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Autore: Hell Storm    18/01/2018    1 recensioni
Da bambina papà mi diceva che dove c'era la luce, c'era la vita, la speranza ... e il pericolo. Solo nel 2077 mi fu ben chiaro il vero significato di quelle parole, quando le bombe caddero e il mondo bruciò. Io e altri miei commilitoni ci salvammo nascondendoci fra le mura della nostra base, ma quando uscimmo alla luce, il nostro mondo non c'era più. Rimasti soli e a guardia di uno dei più grandi tesori prebellici della storia, decidemmo di fondare il primo insediamento della Zona Contaminata. Un faro di speranza in un oceano di morte e buio che avrebbe attirato altri superstiti in cerca di aiuto e di conseguenza anche intere legioni di mostri nati dalle radiazioni e predoni senza scrupoli.
Io sono il sorvegliante Rocket Earp. Noi siamo i fondatori di Beacon City. La Zona Contaminata è il nostro mondo. E questa ... è la nostra storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Un bagliore nella Zona

Un faro? Un miraggio? O peggio?

 

 

04/01/2078 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure

Oklahoma/Contea di Cimarron/Sturgis/U.S. Route 56

Ore 11:10

 

36°53'42.6"N 102°04'02.9"O

 

-Quindi hai accettato la pozione magica del vecchio sciamano e …-

-Non è uno sciamano!-

-Beh, sciamano o no, quella roba ti ha fatta scatenare.-

Rita Ross era la capo squadra della Aries, una delle squadre ad aver partecipato ad Emersione insieme a noi della Vault. La donna era un sergente maggiore con alle spalle una carriera esemplare. Aveva lavorato come agente di supporto presso la DIA e la UAF, nelle operazioni di ricerca e arresto di possibili agenti cinesi sotto copertura. Fin dai primi giorni a Fort Boise si era fatta notare per il suo atteggiamento sempre allegro e il cinico umorismo. Praticamente la soldatessa che prima spara in testa a un nemico e poi scherza nel paragonare la grandezza del foro nella testa del cadavere a quella del buco fra le sue chiappe.

La cosa più buffa è che molti ci scambiavano per sorelle. Io non ci trovavo una così grande somiglianza. Era più robusta e alta di me, ma i suoi capelli rossi avevano la stessa tonalità dei miei. A mio parere Rita era più la versione caucasica e giocosa di Marion Hunt.

Stavamo percorrendo la Route 56. Sturgis cominciava ad apparire sempre più piccola dietro di noi. Il nostro convoglio percorreva la strada in mezzo al deserto della Zona Contaminata. L’obiettivo era raggiungere Elkhart per saccheggiare i depositi Vault-Tec nel centro città. Per questo il nostro convoglio era composto da un considerevole numero di blindati APC, jeep e camion per il trasporto. E naturalmente il mio Pip-Boy e le sue autorizzazioni di alto livello erano altrettanto necessarie.

Avevamo fatto anche una piccola sosta nella cittadina di Sturgis. Il bottino non fu sostanzioso come quello che ci stava aspettando a Elkhart, ma pur sempre meglio di niente. Elettrodomestici, pezzi di ricambio, attrezzi, qualche tanica di preziosa benzina, una dozzina di armi, due Station Wagon in perfette condizioni e solo tre ghoul in tutto il paese. Non male come bottino viste le prospettive, ma il nostro vero obiettivo era ciò che ci attendeva nei magazzini di Elkhart.

-Comunque il vecchio deve pubblicare la ricetta.-

-Col cavolo! Quella roba è troppo pericolosa.-

Rita scherzava, ma io no. Il padre di Bud mi aveva dato un potente allucinogeno che oltre a mostrarmi delle cose assurde, mi aveva letteralmente portato oltre al limite.

Durante la notte di Capodanno, nonostante fossi sotto gli effetti dell’allucinogeno, avevo fatto di tutto. Stando a ciò che mi era stato riferito dai miei amici e da altri testimoni, appena scesa dalla torre mi ero diretta barcollando al palco principale. Li mi ero messa a cantare davanti a tutti The Wanderer e altri classici fino allo scoccare della mezzanotte. Quando a mezzanotte i fuochi d'artificio illuminarono il cielo, balzai davanti a tutti sulla pista da ballo e danzai come una scatenata fino all'una. Stancatami di ballare dopo un'ora intera, sfidai Bud al gioco del martello davanti a tutti. Riuscimmo entrambi a far suonare la campana, solo che giunto il mio turno il peso raggiunse la campana con più forza. Era già chiaro per tutti che qualcosa non andava, ma nessuno pensava fosse necessario intervenire. Neppure quando vinsi il torneo di Air Hockey da sola contro i due campioni in carica mi venne chiesto di fare una pausa. Feci poi un giro sugli autoscontri e sulla giostra dei cavalli come una bambina. Finito l'ultimo giro mi comprai una confezione di popcorn, un gelato, dello zucchero filato, un hamburger, tre Nuka-Cola e una Quartz per digerire. Il mio “spuntino” notturno durò meno di mezz'ora. Fu verso le tre del mattino che diedi di matto al cento per cento. Dopo aver avuto un’accesa discussione con Atom davanti a tutti, mi intrufolai dentro un carro armato per guidarlo a velocità massima dentro la base. Fortunatamente non mi videro in molti e quei pochi che lo fecero pensarono solo a un carrista di fretta. Ma quando salutai due soldati di pattuglia, i due dietro l'allarme. Una decina di agenti corse in mio soccorso per salvarmi da me stessa. Ma anche quando veni fatta scendere dal mezzo la mia corsa folle non terminò. Corsi come una forsennata verso l'entrata sud del forte, solo che nel farlo mi tolsi il costume da sceriffo. Salii su per le mura con addosso solo la biancheria intima e mi buttai dall'altro lato. Per qualche assurdo motivo riuscii ad atterrare in piedi senza farmi male. La mia corsa terminò a dieci metri oltre il confine segnato dalla cupola del RAD-SHIELD. Guardando in lontananza i resti di Boise City lanciai urla e insulti al vento nei confronti dell'Orda, della Cina e dell'Enclave. Veni soccorsa definitivamente da Yazhi e altri due agenti di sicurezza. La donna mi aveva messo un cappotto pesante sulle spalle e aiutato a tornare dentro. La mia avventura notturna ebbe fine quando poco dopo crollai a terra nella sabbia radioattiva del deserto.

