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Autore: Hell Storm    24/01/2018    1 recensioni
Da bambina papà mi diceva che dove c'era la luce, c'era la vita, la speranza ... e il pericolo. Solo nel 2077 mi fu ben chiaro il vero significato di quelle parole, quando le bombe caddero e il mondo bruciò. Io e altri miei commilitoni ci salvammo nascondendoci fra le mura della nostra base, ma quando uscimmo alla luce, il nostro mondo non c'era più. Rimasti soli e a guardia di uno dei più grandi tesori prebellici della storia, decidemmo di fondare il primo insediamento della Zona Contaminata. Un faro di speranza in un oceano di morte e buio che avrebbe attirato altri superstiti in cerca di aiuto e di conseguenza anche intere legioni di mostri nati dalle radiazioni e predoni senza scrupoli.
Io sono il sorvegliante Rocket Earp. Noi siamo i fondatori di Beacon City. La Zona Contaminata è il nostro mondo. E questa ... è la nostra storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Cacciatori di umani e ...

Cos’è che un predone ama più di uccidere?

 

 

04/01/2078 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure

Oklahoma/Contea di Cimarron/Rifugio privato

Ore 11:56

 

36°53'42.6"N 102°04'02.9"O

 

Mentre la donna sghignazzava per la mia risposta alla sua battuta, io entrai nel tunnel ideato per lo smaltimento delle acque. Il tunnel era abbastanza alto da farmi avanzare accucciata e ciò mi permise di non dover strisciare nei litri di sangue rappreso e liquami che rendevano quel posto un incubo per emofobici e chiunque come me, non avesse voglia di farsi una nuotata nelle fogne.

Il tunnel continuò per una buona ottantina di metri e il tanfo di morte continuava a non darmi tregua. Neppure quando arrivai al capolinea.

Il mio cammino era terminato in un vicolo ceco. Il Pip-Boy illuminava le pareti del tunnel di ferro, ma la strada restava comunque chiusa. Fu allora che mi venne in mente una furbata da manuale. Manuale Vault-Tec.

Il sensore del computer aveva scansionato l’intera struttura fin dal mio arrivo. Almeno, nelle stanze in cui ero entrata. Con un po di fortuna sarei riuscita ad utilizzarlo per trovare l’uscita.

Utilizzando la schermata della mappa locale vidi l’intera planimetria. I grandi spazzi aperti come il giardino avevano bisogno di più tempo e dati per essere mappati a dovere, ma le piccole stanze venivano esaminate in breve e con accurata precisione. E proprio due metri dietro di me, lungo il tunnel di scolo, il Pip-Boy aveva rilevato uno spazio vuoto oltre la paratia sinistra del tunnel.

Mi avvicinai a quello che doveva essere un pannello e battendo con il pugno udii dei suoni vuoti. Volevo uscire da quella fogna a tutti i costi e non persi un secondo a cercare altre uscite.

Iniziai a spingere con tutte le mie forze, ma il pannello non si mosse. Allora lo colpii con una spallata e finalmente si mosse un pochino. Gli diedi altri cinque colpi, ma il pannello non sembrava volersi muovere più di tanto. Riprovai con maggior forza e alla terza cedette, solo che ci misi così tanta forza che alla fine caddi insieme a lui. Caddi di brutto.

-CAZZO!-

Atterrai con un tonfo tremendo sul pavimento di cemento. Dal pavimento al tunnel di scarico dovevano esserci almeno quattro metri di distanza. E quei quattro metri si fecero sentire.

Non dovetti neppure rialzarmi per capire di avere qualcosa di rotto. La conferma arrivò quando provai a muovermi.

-Dannazione!-

A giudicare dai dolori che avvertivo dovevo essermi rotta il braccio sinistro e aver sbattuto la testa molto forte. Ero parecchio stordita, la stanza era buia e l’unica luce era quella del mio Pip-Boy.

Decisi di starmene sdraiata un momento per farmi venire qualche idea, anche perché quei bastardi mi avevano rubato gli unici due stimpak che mi ero portata dietro. Ridotta com’ero, mi ci sarebbe voluto un miracolo per cavarmela. Forse i miei compagni sarebbero giunti a salvarmi, oppure quell'enorme ombra che si avvicinò mi avrebbe dato il colpo di grazia.

Non capii cosa fosse, ma spremendo quei pochi neuroni che mi erano rimasti intatti, riuscii a focalizzare meglio quell'ombra.

-Un cane?!-

-Rin Tin Tin, va a chiamare aiuto.- Dissi in un momento di totale disorientamento mentale.

Poi quell'ombra abbaio e qualcosa mi cade sul petto. Tirando lentamente la testa in su e guardando in avanti vidi un bellissimo super stimpak. Un super stimpak era più potente di uno normale e capace di guarire le ferite più gravi, a discapito di qualche effetto collaterale.

Raccolsi tutte le energie che mi erano rimaste e stringendo i denti, mi allacciai la cinghia di cuoio al braccio. I farmaci contenuti nella siringa fecero il solito effetto antidolorifico e rigenerativo, ma fu quando quelli contenuti nella fiala aggiuntiva entrarono nella mia circolazione che avvertii il cambiamento. La frattura al braccio si rimodellò in un attimo e la testa smise di ronzarmi.

