Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Umile_Bardo    21/01/2018    1 recensioni
Lupin e Jigen sono di nuovo in Spagna e per il pistolero non è esattamente un posto piacevole, dato che gli ricorda una delle sue avventure amorose finite in modo pessimo. Questa volta però, invece di esserlo da una rosa, verrà colpito da uno strano violino argentato e dalla sua proprietaria, alla quale più criminali stanno dando la caccia per impossessarsi di un incredibile tesoro.
Davanti ad una avventura così Lupin III e i suoi compagni non posso certo tirarsi indietro
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jigen Daisuke, Lupin III, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rimango pietrificata, riuscendo appena a lanciare uno sguardo a Sean, che tutto sorridente mi spiega:

< Questi sono i loro nomi in codice, l'agenzia che mi è stata raccomandata mi ha spiegato che rendono tutto il lavoro molto più semplice e professionale! >

< Aha... > biascico chiedendomi come abbia potuto bersi una balla del genere.

< Perfetto, fate pure conoscenza. Estrella io devo scappare, ho una valanga di impegni e devo sistemare ancora varie cose per la tua tournée, mi raccomando! Se dovessi uscire avvisami! >

 

E come un tornando si fionda fuori dalla stanza, proprio mentre il suo cellulare si mette a suonare.

Mi lascia lì imbambolata, ancora mano nella mano con Lupin.

 

É proprio quel pensiero a riscuotermi. Mi libero dalla sua stretta e li fulmino con lo sguardo.

< Mi spiegate voi tre che accidenti ci fate qui??? >

< Siamo le sue guardie del corpo! > il ladro sfodera il suo sorriso a 300 denti.

< S-si, questo lo avevo capito! Ma non mi sembra che questa sia la vostra occupazione!! > Stringo i pungi, adesso sono piuttosto stufa!

 

< Oh per favore, non si arrabbi! Noi siamo qua per proteggerla! > Lupin alza le mani, come cercando di frenarmi.

< Non ho bisogno di essere protetta!! >

Ad un tratto Goemon fa un passo avanti < Basta con questa sceneggiata. Spiegatele la situazione e vedrete che capirà. >

 

Poi, con la solita aria severa, si siede su uno dei divanetti dietro di me.

< Situazione? Che situazione? > mi volto a guardarlo, interrogativa. Per tutta risposta lui fa un cenno della testa, indicando la persona che stavo cercando di ignorare.

 

Jigen mi fissa con le mani in tasca. Imperscrutabile. E per una volta senza la sigaretta tra le labbra.

< Quando ci siamo separati, alla stazione, ho comunque aspettato che entrasse nell'edificio prima di andarmene. Non appena lei è scomparsa ho notato un uomo chiuso in una cabina telefonica lì vicino. Fissava insistentemente la stazione e dopo qualche minuto si è subito precipitato fuori, parlando in maniera concitata al cellulare. >

 

Lo fisso un secondo, facendo davvero fatica a capire. In realtà ammetto di aver sorriso dentro di me quando Jigen ha detto di avermi aspettato e che quindi non l'ho ascoltato completamente ma...

< E quindi? > faccio io poco convinta.

< E quindi.. > stavolta interviene Lupin < Perchè un uomo col cellulare dovrebbe entrare in una cabina del telefono ? >

< Mi stavano controllando! > esclamo.

 

I tre uomini annuiscono.

< Tornato alla casa l'ho detto a Lupin, ne abbiamo discusso e abbiamo deciso che non ci piaceva l'idea di lasciarla nei guai. Per cui, eccoci qui! >

< Ci siamo subito precipitati all'hotel e grazie a qualche amico ho fatto in modo che il suo agente mi chiamasse e voilà ! Siamo al suo servizio! > il ladro mi fa l'ennesimo inchino.

 

< Cioè in pratica vi pago perchè mi stiate tra i piedi! > sbuffo io con un sorriso < Ma mi spieghi una cosa Lupin... > dico avvicinandomi a Lupin.

Lui mi guarda, con uno scintillio malandrino in fondo agli occhi < Mi dica. >

< Come diavolo facevate a sapere dove fossi ?!?!? >

 

L'uomo fa un salto, non aspettandosi questa domanda. Dietro di lui Jigen sogghigna ma subito si rimette composto vedendo la mia occhiataccia.

< Bè...ecco...ehm ehm > Lupin si schiarisce la gola, per un attimo in preda al panico < Diciamo che è un vizio da criminali! > a grandi passi mi supera, raggiunge la custodia del violino e mi indica uno dei perni che tiene assieme il coperchio.

