Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: Ylpeis    22/01/2018    5 recensioni
La fortuna che sembra baciare Eren, è solo la conseguenza della sventura che si è abbattuta su Levi - ignara vittima di una serie di sfortunati eventi.
Dal testo:
Lui, Eren Jaeger era in orario per la prima volta da... da sempre probabilmente.
Le imprecazione che provenivano dall'appartamento accanto gli fecero capire quello che vedevano e sentivano i vicini ogni giorno; quella volta era il suo turno di sghignazzare per la malaugurata sorte di un ritardatario. «Ah se si svegliava prima»
[...]
«CAZZO SONO IN RITARDO»
Ingoiò le numerose imprecazioni che gli stavano germogliando sulla punta della lingua, continuava a guardare quell'ammasso di ferraglia con astio.
Strinse la mani attorno alla ventiquattr'ore salendo sconfitto sul treno.
Gli aveva appena rubato dieci fottuti euro.
Decise di non lottare più e di accettare qualunque cosa quel maledetto 5 Febbraio avesse in serbo per lui.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic
Ore 7:00 am - Eren Jaeger


Da che aveva memoria non gli era mai successa una cosa simile in tutta la sua giovane esistenza. Guardò stupefatto il telefono che segnalava l'imminente sveglia e fiero di se stesso la disattivò scendendo dal letto, stirandosi.

Lui, Eren Jaeger era in orario per la prima volta da... da sempre probabilmente.

Non era una giornata particolare, non aveva nessun esame vitale o chissà quale importantissimo appuntamento però la consapevolezza di quel particolare risveglio riuscì a rendergli migliore l'umore.

Non c'era un motivo particolare ma sentiva che quella giornata sarebbe stata la migliore di sempre!


Al contrario il tempo non si preannunciava dei migliori, nuvoloni grigi si stavano addensando all'orizzonte, il sorriso che ormai aveva preso possesso del suo viso rimase immutato.

Le imprecazione che provenivano dall'appartamento accanto gli fecero capire quello che vedevano e sentivano i vicini ogni giorno; quella volta era il suo turno di sghignazzare per la malaugurata sorte di un ritardatario. «Ah se si svegliava prima» Si permise anche di dar voce ai suoi pensieri più superficiali.


Mentre si preparava si beò della piacevole sensazione di pace e tranquillità che stava accompagnando quella singolare mattinata.

Di solito si catapultava fuori con ancora la fetta biscottata fra i denti per placare i morsi della fame che gli attanagliavano lo stomaco; invece quella mattina non solo si era seduto al tavolo, ma aveva anche preparato la borsa per l'università.

Dopo la colazione sarebbe andato in bagno per darsi una rinfrescata prima di andare in stazione e prendere il treno che regolarmente perdeva.

Quasi potrei abituarmi a questa routine” Pensò sorridendo “Tanto sai che domani saremo da capo” La vocina malefica nella sua mente gli ricordò quanto fosse più realistica quell'eventualità.

Afferrò le ultime cose uscendo di casa, vocine malefiche o meno avrebbe preso quanto più di positivo da quella meravigliosa giornata.


Image and video hosting by TinyPic




Ore 7:10 am - Levi Ackerman


Aprì gli occhi di soprassalto, qualcosa non andava, non si svegliava mai in quel modo. Perché non c'era il solito fastidioso bip ripetitivo della sveglia!?

Allungò la mano alla ricerca di qualunque cosa provvista di un orologio per controllare l'orario e la realtà lo investì violenta.

7:10 Il rumoroso scorrere del tempo scandito da quelle maledette lancette gli martellava nelle orecchie.

«Come le 7 e 10?» Più guardava quella maledetta sveglia più la dolorosa realtà si faceva strada nella sua mente. TicTac.

«Sono in ritardo» TicTac 7:11.