Di tutto questo l’unica cosa che mi era tornata in mente era la discussione con Atom.

-Ah cane. Come ti invidio. Tu devi solo preoccuparti delle pulci e di leccarti le biglie.- Gli avevo detto.

-Davvero? E alla squadra chi ci pensa?- Mi aveva chiesto il cane. -Credi che senza di me quel Nick sarebbe ancora vivo?-

-Oh scusami tanto Atom. Io però non ricevo coccole da tutti ogni volta che faccio la mia parte.-

-Già tu ti fai colpire da tutti quelli che ci sparono addosso.-

La cosa era andata avanti per diverso tempo davanti agli sguardi confusi dei miei compagni e dei passanti. Poi Atom si era ritirato verso l’entrata del P1.

-Non sono io ad avere un problema qui! Tu ce l’hai stupido cane! Spero che tu mangi della cioccolata per sbaglio. Oh Dio voglio guidare.-

Subito dopo ero andata alla ricerca di un carro armato da guidare.

Dopo essermi risvegliata in ospedale ed essermi ripresa, venni convocata nell'ufficio di Baker.

Il colonnello mi fece una semplice ramanzina da niente. Il fatto che non mi avesse degradato o fatto passare almeno una notte in gattabuia mi sembrava troppo magnanimo. Tanto meglio così.

Il vecchio Bradi Hunt, ricevette invece un vero e proprio richiamo. I permessi per radunare il suo piccolo gruppo di depressi in cima alla torre erano in regola, ma la roba che il vecchio mi aveva rifilato gli viene sequestrata e gli fu vietato di riprodurla. In fin dei conti a nessuno andò tanto male. Tranne che per un piccolo battibecco tra Bud e suo padre. Mi dispiacque essere motivo di litigio tra i due, ma anche con il pieno delle forze mi sarebbe stato impossibile trattenere Bud dal litigare con suo padre per il suo piccolo esperimento.

Ciò che però non mi fu ben chiaro, furono le tante domande che Spectrum mi pose nei giorni che seguirono il nuovo anno. Sembrava essere particolarmente interessato alle mie visioni.

Ad ogni modo, riprendemmo tutti quanti servizio in breve tempo.

Mentre il nostro camion seguiva l'APC in testa e Rita faceva una pausa dal suo quizettone a domande, dedicai un minuto al mio Pip-Boy.

Con me avevo portato l'olonastro di Red Minacce, ma giocarci troppo mi avrebbe fatto sicuramente male. Preferii invece visualizzare la mia scheda personale. Il microprocessore del Pip-Boy aveva raccolto su di me numerosi dati.

Stando all'apparecchio i miei parametri S.P.E.C.I.A.L. erano aumentati. Andando in palestra avevo guadagnato qualche punto in forza e agilità, mentre leggendo dei libri in biblioteca e andando a farmi qualche bevuta al bar le mie capacità intellettuali e oratorie erano anch'esse migliorate, seppur di poco.

Ma anche le abilità più comuni come le conoscenze scientifiche, balistiche, commerciali e di sopravvivenza erano migliorate. Tutto merito dei corsi serali di Spectrum, quelli di sopravvivenza del sergente Paxton e a svariati tipi di comuni riviste.

Il Pip-Boy teneva anche conto della mia reputazione all'interno della comunità. Secondo il computer ero la “Salvatrice dei Fondatori”. Mi chiedevo da dove prendesse questi nomi.

Buttai un occhio anche sui miei valori biometrici. Essendo ora di pranzo avevo bisogno di cibo e di acqua, ma giunti a destinazione mi sarei fatta uno spuntino veloce insieme agli altri.

Guardai anche la mappa per vedere quanta strada mancava ancora e per soddisfare la mia curiosità usai la manopola anche per vedere la lista dei canali radio.

Tutte quelle precedentemente salvate erano inattive, compresa quella di Beacon City, perché troppo lontana per riceverla. Ma stranamente, nel bel mezzo del nulla, il ricevitore del mio Pip-Boy era riuscito a captare una trasmissione ad onde corte con un codice numerico.

Premetti play e il computer da polso emise una trasmissione in codice morse leggermente disturbata. Non mi ero ancora esercitata abbastanza nella traduzione del morse, così pensai di chiedere a Rita.