-Oh … wow … grazie amico.-

Finalmente lo riconobbi. Atom era li, seduto al mio fianco. Gli diedi un abbraccione grandissimo per avermi salvato. E io che in tutto quel casino mi ero completamente scordata di lui.

-Dove hai trovato la siringa?-

Il cane abbaiò, mi passò davanti e si fermò su una pila di cassette del primo soccorso, la cui provenienza mi era ignota. La stanza doveva essere la cantina di un’altra casa. Il tunnel dello scolo passava a mezz’aria sopra a un cumulo di vestiti, zaini e scarpe abbandonate. Se il pannello fosse stato sotto invece che a lato non sarei finita sul pavimento, ma su quel morbido mucchio di indumenti. Per lo meno l’acqua sporca era rimasta nel tunnel.

Dopo essermi rialzata controllai se la radio aveva subito danni, ma in quella cantina di sicuro non sarei riuscita a trasmettere un messaggio. Iniziai quindi a cercare un interruttore o un generatore. Per puro caso, a pochi passi da dove ero atterrata trovai un generatore a nucleo di fusione. Premetti il tasto start e il generatore iniziò ad alimentare le luci della stanza.

Le luci mi portarono ad un’importante scoperta. Ero finita nel deposito dei predoni. Oltre alla pila di indumenti e cassette del primo soccorso, trovai anche una rastrelliera piena zeppa di armi, delle casse di munizioni, scaffali stracolmi di provviste, pezzi di ricambio, le scale per il piano superiore e un terminale. Forse quello che stavo cercando.

-Atom, siamo finiti nella sala dei tesori. Ma tu da dove arrivi?-

Il cane si avvicinò al condotto di areazione e ci si intrufolò. Tra l’aver trovato per primo quel posto ed essere riuscito a svignarsela prima che la trappola scattasse, quel cane si era meritato almeno una Stella d’Argento. La conferma arrivò quando Atom uscì dal condotto tenendo per la collottola il gattino di prima.

-Oh, piccolino.- Ho sempre amato i gatti. - Atom ti ha salvato dalle grinfie di quella megera.-

Il gattino si sentiva a suo agio con Atom. E farsi coccolare con un pizzico di amore lo faceva sentire amato. Ma non potevo starmene li tutto il giorno a grattargli il pancino.

-Atom, tornate nel condotto e restate li finché non torno.- Gli ordinai.

Solo che il cane non sembrò capirmi.

-A già. Riesci a fare cose incredibili, ma non riesci a capirmi quando voglio che mi ascolti. O quando sono sobria.-

Misi con dolcezza il gattino nel condotto e dopo avergli fatto un altro grattino, feci segno ad Atom di entrare.

-Dentro.-

Il cane però non sembrava molto convinto.

-Dentro!- Ripetei con tono più autoritario.

Se pur riluttante a rimanere nascosto, Atom obbedì ed entrò nel condotto. E per essere sicura che non uscisse, bloccai l’uscita con un grosso schedario. Sempre sperando che non riuscisse ad uscire da dove era venuto.

Sistemati gli amici a quattro zampe, mi dedicai alla rastrelliera delle armi. Rimasi delusa quando vidi che per la maggior parte erano pistole e fucili artigianali.

Già ai tempi delle rivolte prebelliche qualche artigiano di quartiere si era messo a unire tubi arrugginiti con vecchi pezzi di legno. I clan e le baby gang di Detroit erano riuscite a far parecchi danni con quelle “armi di fortuna”. Ma per noi che dovevamo fronteggiare un intero esercito erano parecchio obsolete.

Ad attirare la mia attenzione furono invece le pistole da 9mm, la mitraglietta da 10mm, il fucile da assalto 7,62, i tre winchester, il pugno potenziato e il fucile al plasma senza canna con il mirino reflex.

Rimisi la pistola nella fondina e impugnai quel cannone spara plasma. Un solo proiettile di quell’arma era in grado di ridurre un bue intero in una poltiglia fumante. Ciò lo rendeva più potente della sua controparte al laser, il cui rateo di fuoco restava comunque maggiore.

Presi anche degli stimpak, un coltello da combattimento e una granata criogenica che mi infilai negli stivali, un winchester che misi a tracolla, le rispettive munizioni e mi bevvi una Sunset Sarsaparilla presa dallo scaffale del cibo. Trovai anche delle pallottole a punta cava per la 10mm. Ottime contro i tessuti organici.

Il pugno potenziato e il 7,62 li lasciai perché troppo pesanti. In combattimento era meglio restare leggera.

Era giunto il momento di accedere al terminale e aprire le porte. Ma quando mi sedetti alla scrivania e accedetti al computer, feci una brutta scoperta. Per accedervi era necessaria la password o delle abilità da hacker di massimo livello.

Stavo per rassegnarmi, quando per puro caso trovai un olonastro a fianco del terminale. Lo esaminai brevemente e lo inserii nel lettore del Pip-Boy.

