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Autore: Emmastory    22/01/2018    4 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo LIII
 
Delicata come un fiore
 
Incredibilmente, altri due mesi se ne stavano andando, e di giorno in giorno, Rachel era sempre più felice. Essendo sua amica, sapevo praticamente tutto di lei, e quando potevo, facevo di tutto per starle vicina. Ora come ora, sembro essere l'unica a notare il suo continuo andirivieni dallo studio del dottor Patrick, e fino ad ora ho avuto il coraggio di parlarne solo con Stefan. Proprio come me, anche lui è felice per lei, e lo stesso vale per Chance e Max, che si avvicinano per chiederle affetto e farle le feste ogni volta che i loro sguardi si incrociano. Contrariamente a loro, Myra si limita ad andarle vicino, e rimanendo seduta, posa sempre la zampa sulla sua mano. Per tutta risposta, Rachel gliel'accarezza sempre, sentendosi in qualche modo capita. Nel farlo, Myra guarda sempre il suo cucciolo, che spesso le si avvicina per giocare. Nella maggioranza dei casi, Max inciampa nei tappeti o scivola sui pavimenti lucidati con la cera, e ogni volta che succede, ridiamo entrambe. Da bravo padroncino, Lienard lo aiuta sempre a rialzarsi, e poi, scorrazzando come matti per i castello, giocano divertendosi fino a crollare addormentati. Il tempo sta passando, e sempre in silenzio, non oso intromettermi. So bene che quello di Rachel è un sogno forse irrealizzabile date le dure leggi al regno, ma per ora le sostengo entrambe come ho sempre fatto, ricambiando un grosso favore, sperando davvero che un giorno si tramuti in realtà. Lentamente, gli allenamenti dei ragazzi sono volti al termine almeno per oggi, e tornando nella mia stanza per stare un pò da sola e riposare, mi limito a sdraiarmi sul letto e dare un pigro sguardo al calendario appeso al muro con un piccolo chiodo. Il vento che entra dalla finestra le fa ondeggiare, ma tenendolo fermo con la mano per un attimo, noto che la data di oggi è cerchiata in rosso. Confusa, lo trovo strano. Quello odierno non è un giorno di festa, e non è neanche domenica, ragion per cui qualcuno deve averla forzatamente evidenziata in quel modo. Sulle prime non ci faccio quasi caso, e poco dopo, ancora vestita, finisco per addormentarmi. Così, passano le ore, e persa in una profonda dimensione onirica, non mi accorgo di nulla, svegliata soltanto da una strana sensazione sulla pelle. Aprendo un occhio, scopro che si tratta di Stefan, passato solo per adagiarmi una coperta sul corpo. Sono troppo stanca, e non riuscendo a parlare, provo a sorridergli. Imitandomi con dolcezza, lui si avvicina per accarezzarmi la guancia. A contatto con il mio corpo, la sua mano e calda, e facendomi più vicina, non voglio che mi lasci sola. È stupido, lo so, ma nonostante abbia raggiunto la soglia dei quarant'anni, mi piace ancora ricevere le stesse attenzioni e complimenti di cui potevo vantarmi da ragazza. Per mia fortuna, Stefan è un uomo paziente, e volendo esagerare, si potrebbe benissimo dire che è perfetto. Ad occhi chiusi, sto per addormentarmi di nuovo, ma poi sento la sua voce. "Principessa? Alzati, è ora di cena." Mi avvisa, dolce come sempre. "Ma non ho fame!" Protesto giocosamente. "Niente ma, adesso alzati." Insiste, abbozzando comunque un sorriso. Divertita, quasi gli rido in faccia, decisa a non lasciare il mio giaciglio nè il mio cuscino. "Rain..." Sospira a quel punto, sconfitto. Sicura di aver vinto quella sciocca battaglia, resto a letto per qualche altro minuto, poi mi alzo sul serio, prendendolo di sorpresa. "Non dicevi di non aver fame?" Non può evitare di chiedermi, stranito. "Infatti, ma le cose cambiano in fretta." Gli faccio notare, con una risposta pregna d'ilarità. In quel momento, un mezzo sorriso gli increspa le labbra, e non resistendo alla tentazione, lo bacio. Sono adulta, e non più un'adolescente o una ragazza, ma non posso farci niente. Il tempo scorre, e io lo amo, come ho sempre fatto nelle due decadi finora passate al suo fianco. Pensandoci intensamente, a volte riesco a ritornare metaforicamente indietro, e quando accade, immagino di tenere in braccio nostra figlia Terra, ormai in attesa del momento più giusto per iniziare una vita sua accanto all'amato Trace. Giovane e innamorata, tende ancora a vedere il mondo attraverso lenti chiare e sature di gioia, e nonostante l'ambiente in cui vive l'abbia formata, e conosca perfettamente la realtà della guerra