-Di un po, tu sai tradurlo?-

-Ma cosa?-

Distolsi lo sguardo dal monitor del Pip-Boy e guardando sulla strada vidi che la jeep davanti a noi si era fermata.

-Che cosa è successo?-

-Il vostro cane è uscito!-

-Come!?-

La portiera posteriore di sinistra era aperta. Non ero riuscita a vedere cosa ne fosse uscito, ma secondo Rita Atom era comparso fuori.

Una volta fermato il camion, scendemmo in strada. Anche il resto della colonna si era fermato e altrettanti soldati erano usciti per controllare.

-Atom è scappato!- Confermò Nick uscendo dalla jeep.

-Hey, li davanti. Cosa succede?- Chiese qualcuno più indietro.

-Perché non ci muoviamo?-

-Abbiamo un contatto nemico?!-

-Red, non ti sarai rimessa al volante come a Capodanno?- Scherzo Lopez.

La battuta del caposquadra generò un coro di risate. Ce ne sarebbe voluto di tempo perché la gente si dimenticasse delle mie mirabolanti imprese nella notte di Capodanno. Forse nessuno se lo sarebbe mai dimenticato.

-Fottiti Lopez!- Gli risposi camminando verso il margine della strada.

La strada era leggermente rialzata rispetto al livello della terra e in alcuni punti erano presenti delle crepe, ma di tubature o fosse dove Atom potesse essere andato a nascondersi non ce n'era traccia.

Venni raggiunta da Nick e Trinity, che aiutandomi a scrutare l'orizzonte videro subito Atom correre come un fulmine a nord ovest.

-Ma dove sta andando?- Domandò Nick.

-Dove sta andando?! Come ha fatto a uscire piuttosto?- Continuai io.

-Non lo so. Un attimo prima era tranquillo sul sedile, poi ha iniziato ad abbaiare e un istante dopo è riuscito ad aprire la portella da solo.-

Quel cane non la smetteva di stupirmi. Neanche avesse avuto i pollici opponibili.

-Dai forza, dobbiamo andarlo a riprendere.-

-Aspetta un attimo Red. Quello cos'è?- Mi chiese Trinity guardando l'orizzonte.

Inizialmente pensai che si riferisse a qualcosa sul terreno, ma guardando più attentamente con il mio binocolo, mi accorsi anch'io di un bagliore.

-Che cosa vedete?- Ci chiese Rita arrivata da poco.

-Mi sembra una luce.- Le rispose Trinity.

-No, è un riflesso.- La corressi. -Qualcosa sta riflettendo i raggi del sole.-

A giudicare da quello che vedevo, a poco meno di un miglio da dove eravamo noi, qualcosa incastonato tra delle enormi rocce stava riflettendo quella poca luce che riusciva a trapassare le nubi.

-Che facciamo? Continuiamo con la missione?- Domandò Rita.

-Mettete il convoglio in assetto difensivo. Trinity e Nick venite con me. Gli altri restano qui e si tengono pronti ad intervenire.-

Io, l'infermiera e il meccanico abbandonammo la strada e ci addentrammo nella landa desolata del deserto. Gli altri obbedirono ai miei ordini senza discutere. Misero gli APC ai margini del convoglio e i mezzi meno corazzati al centro.

Mentre camminavo, continuavo a guardarmi in giro alla ricerca di potenziali trappole o cecchini, ma in quella zona del deserto gli unici nascondigli possibili erano i cespugli morti da mesi a causa delle radiazioni. L'unica vera minaccia erano le grandi rocce dalle quali si poteva intravedere a tratti il solito bagliore.

Giunti quasi a destinazione, mi fermai un attimo ad esaminare il cumulo. Si trattava di uno spicchio di rocce compatte sbucato dalle sabbie migliaia di anni fa. Ciò rendeva questa punta di iceberg una rarità vista la natura geologica del deserto.

Mi assicurai che i miei due compagni fossero pronti e con la mia 10mm in mano ci apprestammo a raggiungere la formazione delle rocce.

Da lontano poteva apparire come un mucchio di rocce o una massiccia piramide formatasi naturalmente, ma avvicinandoci scoprimmo una piccola entrata molto simile a quella di una miniera, dalla quale si udiva chiaramente Atom abbaiare.

-Vault a Mandria1? Vault a Mandria1 mi ricevete?- Chiesi parlando alla radio portatile.

-Forte e chiaro Vault.-

-Siamo davanti all'entrata del monolite. Procediamo in silenzio radio, voi restate in ascolto e tenetevi pronti in caso di bisogno.-

-Ricevuto.-

Prima di procedere, la mia curiosità mi spinse a fare un breve controllo. Riattivai la radio e il mio Pip-Boy ricominciò a trasmettere il messaggio in morse di prima. Solo che giunta davanti al monolite il messaggio appariva più forte e chiaro di prima.

-Che cos’è?- Mi chiese Trinity.

-Una comunicazione che ho trovato poco prima che ci fermassimo. Prima però il segnale non era così tanto forte.-

Anche i miei due compagni avevano capito a cosa mi stavo riferendo. Il segnale proveniva da quel posto. E qualcuno lo stava trasmettendo.

Con la 10mm in mano e la luce del Pip-Boy accesa, entrammo attraverso la porta che ci avrebbe condotti nell'ignoto. Anche Nick si era armato, con un fucile da combattimento a cartucce, mentre Trinity aveva con sé la sua solita pistola da Nuka-Girl potenziata. Quell'affare in un posto stretto come quel tunnel poteva anche rivelarsi troppo potente.