-Hey, Diann! Giuro che se ribecco quella depravata di tua nipote con le mani nelle mutande, ad ascoltare la sua collezione di urla con il mio terminale, la scaravento nella cella frigorifera insieme ai suoi compagni di giochi tritati per una settimana intera.- Questo bastò a farmi cambiare la sedia con un cestino capovolto e “pulito”. -Ho cambiato la password in 120175, ma ricordati che questo terminale è solo per noi ufficiali. Chiaro?-

La voce nella registrazione era del soldato che mi aveva aperto la porta. Quel Harry, doveva essere il più alto in grado, o come minimo quello che muoveva i fili dell’intera baracca.

-Il mondo è davvero pieno di idioti.- Commentai pensando a come avevo ottenuto la password.

Inserii la nuova password e finalmente potei accedere. Solo che sfortunatamente, il terminale ebbe bisogno di tempo per caricarsi. Capitava molto di rado.

-No dai! Mi prendi per il culo?!- Chiesi seccata.

Mentre aspettavo che il terminale caricasse, sbirciai nei cassetti della scrivania. Trovai qualche orologio d’argento e oro, una scatola di sigari, una palla di neve edizione limitata Mojave Landmark del Parco Nazionale di Zion, una mazzetta da mille dollari e un Manuale Operazioni Segrete. In base al codice sul saccheggio tutto ciò che si trovava doveva essere portato alla base e non tenuto per sé, esclusi i casi particolari come gli effetti personali trafugati dai nemici, ma nessuno regola vietava di esaminare la merce.

Il manuale era molto dettagliato e ricco di ottimi suggerimenti. Leggendo la prima pagina trovai diverse informazioni su come migliorare gli spostamenti furtivi e ….

-Se riuscirete ad avvicinarvi abbastanza ad un soldato in un’armatura atomica, potrete infilargli una granata a frammentazione, o un ordigno di simili dimensioni, tra le fessure della corazza causando una …-

-Wow! Questa me la devo ricordare.-

Buttai un occhio sulle scale, sul condotto di ventilazione e sul terminale, ma nulla sembrava essere cambiato. Appoggiai il manuale sulla scrivania, sapendo che al termine della missione me lo sarei potuto finire. Ebbi pure un leggero mal di pancia, ma niente di che.

Guardai anche nel secondo cassetto della scrivania e li trovai una piccola cornice capovolta. Sul retro lessi un nome: Maggie Collins e Ruffled.

Voltandola, vidi la foto di una piccola ragazzina con i capelli rossi, seduta in un prato erboso con in braccio un gattino grigio appena nato. Il suo sorriso era puro al cento per cento.

-Cosa ti è accaduto piccola?- Mi chiesi.

Il terminale emise una serie di suoni a confermare il suo avviamento. Poggiai la foto sopra al manuale ed esaminai i file.

Il primo che aprii era quello del sistema di cattura. Lessi tutti i dettagli e capii che l’operazione dei predoni era assai ben congegnata.

-Esame del soggetto/i alle videocamere. Finta accoglienza. Portare in casa. Distrarre e borseggiare. Spingerlo/i in bagno uno alla volta. Stordirlo/i se possibile, ucciderlo/i se necessario. Imprigionarlo/i. Esaminarlo/i e interrogarlo/i. Ucciderlo/i se indegno/i. Preparare la merce per il trasporto al Nucleus. Qualsiasi minaccia deve essere eliminata!-

-La minaccia c’è già.- Scherzai.

In quel momento, udii un cigolio proveniente dalle scale. Usai il fucile al plasma per darmi una spinta e girando sul cestino mi voltai in un istante, ma quando mi fermai non vidi nessuno sulle scale. Forse era stata la mia immaginazione.

Tornai al monitor e passai al secondo ed ultimo file, sicura che li avrei trovato ciò che stavo cercando. Ma così non fu.

Il secondo file era la lista delle vittime cadute in quella trappola. Per un attimo mi sconvolse scoprire che più di ottanta persone erano state catturate solo da quel gruppo di predoni, ma ciò non bastò a fermare la mia ira. Avevo fatto tutta quella strada solo per scoprire che il meccanismo di apertura della porta blindata era da tutt’altra parte.

-MA PORCA …!- Imprecai sbattendo il pugno sulla scrivania.

Venni anche colpita da un violento attacco di stomaco. Un possibile effetto collaterale dell'utilizzo di un super stimpak.

-Non era un semplice mal di pancia.- Mi dissi tossendo le ultime gocce di vomito.

L’aver rivolto la testa verso il basso per rigurgitare i resti della Sunset Sarsaparilla mi permise di trovare nel secondo cassetto della scrivania un portablocco con dei fogli. Forse essendo la scrivania del capo banda, avrei potuto trovare altre informazioni utili.

Sul primo foglio lessi: Taglie.

-Odio questo posto.- Commentai scoprendo che non mi era utile.

I predoni del posto oltre ad essere cannibali erano anche cacciatori di taglie. Taglie che forse appartenevano a gente che a loro non piaceva. Memorizzai la cosa.