e del dolore, nulla le impedisce di sognare. Come ripeto sin da quando e nata, sono davvero orgogliosa di lei, e sedendomi tranquillamente a tavola proprio accanto a suo padre, le sorrido. Notandomi con la coda dell'occhio, le ricambia, e poco dopo, la cena ha inizio. Attorno a noi c'è silenzio, e consumando il mio pasto, noto che tutto sembra andar bene. Poco dopo, però, un particolare attira subito la mia attenzione. Silenziosa com'è solita essere, Rachel mi appare stanca e debilitata, mentre un orribile mal di testa le sconvolge le membra. Alla sua vista in quello stato, Lady Fatima si preoccupa, e nel momento in cui i loro sguardi si incontrano, lei cerca di dissimulare. Per sua sfortuna, il suo si rivela essere un tentativo a dir poco patetico, e colta dall'imbarazzo derivante dall'avere mille occhi addosso, Rachel decide di alzarsi e andar via, scoppiando improvvisamente in lacrime. È quindi questione di un attimo, e la Leader si volta verso di lei. "Rain, va con lei." Sembra pregarmi, anche se tramite il solo uso dello sguardo. Annuendo, obbedisco subito, e seguendola, spero che si fermi. Improvvisamente stanca, Rachel arresta la sua corsa, e faticando a respirare, si volta a guardarmi. Non mi dice nulla, ma ha le lacrime agli occhi, e con un semplice movimento della testa, mi indica di seguirla fino alla sua stanza. Preoccupata quanto la Signora, non perdo tempo, e non appena siamo sole, Rachel scoppia in lacrime. Muovendo qualche indeciso passo verso di lei, lasciai passare alcuni secondi, e non appena cercai di consolarla, qualcosa cadde dalla tasca del suo vestito. Sorpresa, guardai subito a terra, e fu allora che lo vidi. Non riuscivo a crederci, ma un test di gravidanza giaceva sul pavimento. Lentamente, mi abbassai per raccoglierlo, e una volta fatto, vidi Rachel tremare, piena di paura e vergogna. "Rain... io non... non so cosa dire, davvero. Lady Fatima non ne sa niente, eppure..." Balbettò, spaventata dalla mia reazione. "Rachel, tranquilla. Va tutto bene, ci sono qui io." Risposi, avvicinandomi e posandole una mano sulla spalla. "Da quando?" Azzardai poco dopo, immensamente preoccupata per lei e già sicura della sua condizione. "Poco, circa un mese." Confessò, sprofondando sempre di più nella vergogna. "So che è sciocco, ma Rain, io... io ho paura!" Ammise poi, quasi urlando e rischiando di perdere il controllo delle sue emozioni. "Rachel, non devi averne. Lady Fatima ti ama, non ti abbandonerà mai, e neanch'io. Fidati, sono seria." Replicai, cercando in ogni modo di rassicurarla. "Lo so, ma..." Continuò lei, testarda come e più d'un mulo. "Non dirlo, non dire altro." L'ammonii, imponendomi comunque di restare calma. "Sono madre anch'io, e ti assicuro che è un'esperienza fantastica, specialmente se la vivi accanto alla persona giusta." Aggiunsi poi, sorridendole. "Grazie, Rain." Riuscì a rispondere soltanto, mostrandosi finalmente calma e felice. "Di nulla, Rachel. Ho fatto solo il mio dovere di amica." Replicai, sorridendole ancora e non nascondendo di essere felice per lei. A quelle parole, lei sorrise a sua volta, e fatti pochi passi, mi accompagnò alla porta, non desiderando altro che rimanere da sola con i propri pensieri. Salutandola, acconsentii con gioia, ben sapendo di aver fatto la cosa giusta, e quella notte, fui svegliata da un leggero e timido bussare alla mia porta. Seppur stanca, mi alzai dal letto, ma aprendola, non trovai nessuno. Tornando indietro, però, notai qualcosa. Un biglietto proprio sul pavimento della stanza, scritto proprio da Rachel. "Hai ragione, e ti devo molto." Queste le uniche parole che riportava, concludendosi con un più che classico punto fermo. Leggendolo, lo strinsi in mano, poi lo chiusi nel cassetto dove tenevo il mio diario. Ad essere sincera, non sapevo ancora come avesse potuto restare incinta, e desiderosa d'informazioni, non potei che pensarci a lungo, e prima di dormire, la vera e propria illuminazione. Finalmente, tutti i tasselli di quell'intricato mosaico trovavano un posto, e tutte le visite al dottor Patrick acquistavano un senso. A quanto sembrava, Rachel doveva aver trovato un donatore compatibile, e poi consultato il dottore per una semplice fecondazione artificiale, il tutto alle spalle di Lady Fatima, donna dal carattere forte e deciso e proprio per questo diversa da Rachel, che tutti a palazzo sapevamo essere dolce e delicata come un fiore.
   
 
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