma sono preoccupata. Credi sia grave?" Mi disse, completando quella discorso con una domanda inaspettata, che a dirla tutta, mi spiazzò completamente. Non sapendo cosa dire, mantenni il silenzio, e rompendolo come vetro, decisi di provare a consolarla. "Non ne ho idea, Signora, ma... se volete posso provare a parlarle." Risposi soltanto, dando poi voce a quell'azzardo. "Sarebbe la cosa migliore, cara, ma aspetta." Replicò lei, alzandosi lentamente dal trono e avvicinandosi a me. Fatti pochi passi, incrociò il mio sguardo, e il verde dei suoi occhi si fuse con il dolce ambra dei miei. "Voglio esserci." Disse poco dopo, quasi in un sussurro, apparendo sempre più preoccupata. Annuendo, lasciai che mi seguisse, e rallentando, sperai che mi guidasse fino alla sua stanza. Ad essere sincera, sapevo benissimo dove si trovasse, ma i corridoi del castello erano immensi, così preferii vederla mettersi in testa al nostro cammino. Fu quindi questione di un solo minuto, e arrivata di fronte alla porta della stanza occupata dalla ragazza, bussò. Anche se solo per un istante, trovai strano il modo che aveva di farlo. I suoi furono quattro colpi, veloci e ravvicinati. Una sorta di codice, così che Rachel sapesse chi davvero si trovava dietro la sua porta. Sorridendo leggermente, cercai di infondere coraggio alla cara Leader, e pur senza imitarmi, lei annuì. Sollevata da quella reazione, attesi che Rachel ci ricevesse, e quando finalmente accadde, Lady Fatima parve cambiare idea, e indietreggiando, mi lasciò da sola con lei. "Buona fortuna." Sussurrò al mio indirizzo, prima di indietreggiare ancora e addentrarsi nel corridoio per tornare indietro. Sperando che Rachel non avesse sentito, annuii, poi richiusi la porta alle nostre spalle. "Rachel, come stai?" Le chiesi, cercando semplicemente di rompere il ghiaccio senza che si accorgesse di nulla. "Male, Rain." Rispose, apparendo ai miei occhi incredibilmente seria. "Che intendi?" Azzardai, guardandola negli occhi ametista e andando a sedermi con lei sul suo letto. "Vedi, nessuno qui al castello ne sa niente, ma... ci sarebbe una cosa che un giorno vorrei dire anche alla nostra Lady, sai?" Iniziò, fermandosi nel tentativo di calmarsi e trovare le parole giuste per continuare. Confusa, la guardai ancora senza capire, e in  quel momento, una piccola e solitaria lacrima fuggì dai suoi occhi correndole sul volto, e annegando improvvisamente nella vergona, fuggì dal mio sguardo, ben sapendo che non potevano inseguirla. "Davvero? E... e cosa?" Chiesi ancora, incuriosita. Colta alla sprovvista dal mio modo di fare, Rachel si lasciò prendere la mano dalle sue ansie, e divenendo rigida come un'asse di legno, piombò nel silenzio, non spiegandomi più nulla. "Rain, sappi... sappi solo che un giorno vorrei essere come te." Disse soltanto, con la voce e il corpo che le tremavano visibilmente. A quelle parole, quasi sussultai. La sentivo parlare, e ascoltavo le sue parole, ma non riuscivo a decifrarle. "Rachel, non capisco." Ammisi, con la testa che doleva per la confusione di quel delicato momento. "Un giorno capirai, ma ora ho bisogno di stare da sola." Replicò, sostituendo improvvisamente l'ansia con la rabbia e avvicinandosi alla porta. Sorpresa e spaventata, indietreggiai, e quasi con le spalle al muro, alzai le mani in segno di resa. Era mia amica, e la conoscevo bene, ma non l'avevo mai vista così. Lentamente, guadagnai la porta della stanza, e richiudendola lentamente, sperai davvero che non si trattasse di nulla di infausto o negativamente serio. Così, a testa bassa, camminai fino a tornare nella sala principale, e incontrando di nuovo Lady Fatima, fui distratta dal suono della sua voce. "Scoperto niente?" Chiese, immensamente preoccupata. "Niente, Signora, mi dispiace." Risposi in tono mesto, per poi tornare ad appoggiarmi mollemente al davanzale della finestra. Era vero, pur indagando non avevo scoperto niente, e questo ci lasciava entrambe incredule e preoccupate, ferme e sospese nel vuoto senza poter far altro che meditare su Rachel e sui suoi strani e indecifrabili comportamenti. 
   
 
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