Il secondo foglio era la stampa di un identikit professionale. Un tizio calvo, con dei baffi a manubrio e un atteggiamento sprezzante. Sotto era stato riportato il suo nome, le caratteristiche e la ricompensa di cento dollari.

I tre fogli che seguirono erano simili. Tutte stampe di un identikit. Poi due foto scattate con una macchina fotografica di altre due persone a me sconosciute e ….

-Ma cosa?- Mi chiesi incuriosita.

Il settimo identikit era molto simile a ….

-Earl?!-

Il nome non c’era, ma a confermare la mia teoria, c’erano due dettagli importanti tra le caratteristiche.

-Tecnico militare specializzato in robotica? Resistenza alla cattura? Danni ai membri dell’Orda? Evasione dal Red Oasis?! Possibile collaboratore dei Fondatori?! Oh, accidenti!- Più leggevo e più ci credevo.

Passai al foglio successivo, che fu anche peggio. La stampa era la foto di un imponente armatura atomica T-60. Nulla di speciale, se non per il nome di Bufalo d’Acciaio e l’appartenenza ai Fondatori. La sua taglia era di duemila dollari.

-Oh, accidenti!-

La nona stampa era quella di un semplice eyebot da rivista di robotica, ma tra le caratteristiche era stata annotata la sua particolare funzione di analizzatore da campo, o intelligenza artificiale super sviluppata e appartenenza alla fazione dei Fondatori. La taglia per Spectrum era di cinquemila dollari.

-OH, ACCIDENTI!-

La stampa seguente fu invece … particolare. Un disegno artistico molto pittoresco e minaccioso di un robottone umanoide con fiamme e lame che gli uscivano da tutte le parti. Era descritto come un robot umanoide alto tre metri con una personalità malvagia e omicida. Per il leggendario MechaNick era pronta una ricompensa di diecimila dollari.

-Oh, mio Dio.- Commentai leggermente disgustata.

Le due stampe che seguirono erano altri identikit appartenenti a soggetti che per me erano ignoti.

Ma l’ultima. Quella da cinquantamila dollari e un posto nel “Valhalla” … quella si che era una scoperta che mi fece rabbrividire. L’identikit era quello di una donna con una tuta di sicurezza Vault-Tec non marchiata, i capelli raccolti rosso fuoco e un ghigno demoniaco in faccia.

-Lo “Sceriffo Rosso”! Possibile membro chiave dei Fondatori. Minaccia di massimo livello. Prestare massima attenzione. Catturare se possibile. Uccidere se necessario!? Oh accidenti!-

L’Orda aveva messo una taglia sulla mia testa e su quelle dei miei compagni, anche se non riuscivo a capire come fossero riusciti ad ottenere tutte quelle informazioni.

Stavo per ricontrollare il blocco degli appunti, quando alle mie spalle udii uno strano suono. Indescrivibile per chi lo sentiva la prima volta.

Mi voltai a controllare e in un attimo … il braccio di un’armatura atomica T-51b scattò verso di me agguantandomi per il collo. Prima che potessi contrattaccare, il mio assalitore mi aveva già alzata dal cestino e da terra.

-Da dove cavolo è sbucato?- Mi chiesi.

Con la mano d’acciaio che mi bloccava il collo, il mio cervello riceveva uno scarso afflusso di sangue. Inutile provare ad attaccare, visto che le mie armi erano rimaste a terra ed estrarre la 10mm sarebbe stato un azzardo. L’unica cosa che potei fare fu aggrapparmi al braccio con una mano per sostenermi e con l’altra battere il più possibile sulle giunture.

-OH, ACCIDENTI!- Mi imitò il mio assalitore.

Prima di svenire, riuscii a metterlo bene a fuoco. Harry, il predone con l’uniforme che al mio arrivo mi aveva aperto la porta con tanta ospitalità, ora mi stava strangolando.

Un istante dopo persi i sensi completamente.

Venni risvegliata brutalmente da un’altra brutta caduta. Quel giorno avrei fatto meglio a portarmi dietro l’elmetto da combattimento.

-Cazzo! Harry, dove l’hai trovata?- Chiese una donna.

Sembrava la Collins.

-Nel mio ufficio Diann. È riuscita a raggiungerlo attraverso un condotto fognario. Ora la stanza puzza di sangue e merda. E in più questa qui ha vomitato davanti alla scrivania.-

Presi dei profondi respiri e finalmente tornai a rivedere le forme e i colori. Mi trovavo stesa sul vialetto a cerchio che separava le case dal giardinetto al centro del rifugio. Provai ad alzarmi poggiando le mani sulle mattonelle, ma lo stivale di qualche simpaticone mi si fiondò sullo sterno.

L’impatto mi tolse il fiato, ma non abbastanza da farmi risvenire. Guardando in alto trovai quello che si spacciava per il signor Allen. Ora il predone indossava anche le protezioni come me sopra al suo abito prebellico. Solo che le sue erano un mix di cuoio e scarti metallici saldati. A giudicare dal suo volto non era ne felice, ne arrabbiato. Semplicemente se ne fregava altamente di chi stava schiacciando.

