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Autore: Oxis    17/01/2018    1 recensioni
Merlino e Artù e la Camelot di sempre.
E poi una nuova arrivata, Kendra.
Una strega molto diversa da Merlino. Maldestra, poco socievole, un cuore strano che si innamora di uno dei due, lasciando l'altro deluso e minando la loro amicizia.
La sua freddezza deriva da quella magia che la possiede e di cui vuole disfarsi, che però inizia a servirle quando a Camelot spunta una nuova minaccia. Assassini assoggettati vogliono uccidere il principe.
Merlino avrà parecchio da fare per evitare che il suo protetto si faccia uccidere...
- Oxis
(editor della pagina ufficiale di Merlin Italia su FB, Merlin * •Italian Page•*)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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21. Tutto quasi come prima

 

Buon Mercoledì!

Finalmente lasciamo le cose troppo tristi e drammatiche per un po' di romanticherie. Che io amo. Anche se alla fine temo che anche questo capitolo sarà triste :D

Fra Artù e Kendra sembra correre una nuova cosa indefinita, ma si scopre che in realtà… non è tutto oro quel che luccica, forse erano solo i capelli biondi di Artù. O forse no?

Nessuno spoiler.

Spero che vi piaccia questo capitolo, mi avete mandato molti messaggi privati su Facebook e devo ringraziarvi tutti, ma la prima che ringrazio è ancora paige95, a cui devo il motivo principale della voglia che mi spinge ad aggiornare la storia settimanalmente. Non so perché ma le recensioni su EFP mi fanno sentire meglio. ;)

Grazie grazie grazie con tutto il cuore a tutti. Mi spronate a fare sempre meglio e a credere in questa storia nata solo per gioco.

Fate un giro sulla pagina ufficiale di Merlin Italia di cui sono editor: Merlin * •Italian Page•*, l’unica ufficiale di Merlin Italia. :)

Love,

Oxis

 

 

KENDRA P.O.V.

 

Kendra si era ripresa completamente. Era passata più di una settimana e ancora non si era abituata alla sua nuova natura di completo essere umano dotato di emozioni normali. Adorava la sua condizione.

Quando non era impegnata con le faccende domestiche per Artù, passava tutto il suo tempo libero nella foresta, ad ascoltare la natura o per strada, a guardare le persone che passavano, a chiacchierare con loro di cose inutili e a crogiolarsi nella visione di un sorriso o una risata. Amava il fatto di sentirsi finalmente parte del mondo, non sarebbe tornata indietro per nulla al mondo. Era tutto diverso, ora.

Al castello c'era un po' di fermento per i preparativi di una serata speciale di cui lei non aveva capito granché, che si sarebbe tenuta la sera successiva, ma dal momento che Kendra era così ossessionata dal vivere ogni istante a contatto con la natura e le persone, perfino le faccende mondane che riguardavano il regno non le interessavano molto.

E anche il timore di una minaccia che non si era ancora ripresentata non riusciva ad affossare Kendra: Sir Convington era morto ma gli assoggettati dovevano essere ancora in qualche punto della foresta là fuori, a fare chissà cosa. Nonostante Kendra avesse sentito il bisogno di aiutare gli altri con la sua magia, ora era cambiato tutto. Non era più una strega e non si sentiva ancorata da nessun obbligo morale. Dopotutto, per quanto potesse star male per le famiglie dei Maledetti, lei non aveva più il potere di fare niente.

Era impensabile andare nella foresta da sola, disarmata, pensando di poter sconfiggere un'orda di persone assoggettate da uno stregone.

Merlino tentava di parlargliene ma lei, suo malgrado, sviava sempre il discorso. Si sentiva un po' in colpa, ma aveva da recuperare vent'anni di altruismo costrittivo, perché nonostante avesse sempre cercato di usare il meno possibile la sua magia, capitava sempre che si mettesse nelle situazioni più assurde e pericolose perché si sentiva in dovere di aiutare qualcuno.

Era successo esattamente questo con Artù.

Ma ora aveva il diritto di essere un po' egoista. Ora che non aveva neanche i mezzi per comportarsi diversamente.

Immersa nei propri pensieri e sensazioni, quella mattina arrivò in ritardo nelle stanze del principe.

Artù si era già messo i pantaloni.

- Oh, scusate, sire - disse entrando trafelata in stanza.

Lui la guardò con sufficienza ma Kendra notò che non riuscì a reprimere un sorriso. Si voltò per nasconderlo.

- Domani sera ci sarà la festa. Le mie vesti devono essere perfette, ma sono sicuro che tu non ti sei affatto dimenticata di provvedere…. - mormorò sarcastico.

Kendra trasalì. Aveva effettivamente dimenticato di provvedere.

- Certo che no, Maestà, io... ho già...

