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Autore: Emmastory    21/01/2018    3 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo LII
 
Unite in anima e corpo
 
Aveva accettato. Rachel ancora non ci credeva, ma la sua Lady aveva accettato. Contrariamente a ogni sua previsione, aveva scelto di appoggiarla nella decisione di avere un bambino, e ora a lei restava solo una cosa da fare. La decisione era di per sè un passo importante, e nonostante la donna ne fosse completamente cosciente, voleva comunque che fosse una sorpresa. L'ho notato per puro caso, ma da ormai qualche giorno non fa altro che entrare e uscire dallo studio del dottor Patrick. Non ho idea di quello che si dicano, ma sono certa che l'aiuto di un dottore competente e qualificato come lui sia proprio quello che le serve. Volendo solo aiutarla a realizzare il suo desiderio più segreto, lo stesso dottore continua a chiamarla nel suo studio, e ogni volta che ne esce, è sempre felicissima, e sembra che nulla possa turbare la sua felicità. Com'è ovvio, Lady Fatima appare molto più calma e sollevata, e mantenendo sempre il regal comportamento che tanto le si addice, sorride ogni volta che la vede. Ormai le conosco da molto, entrambe mi hanno aiutata tantissimo, e ormai le considero amiche, ragion per cui vederle così felici mi scalda il cuore, specialmente dati i miei trascorsi. Ora come ora, il tempo scorre lento, e seduta tranquilla, cerco di prendermi una pausa dagli allenamenti. Contrariamente a me, Stefan e i ragazzi non fanno lo stesso, e un piccolo sorriso mi increspa le labbra non appena vedo Rose che ha per l'ennesima volta centrato il bersaglio. Guardandola, le mostro il mio orgoglio, e per tutta risposta, lei sorride a sua volta. Poco dopo, Stefan mi raggiunge, e sedendosi accanto a me, mantiene il silenzio. Scambiandosi con me un'occhiata d'intesa, mi tiene la mano. Non dice nulla, ma le parole non ci servono. Almeno per ora, il clima qui a palazzo è meno teso, e sempre tranquilla, stringo la presa sulla sua, innamorata come sempre. Distesa e felice, mi godo lo spettacolo offerto dai miei figli, e con gran sorpresa, noto che Ava sembra faticare. A quanto pare, le ferite che ha sul braccio le bruciano ancora, e a volte, quando si sforza troppo o il tessuto dei vestiti le sfiora, lei prova dolore. Pensandoci, concludo che sia più che normale, e dopo circa un'ora passata nel campo d'allenamento allestito nelle segrete, decido di ritirarmi di nuovo nella mia stanza. Ancora una volta, il mio caro diario mi sarà di conforto, poichè fra una rilettura e l'altra, mi occuperò di esternare la positività dei miei sentimenti su altre bianche pagine. Ora come ora, non posso lamentarmi, perchè tutto va come vorrei, e il dolore pare essere scomparso dalla mia vita e da quella di tutte le persone a me più care. Come sempre, Stefan mi ama, e Rachel continua ad essere la ragazza timida e insicura che tutti conosciamo. Una vera gattina impaurita, come direbbe la sua fidanzata. Lentamente, il mattino divenen pomeriggio, e presto la sera raggiunse anche Ascantha, e infilandomi sotto le coperte per proteggermi e difendermi dal freddo, mi addormentai quasi subito, stretta al mio Stefan e allietata dal calore dei suoi abbracci. È sciocco, forse anche infantile, ma ci addormentiamo così da quando eravamo fidanzati, e pian piano, questa piccola abitudine si è fatta spazio nel nostro matrimonio. Dormo tranquilla, e nella camera alla fine del corridoio, Rachel e Lady Fatima non riposano come me. Erano insieme, e fra una carezza e l'altra, si scambiavano dolci baci e tenerezze. "Milady, avrei... avrei