-Dici che sia un ex delle forze speciali?- Chiese di nuovo la donna dandomi un calcetto allo stivale.

Tirando su leggermente la testa mi accorsi di essere davanti alla grande casa e vidi anche il resto del gruppo. Qualcuno si era messo un’uniforme, mentre altri erano rimasti con gli abiti della farsa. Ma tutti indossavano le protezioni e impugnavano delle armi di vario genere. Harry si era anche ripreso il fucile al plasma.

Io invece, ero rimasta sola con la mia tuta e il Pip-Boy. Niente corazze, cinturone, pistola … radio. Per fortuna non si erano presi la briga di guardarmi negli stivali. Trucco da corso di infiltrazione. Peccato che in quella situazione, una granata criogenica o un coltello da combattimento, mi sarebbero serviti a poco.

-No. Troppo giovane. Forse ha ricevuto qualche addestramento, ma comunque è stata fortunata.-

-Anche troppo. Com’è riuscita fregarci?- Chiese il predone che mi stava tenendo a terra.

-Chiediamoglielo.-

La mano d’acciaio tornò ad agguantarmi. Venni solleva per il colletto della mia tuta di sicurezza Vault-Tec e portata davanti al brutto muso di Harry. Il predone si stava fumando un sigaro.

-Allora, veniamo a noi. Chi sei mezza cartuccia?-

-Quella che tra poco ti romperà il tuo culo di piombo.- Lo sfidai.

-Oh, abbiamo una dura. Chi ti ha insegnato a rispondere in questo modo ad un ufficiale?-

Scoppiai a ridere nel modo più finto possibile.

-Credi che quell’uniforme ti renda un soldato? Sei solo feccia predona come tutti i tuoi amici cannibali.-

La seconda Harry non l’apprezzò. Piegò il braccio e ringhiando mi scagliò oltre lo steccato, facendomi finire sui cespugli sotto alle finestre della grande casa. Il fogliame attutì in parte l’impatto, ma la botta l’avvertii comunque.

In qualche modo riuscii a rialzarmi e ad appoggiarmi sulla parete di legno. A sostenermi fu anche quella che prima era la figlia dei Collins. La piccola strega mi aveva piazzato la catena di un ripper sotto al collo e il ghigno più malefico che potesse fare davanti alla faccia.

-La sgozzo o la squarto zietta?- Chiese la ragazza attivando la piccola motosega.

-No Katy! Prima la dobbiamo interrogare.-

La ragazza mi sbuffò in faccia e spostando l’arma mi spinse sull’erba del giardino. Non caddi completamente, ma ad aspettarmi c’era Diann, che in un attimo mi prese per i capelli e mi costrinse a trascinarmi fino allo steccato. Con un ultimo gesto brusco, mi fece sedere con la schiena appoggiata alle stecche di legno. La ciliegina sulla torta furono i due gemelli che stando dietro allo steccato mi bloccarono prendendomi per le braccia. La donna si sedette sui talloni davanti a me, in modo che entrambe potessimo vederci in faccia.

-Carino il tuo Pip-Boy zuccherino. I 3000 hanno la serratura biometrica, giusto? Non vuoi che dica alla mia allieva di tagliarti il braccio per averlo?-

La tipa era una professionista a tutti gli effetti. Sapeva come minacciare un prigioniero, prima di passare alla tortura vera e propria.

Io le risposi con un sorriso di sfida e lei controbatte con un man rovescio che per poco non mi fece saltare anche i denti.

-Capisco. Il mondo è andato a puttane e tu credi di poter fare la dura, ma ti avverto ragazzina. Se non mi rispondi subito, ti farò conoscere il vero dolore.-

-Come agli innocenti che vi siete divertiti a uccidere e a mangiare?- Le chiesi con tono accusatorio.

Partì un altro manrovescio, che come una frusta mi sferzò il mento.

-Chi sei e da dove veni?-

-Sono la ragazza della Vendetta degli Uomini Pesce. Già da due mesi nei migliori cinema.- Risposi appoggiando la testa sulla spalla e tornando a sorridere.

La donna si infuriò di brutto e tornò a colpire con un jab diretto al mio naso. Solo che il terzo colpo non andò a segno. Con un rapido scatto spostai la testa dall’altro lato e il pugno andò a sbattere sullo steccato dietro di me. Diann ritirò il pugno accusando i dolori alle nocche. Nessuno dei presenti se lo era aspettato e questo portò alcuni dei suoi stessi compagni a ridersela. La donna invece si infuriò ancora di più e riprendendomi per i capelli mi piazzò un’intera serie di jab e corss in faccia.

-Per l’ultima volta! Chi sei tu e da dove vieni?!-

-Vengo da Reno con Peggy.-

-Peggy?! Peggy chi?-

-Peggy Lee. Abbiamo cantato insieme Johnny Guitar per tutto il viaggio.- Scherzai provando a sorridere.

La mia battuta fece ridere quasi tutti i presenti. Al contrario, Diann non ne poteva più. Impugnò il suo revolver calibro 44 e me lo puntò sulla fronte.