Man mano che avanzavamo gli ululati di Atom si facevano sempre più forti e dopo appena due curve strette lo raggiungemmo.

-Atom, cosa ti è preso?- Gli chiesi senza aspettarmi una risposta.

Un lampo accecante ci investì tutti. Io ero a pochi metri dal cane, mentre il meccanico e l'infermiera si erano prontamente riparati dietro all'ultima curva.

Per un attimo temetti di essere finita in un imboscata.

-Salve.- Disse qualcuno da un altoparlante.

-Hem, prego?- Chiesi.

-Non temere. Vieni pure avanti.-

La luce abbagliante si spense, lasciando il posto a quella di alcune lampade meno potenti che illuminarono la fine del tunnel in modo meno accecante.

Davanti a me e Atom era presente una porta blindata. Nel buio non me ne ero accorta, mentre il cane si era messo ad abbaiarle contro per tutto il tempo. Solo quando le luci si erano accese la vidi chiaramente, ma a catturare la mia attenzione fu anche la videocamera posta sopra alla porta. Roba sofisticata.

La porta iniziò ad aprirsi lentamente all'indietro e un uomo in uniforme fece la sua comparsa.

-Piacere di conoscerti. Mi chiamo Harry.-

-Piacere, io sono Anna.- Mentii.

-Sei da sola?- Mi chiese il soldato.

-Si!- Risposi subito. -A parte il cane.-

Il tizio controllò con attenzione restando sulla soglia d'entrata. Temetti che i miei due compagni potessero tradirmi facendo un passo falso o allungando la testa per guardare, ma per fortuna rimasero nascosti. Sapevamo entrambi che il mio intento era quello di passare per una solitaria.

-Se vuoi entrare c'è un piatto caldo che ti aspetta.- Mi invitò.

Valutai tutte le opzioni e accettai l'invito.

-Accetto più che volentieri, grazie. Può entrare anche il cane?-

-Ma certo. Prego entra.-

Il soldato scomparve dietro la porta e io mi apprestai a seguirlo, ma quando giunsi all'entrata feci una strana scoperta. Guardando in basso vidi che il mio piede aveva schiacciato una cella per armi al plasma usata e guardandomi in giro più attentamente mi accorsi di altri bossoli appartenenti ad altre tipologie di armi.

Non ero neanche entrata che già avevo un brutto presentimento. Scelsi quindi di prepararmi e sperando che nessun altro stesse setacciando l’etere, attivai la modalità di trasmissione della mia radio portatile. Se mi fosse accaduto qualcosa prima di poter contattare i miei compagni, per lo meno avrebbero ascoltato tutto.

Atom fu il primo ad entrare e io lo seguii. Era meglio non fare insospettire i padroni di casa.

Ciò che vidi dopo mi lasciò senza parole e con gli occhi sgranati. Dentro la montagnola si era formata un’enorme caverna con un'apertura ramificata nel soffitto. O forse era stata scavata dall'uomo. In ogni caso qualcuno aveva sigillato l'apertura con una spessa cupola di vetro dalla quale penetrava la luce del sole. Intuii subito che il bagliore visto in lontananza era dovuto al riflesso del sole sul vetro della cupola. Ma il bello era davanti a me. Sul fondo della caverna era stato costruito un intero piccolo quartiere di case in legno. Le case erano state costruite in modo tale da formare un cerchio, al cui interno era presente un piccolo praticello rotondo con tanto di fontana. Il simpatico quartiere in stile prebellico aveva un diametro di circa cento metri o poco più. Ogni casa aveva il suo giardino delimitato dalle siepi e dalle staccionate verniciate di bianco. I materiali di costruzione erano di prima qualità. Al lato opposto della porta, era stata costruita la più grande e bella. Con la balconata e le colonne alla porta d’entrata. Roba da ricchi.

Il posto non era di sicuro grande come il nostro quartiere residenziale, ma in quei pochi metri quadrati era stato nascosto un piccolo angolo il paradiso prebellico.

-Benvenuta a Peaceful Refuge. L'ultimo angolo di America ancora in piedi.- Affermò il soldato.

Ora che mi trovavo vicino, potevo finalmente vedere il soldato in faccia.

Sulla cinquantina, con una folta barba nera ben curata e qualche capello bianco. Caucasico, ma con la pelle ben abbronzata. Uniforme in perfetto stato e fucile d'assalto R91 pronto all'uso.

Il soldato non era da solo. Altri otto membri di quella che doveva essere la piccola comunità del posto fecero la loro comparsa. Erano tutti civili. Due donne sui quaranta e una giovane con forse due o tre anni in meno rispetto a me. Gli altri erano tre ventenni e due che probabilmente avevano la stessa età delle due donne.

A catturare la mia attenzione fu però il loro modo di vestire. Abiti da picnic e barbecue della domenica. Ed erano anche felici.

-Ma dove cavolo sono finita?- Mi chiesi.

-Benvenuta! Non ci saremmo mai aspettati una visita dall'esterno.- Disse la donna vestita con un completo da estate in testa al gruppo.

-Sono Bob Allen.- Si presentò l'uomo vestito casual al suo fianco. -Questa è mia moglie Ella e questi sono i nostri bambini.-

La famiglia degli Allen era il tipico quadretto all'americana prebellico. I due ragazzi dovevano essere gemelli, ed entrambi vestivano con gilet e pantaloni dello stesso tipo e misura. Anche i capelli erano uguali. Continuavano a guardarmi come due secchioni single al ballo di fine anno.