«CAZZO SONO IN RITARDO»

Mentre scendeva dal letto le lenzuola gli afferrarono le gambe come una dannata piovra e si ritrovò ad impattare con il freddo pavimento.

Sospirò fermandosi un momento supino a guardare il soffitto.

Che senso aveva correre se tanto sarebbe arrivato comunque in ritardo a lavoro?

“Sarebbe la prima volta” Fu il primo pensiero che gli attraversò la mente.

Eh no cazzo, io Levi Ackerman entrerò in quel cazzo di ufficio in orario!” Con tutta la risoluzione di cui disponeva si alzò dirigendosi al bagno. Non si sarebbe arreso per un imprevisto simile, ci voleva di peggio per riuscire a metterlo in difficoltà.


Si vestì in fretta afferrando al volo la ventiquattrore, mentre chiudeva le finestre della cucina notò il cielo plumbeo. Prese anche l'ombrello non voleva altri scherzi per quella giornata iniziata decisamente in malo modo.

Odiava quegli imprevisti, non era un maniaco del controllo però non sopportava che delle cose tanto banali quanto una sveglia potessero mettere a repentaglio la sua routine.

Lavorava per quell'ufficio legale da diversi anni e gli piaceva il nome che si era costruito. Il capitano.

Un nome forgiato con la puntualità, la risolutezza e l'assoluta impietosità verso chiunque gli sbarrasse la strada.

E ora una cazzo di sveglia gli rovinava la media.


Parcheggiò la macchina ed entrò in stazione alle 7 e 27, sarebbe riuscito a prendere il rapido delle 7 e 37. In qualche modo aveva recuperato un po' del ritardo e sarebbe entrato in studio con solo alcuni minuti di scarto. Meglio che niente.

Quel giorno -per fortuna- non c'era niente di particolarmente impegnativo da fare, doveva sistemare della documentazione e altre scartoffie di poco conto.

Era già al binario in attesa del treno, aveva il tempo per concedersi un tè al volo; per quanto odiasse il sapore finto e decisamente troppo zuccherato non era riuscito a dedicarsi quel piacere a casa ed era disposto a fare quel sacrificio.

Il portafoglio gli rivelò un'unica banconota da 10.

Guardò la macchinetta dove brillava rassicurante la scritta “Dà il resto” e inserì i soldi senza indugiare oltre selezionando la bevanda.

La malasorte doveva averlo adocchiato perché l'importo rimase uguale a 0. Provò a premere il pulsante per la resa dei soldi ma la situazione non cambiò.

Assestò qualche colpo che però non sortì alcun effetto.

«No, ma scherziamo?» Era incredulo.

“Eventuale denaro rimasto incastrato verrà rilasciato nei prossimi 10 minuti”

Ingoiò le numerose imprecazioni che gli stavano germogliando sulla punta della lingua, continuava a guardare quell'ammasso di ferraglia con astio; venne distratto dalla voce elettronica che segnalava l'arrivo del suo treno in stazione.

«Ma- Ma davvero?!» Più la voce ripeteva l'arrivo del treno più guardava irritato la ladra di soldi.

Strinse la mani attorno alla ventiquattr'ore salendo sconfitto sul treno.

Gli aveva appena rubato dieci fottuti euro.

Decise di non lottare più e di accettare qualunque cosa quel maledetto 5 Febbraio avesse in serbo per lui.


Image and video hosting by TinyPic




Ore 8:20 Eren Jaeger


Non solo era uscito di casa quasi in anticipo, ma era riuscito ad arrivare in stazione in perfetto orario per prendere il tanto desiderato treno delle 7 e 47.

Era entrato in stazione alle 7 e 38. Molti dei visi che trovò gli erano estranei, era abituato ai pendolari delle 8 passate, innumerevoli studenti ritardatari come lui.

Era un mondo nuovo e un po' ne era intimorito, a quell'ora c'era poca gente e per la maggiore tranquilla. Che strano!