-Ora si che mi hai fatta incazzare indegna.-

-Beh, ho fatto quel che potevo.- Pensai.

-Aspetta Diann. Vieni a vedere.-

-Che c’è Harry.- Chiese la donna alzandosi.

-Quando l’ho presa sembrava molto interessata a questa.- Disse guardando la lista delle taglie.

Non sapevo cosa aspettarmi. La scoperta della mia identità poteva salvarmi, o condannarmi ad un destino peggiore di un colpo in testa.

Harry sfogliò le pagine con le enormi dita meccanizzate, mentre Diann le guardava in modo scettico.

Stavano per lasciar perdere, ma quando giunsero all’ultima pagina ebbero un momento di stupore.

-Non può essere!- Esclamò Diann.

-Cosa?- Chiese la giovane Katy.

-Abbiamo preso lo Sceriffo Rosso. Il difensore degli indegni!-

Udendo quelle parlo, il gruppo rimase di stucco. Non avrebbero mai pensato di trovare la gallina dalle uova d’oro quel giorno.

-Ne sei sicura?- Chiese la finta signora Allen.

-Giovane donna dai capelli rossi, tuta di sicurezza Vault-Tec non marchiata … l’abbiamo presa!- Confermò entusiasta Diann.

Il gruppo di predoni si scatenò in un gioioso coro di grida e ululati. Io invece … avevo esaurito le idee.

-Lode a Lord Woden!-

-Basta con il lavoro pesante. Vita nel Valhalla assicurata!-

-Siamo ricchi!-

-Finalmente mangeremo carne vera.-

Tutti erano gioiosi, compreso Harry che avvicinandosi, si chinò davanti a me con un’espressione soddisfatta.

-Tu mi hai appena reso il soldato più ricco dell’Orda.-

Ormai ero sconfitta. I predoni avevano scoperto la mia identità e i miei compagni erano rimasti bloccati fuori senza ricevere alcuna comunicazione. Era la fine.

Ma poi si udì il rombo dei vertibird.

-Che cos’è?- Chiese Diann.

-Sembrava un aereo.- Disse uno dei predoni.

Seguirono poi dei suoni tonfi provenienti dal soffitto di vetro, ma nessuno di quegli idioti aveva ancora capito un fico secco.

-Cosa? Cosa sta succedendo?!- Mi chiese Harry, come se io ne fossi la responsabile.

-Sono arrivati i veri soldati stronzo.- Gli riposi.

Il capo dei predoni non ebbe il tempo di controbattere, perché una grande esplosione demolì la vetrata, preannunciando l’inizio del combattimento.

A causa delle lesioni subite non potei alzarmi e guardare dietro allo steccato. Ma con un pizzico di immaginazione capii che la valanga di proiettili che investi la casa proveniva da un gruppo di assaltatori.

L’attacco a sorpresa ebbe un buon effetto. Metà dei predoni morì alla prima scarica, come la signora Allen, che cercando riparo nel giardinetto della casa inciampò sul vialetto e venne triturata da una scarica di arma pesante. Pessima idea quella di una dieta a base di midollo. Uno dei gemelli, che già dall’inizio dello scontro mi avevano lasciato le spalle, venne scaraventato oltre lo steccato da un imponente raggio laser. Lo sfigato si tramutò in cenere ancor prima di andare a schiantarsi contro la casa. Il fratello non lo vidi, ma dubitavo che fosse ancora vivo.

-Attacco soggetti ostili.-

Un assaultron entrò nel giardino dal cancello, calpestò i resti della donna morta e si avventò su Harry. Il predone, preso alla sprovvista, perse la sua arma e cadde all’indietro finendo col ritrovarsi a mani nude contro il robot sopra di sé. Brutta posizione, anche per uno in un’armatura atomica.

-Maledetti indegni! Mi mangerò i vostri occhi!-

La piccola Katy si era riparata dietro alla colonna destra dell’ingresso della casa. Probabilmente stava rimpiangendo di avere solo un’arma da corpo a corpo.

Mi allungai per raccogliere il fucile al plasma che Harry aveva lasciato cadere e lo puntai verso la giovane predona.

-Hey, Katy!-

-Cosa?!- Chiese la cretinetta guardando con la testa fuori dal suo riparo.

-MANGIATI QUESTO!- Urlai attivando il V.A.T.S..

Come al solito il mondo tornò a muoversi al rallenti e in un istante selezionai la brutta faccia di Katy. Al resto ci pensò il V.A.T.S..

Il proiettile di plasma incandescente andò a centrare direttamente la testa della ragazza. La fiammata investì il suo volto e in un istante la sua faccia cominciò a sciogliersi.

-Mah, ZIAAA!!! Aaah.- Urlò Katy portandosi le mani alla faccia.

Ma ormai era troppo tardi. Il plasma stava già sciogliendo le ossa del cranio, riducendo la testa della ragazza in una poltiglia verde fumante. Un po brutale per i miei standard, ma nulla in confronto a ciò che ella stessa aveva fatto alle sue vittime.

-MALEDETTA ROSSA!- Ad urlarmi contro fu Diann.