-E noi siamo i Collins. Piacere di conoscerti.- Si presentò l’altro uomo.

Anche la famiglia dell'uomo con la camicia a scacchi non la smetteva di sorridermi. Il figlio aveva anche un buon motivo, ma la ragazza con la camicetta e pantaloncini estivi mi faceva uno strano effetto. Mi fissava con un sorrisetto da birichina. Beh, eravamo pur sempre nella terra della libertà e già ai tempi del college avevo avuto delle amiche dai gusti più … "femminili". Ma quella mi metteva veramente a disagio.

Anche Atom sembrava smarrito in presenza di quelle persone.

-Sei la prima persona che incontriamo da quando tutto ha avuto inizio.- Mi informò il soldato.

-È assurdo. Non mi sarei mai aspettata di incontrare delle persone in questa landa desolata. Per giunta in un posto simile.-

-Perché non ti unisci a noi?- Mi chiese la signora Collins. -Stavamo per pranzare. Aggiungiamo un posto a tavola.-

-Prego, seguici.- Mi disse il marito.

-Andate pure, io vado a fare un giro di ispezione.- Disse il soldato tornando alla porta.

Sperai che per giro di ispezione non intendesse fare un giro del tunnel. Non avevamo ancora scoperto la vera identità del gruppo e se Nick e Trinity avessero incontrato il tipo con l'uniforme avrebbero potuto sparagli e uccidere un innocente. O peggio. Le possibilità erano infinite.

L'unica speranza era che le pareti di roccia non avessero impedito alla radio portatile ad onde corte che portavo al cinturone di trasmettere al resto del convoglio l'intera conversazione.

Per non destare sospetti accettai l'invito del gruppo e venni condotta alla casetta più vicina. Mi incuriosì vedere come la signora Allen e il marito camminavano. Sembravano privi di equilibrio e ad ogni passo le loro gambe tremavano in modo strano. O i due condividevano la stessa patologia, oppure alla base del loro matrimonio era presente l’uso massiccio di qualche droga.

-Snobboni e pure drogati.-

Rimasi un po delusa quando scoprii che il pranzo avrebbe avuto luogo nella prima casa a destra, invece che nella casa più grande e bella. E anche un po perplessa vista la natura aristocratica delle due famiglie.

-Il cane però deve rimanere fuori. Ho passato i pavimenti appena stamattina.- Mi pregò la signora Collins.

Atom restò fuori senza fare storie. La cosa non sembrò infastidirlo. Anzi, avere a disposizione tutto il prato per se lo aveva reso molto eccitato. O forse era la strana energia scaturita da quel luogo.

La casa di quei tizzi era molto più grande del mio appartamento. E anche ben arredata. Mobili raffinati, elettrodomestici all'avanguardia e un buon profumino che aleggiava nell'aria.

-Il pranzo sarà pronto a breve. Ti andrebbero delle tartine.-

-Magari una.-

Entrammo in quella che doveva essere una sala da tè o il salotto. Moquette, lampadario, televisore. C’era anche un adorabile gattino di pochi mesi su di un divano rosso fuoco.

-Maledetta bestiaccia! Va via dal mio DIVANO!- Sbraitò la signora Allen.

La piccola palletta di pelo grigio corse via in un lampo. Mi sconvolse vedere la reazione della donna. Anche gli altri se ne accorsero.

-Mamma! Paxly non voleva fare niente di male.- Disse la figlia.

A quel punto la madre capii di aver esagerato.

-Oh, scusatemi. È che sono allergica ai gatti.-

-Una madre allergica ai gatti, che lascia alla figlia tenerne uno?-

Più ci pensavo e più le cose non mi tornavano.

Mi accomodai sul divano, insieme alla padrona di casa e al marito.

-Prego, prendi pure quello che vuoi.- Mi disse la signora.

Presi una di quelle in cima alla pila. Una pizzetta alle olive molto gustosa.

-Allora, dicci. Come ti chiami giovane viandante?- Mi chiese il signor Collins.

Mi ero già preparata una balla da raccontare. Una volta chiarite le loro intenzioni avrebbero saputo la verità.

-Mi chiamo Anna Miller, sono di Guymon. Quando tutto ha avuto inizio mi sono rifugiata in una cantina e appena le radiazioni sono diminuite sono uscita in cerca di qualcuno, ma sono riuscita soltanto a trovare questa tuta Vault-Tec e il mio amico quattro zampe qua fuori. Poi ho preso una macchina in prestito e con un pizzico di fortuna ho trovato questo posto.-

Terminato il mio racconto avvertii qualcosa sfiorarmi la schiena. Voltandomi di scatto, trovai uno dei due gemelli.

-Wow, che fai?- Chiesi più imbarazzata che confusa.

-Ah, perdonalo. Tommy ha la mania per la tecnologia.- Mi rispose il padre.

-Scusa, è che non potevo fare a meno di ammirare il tuo Pip-Boy. È un 3000?-

-E allora perché mi stavi palpando da dietro?-

-Si, era insieme alla tuta quando l'ho trovato.-

Su quello non mentii.