- Ti sei dimenticata, vero?

Lei non rispose. I loro occhi si incrociarono e lei sentì tremare il labbro inferiore nel tentativo, come il principe, di fermare un sorriso sul punto di nascere. Da quando si era risvegliata, la solita eterna sfida con Artù era diventata qualcosa di più. Una sottile intesa si allungava nell'aria e nessuno dei sue sembrava in grado di opporsi o di nasconderla.

Se fosse stato solo questo, Kendra avrebbe perfino ammesso che fosse piacevole. Non sapeva esattamente cosa le stesse succedendo, ma era come se la sua sensibilità umana venisse amplificata quando era con lui, si sentiva più felice ed euforica, era qualcosa che non conosceva ed era la prima volta che lo provava.

Non era solo questo però. Nella sua piacevole confusione, Kendra si sentiva ancora più confusa quando l'insopportabile indole da dongiovanni di Artù emergeva. Cosa che succedeva un po' troppo spesso di recente, e che la faceva sentire in un modo che non le piaceva.

- Imparerai mai, Kendra? - sbuffò Artù infilandosi la camicia e allacciandola.

Lei lo guardò.

- Andrò a caccia stamattina. - aggiunse il principe - Tu resterai qui a lavare le mie cose.

Kendra sbuffò più forte. Artù sapeva quanto la sua serva ci tenesse ad andare nei boschi a cavallo.

- Ma...

- Ma?

- Niente. Come volete, Sire.

- Ottimo. Adesso aiutami.

Kendra si avvicinò e lo aiutò a indossare l'armatura. La sua vicinanza le fece stringere un po' le viscere, ma l'irritazione per la punizione avuta le fece strattonare i lacci un po' più del necessario.

Artù sorrise.

- Siamo cattive oggi?

- Siamo insopportabili oggi?

Il principe si voltò di scatto, facendo trasalire la ragazza, che si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso.

Ecco, quel momento. Kendra andò in confusione. Artù sorrideva con una punta di sfrontatezza che a lei non piaceva per niente. Non era come quella volta sulla torre più alta di Camelot, lì era sembrato così sincero. Ora invece si sentiva quasi presa in giro e non capiva il motivo.

Doveva essere una questione di sentimenti umani che lei non aveva mai provato.

Barcollò e per allontanarsi da lui fece un passo indietro, ma inciampo in una piastrella alzata.

Sentì la mano di Artù chiudersi sul suo braccio e trattenerla.

Di nuovo occhi negli occhi. 

– Non ti permettere di parlare così al futuro re di Camelot - disse Artù, ma la sua voce sorrideva.

Quando i loro nasi inaspettatamente si sfiorarono, Kendra si raddrizzò di scatto, strappò il braccio dalla presa di Artù e si voltò, senza aggiungere altro. Poi uscì sbattendosi la porta alle spalle.

 

 

MERLIN P.O.V.

 

Merlino voltò l'angolo e urtò Kendra che andava nella direzione opposta a passo svelto, rischiando di far cadere il vassoio della colazione che lui reggeva in mano.

– Ehi!

Alzò lo sguardo e i suoi occhi mandarono lampi di frustrazione.

– Tutto bene? - chiese.

Kendra si passò una mano sul viso e tentò di sorridere senza grandi risultati.

– Scusa, non ti avevo visto.

Fece per allontanarsi, ma Merlino la fermò.

– Dimmelo. Cosa c'è? Si vede che c'è qualcosa.

Kendra finalmente lo guardò negli occhi e sospirò. Sembrò sul punto di dire qualcosa ma poi ci ripensò e se ne uscì con un flebile "Artù", a 'mo di spiegazione.

Merlino sentì simultaneamente un tuffo al cuore. Il viso della ragazza era diventato incredibilmente espressivo da quando non era più una strega e lui era troppo bravo a capire le persone per non accorgersene.

Sapeva esattamente cosa significava quell'espressione.

Ma era ovvio che lei non ne volesse parlare con lui.

– Cosa è successo? - chiese il mago.

– Mi fa arrabbiare - rispose lei.

Lo disse con una voce così infantile e dolce che Merlino ebbe un attimo di infinita tenerezza e sperò con tutto il cuore che prima o poi sarebbe arrivato il suo turno e che lei avrebbe parlato così di lui. O con lui.

– Ah. Per cosa?

Kendra alzò le spalle.

– Non lo so. Mi fa arrabbiare e basta. Probabilmente ho i nervi a fior di pelle per questa… questa cosa dell'assenza di magia.

Merlin sapeva che non era così, ma volle crederci.

– Sì, è sicuramente per quello. Ti abituerai. Anche se Artù continuerà a essere insopportabile.