Il freddo gli stava entrando dentro e decise di riscaldarsi con un caffè e andando dalla sua fedele compagna di colazioni. Solo perché aveva già fatto colazione non poteva tradirla a quel modo e lei come a voler premiare la sua puntualità gli buttò fuori una banconota da 10 euro.

Si guardò attorno ma non c'era nessuno ad aspettare quel resto. Il sorriso sul suo viso si allargò maggiormente, decisamente era il suo giorno fortunato!

Ripose i soldi fortunati, erano già rimasti bloccati una volta, preferiva evitare e inserì un paio di monete.

Mentre attendeva la bevanda una goccia di pioggia gli bagnò una guancia.

«Accidenti» Stava andando troppo bene per i suoi standard, si era dimenticato dell'appunto mentale di prendere su l'ombrello. Era giusto così, come giornata restava impeccabile, quell'imprevisto serviva solo a tenerlo coi piedi per terra.

Quando afferrò il bicchiere di plastica lo sguardo gli cadde per terra dove un ombrello scuro faceva bella figura di sé.

«Sul serio!?» Si guardò attorno di nuovo, doveva essere uno scherzo.

Chiese ad alcune persone se fosse loro ricevendo solo risposte negative, non indugiò oltre e lo aprì parandosi dalla pioggia che iniziava a cadere insistente.

Quella strana serie di fortunati eventi iniziava a piacergli.

Per una volta era lui ad essere il fortunato in questione e decise di prendersi quanto più poteva da quelle piacevoli coincidenze.


La sensazione della fortuna che gli sorrideva raggiante era strana, di solito era lui lo sfigato a cui i soldi rimanevano bloccati nei distributori automatici, era lui che se arrivava in stazione in orario il treno improvvisamente partiva in anticipo.

Invece quella giornata era assolutamente meravigliosa.

Il treno arrivò puntuale e salì trovando anche un posto a sedere comodo in un vagone semi-vuoto.

Davvero bastava così poco per fare un viaggio tranquillo e sereno!?

Si accoccolò sul sedile ricontrollando le lezioni di quel giorno, erano tutte leggere e facili. Non poteva andare meglio.


Image and video hosting by TinyPic




8:25 - Levi Ackerman


Era riuscito finalmente ad arrivare a lavoro, ricordandosi solo quando trovò la porta chiusa che quella mattina lo studio avrebbe aperto i battenti alle 8 e mezza.

Non sapeva se esserne contento o estremamente irritato, ecco perché la sveglia non aveva suonato, l'aveva spostata.

Sbatté la testa al muro.

A Trost così come a Shiganshina continuava a piovere con insistenza, si rese conto di aver dimenticato chissà dove l'ombrello e affrontò quell'avversità nell'unico modo possibile, a testa alta e con fierezza.

Il risultato era scontato, il cappotto era zuppo, l'acqua era arrivata a bagnare anche la giacca al di sotto; i capelli erano zuppi e i vestiti gli si erano appiccicati addosso.

No, non era la sua giornata.

«Hey Capitano, puntuale come sempre» La voce del suo capo lo fece voltare, quella nota troppo gioviale a condire l'osservazione decisamente fuori luogo lo fece irritare ancora di più.


Sapeva che Erwin era tutto tranne che gioviale, aveva notato i capelli fradici appiccicati al capo e al viso, l'abito da ufficio bagnato dalle ginocchia in giù e sulle spalle.

E ultimo, ma non meno importante, il suo sguardo.
Se uno sguardo poteva uccidere di sicuro Erwin
cazzone Smith sarebbe finito lungo e disteso a terra.

Lo incenerì con gli occhi per poi voltarsi verso la porta e indicarla stancamente con il dito.

«Certo certo, adesso apro, sceso dal letto col piede sbagliato?» Quella frase fu accompagnata da un'altra risata soffocata.