Mi accorsi in quel momento, che tutti i presenti avevano un particolare interesse per il mio computer portatile da polso. Tutti tranne la giovane del gruppo. Lei era l'unica che continuava a fissarmi negli occhi con quel suo sorrisetto. Non avrei mai pensato di poter attirare l'attenzione di una donna. La cosa mi lusingava.

-Anna, prima di mangiare, ti andrebbe di darti una rinfrescata nel bagno su di sopra?- Mi chiese la signora Allen.

Considerando la situazione, quella di starmene un po' da sola per raccogliere le idee mi sembra un'ottima idea.

-Certo, solo se qualcuno mi può mostrare dov'è il bagno.-

-Ti accompagno io.- Si offri il figlio degli Allen.

Seguii Tommy su per le scale, lasciando gli altri nel salotto. Lungo le scale potei ammirare una svariata quantità di quadri di vario tipo. Dall'arte moderna fino a quella ottocentesca. Eppure in mezzo a quella vasta collezione, mancava qualche pezzo. Qualcuno aveva tolto dei quadri da poco e sulla carta da parati i segni erano ancora chiari.

-Ecco siamo arrivati.-

-Grazie. Ci metterò qualche minuto.- Dissi entrando nel bagno.

Ma quando chiusi la porta, udii lo scatto istantaneo della serratura, seguito dai passi del mio accompagnatore che scendeva le scale in silenzio senza dire una parola.

Non persi neanche un secondo e subito esaminai la serratura. Scopri che la serratura del bagno era troppo ardua da scassinare. Forse Nick avrebbe potuto scassinarla, ma di sicuro avrebbe avuto anche lui qualche difficoltà.

Comunque, non mi era ancora ben chiaro perché un bagno necessitasse di una serratura simile e soprattutto perché quell'altro mi ci avesse dovuto chiudere dentro.

Guardai in giro per poter trovare qualche altro indizio sulla natura di quelle persone, che già mi sembrava ovvio che nascondessero qualcosa. Ma purtroppo, tutto ciò che riuscì a trovare furono due confezioni di Abraxo, uno straccio, dei barattoli di trementina, uno sturalavandini, due saponette e un tubetto di dentifricio. Ah e nessuna via di fuga come una finestra o altro.

Stavo per estrarre la mia 10 mm e provare a rompere la serratura con la pistola, ma fu a quel punto che mi accorsi della grata nel controsoffitto.

Mi appoggiai con i piedi sulla vasca da bagno, fregandomene del tutto delle macchie di terra che avrei lasciato sulla ceramica bianca e la vasca. Fortunatamente la grata non era bloccata e riuscii a togliere senza fare troppi sforzi. Mi arrampicai con un piccolo sforzo e in un batter d'occhio mi ritrovai nel controsoffitto. Accesi la luce del Pip-Boy e rimisi a posto la grata.

Il controsoffitto non aveva pareti che separavano le stanze e questo mi permise di spostarmi liberamente. Il trucco era solo quello di camminare furtivamente e senza fare rumore.

Mi spostai sopra allo spazio delle scale. Anche lì era presente una grata, che mi permise di guardare ciò che sta accadendo sotto di me.

Tutti i presenti stavano salendo le scale in fila indiana con delle strane mazze in mano. Guardando con più attenzione mi accorsi che erano pungoli per bestiame. Scoprire che quei bastardi volevano farmi la pelle mi fece venire la pelle d’oca.

Infatti, una volta giunti davanti alla porta del bagno, fecero scattare la serratura e piombarono tutti quanti nella stanza. Rimasero abbastanza stupiti nel trovare la stanza vuota.

-JA, dove diavolo è finita?!- Chiese parecchio irritata la signora Collins.

-L'avevo lasciata qui. Non so dove sia finita! Forse si è nascosta.-

-Forse? Idiota! Trovatela! Subito!-

Qualcuno era nei guai, e io pure. Dovevo trovare una via di fuga e chiamare la cavalleria.

Mentre i padroni di casa setacciavano le stanze alla ricerca della sottoscritta, io iniziai a cercare un'altra grata o una possibile via di fuga da quella trappola.

Tutte le altre stanze avevano le loro grate, ma spostandomi nel controsoffitto rischiavo di fare troppo rumore e se mi avessero scoperta sarebbe stata la fine. Erano troppi per me e sicuramente avevano ben più di quei semplice pungoli da bestiame.

Alla fine però trovai una grata nel bel mezzo del controsoffitto che conduceva ai piani inferiori. Tolsi la grata e con molta cautela scivolai giù per quello che doveva essere il condotto di ventilazione della casa spingendo con la schiena da un lato e con gli stivali dall’altro. Grazie al tessuto della tuta riuscivo a non fare troppo rumore, al contrario dei miei inseguitori che nelle stanze vicine continuano a fare un baccano assurdo spostando mobili e cercando nei possibili nascondigli.

La discesa durò pochi secondi, senza interruzioni o altre fermate.

Giunsi in fondo al condotto, dove mi aspettava un'altra grata laterale. Quest'ultima però mi diede qualche difficoltà, ma con un pizzico di forza e parecchia attenzione a non far rumore riuscii a togliere anche quest'ultima.

La stanza in cui ero finita doveva essere la cantina della casa. Fredda, buia e con un tanfo non nuovo al mio naso. Puzza di sangue.

-Ehi tu, chi sei?- Chiese qualcuno nell'ombra.