La donna, standosene al riparo dietro ai tavolini da giardino rovesciati, aveva assistito a tutta la scena e in preda all’ira, si fiondò su di me fregandosene delle pallottole vaganti imbracciando un fucile a doppia canna.

Io però la fermai con tre colpi in rapida successione dritti al ventre. La predona continuò la sua corsa per circa un metro e mezzo, per poi ridursi in una massa liquida verdognola e bollente che in parte mi finì sugli stivali. Non ebbe neppure il tempo di urlare.

-Che schifo!- Commentai disgustata.

Gli spari continuarono per qualche altro secondo, poi ebbero fine.

-Red! Veniamo a prenderti! Dove sei?- La voce era di Lopez.

Stavo per rispondergli, ma quel bastardo di Harry si rialzò scaraventando via l'assaultron distrutto e prima che potessi sparargli, mi disarmò e mi strinse a sé come scudo umano. Aveva subito dei danni e perso la corazza del braccio destro, ma la tuta era ancora operativa.

-Se fate una mossa le rompo il collo!- Minacciò il predone alzandosi con cautela.

Per fortuna nessuno dei miei compagni ebbe l’impulso di sparare. Eravamo finiti in una situazione di stallo … e io ero proprio in mezzo.

Ora che finalmente ero in piedi e girata verso il centro del rifugio potei verde i miei compagni. Tre armature atomiche, due esotute atomiche e una quindicina di altri combattenti erano in assetto difensivo sul prato centrale. Mossa astuta quella di demolire la cupola invece che provare a sfondare la porta blindata.

-Lasciala andare!- Urlò Bud.

-Spiacente bello. Lei è il mio lascia passare. Se non vi scansate la uccido e poi mi porto due o tre di voi con me all’inferno!-

I miei compagni valutarono la situazione e subito abbassarono le armi. La cosa mi lusingò, ma al loro posto ci avrei riflettuto almeno un po di più. Anzi … avrei fatto una domanda.

-Fermi tutti un secondo! Voi sapete cos’è questa?- Chiesi mostrando a tutti un piccolo oggetto.

-La spoletta … di una granata!- Ne concluse Harry impallidendo.

-Tipo questa?- Chiesi lasciandoli cadere la granata criogenica nello spazio della testa.

Il predone perse il controllo. Lasciò andare il fucile e la sottoscritta, permettendomi di scavalcare lo steccato e mettermi al riparo dall’esplosione di azoto liquido.

Harry si palpò la l’armatura cercando di raggiungere la granata ma ormai era troppo tardi.

-Oh, no.- Frignò il predone ormai consapevole dell’inevitabile.

La armatura atomica trattenne buna parte dell’onda d’urto, ma dove la corazza non era presente, cioè il braccio destro e la testa, uscirono dei potentissimi getti di azoto liquido.

Rimasi un attimo a guardare la statua di ghiaccio nella quale era rimasto impresso lo sguardo sconvolto di Harry. Gli mancava però un ultimo tocco.

Le granate criogeniche erano progettate per rendere impotente il bersaglio. Non per ucciderlo. Certo non stava bene e in salute, ma a differenza di quello che voi potete pensare il caro Harry era ancora vivo.

Raccolsi il fucile al plasma caduto appena dietro allo steccato e lo impugnai saldamente.

-Con gli omaggi dei veri Collins.- Dissi un attimo prima di colpire la testa del predone con il calcio dell’arma.

La testa si staccò di netto, volò per terra e si frantumò atterrando sul prato.

-Disperdetevi. Setacciate la zona.- Ordinò Lopez ai suoi.

Nonostante fossi sfinita e il mio corpo accusasse diversi acciacchi, scelsi di fare un ultimo sforzo. Scavalcai lo steccato, raccolsi il sigaro che Harry aveva perso cadendo e mi sedetti su una panchina da giardino li vicina. Li trovai anche le mie protezioni, il cinturone e naturalmente la mia 10mm.

-Red! Stai bene?- Mi chiese Trinity giungendo in mio soccorse.

-Che è successo a quel tipo?- Mi domandò Earl aprendosi.

-Gli ho infilato una granata congelante nell’armatura.- Gli risposi ridendo.

-Come ci sei riuscita?- Continuò Bud esaminando la statua di ghiaccio da dietro lo steccato.

-Ho letto una rivista in due secondi e … ho scoperto quello e il segreto della vita.- Scherzai.

-E se non mi fossi nascosta la granata nello stivale di sicuro l’avrebbero trovata.-

-Red, dov’è Atom?- Mi chiese Nick come una ragazzina isterica.

Eppure dentro a quell’esotuta atomica sembrava un vero duro.

-Al sicuro nella cantina di questa casa. Ah, io sto bene comunque, tranquillo.-

-Scusami, è che quel cane mi manca già adesso.-

Mentre il meccanico e altri due Rattlesnakes facevano irruzione nella casa, Trinity mi rimise in piedi in meno di un minuto, con tanto di visita di controllo.