Il sorriso di Kendra era debole e distratto e Merlino sentì un'altra stretta al cuore.

– Devo… andare – disse. Doveva smetterla di prendere in giro sé stesso.

– Sì, anch'io. Ci vediamo, Merlino…

Kendra si allontanò senza un altro sguardo, lasciandolo solo a fissare il corridoio. Sospirò e proseguì, cercando di scacciare il pensiero dalla testa.

Entrò nella camera di Artù e appoggiò il vassoio della colazione sul tavolo.

– Sire, la colazione.

Artù era seduto sul letto, mezzo vestito e si rigirava un gambaletto dell'armatura fra le mani.

– Sire?

Il principe sobbalzò e si voltò verso di lui.

 

 

ARTHUR P.O.V.

 

Non si era minimamente accorto che Merlino era entrato nella stanza.

– Ah sì, grazie.

Doveva essere sembrato piuttosto strano che avesse risposto "grazie", perché il suo servitore si avvicinò a lui e lo guardò con aria strana.

– Dovete mangiare prima di andare a caccia.

Si alzò e si avvicinò al tavolo, mentre Merlino gli sistemava il collo della camicia scuotendo la testa.

– Ve la siete infilata dalla parte giusta, almeno. – disse. – Perché Kendra non è qui a vestirvi? Siete completamente incapace di farlo da solo.

– Se n'è andata.

– Perché?

Artù sollevò le spalle e morse una mela.

– Prossima volta niente mela, solo carne - disse.

– Avete bisogno di vitamine.

– Sono io il principe e decido io.

– Come avete deciso del vostro matrimonio?

Il gelo cadde nella stanza.

Artù si voltò verso Merlino, interdetto e non riuscì a trovare le parole.

Non capiva da dove veniva quella fredda voce sarcastica. Non apparteneva al suo servitore. Più che irritazione, Artù si sentì quasi ferito.

Merlino abbassò gli occhi.

– Scusate, l'ho detto in un modo troppo rude. Volevo solo dire… lo sapete.

Si guardarono. Artù non rispose. Lasciò la mela sul vassoio e si voltò di nuovo verso la porta.

Lo sapeva, sì. Sapeva bene cosa intendesse Merlino, avevano potuto ometterlo fra di loro e far finta di nulla, ma il giorno era alle porte.

Non potevano più mentire. Artù non poteva più mentire.

– Kendra non lo sa, vero? – mormorò Merlino.

Artù si sentì premere le lacrime agli occhi, che subito ricacciò indietro con convinzione. L'argomento era rimasto sospeso su di lui e il suo servo troppo a lungo per essere ignorato ancora.

Perfino quando altri servitori avevano preso le misure dell'abito da cerimonia di Artù, perfino quando i cuochi avevano fatto portare la lista del menù da scegliere.

Né Artù né Merlino l'avevano detto a Kendra e Merlino aveva iniziato a far dire nel castello sotto ordine di Artù, che il principe voleva assoluto riserbo anche fra i servi, se non quelli strettamente necessari e che non voleva sentir parlare di quella cosa fino a che non fosse stato ufficiale. Era diventato quasi un gioco, o così pareva. Artù e Merlino sapevano che era ben diverso dall'essere divertente.

Così Kendra non lo aveva mai saputo. Era giunto in suo aiuto il fatto che la sua serva sembrava in un altro mondo da dopo la faccenda del Lago e quindi probabilmente neanche si era fatta troppe domande sulla misteriosa serata speciale.

Ma prima o poi avrebbe dovuto saperlo e Artù aveva procrastinato il momento fino a quando avrebbe capito di essere pronto.

Non era ancora pronto.

– Non so perché non riesco a dirglielo – disse Artù con gli occhi rivolti alla colazione. – Non riesco. Sento che… spezzerei il cuore di qualcuno.

Non aveva mai parlato in quel modo a Merlino, con il cuore così aperto. Non riusciva però ancora ad ammettere di essere innamorato di lei, anche se sapeva che Merlino lo sospettava. Quel "qualcuno", sperava che non fosse soltanto sé stesso e nello stesso tempo, temeva la delusione sul volto di Kendra, se i suoi desideri fossero stati esauditi.

Si trovava a metà fra il desiderio di essere ricambiato e la paura di farla soffrire.

– Artù, dovete dirglielo. Stasera. Non avete più tempo.

Artù annuì.

– Hai ragione. Troverò un modo per dirglielo. Devo essere io a farlo.

Artù impugnò la spada e lasciò la carne sul vassoio.

Gli era passato l'appetito.

Non riusciva a pensare a niente se non al fatto che due giorni esatti dopo, a quell'ora, si sarebbe svegliato nel letto con una donna al suo fianco, una donna che non amava e che aveva detto accettato di diventare sua moglie.

   
 
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