Ebbi quasi un infarto, ma la persona che mi aveva chiamato si trovava dall'altra parte di una cella. Me ne accorsi subito quando la luce del mio Pip-Boy illuminò le sbarre.

-Chi sono io? Chi sei tu?!-

-Anson Bennett. Il piacere è tutto mio.- Si presentò. -Non sembri una di loro?-

Un afroamericano di mezz'età, stempiato e con la barba incolta. Aveva un completo marrone sporco e rovinato. Ma la cosa peggiore era ciò che portava al collo. Avevo sentito parlare dei collari esplosivi e uno lo avevo già visto di sfuggita già prima della Grande Guerra. Venivano utilizzati nei carceri di massima sicurezza prebellici o nei campi di prigionia per i sospettati di possibile collaborazionismo comunista. Se il congegno esplosivo veniva attivato, questo non danneggiava l'area circostante e tutto ciò che ci si trovava, ma semplicemente decapitava di netto il malcapitato. E anche solo provare a manometterne il cablaggio, rischiava di attivarne la carica esplosiva. C’erano anche quelli che emettevano scariche elettriche per stordire il prigioniero in caso di fuga, ma quello di Anson era sicuramente esplosivo.

-No, non sono una di loro. Vengo da una colonia di sopravvissuti. Il primo insediamento della Zona Contaminata sicuro e fortificato. Chi sono loro esattamente? Tu lo sai?-

-Se sei arrivata fin qua, avrai già capito che non sono stati loro a costruire questo posto.-

-Si. Ci avevo fatto un pensierino.-

-Da quanto ho capito, questo rifugio è stato costruito da un pezzo grosso di qualche multinazionale per i suoi amici e per le loro famiglie. Ma poi sono arrivati questi degenerati, loro gli hanno aperto la porta pensando fossero i soccorsi e li hanno ammazzati tutti. E adesso usano questo rifugio come esca per attirare gli altri superstiti in trappola.-

-Questo spiega i bossoli all’entrata, i segni dei quadri mancanti e la presenza di quel micetto.-

-L’Orda è spietata.-

-L'Orda?!- Chiesi stupita.

-Si. Perché gli conosci?-

Tutto cominciava ad avere un senso finalmente.

-Io e i miei ci siamo già scontrati con il loro gruppo.- Gli risposi grattandomi la testa.

Quella scoperta non fu affatto piacevole. L'Orda era arrivata anche li per conquistare, uccidere e distruggere. Questa era l'ennesima conferma della pericolosità rappresentata da Woden e il suo esercito.

-Allora saprai quanto sono pericolosi. Hanno attirato anche noi in questa trappola.-

-Noi?-

-Già, noi!-

Dall'oscurità della cella strisciò fuori una donna mulatta. Anche lei vestita con degli abiti semplici, sporchi, rovinati e lo stesso collare esplosivo al collo. Sembrava felice di vedermi. Anche troppo.

-E tu saresti?-

-Jankowski. Zoe Jankowski.-

-Jankowski?- Chiesi stupita.

-Si, sai com'è. Un immigrato polacco sbarca a Ellis Island, si registra, è tutto contento, ma poi finisce nel ghetto sbagliato e si scopa una sorella nera. Una cosa di mille anni fa o giù di li.-

Non ci voleva uno Spectrum per capire che la donna aveva qualcosa che non andava. Difficoltà a stare ferma. Occhi rossi. Tremolii. Bisogno costante di grattarsi.

Diagnosi: astinenza da droga.

-Ah, okay. E voi sareste?-

-Io facevo il meteorologo per la sede di Galaxy News Natwork a Oklahoma City. Ho fatto anche un paio di servizi come reporter di guerra in Canada durante la nostra occupazione, ma non aspettarti chi sa quale abilità nel combattimento.-

Avrei sperato in qualcosa di meglio, ma tra un civile senza alcuna esperienza con le armi e una in piena crisi da astinenza, l'idea di trascinarli in battaglia era da scartare. E per aprire quella cella ci sarebbe voluto qualcuno di abile con le serrature.

-E io sono quella che ha creato il trasmettitore che ti ha guidata fino a qui.- Mi informò la donna.

-Vuoi dire che questo lo stai trasmettendo tu?- Chiesi facendogli sentire la trasmissione dal Pip-Boy.

-Aspetta. Il trasmettitore funziona?- Mi chiese stupito Anson.

-Si, lo sapevo!- Disse Zoe tirando fuori dalla tasca una sottospecie di congegno strampalato. -Il mio bambino ci ha portato la dea della salvezza. Meno male che prima di farci catturare l’avevo nascosto nel calzino.-

Guardandolo con attenzione scoprii che il loro trasmettitore era una tavoletta con delle valvole e dei fili scoperti tenuti insieme con della colla e del nastro. L’antenna a parabola di quel cesso elettronico era sta creata unendo dei cucchiai d’argento piegati.

-Un momento Zoe. Tu non conosci il morse.- Fece notare Anson.

-A dire la verità a portarmi qui è stato il riflesso della cupola.- Ammisi.

-Beh, sono sicura che le mie trasmissioni piene di punti e linee intraducibili ci avrebbero salvato comunque.- Affermò Zoe.

Scoprire che la trasmissione ignota fosse in realtà una richiesta di aiuto intraducibile fu abbastanza ridicolo, ma la potenza del congegno colpì il mio interesse.