una cosa da chiedervi." Azzardò, mentre, timorosa, faceva scivolare le labbra sulla sua guancia e giocava con i suoi capelli corvini. Silenziosa, la donna la lasciava fare, ma per qualche strana strana ragione, Rachel non riusciva a stare calma e concentrarsi sul momento. "Chiedi pure." Le rispose Lady Fatima, regalandole un debole sorriso. "È importante, perciò siate sincera. Cosa, dentro di Voi, vi ha spinto ad amarmi tanto?" Indagò, con la voce calma ma bassa, contaminata dalla stanchezza. Capendo di dover rispondere in modo sincero, la Leader fece sparire dal suo volto ogni traccia di ilarità, tornando ad essere di ghiaccio e vantando uno sguardo affilato. Sapeva di stare per dire qualcosa che non aveva mai dovuto spiegare a nessuno, ma sperò che la giovane ne capisse il senso. "È più di una semplice attrazione. Magari non lo capirai ora, ma sappi che è stata quella luce che ti porti dentro ad attirarmi. Il tuo animo è così puro e semplice che alla fine ne sono stata attratta come una falena. Riesci a seguirmi?" Spiegò, completando quel discorso con quella domanda. "Certo, milady, e sappiate che capisco perfettamente." Rispose Rachel, tremando visibilmente. Nel dirlo, la baciò ancora, quasi con le lacrime agli occhi. Non poteva crederci. La loro relazione era vera, e lei l'aveva sempre vista come attrazione superficiale derivante dal rapporto fra serva e Leader, ma ora scopriva che non era così. Dentro di sè sentì qualcosa spezzarsi,e seppur felice, scoppiò a piangere. Colta alla sprovvista, Lady Fatima spalancò gli occhi dallo stupore mentre vedeva la ragazza scuotersi nei singhiozzi. Non sapendo cosa dire, l'attirò a sè stringendola in un abbraccio, cullandola poi come una bambina. "Non mi aspetto la vostra completa pietà, ma cercate di capirmi. Forse le genti del regno hanno ragione, e noi... noi stiamo sbagliando. Vi amo, Vi amo davvero, ma non riesco a smettere di pensarci!" Piagnucolò Rachel, per poi urlare tutto il suo dolore e perdere l'intraprendenza di cui andava tanto fiera e che riusciva ad avere solo al suo fianco. "Non piangere, amore, non piangere." Sussurrò la donna al suo indirizzo, materno. Nel farlo, cercò di calmarla con baci e carezze, ben sapendo che quello era un argomento scottante per entrambe. Sospirò amareggiata mentre lasciava trasparire tutta la sua tristezza. "Vedi, il fatto è che la gente non ama ciò che non capisce. Noi..." Iniziò, esitando per un attimo e afferrandole con sicurezza una mano solo per portarsela sul cuore, che ancora le martellava nel petto senza alcuna pietà. "Siamo quello che siamo, tesoro mio, e sai una cosa? Che parlino! Non m'importa nulla delle loro leggi e punizioni." Concluse, non provando che rabbia per una realtà che non aveva modo di controllare. "Io so cosa voglio." Disse poi, guardandola con sicurezza. "E tu?" In silenzio, In silenzio, Rachel smise di singhiozzare e si asciugò con la mano gli occhi lucidi. La sua Lady aveva ragione, ed entrambe si amavano troppo per sottostare a leggi bigotte tanto quanto quelle. Poi, tornando a sorridere debolmente, riprese coraggio e parlò, dando alla sua amata la risposta che covava nel cuore da tempo. "Sì, milady. Io voglio stare con Voi, e lo voglio ora." Rispose lei, stringendo la mano dell'amata con forza ancora maggiore. Di lì a poco, le due iniziarono ad amarsi fino allo sfinimento, godendosi ogni attimo di quella notte tanto magica. Così, con un dolce tepore nel cuore e la luce della luna sui loro corpi, le due si addormentarono, sicure di essere unite nell'anima e nel corpo. 
   
 
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