«Fottiti e apri questo cazzo di studio, grazie»

Quella risposta che voleva essere il più diretta possibile sortì l'effetto sbagliato suscitando una sincera risata nell'altro che gli aprì lasciandolo passare.

Si chiuse nel suo ufficio cavandosi la giacca appendendola a una gruccia e afferrando quella di ricambio che teneva nel suo armadio privato.

Riuscì a sedersi rilasciando un sospiro esausto.

Erano da poco passate le 8 e mezza e gli sembrava di aver affrontato il peggiore dei processi in tribunale. E non aveva ancora fatto niente.


La mattinata passò lenta, con suo sommo disappunto il sole fece capolino per alcune ore, il maltempo che l'aveva accompagnato fino a lavoro sembrava un lontano ricordo.

Era completamente assorto dall'archiviazione di una pratica quando un leggero bussare richiamò la sua attenzione.

«Signor Ackerman il signor Smith la cerca» La voce di Petra arrivò leggera, fortuna che almeno gli stagisti e le segretarie rispettavano le sue richieste alla lettera, al contrario di quel temerario; cosa doveva esserci di tanto importante da richiedere la sua presenza in quella giornata già sufficientemente storta.

Rispose affermativamente chiudendo i fascicoli e dirigendosi verso l'ufficio del collega.


«Oh Levi, ti vedo meglio» Quel giorno sembrava più gioioso del solito.

«Mike ti ha dato il benservito ieri notte?» Chiese sarcastico sperando che smettesse di ghignare.

«Oh non mi lamento, ti ho chiamato perché oggi pomeriggio ho un impegno importante e devi archiviarmi anche queste pratiche»

Guardò con disappunto la pila di fogli dall'aspetto decisamente inquietante.

«So che hai assunto delle segretarie»

«Levi, sono le pratiche a cui hai partecipato, servono alcune firme e so bene quanto tu non voglia che le segretarie tocchino il tuo lavoro».

Era vero anche quel dettaglio, sconfitto afferrò il mucchio di fogli.

«Non fare quella faccia sto lavorando per te, per trovare uno stagista degno della tua attenzione»

Si limitò a dedicargli un'ultima occhiata sufficiente, come se fosse possibile.

Lui non voleva uno stagista, era una cosa inutile vista la sua indipendenza.

Era stato obbligato a redigere quel profilo per lo stagista tipo ed era stato decisamente sopra le righe; era stato volutamente pignolo, molto più pignolo del solito per riuscire a renderne impossibile la ricerca ma Erwin non voleva saperne e ora sosteneva di aver trovato qualcuno.

Si trascinò nuovamente nel suo ufficio chiudendosi dentro, ne avrebbe avuto per tutto il giorno con quei nuovi documenti da ordinare, controllò l'orario, 10 e 48.

Doveva amministrare bene tutto quel lavoro o non ne sarebbe mai venuto a capo in orario per pranzo.


Image and video hosting by TinyPic




12:17 - Eren Jaeger


Quella giornata procedeva di bene in meglio!

Non solo aveva seguito senza alcuno sforzo la lezione di diritto internazionale di quella mattina, ma aveva anche un appuntamento nell'ufficio del professore per parlare del suo rendimento. Non era molto preoccupato per quella convocazione, solo un po' in ansia.


Visto come procedeva quella giornata singolare aveva voluto sfidare la sorte e provare a trovare un posto in quel bel locale che si trovava dalle parti del tribunale, aveva sempre desiderato mangiare lì per la qualità del cibo e i prezzi abbordabili.

Il sole aveva fatto capolino diradando un po' le nuvole grigie che occupavano il cielo e permettendogli di muoversi senza bisogno dell'ombrello.

La sorte gli sorrise di nuovo, c'era giusto un tavolo vuoto in un angolo appartato, dai discorsi che si erano scambiati i camerieri aveva capito come il solito musone non si fosse presentato e con i soliti complimenti che si sentiva fare per i suoi occhi straordinari venne accompagnato al tavolo.