-Quella roba riesce a trasmettere da qui sotto?- Le chiesi. -Riusciresti a potenziare il segnale della mia radio?-

-Spiacente. Senza attrezzi e materiali non posso fare niente. Sono riuscita a creare questo trasmettitore prima che finissimo qua. E per farlo ci ho messo un giorno intero.-

-Sei una scienziata per caso?- Chiesi incuriosita dalle sue capacità tecniche.

-Zoe era un'addetta alle comunicazioni della sezione GNR.- Mi rispose Anson.

-Conduttrice radiofonica!- Lo corresse Zoe. -E che palle!-

-Zoe, per favore.-

-Ti avevo detto che potevamo inventarci delle nuove identità. A te e a quell'altro. Tu potevi essere il presentatore televisivo che hai sempre sognato di essere.-

-Piantala Zoe. Cerca di essere un po più seria.-

-Un momento, fermi tutti.- Li interruppi. -Di quale altro stai parlando?-

-Huu, huu, huu.- Fece Zoe imitando un fantasma.

Anson si massaggiò la fronte con una mano e si schiarì la gola.

-C'era un cuoco con noi quando siamo arrivati.- Disse il meteorologo con un filo di voce.

-C'era?-

-Questi tizzi hanno un loro programma.- Mi spiegò Zoe. -Se sei nato in America e hai delle abilità che ti rendano utile, ti trasferiscono a Oklahoma City. Se sei straniero e per loro non sei utile, allora ti ammazzano.-

-E un cuoco come Esteban per loro era inutile. Lo hanno ucciso e macellato.-

-Macellato? Vuoi dire …?-

-Oh, si. L’Orda è piena zeppa di cannibali.- Disse Zoe con tono serio. -I cadaveri li riutilizzano in svariati modi.-

-Ecco perché i signori Allen avevano quei tremori e le difficoltà a stare in piedi. Non sono dei drogati. Devono aver mangiato dosi massicce di midollo vertebrale e di materia grigia. E la figlia dei Collins non era interessata a me per la mia bellezza. Cazzo, quella mi voleva mangiare.-

Il solo pensiero che da li a breve avrebbero pranzato … mi annodava lo stomaco. Meno male che avevo mangiato solo una pizzetta senza carne.

-Voi …- Presi un profondo respiro. -Voi avete qualche idea su come aprire la porta blindata del bunker? Se riuscissi ad aprirla i miei compagni potrebbero entrare e falciare tranquillamente tutti questi bastardi.-

-Aspetta, sto comunicando con gli spiriti astrali.- Iniziò Zoe. -Gli spiriti dicono che il cuore della bestia si trova al centro di tutto. Segui la tua via guerriera dai capelli rossi.-

Più Zoe parlava, più dubitavo delle sue facoltà mentali.

-Due giorni fa, Zoe ha ipotizzato che la casa più lontana dalla porta sia è quella che controlla tutto. Nella grande casa con le colonne potrebbe esserci un terminale o una consolle di controllo.- Mi spiegò Anson.

La sua spiegazione mi apparve più chiara.

-Ok, ma come lo raggiungo?-

-La tua unica possibilità è lo scolo delle acque. Quello vicino alla cella frigorifera. Dovrebbe portarti da un’altra parte.-

La cosa non mi piaceva. L'unico modo per sbloccare la porta blindata era cercare a caso una console che forse neanche esisteva e per farlo, mi sarei dovuto intrufolare in uno scolo per le acque che forse mi avrebbe portato alla mia meta. Oppure a un vicolo ceco.

-E se tornassi su di sopra e li freddassi con questa?- Chiesi mostrando la 10mm.

-Inutile. Hanno ben più di quei semplici pungoli da bestiame.- Mi rispose Anson. -La porta sulle scale è sigillata e sicuramente ti avranno rubato tutte le munizioni e provviste mentre eri distratta.-

Setacciai subito il mio cinturone alla ricerca dei miei caricatori, ma non ne trovai neanche uno.

Capii subito che il figlio degli Allen non era interessato solamente al mio Pip-Boy. Quando l’avevo scoperto alle mie spalle mi aveva già borseggiata. Mi erano rimasti solo i proiettili nella pistola e la radio nel cinturone.

-Ti accolgono, ti derubano e per finire ti mettono ko.- Concluse Zoe.

Non avevo altre opzioni.

-D'accordo, voi restate qui. Io vado a cercare il modo di aprire le porte senza farmi ammazzare.-

-E chi si muove?- Chiese Anson.

Mi spostai lungo le sbarre della cella illuminando il mio percorso con la luce del Pip-Boy. Raggiunsi la fine della stanza in un attimo e li feci una scoperta ancora più macabra e agghiacciante.

Sopra a dei tavoli da lavoro imbrattati di sangue era stato sistemato in maniera disordinata l'intero set da cucina di Jack lo Squartatore. Coltelli, mannaie, martelli, seghe di vario tipo, bisturi … diavolo, c'era anche una motosega.

Trovai anche quello che doveva essere la porta della cella frigorifero. Ma per fortuna non dovetti aprirla. Li sotto era presente anche la grata dello scolo. La sollevai e mi preparai a strisciare.

-Ehi rossa!- mi chiamò Zoe.

-Cosa?!- Chiesi voltandomi.

-Stai attenta!- Mi rispose dolcemente Zoe.

Era ben chiaro che nelle sue parole ci fosse molto sarcasmo. Io le risposi portandomi il dito medio al petto e finsi di essere commossa.

   
 
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