Erano passati tre giorni da quando era arrivata in quella che lei chiama “Casa”.
La sua felicità, però si era pian piano affievolita, in fondo avrebbe dovuto saperlo che non si sarebbe divertita come ai vecchi tempi, anche perché era cresciuta e molte cose ormai non le poteva più fare, ad esempio, non riusciva più a passare nei suoi passaggi segreti, anche se ripensandoci magari era meglio così, visto che sicuramente li dentro si saranno appostati dei sorci, pelosi, grigi e con i denti incisivi più grandi della loro stessa zampa; e poi, non c’erano i suoi genitori con cui sognare e giocare.
Ormai il castello era diventato quasi un luogo un  per rilassarsi e non per scappare dalla solita vita grigiastra, però lei non ne voleva sapere, quello era stato il suo rifugio dalla noia, adesso doveva solo tirare fuori il lato fantastico del castello.

Allora decise che un bel pic-nick ed una buona lettura l’avrebbero aiutata ad entrare nel suo mondo.
Era l’una e mezza, quando, dopo aver preparato tutto l’occorrente per un buon pasto, uscì di casa.
Il sole splendeva alto, c’era solo qualche nuvoletta che ogni tanto lo oscurava e sul prato disegnavano chiazze di un verde scuro.
Decise di sedersi sotto al suo albero preferito, il salice piangente.
L’aveva sempre affascinata, sembrava quasi che con i suoi rami sfiorando le acque del piccolo stagno, volesse raccontare in un sussurro una storia lunga decenni.
Si sedette lì, all’ombra di quel albero tanto misterioso.
Si era preparata un piatto di riso freddo con del tonno ed i peperoni, una vecchia ricetta della nonna.
Ma appena cominciò a mangiare sentì una voce che la chiamava.
“Ilariiiiiiiiiiiaaa…” Disse.
Era la voce di un ragazzo, giovane, forse aveva la sua età, era una bella voce.
Lei fece un salto appena lo sentì.
Si girò da tutte le parti, finché quel ragazzo così burlone non saltò fuori dal suo nascondiglio, la faccia posteriore dell’albero.
Era un bel ragazzo, penso Ilaria, biondo, occhi di un azzurro cielo di primavera ed era abbastanza alto e magro.
Lei si riscosse dall’incanto del suo bel visino e disse:
“Ma.. Chi sei?? Io non ti conosco, come fai a sapere il mio nome??”Era impaurita e spazientita dal fatto di non sapere chi era questo ragazzo che la conosceva.
Lui però, la guardo meravigliato e disse:
“Ma come?? Non ti ricordi di me? Ogni sera, quando eravamo più piccoli, ti venivo a trovare e ti portavo nel mio mondo che sa di magia e di surreale, (così lo avevi definito tu, la prima volta che ti ci ho portata!).. Comunque, visto che ti vedo ancora esitante, io mi chiamo Mattew.. Mi puoi chiamare Matt, come ai vecchi tempi se vuoi!”
Ilaria era sempre più stranita, ma di che mondo sta parlando??.. Si chiese.
“ Ma.. Di che parli?? Io non ti ho mai visto! Non posso averti dato un soprannome!!”
“Bè, allora non so che dire, se vuoi delle prove, devi soltanto fare una cosa, entrare nel mio mondo, dove tutto è iniziato e dove tu, evidentemente hai perso la memoria!”Disse il ragazzo e con questo sparì dietro alla quercia.
Lei rimase seduta, era sconvolta dalla bellezza di quel ragazzo e dalle “sciocchezze” che andava in giro a raccontare.
Lui però aveva toccato una qualche corda nell’animo della ragazza, tanto che si chiese cosa c’era di male nel seguirlo e vedere dove andava, però ormai lui era già andato via e lei era rimasta sola in mezzo al verde, ormai non poteva proprio più far niente.
Ritornerà.. Le diceva una voce dentro sé.
Sì, ritornerà..

 

KrystalEyes*