Rimase stupito per la varietà del menu e decise di coccolarsi ordinando il suo piatto preferito, hamburger di pollo con uovo e bacon.

Quando finì il pranzo si recò alla cassa; il cameriere, un ragazzo poco più basso di lui, commentò sorridendo. «Diverso commensale ma stessi gusti»

Sarebbe stato interessante chiedere che tipo fosse, ma non lo riguardava e saldò andandosene.


Mentre tornava all'università passò davanti alla tavola calda dove andava a pranzare di solito, nel suo sgabello strategico vicino al bancone intravide una schiena ricurva, più per saziare la sua curiosità che altro entrò con la scusa di prendere un caffè e salutare la sua amica.

«Hey Hanji un caffè da portar via» Ordinò raggiante non riuscendo a contenere il suo entusiasmo.

«Oggi mi hai tradita!» La cameriera, una castana dagli occhi vispi lo guardò finta offesa attraverso le lenti degli occhiali. «Però sei venuto lo stesso per il caffè correndo il rischio della mia vendetta, apprezzo»

«Ma cerca di capire, sono riuscito a pranzare al Sina's!» A quell'affermazione suscitò una rumorosa risata nella castana e fece voltare l'uomo che stava mangiando un panino al bancone.

Il viso era cupo e contratto in un'espressione truce, l'incarnato era pallido e i capelli corvini ricadevano non proprio in maniera ordinata attorno al volto.

Quegli stessi capelli erano rasati sulla nuca donandogli un'aria molto severa.

«Quindi sei tu che mi hai rubato il tavolo!»

Quell'accusa lo scalfì appena, e il commento dell'uomo gli fornì la giusta risposta.

«Quindi sei tu che hai i miei stessi gusti!»

«Tsk» Sbuffò l'altro scocciato finendo il suo pasto. Musone lo era di certo.

«Oh ma non sei stato bene in mia compagnia!?» La barista si guadagnò un'occhiata truce. «Torno solo se ora mi fai un Earl Grey come dio comanda»

«Arriva! ...Tieni Eren, offre la casa per aver condotto da me il mio nuovo oggetto di studio»

Prese il caffè sorridendo. «Ma così mi offendo, non ero io?»

«Tornerai ad esserlo quando deciderò di perdonarti per oggi» Salutò la barista e se ne andò, lasciandola alle prese con quello strano cliente.


Nel pomeriggio andò all'appuntamento col professor Pixis, non sapeva bene cosa aspettarsi. Gli esami erano tutti regolari, il rendimento era più che buono ed aveva mancato solo un paio di giornate ma per ovvi motivi di salute.

Bussò alla porta e subito il viso sorridente e pieno di rughe del suo professore preferito arrivò ad aprirgli. «Eccoti qua, prego entra»

Un uomo biondo se ne stava appoggiato alla scrivania e quando ne incrociò lo sguardo ceruleo si sentì leggermente a disagio.

«Allora è questo il candidato che mi offri» Quella strana esclamazione lo fece voltare verso il professore che continuava a sghignazzare. Ok la sua fortuna era stata troppa, si sentiva come messo all'asta e la cosa non gli piaceva per niente.

«Ehm piacere sono Jaeger Eren» Azzardò allungando la mano cercando alcune risposte alle sue domande. «Smith, Erwin Smith, rappresento lo studio legale SmithLaw, Pixis mi ha comunicato che saresti il candidato perfetto per uno stage»

Lo stupore si dipinse sul suo volto e ci mise alcuni momenti per metabolizzare la notizia.

Quello studio lo conosceva di fama e mai avrebbe creduto che sarebbe stato scelto per uno stage. Mai.

Non replicò subito, attese alcuni momenti per dare modo ai due interlocutori di avere eventuali ripensamenti o comunque di dirgli che aveva frainteso. Ottenne solo un'esortazione da parte del signor Smith.