< Ho inserito una cimice proprio qui ! >

 

< Tsk! Vizio da criminali! > mi metto una mano in faccia. Era strano in effetti che mi avessero lasciato andare così facilmente < Sapete qual'è un altro vizio? Il fumo! Vado a fumarmi una sigaretta e lei, Lupin, tolga quella microspia! >

 

Marcio attraverso la stanza, avviandomi verso il balcone che si affaccia sui grattacieli della città, afferrando una bottiglietta d'acqua lasciata su un mobile. Apro la porta finestra e, prima di uscire, sorrido a qui tre sbruffoni , sciogliendo così quell'aria di tensione.

 

 

Sono circa le 5 di pomeriggio, il cielo è limpido e si respira una bella aria fresca.

Ignoro il tavolino e le poltroncine, appoggiandomi con i gomiti al parapetto del balcone.

Mi metto una sigaretta in bocca e la accendo, inspirando la nicotina e producendo lunghe scie di fumo.

 

Non appena il fumo si dirada vedo il pistolero raggiungermi, appoggiandosi anche lui al parapetto. Sigaretta, accendino e poi fumo.

Sono così impegnata a cercare di ignorarlo che sobbalzo quando mi porge il portacenere, preso dal tavolino.

< G-grazie! > balbetto pulendo la sigaretta dalla cenere.

< Non voglio essere invadente, ma è meglio che non stia da sola all'esterno. > Jigen parla con un tono di voce abbastanza basso, non urla spesso, e mi è sembrato una persona che preferisce non agire di istinto.

 

Come ci si può sentire così di fianco a qualcuno? Anche sotto l'odore del fumo mi sembra di percepire il suo profumo e nonostante lo trovi molto buono non mi dà una sensazione piacevole.

Lo stomaco mi si ingarbuglia e mi sembra di esplodere dentro centinaia di volte.

É una sensazione assolutamente fastidiosa..... e vorrei sentirla per sempre...

 

Nascondo un sorriso scettico dietro alla mano e alla sigaretta.

Tsk, lo conosco da due giorni eppure mi sono presa una di quelle cotte che capitano solo quando sei alle medie. Sono nervosa e fumo talmente in fretta che arrivo a scottarmi col mozzicone ormai finito.

< Ahi! >

 

Lascio cadere a terra il mozzicone, più per la sorpresa che per il dolore, e fisso con aria contrariata la punta dell'indice e del medio colorarsi di rosso.

 

Jigen mi lancia un'occhiata indecifrabile e poi prende la bottiglia che tengo nell'altra mano.

< Capisco che sia nervosa ma non deve distrarsi così. > dice con la sigaretta in bocca.

Mi prende la mano scottata e la gira, rivolgendo il palmo verso l'alto e reggendola con una delle sue fa cadere piccole quantità d'acqua sulle bruciature.

 

Siamo praticamente a un palmo di naso, solo il fumo ci divide. Lui sembra ignorare completamente l'uragano che mi sta aggrovigliando le viscere e dedica la tutta la sua attenzione alla mano, con il volto coperto dalla tesa del cappello.

 

Che cosa frustrante. Sospiro.

 

-----____------

 

Alzo gli occhi, protetti dall'ombra del cappello.

Metto giù la bottiglia e spengo la sigaretta, raccattando anche il mozzicone di Estrella.

 

Ha un'espressione strana e si sta mordicchiando l'interno della guancia, mentre il suo sguardo è fisso sulle nostre mani.

Posso immaginare che si sente abbastanza confusa data la situazione, bisognerà portare un po' di pazienza con lei ma almeno non ha fatto scenate quando ci ha rivisti e questo è già un bene.

 

Tiro fuori un fazzoletto pulito da una tasca della giacca e tampono gentilmente le arrossature . Così da vicino posso addirittura contarle le ciglia.

 

Ad un tratto una folata di vento porta lontano l'odore del fumo e riesco a percepire quello della pelle della musicista.

Mi arriva una morsa dritta allo stomaco, decisamente inaspettata, e sena accorgermene stringo la presa sulla mano di Estrella.

 

< Ahi!! > esclama lei.

< Mi scusi! > borbotto accigliato lasciandola.

Non capisco cosa mi sia preso ma ho l'impellente bisogno di fumarmi un'altra sigaretta. O forse anche due.

 

Le lascio la mano e mi calco il cappello sugli occhi.

< Direi che è il caso di rientrare! > faccio brusco.

Lei annuisce, fissando il pavimento, e mi passa davanti per prendere la porta-finestra.

Riesco a vederle le orecchie arrossate nascoste dietro ai capelli.

 

Mi ficco le mani in tasca e la seguo, stando bene attento a non fissarla troppo.

 

  
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