Tra i predoni caduti, uno era rimasto in vita. Quello che si spacciava per il figlio dei Collins e che mi aveva accompagnato nel bagno, si era rintanato dietro ad una fioriera con un proiettile da 5mm nella spalla. Oltre a lui ci sarebbe stato anche il signor Allen, ma con entrambe le braccia mozzate e metà del suo sangue già sull’erba, l’unica cosa da fare fu dargli il colpo di grazia. Uno dei soldati in armatura atomica gli smaciullò la faccia con la sua mitragliatrice a canne rotanti.

-Nella prima casa a destra c’è la cantina dove tengono i prigionieri. Tony, Earl, andate a liberarli e portateli qui.- Ordinai. -E qualcuno vada a prendere una pala e un lanciafiamme. Le vittime di questi predoni meritano una degna sepoltura.-

-Vault a Mandria1, Vault Mandria1. Mi ricevete?- Chiese Amelia alla sua radio da marconista.

-Qui Mandria1, vi riceviamo. Qual’è la situazione?

-Zona sgombra, nemici eliminati e un ferito in condizioni non gravi. Stiamo perlustrando l’area. Rocket dice che ci sono dei corpi da cremare. Portate almeno un lanciafiamme e delle pale.-

-La porta è aperta o dobbiamo passare per il tetto?-

-Ci stiamo lavorando. Voi intanto venite.-

Durante il controllo di Trinity alla mia povera schiena, diedi un’altra boccata al sigaro. A differenza del colonnello avevo poca pratica e il sigaro si stava già rendendo troppo amaro. Per fortuna l’infermiera mi costrinse a metterlo via per esaminare i danni alla dentatura. Così almeno non feci la figura della finta tosta.

-Amelia, spiegami una cosa. Di quello che ho trasmesso con la radio, quanto siete riusciti a ricevere?-

-Il primo incontro siamo riusciti a riceverlo piuttosto bene, poi quando sei entrata in casa ti abbiamo praticamente persa e quando ti hanno riportata qui abbiamo capito che era il momento di intervenire.-

-E l’assalto?-

-Il colonnello ci aveva mandati ad esaminare i resti di Flat White stamattina signore.- Mi rispose uno dei soldati con l’armatura atomica. -Al ritorno abbiamo fatto il giro lungo e passando qui vicino abbiamo ricevuto una richiesta di aiuto.-

-Avete usato i razzi del vertibird?-

-No, avevamo solo le mitragliatrici per la ricognizione. Ci siamo lanciati direttamente sulla cupola con le tute. Quando abbiamo sfondato, gli altri ci hanno seguiti.-

-Wow, questo si che è fico.- Pensai.

-Dimmi una cosa soldato. Della base cos’è rimasto.-

-Un’enorme voragine radioattiva. Il reattore della base e le bombe hanno trasformato il tutto in un pentolone atomico bollente. Abbiamo visto solo un paio di ghoul aggirarsi ai margini del cratere.-

-Nient'altro?

-No. Nessuna di quelle lucertole giganti di cui ci avete parlato.-

-Meglio così.-

Per finire quella giornata nel peggiore dei modi mancava solo la fuga di un intero branco di armi biologiche alte tre metri e con gli artigli, ma per fortuna dovevano essere tutti morti.

-Torso T-60 stealth.- Disse Bud esaminando l’armatura atomica ancora ghiacciata.

-Come?- Gli chiesi.

-Questa modifica genera automaticamente un campo stealth quando ci si muove furtivamente. È come usare uno Stealth Boy senza doverlo tirare fuori dallo zaino o gettarlo una volta usato.-

-Dunque è così che è riuscito a prendermi di soppiatto nell’ufficio.- Intuii. -Avrei dovuto controllare meglio quando avevo sentito lo scricchiolio sulle scale. Il fucile al plasma lo avrebbe cotto a puntino.-

-Quindi l’Orda deve aver messo le mani sulla tecnologia delle forze speciali.- Ipotizzai.

-Si, è possibile. Oppure questo ghiacciolo lo ha trovato per pura fortuna e se lo è tenuto.-

-Abbiamo trovato il terminale della porta. Alton la sta aprendo.- Mi disse uno dei soldati uscendo dalla casa.

Fu una gioia vedere la porta blindata aprirsi e i nostri compagni varcarne la soglia. E pensare che fino a un attimo prima avevo praticamente perso ogni speranza.

-Hey, sorella.- Mi chiamò Amelia. -Il V5 è proprio sopra di noi ed è riuscito a contattare la base. Vuoi che mandi un messaggio al colonnello?-

Feci un ultimo e profondo tiro con il sigaro, per poi gettarne gli ultimi due centimetri ancora accesi sul cadavere senza testa di Katy.

-Si! Di al colonnello che … abbiamo scoperto un rifugio pieno di superstiti, che poi si sono rivelati predoni cannibali dell’Orda. Io ho trovato i loro prigionieri, ma sono stata anche picchiata di brutto. Voi siete intervenuti, poi avete scatenato l’inferno. Io ho ucciso il loro comandante in una mirabolante esecuzione e insieme siamo riusciti a sventare un’altra delle loro operazioni. Il solito.-

   
 
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