«Sei disponibile o devo ri-»

«Sì! Assolutamente sì! Stavo- Niente- Ci sono!» Non era riuscito a tenere a freno l'entusiasmo e di sicuro aveva fatto una figura pessima con il legale, il terrore di essere stato frainteso gli aveva mosso la lingua senza che potesse fermarla.

«Mi piaci ragazzo! Sei proprio quello che cerchiamo! Anche meglio del previsto...»

«Ma non dovremmo fare un colloquio- ?»

«Dimostrerai le tue capacità sul posto di lavoro e poi se Dot ti ritiene all'altezza non ho dubbi che sarai perfetto»

Quegli occhi azzurri lo stavano squadrando, le iridi azzurre erano animate da curiosità e interesse.

«Non vedo l'ora di vedere la sua reazione»

La reazione di chi? La stessa domanda doveva essersela posta anche il professore che guardò con tanto d'occhi il biondo. «Pensavo fosse per te lo stagista, non mi dirai che-»

«Ho detto che è per lo studio legale» Il povero ragazzo ci stava capendo sempre meno e nessuno sembrava disposto a dargli delle risposte esaustive.

Ottenne solo un «Caro mio, sarà l'occasione di una vita» E una calorosa pacca sulla spalla da Pixis.


Non sapeva di preciso cosa significasse, di una cosa era certo, non era assolutamente negativa come esperienza!

Tornò a lezione per concludere la giornata e rientrare a casa dopo aver accumulato tante di quelle soddisfazioni che gli sarebbero bastare per tutto l'anno.


Image and video hosting by TinyPic




12:26 - Levi Ackerman


Per colpa di quel fantomatico incontro di Erwin che gli aveva addossato quella mole di lavoro extra, era uscito tardi per la pausa pranzo e come da manuale il suo tavolo al Sina's era occupato.

Aveva intravisto il despota che lo occupava, o meglio, aveva intravisto una massa informe di capelli castani dato che era di spalle.

Era andato comunque a chiedere se per caso ci fosse un tavolo libero ma la risposta era stata ovviamente negativa, e come poteva essere diversamente in quella giornata di merda!?

Ripiegò in quella tavola calda frequentata da studenti poco distante.

Appena entrato notò come il locale fosse pulito e in ordine proprio come piaceva a lui, andò direttamente al bancone prendendo posto su uno sgabello.

«Prego, desidera?» La barista gli si avvicinò, era sorridente, troppo sorridente.

«Hai un menu da sfogliare?» La donna gli passò una carta plastificata, al contrario di quello che ci si poteva immaginare dall'aspetto semplice del locale, il menu era piuttosto vario.

Non aveva voglia di leggere e ordinò il primo panino che gli ispirò fiducia.


Mentre attendeva la pietanza ripensò a quella merda di giornata, il risveglio brusco, i soldi rubati, l'ombrello perso e ora aveva pure perso il proprio posto al ristorante.

“E devo ancora tornare a casa” A quel pensiero iniziò a sudare freddo, il destino sembrava intenzionato a fargliela pagare per chissà quale conto in sospeso che avevano e conscio del suo brutto carattere e dei suoi modi pessimi era quasi certo che non sarebbe finita lì.

Sospirò quando il profumo del panino caldo gli invase le narici.

Almeno al pranzo ci era arrivato vivo.


«Hey Hanji un caffè da portar via» Il tono squillante del nuovo avventore gli entrò nel cervello: quel locale doveva essere frequentato dalle persone più raggianti di tutta la città.

Non seguì lo scambio di battute con la proprietaria, sembrava si conoscessero bene.

«Oh ma cerca di capire, sono riuscito a pranzare al Sina's!» A quella replica si voltò furente, era lui che aveva usurpato il suo posto!

Ora che ci guardava bene riconobbe la massa di capelli castani, era anche di bell'aspetto, la pelle ambrata gli dava quel che di esotico che non guastava. Ma non doveva farsi ammaliare, era un ladro di pasti.

«Quindi sei tu che mi hai rubato il tavolo!» Lo accusò aspramente, su qualcuno doveva pur riversare la sua frustrazione repressa. Non sortì l'effetto desiderato e ottenne una replica divertita. «Quindi sei tu che hai i miei stessi gusti!»

«Tsk» Quell'idiota di Springer doveva essere sempre così loquace.

«Oh ma non sei stato bene in mia compagnia!?» La cameriera portò avanti quello scambio di battute coinvolgendolo in quella conversazione di cui avrebbe fatto volentieri a meno «Torno solo se ora mi fai un Earl Grey come Dio comanda» Sperò che gli dicesse che non aveva tale scelta di tè, lo sperò con tutto se stesso, ma la donna lo stupì di nuovo annunciandolo contenta.

«Arriva! Tieni Eren, offre la casa per aver condotto da me il mio nuovo oggetto di studio»

Il ladro di nome Eren lasciò il locale e a lui venne servita la tanto preziosa bevanda calda.

Il profumo era decisamente buono!

Volle dargli una possibilità, era il primo momento di tregua in quell'inferno che l'aveva accolto dalla mattina. La bevanda gli avvolse i sensi, doveva essere di ottima qualità, sentì l'amarognolo delle foglie del tè accompagnato dal profumo caratteristico dell'agrume. Non c'era traccia di zucchero o altro.

«Abbiamo un intenditore a quanto pare, è d'importazione» Non gli sfuggì la nota orgogliosa che ne animava la voce.

Ora sapeva dove andare a prendere il suo tè pomeridiano, forse in mezzo a tutte quelle sfighe qualcosa di buono c'era.


Rientrò in studio finendo di sbrigare tutte le incombenze lavorative, sperava che dall'alto avessero deposto le armi permettendogli di tornare a casa con quel poco di dignità che gli era rimasta.

Ed eccolo alla stazione di Shiganshina; doveva solo arrivare alla macchina, mettere in moto e casa sua l'avrebbe accolto in maniera definitiva.

Tirò fuori le chiavi pronto per inserirle nella toppa della macchina: aveva ripreso a piovere e voleva ridurre al minimo la sua permanenza sotto l'acqua anche se ormai non importava più, uscì dalla stazione e come da manuale una pozzanghera si era formata proprio lì davanti e una stramaledettissima macchina ci passò sopra sporcando del tutto il suo completo da lavoro.


Un ghigno gli si formò sul viso mentre camminava verso la vettura, una strana idea stava prendendo possesso della sua mente.

Aveva preso a camminare con calma, la pioggia continuava a scendere battente, gli cadeva sulla testa iniziando a scivolare tra i capelli per poi inzuppare i vestiti già zuppi. Il cappotto non serviva più a niente.

Sapeva che quella pozzanghera era solo un assaggio di quello che il destino aveva ancora in serbo per lui.

La macchina ne fu la conferma, non aveva solo una, bensì due cazzo di ruote a terra. La anteriore e la posteriore destra.

Esplose in una risata isterica.

Più osservava le ruote e più gli veniva da ridere.

Stava per prendere a calci la macchina quando iniziò a bagnarsi meno e sentì il familiare e piacevole suono delle gocce di pioggia che si infrangevano su una superficie tesa.

«Il signor Ackerman?» Con chi altri doveva fare i conti in quella cazzo di giornata interminabile!


Image and video hosting by TinyPic



Ore 18:30 - Eren Jaeger


Dopo essere sceso dal treno si era fermato a fare il biglietto per la settimana successiva, era meglio approfittare di quei momenti morti che aveva per evitare di dover fare tutto di corsa, gli era piaciuto avere più o meno tutto sotto controllo e voleva provare a replicare quella fantastica giornata.


Mentre usciva dalla stazione gli saltò all'occhio un portafoglio abbandonato nell'atrio della stazione, lo raccolse per vedere il nome del proprietario. Si stupì di riconoscere il volto di quell'avventore del locare di Hanji. “E così si chiama Ackerman Levi”. Mentre controllava il documento d'identità scoprì una cosa che lo lasciò ancora più sorpreso, poteva darglielo di persona!

Riaprì l'ombrello di cui si era impossessato quella mattina in quella stazione, di sicuro sarebbe rimasto senza proprietario

Mentre usciva nel piazzale dirigendosi al parcheggio vide uno strano movimento vicino alla sua macchina.

Un uomo stava ridendo istericamente mentre si appoggiava alla vettura, più si avvicinava e più riconosceva la figura dell'uomo del bar. Levi.

Quando gli fu vicino notò che era più basso di lui, zuppo e continuava a ridere. Che fosse impazzito tutto di colpo?

Allungò l'ombrello sulla testa del corvino per ripararlo dall'ulteriore pioggia che stava cadendo.

«Il signor Ackerman?»

Si immobilizzò e si voltò verso di lui con tanto d'occhi. «Eren?»

«Come- come sai il mio nome?»

«Potrei farti la stessa domanda»

«Oh già» Prese dalla borsa a tracolla il portafoglio ridandolo al proprietario. «L'ho trovato poco fa»

«E volevi intascartelo?» Chiese accigliato afferrandolo bruscamente.

«Era più al sicuro che per terra, comunque prego! Non c'è di che!» Dio se era scorbutico quell'uomo! «Comunque, direi che è bloccata qui...» Constatò indicando la macchina «Hai bisogno di un passaggio?»

Non sapeva di preciso cosa l'avesse spinto a proporgli il proprio aiuto, però era in difficoltà e non sembrava una cattiva persona.

A dirla tutta aveva attirato la sua attenzione e l'ultimo dettaglio che aveva scoperto l'aveva reso ancora più interessante.

E poi c'era l'aggravante della meravigliosa giornata che aveva passato, doveva sdebitarsi in qualche modo con il Fato.

«Direi proprio di sì»

«Dai sali e fammi strada»

Non voleva prenderlo in giro, però non voleva nemmeno che pensasse che aveva spiato troppo i suoi dati sensibili, così quando arrivarono a destinazione parcheggiò e scese insieme a lui dalla macchina.

«Direi che posso entrare da solo in casa» Fu il commento acido dell'altro.

«Oh non lo metto in dubbio, sto solo andando a casa» Ricevette un'occhiata mista tra lo stupito e il curioso che lo accompagnò fino alla porta.

«Allora ci si vede vicino, se hai bisogno batti un colpo» Lo superò entrando nell'appartamento subito accanto a quello di Levi. “Ecco di chi erano le imprecazioni stamattina”.

Entrò dentro sempre col sorriso stampato in faccia, era un tipo interessante il vicino.

Non fece in tempo a cambiarsi che dei colpi decisi alla porta richiamarono la sua attenzione.

«Oh Ackerman» Il viso di Levi era livido di rabbia.

«Posso approfittare della tua ospitalità?» La spiegazione per quella richiesta così improvvisa arrivò mentre il corvino sventolava la chiave rotta di fronte al viso.

«Oh- prego» Voleva ridere, voleva davvero ridere ma riuscì miracolosamente a trattenersi.

Quella giornata si era rivelata la più fruttuosa della sua vita.


«Ah quello è il mio ombrello»


Fine


Angolo dell'autrice:

Che dire, l'idea per questa one-shot mi ha fulminata ed ora la condivido con voi, non ci sono tanti sentimenti ma solo un incontro più che casuale voluto dal destino -anche se a discapito del povero Levi-.

Spero vi abbia divetito tanto quanto ha divertito me scriverla!
Ci leggiamo al prossimo lavoro e come al solito fatemi sapere cosa ne pensate.

Ylpeys.


   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Ylpeis